di Maurizio Verdenelli
Ha resistito, per dirla al modo di Gabriel Garcia Marquez (‘L’amore ai tempi del colera’) ventisette anni, due mesi, dodici giorni ed una notte. L’ultima, ieri è stata fatale per il graffito più visto e commentato a Macerata dal dopoguerra a ieri (occorre a questo punto, dire). Quello che annunciava in vicolo Costa la visita dell’allora leader di Democrazia Proletaria (Dp), il popolarissimo Mario Capanna. Che nel pomeriggio, al cine-teatro Excelsior, aveva presentato il proprio libro cult ‘Formidabili quegli anni’ (sul ’68) per poi intervenire a cena al circolo del Giardinetto. Che dopo lo ‘sdoganamento’ operato dal sindaco Carlo Cingolani, pronubi l’architetto Gabor Bonifazi, che ne era socio, e il sottoscritto si apriva ad ospiti di un certo nome. Dopo Capanna, ricordo, fu la volta di Bobo Craxi, figlio di Bettino, capo del governo in quegli anni. Il giovanotto avrebbe infatti svolto il servizio militare alla Saram ‘accompagnato’ ogni giorno amorevolmente dai compagni di partito: i coetanei Bruno Mandrelli, Ivo Costamagna ed Enrico Brizioli senza contare Pietro ‘Briscoletta’ Baldoni che era andato a ricevere il ‘delfino’ del Gran Capo socialista (fu pure l’occasione per raccontargli alcune storielle sul padre) alla stazione ferroviario su incarico dell’amico comune Brizioli.
Il graffito-news sulla presenza di Capanna, da questa mattina non c’è più: nessuna recriminazione, per carità, perché in fondo aveva ragione quel lettore (leggi l’articolo) che il 20 novembre 2013 si chiedeva, ‘celebrando’ il venticinquennale del murale, perché il Comune avesse perso così tanto tempo senza ripulire i muri del centro storico! A ‘ripulirlo’, spendendoci per lo più molte, ‘inutili’ ore, alcuni dubbi artisti di murales che la notte scorsa hanno voluto storicizzare il frutto del loro ingegno (da destinare ad altri settori, più proficuamente) con firma e data. Un lavoro che probabilmente è durato, senza risparmio, fino alle prime luci di questa mattina perché l’invasione barbarica dei colori ha tracimato anche nell’attiguo vicolo Monachesi.
Nihil novi sub sole, anzi sub nocte anche se Macerata è stata finora toccata in misura minore rispetto a Roma, ad esempio, dove la confusa tavolozza dei murales ha invaso anche i monumenti come Carlo Verdone denunciò in un’intervista rilasciata a Cm (leggi l’articolo).
Tuttavia i brutti murales di vicolo Costa e vicolo Monachesi rappresentano un altro passo in più nel percorso della vandalizzazione del centro storico ‘di notte’, soprattutto nel quartiere confinante dell’ex ghetto ebraico dove in via Crescimbeni pare d’essere a Chinatown. E le stelle stanno a… guardare. “Corso Matteotti e via Lauri, da quando sono stati chiusi al traffico rappresentano di sera una terra di nessuno…” dice Giancarlo Travaglini, uno dei commercianti più noti del centro, titolare della storica cappelleria. In effetti i ‘pittori della notte’, ieri, hanno potuto colpire -pardon, dipingere- nonostante che a due passi ci sia il comando provinciale dei carabinieri senza citare il corpo dei vigili urbani per i quali l’ex questore Leucio Porto aveva chiesto la presenza attiva anche ‘nocturne die’. Ma c’è qualcosa di più ed inquietante in questo caso: l’assenza di segnalazioni, l’abulia dei residenti. I quali pure dovrebbero collaborare con le forze dell’ordine che da parte loro hanno problemi ad essere presenti dappertutto, a cominciare dagli organici risicati e dai problemi di bilancio degli enti locali. La città ha paura? Perché?
Ed allora si può cominciare a riflettere su questo, abbandonando purtroppo, le belle argomentazioni politico-storico-filosofiche (destra, sinistra, centro? Quali ideali giovanili oggi, dopo il ’68?) che appena due anni fa, proprie su Cm, avevano infiammato i commenti in calce a quel venticinquennale che il lettore Stefano Spalletti aveva voluto ricordare scattando la foto ala scritta con vernice nera, che annunciava Mario Capanna per un giorno a Macerata. Una foto che adesso entra trionfalmente nell’archivio dei ricordi di un tempo, che forse aveva in sé migliori aspettative rispetto al futuro.
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Noooooo!! 🙁
Bellissimo articolo, grazie.
Quegli artisti incompresi che hanno coperto la scritta su Capanna meriterebbero la cittadinanza onoraria di Eutopia.
@ Gianni Menghi
Probabilmente è sbagliata la traduzione.
Eutopia dovrebbe probabilmente essere tradotto in Neurotopia
Sai che perdita…metteteci un mazzo di fiori
Mi spiace moltissimo perché hanno cancellato, con gusto discutibile, un giorno della ‘mia’ storia. Grazie Maurì per il bell’articolo!
l’ho notato anch’io la settimana scorsa, e devo dire che – sebbene Mario Capanna non mi fosse assolutamente simpatico – un po’ mi è mai dispiaciuto..
è meglio…..
Forse in quel tempo le scritte erano considerate atti vandalici…..chissà se da qui a 25 anni ci affezioneremo a queste opere dove adesso non capiamo il messaggio artistico ?
Chi si riconosce genio, e faro alle genti, non sospetta d’essere moccolo male moribondo, o quadrupede ciuco.
Mario Capanna non è per caso quel caro compagno favorevole alle “Pensioni d’oro”(che guardacaso toccano anche a lui)?Forse è meglio stenderci sopra un bel murales.
Per Poloni. Si è accorto di essersi sbagliato quando lottava contro il sistema e ora ha rimediato all’errore con una compensazione perfetta.
Ma Capanna non è l’autore di quel famoso libro: “Formidabili quei nonni!” 🙂
Forse quella scritta, vergata da anonima mano, racchiudeva i ricordi e la speranze di un epoca storica europea (complessa e probabilmente mai compiuta) in cui il Mondo avrebbe (forse) potuto girare in modo diverso….
Consiglierei un approfondimento: “E quel Maggio fu Rivoluzione”
http://www.ecn.org/nautilus/quattra.html
Se gli ideali si fermano davanti a quaranta danari forse è meglio trovare qualche altro Rivoluzionario.Da Markxiista, convinto che ancora sia la strada giusta da perseguire,una revisione storica su qualche leader va fatta vista la fine toccata all’unico partito di sinistra che mai sia esistito in Italia,ilPCI.