di Federica Nardi
Le liste d’attesa negli ospedali, per chi deve prenotare una visita, assomigliano sempre più spesso a un’odissea tra incertezza e burocrazia. Ma presto, nell’Area vasta 3, una nuova agenda ridefinirà le prenotazioni, rendendo le liste meno ingolfate, soprattutto per i pazienti cronici. A dirlo è Giovanna Faccenda, che gestisce le liste d’attesa dell’Area vasta 3 e quindi in quasi tutto il Maceratese: «Esiste un piano assunzioni dedicato al problema delle liste d’attesa negli ospedali che abbiamo presentato in Regione – spiega Faccenda – I medici di base della nostra Area vasta hanno tutti seguito un corso per gestire al meglio le prenotazioni delle visite all’ospedale. Inoltre stiamo modificando le agende: per i pazienti cronici di Cardiologia, Oncologia, Diabetologia e Nefrologia, che costituiscono il grosso delle visite e dei controlli, saranno gli stessi medici dei reparti a prenotare tutte le visite necessarie». Si tratta della cosiddetta “presa in carico”, o “follow up”, per cui il medico potrà prenotare direttamente le visite per il paziente che segue, senza farlo passare dal Cup. E sui casi segnalati a Cronache Maceratesi: «Se la visita viene spostata perché si rompe un macchinario o per altre emergenze, viene subito riprogrammata. In alcuni casi invece è possibile che l’operatore si sia sbagliato».
A livello regionale il problema delle liste d’attesa prende forma grazie al report annuale di Cittadinanzattiva sul federalismo sanitario: nelle Marche il 43 percento dei problemi segnalati al Tribunale del malato nel 2014 è legato alla difficoltà di accesso alle cure e in Italia una persona su dieci rinuncia in partenza per vari motivi, dai problemi economici alle lunghe liste d’attesa. Nella nostra regione, in particolare, si rileva una situazione paradossale: «le Marche, che hanno un buon punteggio Lea (livelli essenziali di assistenza, ndr) e sono tra la rosa di regioni benchmark, hanno al tempo stesso anche un alto tasso di rinuncia alle cure – dice Tonino Aceti, coordinatore nazionale del Tribunale per i diritti del malato di Cittadinanzattiva. Questo perché «nel sistema nazionale di monitoraggio Lea – prosegue Aceti – mancano, ad esempio, il tasso di rinuncia alle cure, l’accesso alle terapie innovative, i tempi effettivi di attesa».
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