Case della salute,
a Tolentino meno 400mila euro
Punti nascita, canto del cigno per San Severino

SANITA' - Il governatore Ceriscioli ha reso noti alcuni dei finanziamenti per gli ospedali riconvertiti, ma i dati sono ambigui. Ultime settimane per nascere nell'ospedale settempedano. La deputata Ricciatti si scaglia contro la mancata presa di posizione della ministra Lorenzin sulla questione: "Si è nascosta dietro a tecnicismi, ignorando in maniera sprezzante professionalità dei medici e richieste della comunità"

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Luca Ceriscioli

di Monia Orazi e Federica Nardi

I numeri delle case della salute e la disparità tra Aree vaste.  Un dato ambiguo quello che emerge da una tabella diffusa a mezzo Facebook dal governatore Luca Ceriscioli, in risposta a chi lo accusa di tagliare fondi alla sanità. Perché, se è vero che l’investimento complessivo, come già annunciato nei giorni scorsi dal governatore, risulta aumentare da 63 milioni a 68 milioni, l’aumento non riguarderà tutte le strutture in modo omogeneo. Dalla tabella, che riassume in modo parziale i “Costi di riconversione in case della salute” delle Aree vaste (esclusa la quinta, non pervenuta nell’immagine diffusa sul social network), risulta chiaro che a fronte di investimenti ingenti, come i 2 milioni e 700mila euro destinati alle due future case della salute dell’Area vasta 4 (1milione e 200 mila euro per la struttura di Sant’Elpidio e 1milione e 500mila euro per quella di Montegiorgio), all’Area vasta 3 saranno destinati meno della metà dei fondi (circa 500mila euro, considerando che l’investimento previsto per Treia è pari a zero).

Il dato più basso, con l’Area vasta 1 che otterrà 575mila euro e l’Area vasta 2 che toccherà gli 852mila euro (ma nessun investimento per Sassoferrato). Discorso a parte per i costi gestionali “emergenti”, costi per servizi, non meglio specificati nella tabella, da cui risulta che a Tolentino la voce verrà tagliata di circa 400mila euro. Unico segno negativo in elenco, con i costi attesi per altre strutture che a Sant’Elpidio a Mare toccano l’aumento record di 1milione e 450mila euro. Dati che potrebbero creare confusione, se non meglio specificati, nella delicata fase di attuazione della riforma sanitaria. Soprattutto nel Maceratese dove, dopo la chiusura del punto nascita di San Severino e l’avvio della riconversione di cinque piccoli nosocomi in ospedali di comunità, ha preso il via la riorganizzazione di personale e reparti.

maccioni firma san severino

Da sinistra Paolo Francesco Perri e Alessandro Maccioni firmano le nuove direttive per l’ospedale di San Severino

 

IL FUTURO DI SAN SEVERINO – A San Severino «Saranno garantite le emergenze fino a fine febbraio – dice Alessandro Maccioni, direttore dell’Area vasta 3 – Stesso discorso nella prima settimana di marzo, che ci servirà per contattare tutte le mamme e aiutarle a indirizzarle verso altri punti nascita. Finito questo periodo a San Severino resterà solo l’attività ginecologica di week surgery (chirurgia che richiede un ricovero di massimo cinque giorni, ndr), l’attività ambulatoriale di Ostetricia (come i corsi preparto) e l’attività ambulatoriale pediatrica. Le urgenze ginecologiche e ostetriche dovranno andare a Macerata». I due punti nascita del Maceratese si confermano quello del capoluogo e quello di Civitanova, entrambi «reparti di eccellenza – spiega Paolo Francesco Perri, direttore del dipartimento Materno-infantile dell’Area vasta 3 – A Macerata, dove c’è il numero di parti maggiore in regione e un dato ottimo sui cesarei (circa il 16percento), è stata attivata la terza sala operatoria e ci sono otto posti letto in più per accogliere i parti delle mamme di San Severino in arrivo». Un miglioramento del reparto Maceratese, che entro aprile 2017 troverà nuovi spazi al secondo piano del vecchio ospedale del capoluogo (l’investimento complessivo per l’adeguamento dei reparti, compreso Chirurgia, sarà di circa 1milione di euro). Anche se, rivela Maccioni «l’obiettivo è potenziare il punto nascita di Civitanova».

L'onorevole Lara Ricciatti

L’onorevole Lara Ricciatti

IL CASO PUNTI NASCITA ALLA CAMERA DEI DEPUTATI – Per il ministro Lorenzin sono le Regioni a decidere in materia di sanità.  È questa la risposta data all’onorevole Lara Ricciatti sull’interpellanza relativa alla chiusura dei punti nascita di Osimo, San Severino e Fabriano. «Una risposta più e più volte sollecitata che lascia l’amaro in bocca per l’assenza di una reale presa di posizione politica – ha affermato la deputata – la risposta del ministero è deludente sotto molti aspetti innanzitutto perché si limita a ribadire quello che prevede l’Accordo Governo-Regioni in riferimento alla “Linee di indirizzo sul percorso nascita e riduzione del taglio cesareo”, riepilogando quanto ha deciso la Regione Marche sulla riorganizzazione dei punti nascita». Continua Ricciatti: «Nascondendosi dietro qualche tecnicismo la ministra ha volutamente evitato qualsiasi presa di posizione che ritengo doverosa in un caso come questo, dove si incide in modo diretto sulla qualità dei servizi primari offerti ai cittadini. Una risposta inaccettabile perché riduce ad un mero dato contabile (le soglie di 500 e 1000 parti annui) il riconoscimento della qualità di un punto nascita. Quel parametro è solo un riferimento, usarlo come elemento determinante della qualità di un reparto equivale a umiliare la professionalità e la passione dei medici e del personale sanitario che ogni giorno opera con dedizione». Lara Ricciatti conclude ricordando la sua visita ai tre punti nascita in chiusura: «Ho avuto modo di visitare i punti nascita di Fabriano, Osimo e francamente mi risulta difficile credere che valgano più quelle soglie numeriche fissate per legge, rispetto alla storia di reparti che dispongono di due sale all’avanguardia per il parto dolce (come a Fabriano), di un percorso nascita riconosciuto dall’Unicef (ad Osimo), o un reparto punto di riferimento per tutta la regione per l’indiscussa professionalità dei medici e di tutto lo staff (è il caso di San Severino). La verità è che Governo e Regioni hanno fissato un parametro che non tiene assolutamente conto delle necessità delle comunità, e a quello chiedono di uniformarsi senza possibilità di mediazione. Le possibilità di deroga c’erano e ci sono». La deputata non crede alle rassicurazioni di Ceriscioli: «Fa ancora più rabbia constatare come quegli stessi esponenti politici che nelle recenti campagne elettorali in questo territorio hanno rassicurato i cittadini sulla sanità, come la ministra Lorenzin e il presidente Ceriscioli, oggi mettano la firma su delle chiusure che non vanno tanto per il sottile, ignorando in modo, anche sprezzante, sia la professionalità degli operatori che le comunità interessate, che a gran voce continuano a chiedere il mantenimento di quei presidi territoriali».

sanità tagliGLI OSPEDALI DI COMUNITÀ – Fissate con la delibera regionale 139 dello scorso 22 febbraio, le caratteristiche definitive degli ospedali di comunità,  ex case della salute di tipo 13, con la trasformazione di 13 strutture in posti dove si prestanomcure non intensive. In provincia la rivoluzione riguarda Cingoli, Matelica, Tolentino, Treia, Recanati. In tutti i cinque ospedali sarà garantita la presenza del medico ospedaliero anche di notte insieme al medico di continuità assistenziale (ex guardia medica), l’attivazione dei posti letto di cure intermedie sarà graduale. In particolare per Matelica sono previsti 20 posti letto di riabilitazione (10 intensiva extra ospedaliera e 10 estensiva), gestiti dal privato accreditato con il servizio sanitario nazionale,  12 posti letto di residenza sanitaria assistenziale, 8 di cure intermedie, presenza del mezzo di soccorso avanzato con medico notte e giorno, oltre ad una serie di ambulatori, ma nella delibera si specifica che sull’ambulanza h24 c’è “la possibilità di rivedere questa, come le altre collocazioni dei mezzi di soccorso, in relazione al loro effettivomed efficace utilizzo”. A Tolentino saranno attivati 50 posti letto di cure intermedie, una serie di ambulatori,  servizio dialisi,  msa h24, percorso di cura territoriale per il centro di cura dei disturbi alimentari. A Treia previsti 24 posti do cure intermedie, 16 di riabilitazione intensiva extra ospedaliera, oltre 20 di riabilitazione estensiva gestiti dall’Inrca di Appignano, oltre al mezzo di soccorso base h24, ci sarà un medico internista durante le 12 ore notturne poiché manca il mezzo di soccorso avanzato. L’Ospedale di Cingoli avrà 30 posti di lungodegenza riabilitativa,  in continuità con Jesi, 10 posti di cure intermedie, l’msa h24, oltre a diversi ambulatori. I posti di cure intermedie saranno 40 a Recanati, oltre a 40 di rsa internistica, prevista la  chirurgia ambulatoriale per diverse specialità, la dialisi,  il percorso Alzheimer e diversi ambulatori. San Severino avrà un punto di primo intervento,  con il medico durante le 12 ore notturne. Nella delibera si specifica che è stata adottata d’urgenza per rispondere ai criteri standard previsti dal decreto ministeriale 70 del 2015, per ridurre la frammentazione ospedaliera, inoltre sono state accole le varie proposte formulate dalla commissione sanità. Nel testo la giunta ricorda che la riforma non comporta nuovi oneri, la trasformazione dei posti letto da lungodegenza (  costo 154 euro) e riabilitazione (da 202 a 312 euro), a cure intermedie (145 euro), comporta una riduzione dei costi.

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