di Carlo Cambi
Caro sindaco,
sono sempre io, il De filippi-ca e dunque c’è posta per lei. So che le hanno scritto anche 135 cittadini del centro storico chiedendole un incontro. Chissà se almeno a loro concede udienza. Però lei si perde delle straordinarie occasioni. Mi fa una rivoluzione del traffico e del centro storico di portata epocale, trasforma una delle città più belle del centro Italia nota per la sua armonia, per essere città d’arte, di musica e di sapere, con architetture che stanno a cavallo tra il Rinascimento e il Secolo dei Lumi in un vomitante Luna Park-Sì e sceglie due date – il 2 e l’8 maggio- insignificanti? Lei, per la sua metamorfosi da primo cittadino a primo gabelliere, doveva fare tutto in un giorno memorabile per l’umanità: il 5 maggio!
Senta come suona bene: “Ei fu, il centro immobile/dato il sindacal sospiro/ stette la piazza immemore/orba del poco giro/ così impercorsa e attonita/la civita al nunzio sta/ diruta pensando all’ultima/ sull’isla pedonale”. Pensi sindaco, se lei avesse fatto tutto questo il 5 maggio con Alessandro Manzoni ci saremmo potuti chiedere: “Fu vera gloria? Ai posteri l’ardua sentenza”. Comprendo che il paragone con Napoleone le possa sembrare imbarazzante, ma mi creda: visto da cittadino l’operare suo e della sua giunta ha qualcosa se non d’imperiale, sicuramente d’imperativo. Pare che lei consideri la città una proprietà esclusiva di cui può disporre a suo capriccio o convenienza. Per esempio: c’è un’associazione di buone persone che si dedicano all’arte che s’è chiamata “Amici di Palazzo Buonaccorsi e delle istituzioni culturali del territorio” e ha l’intento di restituire a Macerata una centralità nel panorama artistico. Raccontano testimoni oculari che lei abbia accolto queste buone persone in modo non proprio urbano, per sovrammercato minacciandole di adire le vie legali perché hanno osato usare il nome “Palazzo Buonaccorsi” che si narra lei abbia rivendicato come proprietà dell’amministrazione comunale. I buoni amici hanno intenzione di indire il premio “Marchigiano dell’anno” per segnalare un artista di cui allestire una mostra proprio a Palazzo Buonaccorsi e di resuscitare il “Premio Scipione” con relativa mostra da ospitare a Palazzo Ricci. Chiedendole solo di sfruttare al meglio i contenitori ora sfitti e asfittici. E lei li ha praticamente cacciati dal Comune sfuggendole il dato che la città è dei maceratesi e che ella è chiamato ad amministrarla “pro tempore”.
Non sarebbe male aggiungere con Cicerone: o mores. Perché – se lo lasci dire – a Macerata butta male. Aver fatto degenerare la movida ha generato oltre le mura la percezione che Macerata sia sporca, brutta e cattiva. Proprio pulita non è, di cattivo ha l’alito per troppo alcol, ma brutta proprio no. Però se lei scambia per avanguardia ciò che è solo sbronza e dà licenza di trasformare il centro in un vomitorio senza controllare le licenze allora paga dazio. Anzi no: noi paghiamo dazio, le riscuote! Invece dovremmo dire tutti insieme: Macerata è bella. E tutti insieme dovremmo operare per poter affermare: Macerata è viva. Diventa difficile se ai commercianti si tagliano le gambe, se si caccia in malo modo chi vorrebbe proporre cultura e si accompagna all’uscita chi risiede in centro, dove la popolazione è ormai “decibellata”!
E’ un peccato perché questa città è di una bellezza struggente, è la culla dei pensieri lievi e commendevoli, è armonica, elegante e gentile, è proficua, è solidale. Non avverte lei sindaco invece oggi nell’aria un acerbarsi d’animi? Non percepisce che la città – almeno nel suo centro – è incerta e intimorita e al contempo livorosa? Non crede che invece di trincerarsi dietro grida manzoniane e proterva muscolarità della maggioranza (lei è stato eletto col 59% dei voti espressi però dal 39% degli elettori: ha la preferenza del 15% degli aventi diritto) sarebbe profittevole mettersi in ascolto avendo talvolta anche il coraggio di cambiare opinione? Le pare buona cosa pedonalizzare oggi che c’è stato il terremoto, che il commercio balbetta, che si debbono aprire i cantieri per la ricostruzione creando ulteriori ostacoli alle attività economiche e alla vivibilità?
Mi piacerebbe un giorno accompagnarla in un tour di Macerata per fargliela vedere con i miei occhi. In via Mozzi le presento le mie amiche diversamente giovani che ora hanno paura a uscire di casa, che non dormono per la confusione, che non possono fare spesa se non quando i nipoti o i vicini vanno ai supermercati che stanno fuori dalle mura. In via Crispi le faccio vedere case che cadono a pezzi dove si smercia la mercanzia antica come il mondo e fumi estatici visto che di profili estetici non ce ne sono e tanto meno comportamenti etici. Se accetta di fare due passi tra via Gramsci e corso Garibaldi, tra via Armaroli e via Santa Maria della Porta le faccio vedere le decine di negozi chiusi. Però le faccio anche vedere le citazioni medievali, i fregi liberty, i voltoni e gli angoli ascosi dove d’inverno mulina la neve e dove in questa primavera il profumo dei campi fa il solletico al cuore, le faccio vedere gli antri artigiani oggi purtroppo deserti e inerti, la faccio reinnamorare delle piccole cappelle, delle lesene dei palazzi nobiliari, delle cornici in travertino, dei portalini.
A volte al crepuscolo mi capita di vagare in queste architetture giocando con le ombre per inventarmi storie. E mi figuro d’incontrare Tucci avvolto nel pastrano che va dove lo porta l’Oriente, mi pare d’inseguire l’Aleandri per spiare la sua messa in scena dello spazio, o di seguire Bartolomeo l’ultimo dei Mozzi che se ne va beneficando i poveri con denari e gratificando la scienza con fervori bibliotecari. Mi sembra di sentir Mario Affede che mi rimbrotta: “Non ce pole vinì: va a Macerata”. Oh sindaco quante storie in questo centro storico: i notabili della Rota papale, e i garibaldini (anche il circolo s’è perso) e i catenati, i penitenti e i carcerati. E poi m’immagino i Torri al cospetto di Murat (e di Napoleone) e i Costa e i Ricci e i gran dottori. Unica è Macerata mia! Le chiedo: ai nostri figli gliela vogliamo raccontare questa Storia attraverso queste storie? Perché le targhe sui palazzi sono un po’ sparagnine e le uniche grafie ammesse in centro storico sono quelle degli imbrattamuri. Per legge lei avrebbe l’obbligo di cancellarle almeno dagli edifici pubblici. Perché non lo fa?
Vede sindaco quando lei ha annunciato che avrebbe perseguito la pedonalizzazione del Centro storico io ho gioito. M’aspettavo che l’andar lento fosse finalizzato a raccontare queste storie, che Fai, Italia Nostra, la Reggia Picena, gli Amici del Buonaccorsi, l’Università diventassero i narratori di questa storia. Ero convinto che la pedonalizzazione servisse a far vivere la città nella sua pienezza, perché m’aspettavo spazi gratis da concedere agli artigiani, che sorgessero botteghe d’arte e di creatività, che si facessero cooperative di giovani che danno una mano agli anziani. Vuole sapere come si fa? In piazza Mazzini l’Ircer ha un gran palazzo dove se si facesse del cohousing si potrebbero ospitare anziani artigiani e giovani coppie che li assistono in cambio dell’insegnamento del mestiere da svolgere nelle botteghe che stanno al piano terra del palazzo. Mi aspettavo che pedonalizzare il centro storico volesse dire avere vetturette elettriche, biciclette a pedalata assistita, magari di nuovo le carrozze che escono dal museo e si fanno testimonianza viva di un piacevole, agevole e ammirato vagabondare, ero convinto che s’allestisse un servizio di consegna a piede d’auto delle merci acquistate durante lo shopping. Ero convinto che s’ insediasse di nuovo la commissione sul decoro urbano affiancata da un’altra che valutasse la qualità dell’offerta gastronomica, che si promuovesse il centro commerciale naturale e contemporaneamente ci fossero più spazi per i bambini, più spettacoli, una stagione teatrale lunga, una di concerti valorizzando le scuole di danza, quelle di musica, i gruppi dilettanti cittadini.
Vede sindaco pedonalizzare una città è una gran cosa, ma bisogna saperlo fare attingendo a tante competenze, sollecitando il senso di appartenenza e bisogna alzare la qualità dell’offerta. Che non è solo limitata alla contemplazione polimerica dello swatch di piazza! E bisogna prima di tutto incentivare la residenzialità, mantenendo chi in centro già ci sta e incoraggiando i giovani a popolarlo con facce nuove, idee nuove e imprese nuove. Soprattutto in una città che vuole – giustamente – fare un campus universitario diffuso e che vuole offrire agli studenti servizi di alta qualità. Comprese le piscine. Lei in mancanza di quelle olimpiche offre le vasche notturne in corso della Repubblica e via Gramsci con musica a tutto volume e fiumi di alcol. Permetta un altro inciso: sono rientrato venerdì alle 2 e 45 del mattino da un viaggio di lavoro e ho trovato un ircocervo – fatto di centinaia di umani – sbandato, ubriaco fradicio, rincoglionito dalla musica a volume stellare vagare tra pozze di vomito e tappeti di mozziconi spinellati. Ma non aveva promesso un’ordinanza per tacitare i decibel e arginare le deiezioni? E la legge sulla sicurezza urbana? Visto che ha messo alla frusta i vigili urbani per far più multe possibile le dispiacerebbe far controllare anche le licenze di questi spacciatori di alcol, calorie e rincoglionimento? Non si fa così, caro sindaco. Pedonalizzare il centro storico significa assicurare ai residenti una piena agibilità e dare ai commercianti e a chi in centro lavora la massima opportunità. A Macerata è accaduto l’esatto contrario. Perché lei non è mosso dal bene pubblico, ma è mosso da un pregiudizio ideologico, agisce nell’interesse esclusivo di alcune categorie e ha promosso la pedonalizzazione solo ed esclusivamente per giustificare l’inesplicabile esborso di pubblico denaro per lo sconsiderato acquisto del Park-Sì. Le prove che lei così abbia agito ci sono tutte e il risultato è di dividere la città, di esacerbarla e di impoverirla.
Le faccio una preghiera: se non vuole decretare il totale declino si fermi. Le falle nei suoi dispositivi normativi vanno dall’incostituzionalità al difetto di motivazione fino a sconfinare nell’eccesso di potere. Sarebbe interessante che la Procura della Corte dei Conti si applicasse a verificare la congruità degli atti che ella ha compiuto a partire dall’acquisto del Park-Sì, innesco di questo dramma urbano. Ci sarà occasione – può star certo che i residenti e i commercianti del centro storico chiederanno a un giudice di valutare la correttezza del suo operato – per considerare se la lettera dell’Apm sui parcheggi abbia validità e se possa unilateralmente modificare un contratto. A tacere del fatto che l’Apm medesima fa mostra di non condividere i provvedimenti e che perfino i vigili urbani sono in difficoltà perché le recenti disposizioni in materia di permessi sono manifestamente illegittime e la loro incomprensibilità è palmare. Chiedere ai commercianti di sborsare tre volte tanto per il carico e scarico merci a fronte di un modesto incremento di orario è un abuso, del tutto arbitrario è obbligare i residenti a pagare il doppio un servizio peggiorato rispetto a quello cui già accedevano. Questa richiesta trasforma la tariffa in tributo e il tributo non è applicabile alla residenza pena violare la Costituzione ed in particolare articoli 3 (eguaglianza), 16 (diritto alla libera circolazione) e 53 (progressività fiscale). Lei caro sindaco non se n’è reso conto, ma i provvedimenti sui parcheggi poiché sono svincolati dalla controprestazione mettono i residenti del centro storico in condizione d’inferiorità rispetto agli altri cittadini e trasformano lei in un Ghino di Tacco; un gabelliere del tipo: quanti siete? Dove andate? Un fiorino! Sa qual era il titolo del film? Non ci resta che piangere. Appunto. In pratica chi risiede in centro deve pagare per raggiungere il proprio domicilio ed egualmente chi esercita un’attività economica in centro si trova in condizioni di minorità rispetto a tutti gli altri operatori.
Lei caro sindaco ha dichiarato: compro il Park-Si per pedonalizzare il centro. In realtà lei pedonalizza il centro per pagare il Park-Sì. Nasce così il Luna Park-Sì: in centro solo servizi di giorno e gazzarra, piadinerie, sagra dell’alcol ed esibizioni di schiamazzi di notte. A quando un bel quartiere a luci rosse e dei coffee shop? Venghino, venghino signori: al Luna Park-Sì ci sono l’ottovomitante, la prova di resistenza acustica, il record di orinatoio, l’ascensore perpetuo. Venghino venghino, signori al Luna Park-Sì si mangia (male) e non si dorme, si beve (peggio) e non si pensa. La spesa è poca – il biglietto del parcheggio – il divertimento è tanto. Se lei non commisura i parcheggi residenti al numero dei permessi, se lei rende più oneroso parcheggiare sulle strisce blu che non al Park-Sì sta forzatamente inducendo l’uso di quella struttura. Peccato che così facendo lei caccia i residenti dal centro – un bel regalo ai costruttori che hanno edificato le periferie fino all’inverosimile e ora hanno bel gruzzolo d’invenduto – e sancisce una cosa che tutti sanno: alcuni della sua giunta pensano che in centro abiti un ceto sociale “nemico” e dunque da penalizzare quasi fosse una presa del palazzo d’inverno. Lei invece considera il centro una sua esclusiva proprietà, ma è una proprietà che ha perso ormai quasi interamente il suo valore. Se va avanti così resterà il sindaco del Comune, ma non della città di Macerata, perché il centro è il simbolo della città; quella città che lei sta scientemente cancellando.
Con ossequi!
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Addirittura lo spazio centrale della homepage di Cronache Maceratesi per sta cosa qui sopra…vaaaaa beeeeeeeeeneeeee
Quoto su tutta la linea la sferzante retorica di Cambi.
grida s. f. [der. di gridare] (pl. le gride, errato le grida). – 1. In origine, bando, editto, ordine o avviso dell’autorità che si faceva gridare pubblicamente dai banditori: sentite la g. che manda Carlo (Andrea da Barberino). La parola passò poi a indicare, dal sec. 16°, i provvedimenti legislativi emanati dai governatori di Milano durante la dominazione spagnola: è un caso chiaro, contemplato in cento gride, e … appunto, in una dell’anno scorso, dell’attuale signor governatore (Manzoni). Dizionario Treccani.
Ma casomai avrà sbagliato Napoleone a non morire tre giorni dopo.
Ma un appartamentino in Via Vela a Civitanova no ??? Cosi risolve tutti i problemi che lo stanno affliggendo
Fare un esposto in procura per avere chiarezza di tutte le eventuali porcate fatte con i soldi dei contribuenti?
Cass! Venerdì volevo andare a Rimini per le soir et la nuit, ma vengo a Macerata, altro che Civitanova!
Dopo che, niente-popò-di-meno-che, abbiamo inviato l’Assessore alla coltura in China (si voleva, forse, dimostrare che l’allievo supera il maestro, con la Livoluzione Cultulale) ancora si torna a discutere sul Park Si??
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Basta, non se ne pole più, veramente, abbiate pietà!!!….
Anche i distratti silenziosi, di Via Pancalducci, si sono accorti che tra il loro riposo eterno, ed il resto della città, non vi è poi molta differenza in quanto è tutto un immneso e sterminato sepolcro imbiancato…
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Dopo mesi e mesi, finalmente, questa città ha trovato la sua esatta dimensione, nel panorama italiano ed internazionale, grazie anche a tutte le mirabolanti, ripetitive, incessanti, Livoluzioni Cultulali che, da tempo, il glande RoMao Tze Dong ci propina ogni due per tre (festività incluse)…
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E dopo aver visto tanto verso Est in questi ultimi giorni si è anche trasformato in RoMao il Cowboy, forse per strizzare l’occhio anche agli Yankee perchè va bene la Livoluzione Cultulale ma, visto che vogliamo essere internazionali a tutti i costi (e costi quel che costi), bisogna anche guardare ad Ovest e alla Glande Flontiela Amelicana.
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Ahhhhhhh, Si, il Park Si: Basta!!!!
Non ne parliamo più, di cosa ancora vogliamo ancora parlare???
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Proprio dalle colonne di questo quotidiano online, se non ricordo male, venne detto, pochi mesi fa, che uno sano di mente un’operazione simile non l’avrebbe mai fatta.
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Quindi, visto che tra i lettori di questo quotidiano online la stragrande maggiorazna dovrebbero essere sani di mente bisognerebbe avere il coraggio di dire, a voce alta e senza “ma” e senza “se”: basta ancora a parlare dello scellerato parcheggio
Come sempre mi sono arreso alla terza riga dell’ennesima nenia giornalistica del professorone…
cala jo da ‘ssu pajà Napoleo’, e’ ora passata….
Cambi anziché criticare con codesti,prolissi editti,potrebbe tornare in Toscana!
Ma cari Amici Maceratesi ! Vi siete per caso dimenticati come viene chiamata questa nostra bella e cara Citta’ CITTA’ DELLA PACE !!!!! E allora stiamo tranquilli Abbiamo questa fortuna non lasciamocela scappare .
Ha ragione Cambi. Il Centro Storico da luogo dove tutti, sia i residenti che ci stavano, sia tutti noi altri maceratesi che ci andavamo, trovavamo e riconoscevamo il “centro” della nostra città, con le varie attività che lì avevano loro sede, è stato trasformato in un grande pizzettificio e in un immondezzaio-vomitatoio.
La tendenza delle attività lavorative ad emigrare dai centri storici, che certo è generale e non peculiare della nostra città, è stata però non solo non contrastata con provvedimenti mirati, ma evidentemente favorita dalle centrosinistriche giunte che hanno sgovernato Macerata negli ultimi decenni. L’accanimento contro la sosta in centro, nonostante quanto da decenni predicavano le associazioni dei commercianti, e il trattamento che questa giunta riserva alle richieste giuste dei residenti di porre limitazioni ferree alle attività chiassose e di controllare seriamente tutti quelli che, di sera e di notte soprattutto, scorrazzano per il centro schiamazzando e spesso comportandosi da porci, non sono che la conferma delle osservazioni di Cambi sulla tendenza ideologica
di questa e di precedenti amministrazioni e del fatto che né i commercianti né i residenti del Centro sono mai stati il loro elettorato di riferimento. Ora che invece il commercio del centro storico è stato, e sempre più sarà, “depurato” dalle attività non pappatorie, i gestori delle stesse attività di pappa e bevuta e l’amministrazione trovano ragioni di simpatia e armonia reciproca, ritenendo di avere in comune lo stesso pubblico di clienti-elettori.
E’ probabilmente per la ricerca di consensi fra un altro tipo di pubblico, quello dei cosiddetti “tifosi”, che il sindaco ogni tanto fa anche sentire la sua voce “ammonitoria” sulle vicende della Maceratese, e l’amministrazione due anni fa ha tirato fuori, ha fatto tirare fuori a noi, qualche centinaio di migliaia di Euro per quella specie di supercarcere nel quale è stata trasformata l’area dello stadio su richiesta della Lega Calcio, per poterci meglio godere tutti, anche quelli che non gliene poteva e potrebbe fregare di meno, le magnifiche sorti della Maceratese allora neo promossa in Lega Pro. Per guadagnarsi popolarità fra i cosiddetti tifosi ciò sarà senz’altro servito, così come probabilmente il “disco verde” sostanzialmente dato per fare del centro storico, senza freni, il ricreazionificio e il postaccio che è diventato, è servito e servirà per portare i consensi di coloro che con le attività ricreativo-ristoratorie del centro vivono e prosperano, e dei loro clienti.
A volte, quando compaiono qui su “Cronache” articoli che ci descrivono lo sconcerto e le proteste di chi, al Centro Storico soprattutto, ma anche altrove, vive da vittima la convivenza impossibile fra le ragioni dei residenti e le pretese di chi, o da proprietario di attività ricreative o da frequentatore delle stesse, pretende di fare indisturbato il porco comodo suo, ripenso alle passeggiate fra le viette delle cittadine e dei paesi dell’entroterra nizzardo o della Provenza. Eza, Venza con San Paolo, Valchiusa … ristorantini e bar ogni pochi metri … , ma vivere una serata lì e una nel centro storico di Macerata renderebbe la differenza fra come si deve fare e come no comprensibile a tutti, anche ai soliti che ogni volta commentano sul registro di qualche ridicolo “vai a vivere in campagna” all’indirizzo di chi protesta.
Spero invece che la faccenda, abbastanza sconcertante, del dialogo, descritto da Cambi, fra il sindaco e i componenti di questo comitato degli “Amici di Palazzo Bonaccorsi”, sia stata raccontata al giornalista, da qualcuno dei partecipanti all’incontro magari deluso per le risposte ricevute da Carancini, calcando sulle “colorazioni” del dialogo stesso. Conosco il sindaco, anche se non ho con lui una grande dimestichezza, e l’ho sempre avuto presente come una persona seria, e ritengo quindi impossibile che possano venire da lui delle fagiolate come i supposti atteggiamenti liquidatori tenuti con i signori del Comitato, e come, addirittura, la minaccia di azioni legali per aver messo “Palazzo Bonaccorsi” nel nome del comitato stesso, violando così un supposto copyright che la città di Macerata vanterebbe sul nome medesimo. Per carità …
Fa anche bene Cambi a ricordare la storiaccia dell’acquisto-riacquisto del ParkSì, e a far notare, come qualche giorno fa peraltro faceva anche l’avvocato Bommarito in un commento qui su queste stesse pagine, che è ridicolo vantare il “successone” del riempimento quotidiano del ParkSì, marcandone la differenza con un “prima” in cui lo stesso invece era sempre desolatamente vuoto. Chiaro che se in città si tolgono posti alla sosta, e se quelli che restano vedono le tariffe aumentate, mentre al ParkSì i posti vengono regalati, la gente magari si fa due conti e qualche centinaio di metri a piedi in più, e va a godersi le gioie del ParkSì stesso, il nuovo trofeo dell’amministrazione.
Quanto al ballottaggio che portò alla rielezione di Carancini, è vero nella sostanza quanto dice Cambi e cioè che il Sindaco è stato rieletto con i voti di una minoranza di cittadini, ma questo è il gioco della democrazia maggioritaria, alla quale io comunque credo e che rende un qualsiasi governo, locale o nazionale che sia, soprattutto se i componenti delle assemblee e lo stesso capo dell’esecutivo vengono eletti col ballottaggio, in genere meglio governabile di uno eletto col sistema proporzionale. L’argomento che gli eletti in un sistema maggioritario, alla fine, sono eletti da “pochi” cittadini e quindi in un certo senso sarebbero meno rappresentativi e autorevoli, porterebbe, per esempio, i Francesi, a ritenere che hanno in carica da poche ore un presidente poco “legittimo”, essendo stato Macron eletto dal 66% di quel 75% che si è recato a votare (mai così pochi votanti in un ballottaggio presidenziale francese dal 1969 …), e quindi da meno della metà dei Francesi. Oggi, infatti, d’Alimonte, il costituzionalista che sosteneva il progetto di riforma costituzionale proposto da Renzi, ha detto ironicamente che secondo la Corte Costituzionale Italiana, che ha giudicato incostituzionale proprio il ballottaggio previsto dall’originale legge elettorale voluta da Renzi, Macron sarebbe un presidente incostituzionale … E figuriamoci se, magari per il rotto della cuffia di un 52%, avesse vinto invece la Le Pen … ancora più “illegittima” …
Qui, per ritornare sulla terra del nostro Centro Storico e di Macerata, tutte le cose che l’amministrazione sta combinando sono secondo me più che ad essa, che s’è presentata alle elezioni e i voti, pochi o meno pochi che siano li ha presi, da “addebitare” invece ai suoi avversari. Lasciamo da parte per carità i Grillini, la cui candidata all’epoca del ballottaggio del 2015 fra Carancini e la Pantana fece qualche capriola verbale (sulla falsariga di quelle che fa il loro capo Grillo quando deve spiegare perché, per esempio, prima fa le “comunarie” come a Genova e poi manda tutti, candidata eletta ed elettori, a cacare e decide lui chi deve essere candidato) per farci capire che preferiva Carancini, dicendoci che i due che andavano al ballottaggio erano come la padella e la brace, ma che se si doveva passare dalla padella, Carancini, alla brace, Pantana, era meglio tenersi Carancini. Lasciando quindi perdere i grilli e parlando invece delle persone, sta agli occhi di tutti che fintanto che il centro-destra a Macerata non risolve il solco che tanti anni fa si è aperto fra le sue componenti, quando le dimissioni collettive di quasi tutto i consiglieri comunali, in combutta fra centro-destra e centro-sinistra, portarono alle dimissioni di Anna Menghi, avremo ancora, anche fra tre anni, un’altra amministrazione come questa, con un “carancinide” alla testa, visto che l’originale non potrà più candidarsi.
Sono completamente d’accordo con Cambi essendo io contemporaneamente residente e commerciante in centro storico.
Mi chiedo dopo tutto ciò se il partito democratico si rende conto che non verrà più rieletto a Macerata per i prossimi 50 anni…
E’ meglio tacere e lasciare un’impressione,piuttosto che aprir bocca e dar conferma a quello che gli altri pensano!