Marco Travaglio al teatro Don Bosco:
“Siete pronti al Referenzum?”

MACERATA - Il direttore de Il fatto quotidiano ha esposto i motivi del no alla riforma che il popolo italiano andrà a votare il 4 dicembre: "La nuova Costituzione è scritta coi piedi". Durante lo spettacolo, confronto con l'attrice Giorgia Salari nei panni del ministro Maria Elena Boschi
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Marco Travaglio si confronta con l'attrice Giorgia Salari, nei panni del ministro Maria Elena Boschi

Marco Travaglio si confronta con l’attrice Giorgia Salari, nei panni del ministro Maria Elena Boschi

 

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Marco Travaglio sul palco del teatro Don Bosco di Macerata

di Leonardo Giorgi

(foto di Andrea Del Brutto)

«Siete pronti per il Referenzum?». E’ la domanda che ha rivolto ieri sera Marco Travaglio al pubblico del teatro Don Bosco di Macerata, sold out per il suo spettacolo “Perchè no – Tutte le bugie del referendum”. Il direttore de Il fatto quotidiano ha risposto presente all’invito del comitato locale del Movimento 5 stelle e ha portato in scena la sua analisi, approfondita e irriverente, della riforma costituzionale che il popolo italiano andrà a votare il prossimo 4 dicembre. Ad accompagnarlo nella parte centrale della serata l’attrice Giorgia Salari nei panni di Maria Elena Boschi. Il ministro, tra i principali artefici della riforma, non ha accettato i molteplici inviti di Travaglio ad un confronto televisivo e per questo motivo il giornalista ha rivolto le sue domande alla Salari, che ha risposto riportando frasi testuali della Boschi. 

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Marco Travaglio cerca di far uscire l’attrice Salari da un “momento di imboscamento”

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Marco Travaglio, “La nuova Costituzione è scritta coi piedi ed è incomprensibile. Se vince il sì l’articolo 70 della Costituzione passa da 9 a 439 parole”

«Renzi ha promesso 100mila agenti del sì per andare casa per casa a convincere la popolazione a votare a favore della riforma scritta a quattro piedi da Boschi e Verdini. Busseranno alla nostra porta di domenica mattina e rimpiangeremo i testimoni di Geova – racconta Travaglio -. La Boschi in particolare sembra inconsapevole delle figure che sta facendo ultimamente. Ha detto che chi vota no fa come Casapound lo stesso giorno in cui i membri dell’Associazione nazionale dei partigiani d’Italia (Anpi) hanno dichiarato di votare no. Roba da sotterrarsi. Avrà pensato “beh tanto i partigiani saranno tutti morti ormai”. Ma – aggiunge dopo scherzando – quello che ha fatto il ministro Boschi verrà ricordato nella storia come qualcosa di leggendario, è riuscita ad unire neonazisti con i partigiani». Il saggista non ha risparmiato le personalità di spicco del fronte del sì, indicando come «nel gruppo di 250 “scienziati” annunciato a giugno a supporto della riforma non ci sia nemmeno un docente in diritto costituzionale a differenza dei 56 costituzionalisti che hanno bocciato il nuovo testo. Però ci sono professori di marketing, fisica, medicina, anatomia, radiomobili, algoritmi e filologia slava. C’è addirittura Federico Moccia, che come sapete insegna “Lucchettologia”». Non poteva mancare una frecciata a Roberto Benigni che «dopo averci fracassato le palle per 20 anni con la Costituzione più bella del mondo – sottolinea Travaglio – voterà sì perchè la riforma “è meglio di nulla”. Bisognerebbe spiegargli che se vince il no la Costituzione rimane, quella bellissima che piace a lui».

"Maria Elena Boschi" interpretata da Giorgia Salari

“Maria Elena Boschi” interpretata da Giorgia Salari

Nel confronto con il “surrogato di Boschi” interpretato in modo spumeggiante e azzeccato dalla Salari, l’autore di L’odore dei soldi e E’ Stato la mafia è andato a fondo nelle ragioni del no, ribattendo alle parole del ministro per le Riforme. «La nuova Costituzione sarà più semplice» sostiene la Boschi-Salari, che ha ripetuto più volte per tutta la serata le parole “semplice” e “semplicemente”. Non secondo Travaglio che spiega come «la nuova riforma annulla il bicameralismo perfetto per un bicameralismo cazzaro. Invece di avere due sistemi per fare le leggi, ne avremo forse 13, ma non si riesce a capire, per quanto è complicata la nuova Costituzione. Decideranno chi dovrà legiferare in base all’argomento, creando intoppi incredibili quando uno stesso atto si riferisce a più temi diversi». Tra i motivi principali per cui secondo il direttore è fondamentale votare no per il futuro dell’Italia anche l’eventuale «creazione di un premier assoluto se dovesse passare il sì. La Camera avrebbe deputati per due terzi non eletti, ma nominati dai capi partito. Il Senato avrebbe cento senatori formati da consiglieri regionali e sindaci, protetti dall’immunità. Il primo partito, anche se rappresenta il 25 per cento dei votanti, avrà il 54 per cento dei deputati e il suo capo sarà padrone del governo, del Parlamento, del Quirinale, delle Authority e della Rai». «Ma se non vince il sì non avremo riforme costituzionali per almeno trent’anni» sottolinea la Boschi. «A parte che la vittoria del No non vieterebbe a nessuno di presentare il prossimo anno una riforma costituzionale migliore. E comunque non è che se devo organizzare una festa di compleanno, vado dal pasticciere e compro i bignè anche se sanno di merda – ironizza Travaglio – solo perché sono meglio di niente o perché per trent’anni non posso mangiarne altri».

Nel finale dello spettacolo, Travaglio ha sottolineato come il nuovo Senato «impedirebbe ai sindaci di fare bene sia il loro mestiere sia quello del senatore, costretti ogni settimana ad andare qualche giorno a Roma. Pensate all’ordinaria amministrazione o alle emergenze come quella purtroppo attuale del terremoto». Sempre in riferimento al sisma, il giornalista, che nonostante essere febbricitante ha voluto fortemente portare il suo spettacolo a Macerata, ha dichiarato a margine della serata che Il fatto quotidiano «resterà vigile e attento» alle questioni legate allo sciame sismico che ha devastato il centro Italia. «Hai ragione, bisogna mandare a casa Renzi» ha detto un ragazzo a Travaglio, che si è intrattenuto con i presenti per foto e autografi. «Più che altro – ha risposto -, è importante non fare passare la riforma. Renzi andrebbe comunque via entro un anno, mentre quella schifezza ce la teniamo per cinquant’anni».

Il pubblico del teatro Don Bosco pochi minuti prima dell'inizio dello spettacolo

Il pubblico del teatro Don Bosco pochi minuti prima dell’inizio dello spettacolo

 



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