Venghino, venghino,
c’è il Luna Park-Sì

LETTERA 22 - Carancini "Napoleone", così lei si fa sindaco del Comune ma non della città. La pedonalizzazione che scatta ufficialmente oggi (8 maggio) dovrebbe essere un'altra cosa, non si può fare solo per giustificare l’inesplicabile esborso di pubblico denaro per l'acquisto di un parcheggio. Non si possono aumentare le tariffe ovunque per costringere tutti ad andare lì. Anzichè incentivare la residenzialità si sta attuando la cacciata dal centro. Non c'è un minimo disegno, né una minima programmazione

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Carlo Cambi

 

di Carlo Cambi

Caro sindaco,
sono sempre io, il De filippi-ca e dunque c’è posta per lei. So che le hanno scritto anche 135 cittadini del centro storico chiedendole un incontro. Chissà se almeno a loro concede udienza. Però lei si perde delle straordinarie occasioni. Mi fa una rivoluzione del traffico e del centro storico di portata epocale, trasforma una delle città più belle del centro Italia nota per la sua armonia, per essere città d’arte, di musica e di sapere, con architetture che stanno a cavallo tra il Rinascimento e il Secolo dei Lumi in un vomitante Luna Park-Sì e sceglie due date – il 2 e l’8 maggio- insignificanti? Lei, per la sua metamorfosi da primo cittadino a primo gabelliere, doveva fare tutto in un giorno memorabile per l’umanità: il 5 maggio!

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Carancini-Napoleone

Senta come suona bene: “Ei fu, il centro immobile/dato il sindacal sospiro/ stette la piazza immemore/orba del poco giro/ così impercorsa e attonita/la civita al nunzio sta/ diruta pensando all’ultima/ sull’isla pedonale”. Pensi sindaco, se lei avesse fatto tutto questo il 5 maggio con Alessandro Manzoni ci saremmo potuti chiedere: “Fu vera gloria? Ai posteri l’ardua sentenza”. Comprendo che il paragone con Napoleone le possa sembrare imbarazzante, ma mi creda: visto da cittadino l’operare suo e della sua giunta ha qualcosa se non d’imperiale, sicuramente d’imperativo. Pare che lei consideri la città una proprietà esclusiva di cui può disporre a suo capriccio o convenienza. Per esempio: c’è un’associazione di buone persone che si dedicano all’arte che s’è chiamata “Amici di Palazzo Buonaccorsi e delle istituzioni culturali del territorio” e ha l’intento di restituire a Macerata una centralità nel panorama artistico. Raccontano testimoni oculari che lei abbia accolto queste buone persone in modo non proprio urbano, per sovrammercato minacciandole di adire le vie legali perché hanno osato usare il nome “Palazzo Buonaccorsi” che si narra lei abbia rivendicato come proprietà dell’amministrazione comunale. I buoni amici hanno intenzione di indire il premio “Marchigiano dell’anno” per segnalare un artista di cui allestire una mostra proprio a Palazzo Buonaccorsi e di resuscitare il “Premio Scipione” con relativa mostra da ospitare a Palazzo Ricci. Chiedendole solo di sfruttare al meglio i contenitori ora sfitti e asfittici. E lei li ha praticamente cacciati dal Comune sfuggendole il dato che la città è dei maceratesi e che ella è chiamato ad amministrarla “pro tempore”.

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Corso delle Repubblica

Non sarebbe male aggiungere con Cicerone: o mores. Perché – se lo lasci dire – a Macerata butta male. Aver fatto degenerare la movida ha generato oltre le mura la percezione che Macerata sia sporca, brutta e cattiva. Proprio pulita non è, di cattivo ha l’alito per troppo alcol, ma brutta proprio no. Però se lei scambia per avanguardia ciò che è solo sbronza e dà licenza di trasformare il centro in un vomitorio senza controllare le licenze allora paga dazio. Anzi no: noi paghiamo dazio, le riscuote! Invece dovremmo dire tutti insieme: Macerata è bella. E tutti insieme dovremmo operare per poter affermare: Macerata è viva. Diventa difficile se ai commercianti si tagliano le gambe, se si caccia in malo modo chi vorrebbe proporre cultura e si accompagna all’uscita chi risiede in centro, dove la popolazione è ormai “decibellata”!

E’ un peccato perché questa città è di una bellezza struggente, è la culla dei pensieri lievi e commendevoli, è armonica, elegante e gentile, è proficua, è solidale. Non avverte lei sindaco invece oggi nell’aria un acerbarsi d’animi? Non percepisce che la città – almeno nel suo centro – è incerta e intimorita e al contempo livorosa? Non crede che invece di trincerarsi dietro grida manzoniane e proterva muscolarità della maggioranza (lei è stato eletto col 59% dei voti espressi però dal 39% degli elettori: ha la preferenza del 15% degli aventi diritto) sarebbe profittevole mettersi in ascolto avendo talvolta anche il coraggio di cambiare opinione? Le pare buona cosa pedonalizzare oggi che c’è stato il terremoto, che il commercio balbetta, che si debbono aprire i cantieri per la ricostruzione creando ulteriori ostacoli alle attività economiche e alla vivibilità?

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(Foto d’archivio)

Mi piacerebbe un giorno accompagnarla in un tour di Macerata per fargliela vedere con i miei occhi. In via Mozzi le presento le mie amiche diversamente giovani che ora hanno paura a uscire di casa, che non dormono per la confusione, che non possono fare spesa se non quando i nipoti o i vicini vanno ai supermercati che stanno fuori dalle mura. In via Crispi le faccio vedere case che cadono a pezzi dove si smercia la mercanzia antica come il mondo e fumi estatici visto che di profili estetici non ce ne sono e tanto meno comportamenti etici. Se accetta di fare due passi tra via Gramsci e corso Garibaldi, tra via Armaroli e via Santa Maria della Porta le faccio vedere le decine di negozi chiusi. Però le faccio anche vedere le citazioni medievali, i fregi liberty, i voltoni e gli angoli ascosi dove d’inverno mulina la neve e dove in questa primavera il profumo dei campi fa il solletico al cuore, le faccio vedere gli antri artigiani oggi purtroppo deserti e inerti, la faccio reinnamorare delle piccole cappelle, delle lesene dei palazzi nobiliari, delle cornici in travertino, dei portalini.

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Ritratto di Mario Affede (Carlo Balelli, 1930)

A volte al crepuscolo mi capita di vagare in queste architetture giocando con le ombre per inventarmi storie. E mi figuro d’incontrare Tucci avvolto nel pastrano che va dove lo porta l’Oriente, mi pare d’inseguire l’Aleandri per spiare la sua messa in scena dello spazio, o di seguire Bartolomeo l’ultimo dei Mozzi che se ne va beneficando i poveri con denari e gratificando la scienza con fervori bibliotecari. Mi sembra di sentir Mario Affede che mi rimbrotta: “Non ce pole vinì: va a Macerata”. Oh sindaco quante storie in questo centro storico: i notabili della Rota papale, e i garibaldini (anche il circolo s’è perso) e i catenati, i penitenti e i carcerati. E poi m’immagino i Torri al cospetto di Murat (e di Napoleone) e i Costa e i Ricci e i gran dottori. Unica è Macerata mia! Le chiedo: ai nostri figli gliela vogliamo raccontare questa Storia attraverso queste storie? Perché le targhe sui palazzi sono un po’ sparagnine e le uniche grafie ammesse in centro storico sono quelle degli imbrattamuri. Per legge lei avrebbe l’obbligo di cancellarle almeno dagli edifici pubblici. Perché non lo fa?

Centro-pedonale-a-MacerataVede sindaco quando lei ha annunciato che avrebbe perseguito la pedonalizzazione del Centro storico io ho gioito. M’aspettavo che l’andar lento fosse finalizzato a raccontare queste storie, che Fai, Italia Nostra, la Reggia Picena, gli Amici del Buonaccorsi, l’Università diventassero i narratori di questa storia. Ero convinto che la pedonalizzazione servisse a far vivere la città nella sua pienezza, perché m’aspettavo spazi gratis da concedere agli artigiani, che sorgessero botteghe d’arte e di creatività, che si facessero cooperative di giovani che danno una mano agli anziani. Vuole sapere come si fa? In piazza Mazzini l’Ircer ha un gran palazzo dove se si facesse del cohousing si potrebbero ospitare anziani artigiani e giovani coppie che li assistono in cambio dell’insegnamento del mestiere da svolgere nelle botteghe che stanno al piano terra del palazzo. Mi aspettavo che pedonalizzare il centro storico volesse dire avere vetturette elettriche, biciclette a pedalata assistita, magari di nuovo le carrozze che escono dal museo e si fanno testimonianza viva di un piacevole, agevole e ammirato vagabondare, ero convinto che s’allestisse un servizio di consegna a piede d’auto delle merci acquistate durante lo shopping. Ero convinto che s’ insediasse di nuovo la commissione sul decoro urbano affiancata da un’altra che valutasse la qualità dell’offerta gastronomica, che si promuovesse il centro commerciale naturale e contemporaneamente ci fossero più spazi per i bambini, più spettacoli, una stagione teatrale lunga, una di concerti valorizzando le scuole di danza, quelle di musica, i gruppi dilettanti cittadini.

pedonalizzazione-macerataVede sindaco pedonalizzare una città è una gran cosa, ma bisogna saperlo fare attingendo a tante competenze, sollecitando il senso di appartenenza e bisogna alzare la qualità dell’offerta. Che non è solo limitata alla contemplazione polimerica dello swatch di piazza! E bisogna prima di tutto incentivare la residenzialità, mantenendo chi in centro già ci sta e incoraggiando i giovani a popolarlo con facce nuove, idee nuove e imprese nuove. Soprattutto in una città che vuole – giustamente – fare un campus universitario diffuso e che vuole offrire agli studenti servizi di alta qualità. Comprese le piscine. Lei in mancanza di quelle olimpiche offre le vasche notturne in corso della Repubblica e via Gramsci con musica a tutto volume e fiumi di alcol. Permetta un altro inciso: sono rientrato venerdì alle 2 e 45 del mattino da un viaggio di lavoro e ho trovato un ircocervo – fatto di centinaia di umani – sbandato, ubriaco fradicio, rincoglionito dalla musica a volume stellare vagare tra pozze di vomito e tappeti di mozziconi spinellati. Ma non aveva promesso un’ordinanza per tacitare i decibel e arginare le deiezioni? E la legge sulla sicurezza urbana? Visto che ha messo alla frusta i vigili urbani per far più multe possibile le dispiacerebbe far controllare anche le licenze di questi spacciatori di alcol, calorie e rincoglionimento? Non si fa così, caro sindaco. Pedonalizzare il centro storico significa assicurare ai residenti una piena agibilità e dare ai commercianti e a chi in centro lavora la massima opportunità. A Macerata è accaduto l’esatto contrario. Perché lei non è mosso dal bene pubblico, ma è mosso da un pregiudizio ideologico, agisce nell’interesse esclusivo di alcune categorie e ha promosso la pedonalizzazione solo ed esclusivamente per giustificare l’inesplicabile esborso di pubblico denaro per lo sconsiderato acquisto del Park-Sì. Le prove che lei così abbia agito ci sono tutte e il risultato è di dividere la città, di esacerbarla e di impoverirla.

AREA-PEDONALELe faccio una preghiera: se non vuole decretare il totale declino si fermi. Le falle nei suoi dispositivi normativi vanno dall’incostituzionalità al difetto di motivazione fino a sconfinare nell’eccesso di potere. Sarebbe interessante che la Procura della Corte dei Conti si applicasse a verificare la congruità degli atti che ella ha compiuto a partire dall’acquisto del Park-Sì, innesco di questo dramma urbano. Ci sarà occasione – può star certo che i residenti e i commercianti del centro storico chiederanno a un giudice di valutare la correttezza del suo operato – per considerare se la lettera dell’Apm sui parcheggi abbia validità e se possa unilateralmente modificare un contratto. A tacere del fatto che l’Apm medesima fa mostra di non condividere i provvedimenti e che perfino i vigili urbani sono in difficoltà perché le recenti disposizioni in materia di permessi sono manifestamente illegittime e la loro incomprensibilità è palmare. Chiedere ai commercianti di sborsare tre volte tanto per il carico e scarico merci a fronte di un modesto incremento di orario è un abuso, del tutto arbitrario è obbligare i residenti a pagare il doppio un servizio peggiorato rispetto a quello cui già accedevano. Questa richiesta trasforma la tariffa in tributo e il tributo non è applicabile alla residenza pena violare la Costituzione ed in particolare articoli 3 (eguaglianza), 16 (diritto alla libera circolazione) e 53 (progressività fiscale). Lei caro sindaco non se n’è reso conto, ma i provvedimenti sui parcheggi poiché sono svincolati dalla controprestazione mettono i residenti del centro storico in condizione d’inferiorità rispetto agli altri cittadini e trasformano lei in un Ghino di Tacco; un gabelliere del tipo: quanti siete? Dove andate? Un fiorino! Sa qual era il titolo del film? Non ci resta che piangere. Appunto. In pratica chi risiede in centro deve pagare per raggiungere il proprio domicilio ed egualmente chi esercita un’attività economica in centro si trova in condizioni di minorità rispetto a tutti gli altri operatori.

Parcheggio-centro-storico-ex-park-sì-Macerata_Foto-LB-23-400x267Lei caro sindaco ha dichiarato: compro il Park-Si per pedonalizzare il centro. In realtà lei pedonalizza il centro per pagare il Park-Sì. Nasce così il Luna Park-Sì: in centro solo servizi di giorno e gazzarra, piadinerie, sagra dell’alcol ed esibizioni di schiamazzi di notte. A quando un bel quartiere a luci rosse e dei coffee shop? Venghino, venghino signori: al Luna Park-Sì ci sono l’ottovomitante, la prova di resistenza acustica, il record di orinatoio, l’ascensore perpetuo. Venghino venghino, signori al Luna Park-Sì si mangia (male) e non si dorme, si beve (peggio) e non si pensa. La spesa è poca – il biglietto del parcheggio – il divertimento è tanto. Se lei non commisura i parcheggi residenti al numero dei permessi, se lei rende più oneroso parcheggiare sulle strisce blu che non al Park-Sì sta forzatamente inducendo l’uso di quella struttura. Peccato che così facendo lei caccia i residenti dal centro – un bel regalo ai costruttori che hanno edificato le periferie fino all’inverosimile e ora hanno bel gruzzolo d’invenduto – e sancisce una cosa che tutti sanno: alcuni della sua giunta pensano che in centro abiti un ceto sociale “nemico” e dunque da penalizzare quasi fosse una presa del palazzo d’inverno. Lei invece considera il centro una sua esclusiva proprietà, ma è una proprietà che ha perso ormai quasi interamente il suo valore. Se va avanti così resterà il sindaco del Comune, ma non della città di Macerata, perché il centro è il simbolo della città; quella città che lei sta scientemente cancellando.

Con ossequi!



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