di Carlo Cambi
Che domenica strana: fa un caldo anomalo! Una settimana fa ci siamo svegliati squassati dal terremoto. Sono bastati appena sette giorni perché venissimo derubricati a notizia di piagnisteo. Del fatto che qui nelle nostre terre ci stiamo giocando un’economia, una storia, un immenso patrimonio d’arte, un’eredità che era la premessa e la promessa del nostro futuro e forse un intero territorio, del fatto che qui se non ci sono vite perdute, ci sono vite da ricostruire sembra non importare più nulla a nessuno. Ve l’ho detto: Forza Maceratesi, dobbiamo farcela da soli! E da soli ci stiamo dando da fare.
E’ partita la rete di solidarietà per vendere i prodotti delle nostre terre, è partito il tamtam delle case sfitte, è partito l’ospitarsi e il farsi coraggio. Forza Maceratesi: ce la facciamo. Da soli. Perché siamo tosti, siano generosi, siamo umili, siamo forti, perché la nostra gente è gente che conosce la fatica, la fatica di vivere, ma anche la gioia di vivere. Forza Maceratesi ce la possiamo fare. Da soli perché abbiamo riscoperto il senso di comunità, perché sentiamo che siamo popolo! E tuttavia non posso, una settimana dopo quella scossa tremenda del 6.5 scala Richter, non fare qualche considerazione. Che spero mi aiuti a capire e spero ci aiuti a stare più uniti che mai, a essere ancora di più comunità. Perché Forza Maceratesi: ce la dobbiamo fare. Da soli, ma uniti!
Faceva caldo- un caldo strano – anche quel dieci giugno di 76 anni fa. Dicono che lui avesse provato il discorso prima di affacciarsi al balcone di piazza Venezia. Un mio concittadino – livornese – annotò nel suo diario: “Sono triste, molto triste. L’avventura comincia: che Dio assista l’Italia”. Firmato Galeazzo Ciano. Provarono in tutti i modi, si dice, a fargli cambiare idea, ma lui rispose: “Mi servono alcune migliaia di morti per sedermi al tavolo delle trattative”. Fu il delirio di Benito Mussolini che condusse l’Italia alla tragedia.
Anch’io oggi sono triste, molto triste e spero che Dio assista la mia nuova gente: i maceratesi e la mia nuova meravigliosa terra, Macerata e i suoi infiniti spazi che vanno dai Monti Azzurri al mare di smeraldo. Mi chiedo: avevamo bisogno di morti per farci sentire? Perché qualcuno si accorgesse delle proporzioni enormi del disastro di questo terremoto che già è sparito dalla considerazione dei media senza peraltro che il maceratese mai ci entrasse? Sciorino le cifre rese note dall’assessore regionale Angelo Sciapichetti: sfollati in provincia di Macerata 25 mila. Di queste ce ne sono ancora 11 mila che dormono in auto. Ci sono 22 scuole inagibili, 506 aziende sepolte dalle macerie, le stalle lesionate sono 146, i Comuni (intesi come palazzi comunali) interdetti, le zone rosse sono 175. Aggiungerei tre ospedali in precarie condizioni, una trentina di frazioni ancora isolate, venti case di riposo evacuate, duecentomila edifici lesionati.
La provincia di Macerata è quella che sopporta i danni, i disagi, le conseguenze di gran lunga peggiori. A San Severino ancora non c’è andato nessuno, a Tolentino il Commissario Straordinario Vasco Errani ha fatto passerella ma non ha proposto una soluzione che sia una. Ci sono paesi come Fiordimonte, Bolognola, Fiastra, Pieve Torina, Gualdo, Muccia, Ussita, Castensantangelo, Caldarola, Gagliole (giusto per dirne alcuni) ridotti a spettri. Non c’è un comune- salvo un paio della costa che peraltro oggi sopportano il carico di 7 mila sfollati – che non sia stato ferito da questa follia della terra che ancora ci tormenta con una scossa ogni quattro minuti. C’è un patrimonio d’arte spazzato via.
E sappiamo queste seguenti cose. Le Soprintendenze bloccano la messa in sicurezza dei monumenti, l’Ordine Nazionale degli Ingegneri denuncia che c’è una sottovalutazione dei danni del terremoto e una esasperante lentezza nella messa in sicurezza dei luoghi e segnatamente del patrimonio artistico-monumentale, la presidente nazionale di Legambiente denuncia che nessuno del Mibact e delle Regioni ha mobilitato la rete dei volontari per la salvaguardia del patrimonio artistico. A questo va aggiunto: il decreto sul terremoto non dice se e quali adempimenti fiscali saranno sospesi e per quali comuni (ricordo che ci sono dentro ancora i comuni dell’Abruzzo che il sisma non ha toccato e certamente sono fuori dal decreto Tolentino e San Severino distrutte per metà e per tre quarti con le aziende che fanno fatica a ripartire); le gare di appalto per la costruzione delle casette non sono ancora partite; non si sa se gli ospedali danneggiati saranno rimessi in sicurezza; la viabilità devastata dal terremoto è esattamente nello stato in cui era domenica mattina; la riapertura delle scuole slitta di settimana in settimana. Inoltre: non c’è un’indicazione precisa sul rimborso degli affitti, non si sa se l’Imu sulle seconde cosa che vengono destinate agli sfollati viene sospesa, non c’è nessuna chiarezza sul ripristino dei collegamenti e dei trasporti pubblici. Quelli che funzionano è solo perché i maceratesi che lavorano nel settore si stanno facendo carico con turni massacranti dell’emergenza. In più mancano i tecnici per gli accertamenti di agibilità: su 200 mila edifici lesionati né è stato controllato poco più del 5% e questo grazie al volontariato dei professionisti maceratesi.
Ma questo significa per migliaia di famiglie l’incertezza sul dove abitare e per migliaia di attività l’incertezza sul come operare. I Comuni sono privi di direttive, ad esempio non si sa come procedere se uno chiede un’immediata autorizzazione per restaurare una casa o se vuole costruirsi una casetta di legno per proprio conto, anzi sappiamo che rischia grosso; una denuncia per abuso edilizio! Egualmente i Sindaci – è il caso di Ussita o di Gualdo – che devono farsi carico della sicurezza non possono intervenire sulle chiese pericolanti, ma devono aspettare che crollino! Il personale dei Comuni si sta spezzando la schiena per rispondere alle domande dei cittadini, ma non ha né leggi né soldi per aiutare, i Sindaci rivendicano più autonomia, il Governo gliela promette, ma non dà loro gli strumenti né i soldi e loro comunque non mollano. Perché sono parte di noi maceratesi. E sono forti. E sappiamo che possiamo farcela. Ma da soli! Questo è un sommario del nulla che si è fatto per questo terremoto. Forse è perché non abbiamo i morti per sederci al tavolo delle trattative?
Ora veniamo a ciò che è stato fatto. Sono i Vigili del Fuoco e i nostri in particolare a sopportare il maggior carico dell’emergenza. E i volontari della Protezione civile. E tutti coloro che spinti dalla solidarietà si stanno dando da fare. Senza di loro saremmo abbandonati: grazie ragazzi! L’università di Camerino si è rimessa in piedi grazie al lavoro degli studenti e dei docenti. Le fabbriche che riaprono lo fanno perché operai e azienda si sono dati da fare senza aspettare aiuti, gli artigiani che tirano avanti lo fanno a loro rischio, gli allevatori non hanno ancora ricevuto nessun aiuto concreto nonostante le promesse, ma continuano a non abbandonare le loro greggi e continuano a lavorare, la rete di solidarietà è stata attivata soprattutto da noi: ci siamo dati una mano l’un l’altro.
Mi chiedo: ci servivano i morti per farci ascoltare? Forse sì. Perché c’è un approccio sbagliato a questo terremoto. La Protezione Civile che brilla per distrazione è abituata alle emergenze. Qui non ci sono macerie da scavare, non ci sono miracoli da sbattere in prima pagina. Qui non serve mandare l’esercito a Cingoli – non si sa a far cosa – perché non si riesce a capire che salvare i De Magistris a Caldarola e o andare casa per casa a San Severino è più importante.
SFOLLATI – Tra inagibilità e paura in provincia stanno dormeno fuori casa 30mila persone. Nella foto i lettini da mare al palazzetto di Tolentino
Qui ai presunti soccorritori è saltato lo schema. La tragedia non è salvare vite umane, ma la quotidianità della vita umana. Ma per fare questo serve sensibilità, serve cultura, serve capacità di ascolto. E servono soldi freschi, subito. La vita quotidiana non contempla la burocrazia: contempla il fare – cosa che noi maceratesi sappiamo sommamente bene e a dispetto di qualsiasi fatica perché siamo abituati così da secoli: se questa terra è meravigliosa è perché i “nostri” antichi l’hanno saputa plasmare, è una terra artefatta, cioè fatta ad arte – la vita di tutti i giorni non contempla il sensazionale – cosa che non s’addice ai maceratesi – ma richiede un eccezionale quotidiano, l’operare diuturno non contempla né i proclami né le promesse richiede la costanza e l’opera pratica.
Sarà per questo che Vasco Errani erra da un comune all’altro come una monade e dissemina il suo vagare di errori. Lasciatemelo dire: Errani erra errando, perché non ha capito nulla di ciò che serve e di come va affrontata questa che per i giornali nazionali è già una non emergenza. Qui non servono né il generale cordoglio, né la faccia di circostanza, né le parole di conforto; qui servono fatti che ancora non si vedono a una settimana dalla botta più grossa. Ma è sul come e il quando che si misura la capacità di chi dovrebbe aiutarci. E’ per questo che – forza maceratesi – dobbiamo farcela, ma da soli! E’ per questo che la parole dei politici suonano vuote. Qui non ci sono lacrime da detergere: ci sono scuole da riaprire, case da sistemare, fabbriche da rimettere in moto, campi da coltivare, turismo a rilanciare, libri da studiare, università da salvaguardare, musei da riaprire, chiese dove pregare. La pacca sulla spalla che è lenitiva e confortante, che è calore e doverosa quando c’è un lutto, in questo tipo d’emergenza diventa perdita di tempo, dunque fastidio, dunque ferita.
Perché questi non lo sanno che tra un po’ verrà l’inverno e ci mancherà di andare a sciare a Sarnano, a Sassotetto, sulla pistina di Bolognola per poi farsi un panino con la porchetta o il ciauscolo a Visso o a Pieve Torina o a Pievebovigliana. Questi non lo sanno che in primavera ci mancherà la gita alle cascatelle di Cingoli, non lo sanno che i nostri bimbi la gita scolastica la fanno al Colle dell’Infinito di Recanati o tra le pecore sopravvisssane, perché non ci vogliamo rinunciare a bere un bicchiere a Serrapetrona, a un panino a Caccamo, a una giornata di bello nella pinacoteca di San Severino, al torrone di Camerino, allo struscio a Tolentino, alla messa a San Claudio, alla pattinata sul ghiaccio a Ussita, all’acqua di Castelsantangelo, al picnic a Fiastra. Questi non lo sanno che per noi il pecorino dei Sibillini, il ciauscolo di Visso, la farina da polenta di Passo di Treia, il Varnelli, la pasta di Camerino sono identità. Questi non s’immaginano quanto possa essere grande la ferita di non poter andare a sognare a San Ginesio o a Montelupone, a mangiare i fagioli di Appignano oa bere il Verdicchio a Matelica. Loro che ne sanno di cosa significano per noi Paolo Da Visso, i Salimbeni, il Crivelli, il Lotto, i De Magistris? Che ne sanno di quanto domestico orgoglio c’è in palazzo Bonaccorsi, o nell’Abbadia di Fiastra, in Urbs Salvia, o in Helvia Recina, o nel vino cotto di Loro Piceno?
Non ci sono i morti da esibire e i feriti da disseppellire per far vedere la muscolare attività della Protezione Civile in favore di telecamera. Ci dispiace: non abbiamo bisogno di superman, ci servono degli uomini. Ma uomini veri come noi, capaci di comprendere i bisogni degli uomini. Noi non siamo abituati a Rambo, ci basta il mistero di Rambona o il sorriso di una Clarissa capace di fare un biscotto!
Non abbiamo morti, ma ci sono tanti piccoli enormi lutti da considerare: sono le ferite alla nostra terra, alle nostre radici, ai nostri valori.
A pensarci bene non ci aiutano perché non ci capiscono, a pensarci bene non ci raccontano perché noi siamo custodi di un’identità profonda, ricca, autentica che a questi media così superficiali è ignota. Lo dico: non sanno né aiutarci né raccontarci perché sono ignoranti!
Allora Forza Maceratesi, possiamo farcela, dobbiamo farcela da soli! Vi dico che però dobbiamo ripigliarci le città: basta con le piazze e i corsi vuoti, mesti e tristi di Macerata, di Tolentino, di San Severino e dei nostri tanti paesi. Ripigliamoci la vita, la nostra vita. Insieme. Incontriamoci, scambiamoci, dimostriamoci comunità. La butto lì; è una provocazione e spero che qualcuno mi ascolti, spero che da Cronache Maceratesi se ne possa davvero fare un evento: la prossima domenica facciamo la festa dell’orgoglio maceratese! Scegliamo un luogo simbolico- Tolentino? San Severino? Recanati? Macerata? non importa – ritroviamoci lì non a far festa, ma a mostrare la nostra identità, i nostri prodotti, la nostra cultura, la nostra storia. E diciamo chiaro e tondo: con la vostra burocrazia non sappiamo dove andare, con le nostre mani sappiamo che fare: RICOSTRUIRE!
Prendo a prestito da Oriana Fallaci il titolo di un libro. Forza Maceratesi, possiamo farcela: ora è il momento della “Rabbia e dell’Orgoglio”. La rabbia perché non ci aiutano, la rabbia perché non ci sanno raccontare, la rabbia perché rischiamo che ci dimentichino, l’orgoglio è quello del nostro essere positivamente diversi, è l’orgoglio del nostro esistere. Forza Maceratesi. Possiamo farcela. Da soli!
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L’articolo più bello di questi mesi.
FORZA MARCHE…….presto tornerai in ALTOOOO
Molto coinvolgente. Andando a cercare il pelo nell’uovo non so perché non vengono citate le località maceratesi di Frontignano e Monte Prata, in più scrivere “la pistina di Bolognola” denota una parziale conoscenza della stazione 😉
«Quando, nel corso di eventi umani, sorge la necessità che un popolo sciolga i legami politici che lo hanno stretto a un altro popolo e assuma tra le potenze della terra lo stato di potenza separata e uguale a cui le Leggi della Natura e del Dio della Natura gli danno diritto, un conveniente riguardo alle opinioni dell’umanità richiede che quel popolo dichiari le ragioni per cui è costretto alla secessione.»
(Incipit della Dichiarazione d’Indipendenza degli Stati Uniti d’America, 4 luglio 1776)
Non disperate cari Marchigiani ,noi siamo forti risorgeremo!!!!
…sig. Carlo…. grazie per aver dato voce alla disperazione di tanti….
Tranquilli …..rassicuranenti. …I SOLDI CI SONO…..dove non si sa ma ad ogni intervista è obbligo dire che ci sono…! Che tristezza
A una settimana dal sisma 6.5 non c’è ancora un piano per aiutarci e l’emergenza è sempre più acuta. Forza Maceratesi, dobbiamo farcela da soli! E tra una settimana facciamo la festa dell’orgoglio maceratese. Per dimostrare a chi sottovaluta, a chi non capisce, a chi già ha dimenticato il nostro dramma che se non abbiamo morti da piangere abbiamo vite da ricostruire
Forza maceratesi
Ragazzi non mollate..
Casa nuova vita nuova
Forza Marchigiani!!!!
Forza Marche!
Vi stiamo tutti vicino
Meglio da soli …che male accompagnati!!!
(Pensiero in sintesi) Lu terremotu m’ ha fatto caca’ sotto, lu fanfaro’ sicuro non aiuta a rpulimme
Forza bella gente!❤️
Il bello degli Italiani è anche questo, sapersi riprendere dopo ogni sconfitta.
Lo Stato è stato sempre e solo presente solo con gli slogan, ma non dobbiamo dimenticarci che lo Stato siamo Noi.
E solo Insieme e con le vostre forze riuscirete a ricostruire quanto perso. Da ogni parte d’Italia, siamo tutti uniti a Voi!
L’articolo mi ha commosso. Ormai la politica dall’alto non serve più. Cercano di accentrare tutto tagliando fuori il popolo. Hanno sacrificato le Provincie che erano vicine a popolo per fare le Regioni che sono lontane dal popolo. I consiglieri provinciali potevi incontrarli per la strada, o andare a trovarli nel palazzo provinciale, mentre i consiglieri regionali non li vedi mai, salvo quando ti chiedono il voto. Idem per i parlamentari.
Ci rimangono i sindaci, unici ad avere il contatto col popolo. Però i soldi li ha la Regione, li ha il Governo.
Quindi, il popolo deve mobilitarsi al di fuori dei partiti. Tutti uniti: cittadini comuni, professionisti, imprenditori, operai, pensionati, casalinghe. Magari si formeranno nuove schiere politiche, al di fuori delle tradizionali sigle politiche sindacali.
I soldi si devono trovare. Come si trovano quelli per mantenere a pensione i migranti…
Però, la forza propulsiva e propositiva è all’interno del popolo. Penso alla tragedi di chi ha peso familiari e averi. Penso a coloro che non sono in situazioni disastrose, ma che vivono nella paura di nuove scosse tremende e nuovi crolli.
CRONACHE MACERATESI diventino la voce e il coordinamento della lotta. E’ possibile?
Poi, il popolo non stia solo a lamentarsi e a indicare le altri responsabilità. Si rivolga al sindaco e collabori con lui. Insomma, è tutto da organizzare, da ricostruire. Uscendo dal sonno soporifero in cui la politica ci ha costretto, negando la partecipazione dal basso. Questa è l’occasione del risveglio.
Grazie si aver reso idea al “mondo” di come realmente siamo messi. Grazie, di cuore. Ci vediamo Qui, In Montagna!
A una settimana dal sisma 6.5 non c’è ancora un piano per aiutarci e l’emergenza è sempre più acuta. Forza Maceratesi, dobbiamo farcela da soli! E tra una settimana facciamo la festa dell’orgoglio maceratese. Per dimostrare a chi sottovaluta, a chi non capisce, a chi già ha dimenticato il nostro dramma che se non abbiamo morti da piangere abbiamo vite da ricostruire.
Forza e coraggio … fiera di essere marchigiana!
In mezzo a questi incoraggiamenti doverosi.mi permetto una nota polemica.
Avete notato che il terremoto,pur avendo fatto evacuare 25000 marchigiani e interessato al 70% la nostra regione,è diventato il “terremoto di Norcia”?Certo,la scossa più forte ha avuto epicentro in Umbria,ma a me pare che come sempre esistano delle regioni di “Serie A” e altre di “Serie B”,sin dal punto di vista mediatico.
Moltissimi hanno lanciato l’appello a comprare i salumi di Norcia in vista del Natale,pochissimi hanno esteso (non sostituito) l’appello anche ai paesi marchigiani. Tremila norcini non se ne vogliono andare dal loro paese = tre inviati a TG per raccontare un eroico attaccamento alla terra; venticinquemila marchigiani vengono caricati su corriere e trasferiti a decine di chilometri da casa dalla mattina alla sera = silenzio… (e li ho visti,non mi sembra che sprizzino propriamente di gioia).
Questo atteggiamento nei confronti della nostra regione è sicuramente anche colpa della nostra natura riservata,di gente che si accontenta (con pregi e difetti del caso) ma stavolta io non ci sto: non mi va di sentire frasi come “ce la faremo da soli”! Dobbiamo essere aiutati e dobbiamo chiedere aiuto! Dobbiamo rompere le palle per ottenere lo stesso aiuto dato altrove,anche soli due mesi fa nel caso del “terremoto di Amatrice”. Basta autarchia: gli italiani sono tutti uguali,a partire dal momento del bisogno e della tragedia di essere rimasti vivi ma senza più niente.
Forza provincia !
Federico Tombolini, concordo in pieno quanto detto. Pensate 25000 persone che protestano, senza accontentarsi. Meditate gente!!………..
Forza e coraggio ..
E mentre tutto il mondo era “Ich bin” e “Je suis”, sembrerebbe proprio che il “nostro fatto” non è così grave da essere noi. Ma con l’orgoglio “IO SONO LE MARCHE”
Essendo un romano che vive a Macerata mi fa male vedete come ci sia ancora nel 2016 una chiusura mentale e ottusità da parte di alcuni marchigiani mi fa male per quei marchigiani che conosco e che sono miei amici … ricordatevi che prima di tutto siete italiani e che da si non andate da nessuna parte quindi ringraziate tutti gli italiani per quello che stanno facendo e i prodotti si stanno pubblicizzando anche quelli di visso … È triste in queste circostanze vedere queste scissioni..
Bellissime considerazioni!
Cambi è passata una settimana, e come per tutti i terremoti che hanno preceduto quest’ultimo, sui giornali se ne parlerà sempre meno e molti di quelli che vivono lontano dalle zone terremotate non si fermeranno neanche più a leggere sul terremoto e che cosa si sta facendo per esso. Come tutte le volte i rappresentanti di miracoli e belle intenzioni hanno fatto la loro capatina, stavolta pure il Papa. Hanno stretto mani, asciugato qualche lacrima, rassicurato tutti e tornati a casa. Ma non è questo che deve preoccupare, un terremoto non è un attacco terroristico in grande stile a cui faranno seguito anni di cronache di guerra e sangue. Il terremoto oggi c’è, domani pure, dopodomani comincia ad annoiare chi non si è svegliato con il cuore in gola, panico completo, paura di essere arrivato al traguardo. Fin qui di questo sono super convinto ma non perché l’ho deciso io, ma è il frutto dell’esperienza di cui a volte bisogna tenerne conto almeno che non si voglia essere degli scellerati cha amano esserlo e buon per loro. Nell’articolo si parla ed è più che normale di come viene affrontato il dopo terremoto ( speriamo) e la mancata ed immediata risposta da parte del governo in piena campagna elettorale per cercare una soddisfazione personale che nulla ha a che fare con una miglioria della Costituzione ancora vergine nei suoi punti più importanti, quelli che riguardano l’uomo e la sua dignità e che vogliono far diventare nevrotica quella parte che dicono che… ecc. ecc. Ritorniamo al terremoto e prendiamo come già vissuto quello del Friuli, gente altrettanto dura come quella dell’alto maceratese. Lei Cambi parla del maceratese come un unico calderone ma non è così. Ci serviamo di Wikipedia per capire come sono andate le cose. Partirei da questa frase :
« Prima le fabbriche, poi le case e poi le chiese. »
(mons. Alfredo Battisti, arcivescovo di Udine Friuli-Venezia Giulia, 12 maggio 1976)
Diciamo che come incipit non è niente male. Andiamo avanti.
L’8 maggio, a due giorni dal sisma, il Consiglio regionale del Friuli-Venezia Giulia stanziò con effetto immediato 10 miliardi di lire (6 milioni di euro del 2012)[9]
Il Governo Andreotti III nominò il 15 settembre Giuseppe Zamberletti Commissario straordinario del Governo incaricato del coordinamento dei soccorsi. Gli fu concessa carta bianca, salvo approvazione a consuntivo, che regolarmente il Parlamento approvò. In collaborazione con le amministrazioni locali, i fondi statali destinati alla ricostruzione furono gestiti direttamente da Zamberletti assieme al governo regionale del Friuli Venezia Giulia. Circa 40.000 sfollati passarono l’inverno sulla costa adriatica, per rientrare tutti entro il 31 marzo 1980 in villaggi prefabbricati costruiti nei rispettivi paesi[9]. La ricostruzione totale durò 10 anni.
Potrei finire di scrivere qui, senza tirare fuori se Errani sia capace come Zamberletti, NON MI SEMBRA PROPRIO. Che i soldi siano arrivati subito, Sì, quelli delle collette, quelli dello stato stanno arrivando con un po’ di ritardo e con il contagocce per pagare alberghi od altro che sarebbero i primi a lamentare e giustamente un mancato ristoro al credito dal momento che credo che difficilmente tutti gli alberghi o camping ecc. potrebbero aspettare più di tanto per essere messi in condizione di continuare l’opera di ospitalità.
Torniamo al nostro terremoto dove vigili, forze dell’ordine, volontari, paramedici ecc. si sono dati un gran da fare, loro, senza avere un straccio di programma da seguire, ma solo grazie alla loro esperienza ed umanità che qualche volta viene fuori e che preferisco alla parola solidarietà che non mi dice un tubo. Dallo stato, questo stato, così corrotto, cosi appaltante, così falso, così qualunquista, così privo di uomini non dico con gli attributi ma con le idee, con le capacità di saper fare, di saper dirigere, organizzare… dove vogliamo illuderci di arrivare. Errani è un allenatore che avrei estromesso dopo il primo tempo della prima partita, l’altro che non ricordo come si chiama non so se è una riserva, un raccattapalle, un arbitro guardalinee insomma lo vedo come un altro Bertolaso che costruisce case antisismiche che però’ cadono a pezzi anche senza terremoto. Cambi, puoi organizzare la giornata dell’orgoglio maceratese, ma qui senza e non con i primi miliarducci della prima scossa, ma con venti trenta quaranta cinquanta alla ennesima, costi che le scosse successive porteranno e che non significa arriveranno, non si fa niente. Sto perdendo il filo, mi sono stancato, faccio il libero pensatore ed ho i miei tempi per recuperare. Caffè, sigaro e stamattina un bel trio di Schubert per pianoforte che mi da la calma necessaria ad affrontare questa giornata e a farmi vedere tutto più roseo, pure Renzi il Leopoldo che mi costringe a votare No senza aver capito i motivi del Sì perché ha detto che si leva ..dalle spalle della poltrona governativa cosicché uno ogni tanto può’ anche tornare a vedere il telegiornale senza irritarsi.
Esiste solo Norcia…mi sorge un dubbio i politici umbri hanno un peso diverso???
le marche essendo la regione dove si vive meglio e più longevi siamo invidiati e per questo che non se ne parla mai ….anche i telegiornali sul clima o nella cronaca rosa non se ne parla basta un piccolissimo fatto di cronaca nera siamo in 1 pagina e sappiamo tutti che nelle Marche abbiamo meno criminalità dell italia….basta è ora di incazzarsi
Bellissimo articolo Sig. Carlo Cambi concordo con le sue considerazioni e con il commento del Sig. Sauro Micucci in tutto e per tutto . Bravissimi!!!!!!!!
Bravo Micucci!
quante parole….ci rendiamo conto dell’ entità dei danni oltre strutturali principalmente fisici morali che ti logorano dentro perché hanno sconvolto l’esistenza dell’essere umano?non tutti avranno la forza e la capacità di ricominciare! compresa io e non dobbiamo mai dimenticare perché questo momento, fa parte della nostra esistenza anche se doloroso
Forza ragazzi….un saluto da Pesaro…i love Marche. . BY Ci..
Forza Marche, vi siamo vicini !!!
siamo vicini e voi. Non basta certo…ma l’affetto degli altri aiuta tutti. Forza!
Forza forza ancora forza
STUPENDO,vorrei che le coscenze di tutti siano toccate da queste parole
Sono nata a Roma ma mii padre era marchigiano e così nonni..bisnonni e antenati..sono arrivata la prima volta sotto le bombe a 12 giorni…la casa di Belforte è gravemente lesionata ma la rimetteremo in piedi..coraggio 🙂
Coraggio!!!!!!!
#forzamaceratesi <3
Piano piano ce la si può fare. .forza e coraggio. ..☺
Vi siamo vicini siate forti e pieni di speranza
Create un gruppo, una pagina o se gia c è aggiornatemi. Sono un panettiere /pasticcere pugliese che ha l’attività a montecosaro e in qualche modo voglio aiutare a ricostruire, anche nel mio unico giorno libero, la domenica, sono pronto a dare una mano. Aggiornatemi grazie.
Forza le stiamo vicino.
Lasciarsi trascinare ad inneggiare stolidamente all’autarchia fa perfettamente il gioco di chi ti vuole lasciare solo.
Forza e coraggio
Forza Ragazzi non arrendiamoci.
Questa chiamata “all’orgoglio maceratese” e perfettamente inutile se non deleterio. E’ evidente che un evento di queste dimensioni non può essere affrontato se non con l’aiuto di tutta la nazione e delle sue varie istituzioni politiche ed amministrative. Riconoscere questa esigenza non significa poi certo mettersi in posizione di attesa passiva ma fare del nostro meglio per rivendicare il meglio da parte di tutti. Non serve a nulla continuare ad alimentare la sfiducia nelle istituzioni (che non devo certo difendere io). La collaborazione è indispensabile e la fiducia è un prerequisito. Poi ognuno deve fare la sua parte ed essere chiamato alle sue responsabilità
Concordo pienamente con Cambi e il suo articolo. Sembriamo destinati all’ oblio. La sfiducia nelle istituzioni l’hanno manifestata, per esempio, alcuni sindaci(come quello di San Severino) che hanno dichiarato che per giorni dalle loro parti non si fosse visto nessuno. Inoltre mi pare assordante il silenzio dei deputati eletti nel territorio, in genere molto loquaci quando si tratta di parlare d’ altro, e sulenziosissimi in questa emergenza. Se è vero come è vero che non sono stati nemmeno ancora individuati i comuni da inserire nel “cratere” voglio sperare che i sullodati onorevoli e senatori stiano in queste ore alacremente lavorando per riallacciare il contatto con Roma, che attualmente pare non esserci.