Da Teresa Lambertucci segretaria provinciale (dimissionaria) del Pd Macerata riceviamo:
«Apprendo con stupore quanto sta accadendo nel Pd Provinciale di Macerata. Il segretario regionale Francesco Comi ha di fatto “commissariato” il partito provinciale senza che ce ne fossero i presupposti e senza il rispetto delle forme previste dallo statuto regionale in caso di dimissioni del segretario provinciale. La sottoscritta, in data 2 aprile 2015 ha trasmesso le proprie dimissioni, dietro richiesta esplicita del segretario regionale ad affrettare questo percorso nonostante le liste non fossero state ancora approvate dall’assemblea regionale. Queste dimissioni non sono mai state accettate in via formale dal segretario regionale né è mai stato dato avvio al percorso statutario che prevede la convocazione dell’assemblea provinciale per la verifica della possibilità di eleggere un segretario in sostituzione di quello dimissionario. Comprensibile la scelta del presidente dell’assemblea di non procedere a questo adempimento nei 15 giorni successivi, visto che si era nel pieno della campagna elettorale regionale, meno comprensibile la scelta di nominare un comitato di reggenza e il commissario straordinario Paola Castricini, come ha fatto il segretario Comi, peraltro annunciandolo a mezzo stampa senza mai scrivere o notificare a nessuno tale decisione».
«Più grave ancora è che il commissario – continua la nota – abbia partecipato a riunioni regionali convocate per discutere degli indirizzi per la formazione della giunta regionale, all’oscuro degli altri reggenti e senza nessun mandato politico espresso dalla direzione o dall’assemblea. La discussione politica di questi giorni, che il partito provinciale (e quello regionale) non dovrebbe cloroformizzare, riguarda l’analisi del voto regionale nei territori, gli indirizzi programmatici territoriali da fornire al nuovo governatore e i criteri nell’individuazione degli assetti di governo della regione e degli enti collegati. Ma tale opera di indirizzo deve essere lasciata agli organi statutari, legittimamente eletti e democraticamente formati. Il Pd provinciale di Macerata non registra episodi di malgoverno, di malagestione o di infiltrazioni criminali perché attentissima, anche sotto il profilo finanziario, è stata la gestione degli ultimi due anni di governo. Pertanto ritengo che il commissariamento sia un atto inopportuno e grave, soprattutto se fatto al di fuori delle più elementari regole di convivenza stabilite dallo statuto regionale. Aderisco, seppur idealmente (in quanto non eletta direttamente in assemblea o in direzione provinciale), alla richiesta di convocazione della direzione e dell’assemblea provinciale rappresentandone l’urgenza, per ristabilire democrazia e regolarità ad una fase delicata ed evitare che in questa fase il Pd provinciale sia rappresentato da chi ha titolo e mandato collettivo e non sia asservito a concezioni padronali».
Il consigliere regionale dell’Udc Luca Marconi interviene sulla composizione della giunta regionale già al vaglio del presidente Luca Ceriscioli. Tra le proposte quella di inserire due donne del Pd e una degli alleati (leggi l’articolo):
«Solo per un ordine di chiarezza e contro alcune interpretazioni fatte con un pizzico di malizia. L’Udc ha una posizione chiara per quanto riguarda il futuro assetto dell’esecutivo: nel rispetto delle indicazioni date dal presidente Ceriscioli, riguardo alla necessaria presenza di maschi e femmine all’interno della Giunta, come anche alla necessità, da noi sollecitata, di una scelta di assessori esterni, riteniamo che il dato della competenza e della qualifica sia da tenere in considerazione in un esecutivo che sarà nuovo e giovane. Abbiamo massima fiducia nella attività di mediazione del presidente Ceriscioli che vogliamo favorire e non ostacolare. Per quello che mi riguarda ho già detto al Presidente che l’Udc cercherà una soluzione che offra maggiore rappresentativà ad un partito che su base regionale ha mancato solo per pochi voti il secondo consigliere. Vogliamo assicurare la più ampia rappresentanza territoriale possibile anche per dividere il lavoro politico e legislativo da quello amministrativo e di governo».
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Scusi Comi ma un partito deve rappresentare delle persone. Lei chi rappresenta? deve solo dare una risposta a questo e regolarsi di conseguenza.
Chi lascia la via vecchia per la nuova, sa quel che perde e mesà che alla fine checcosa rtroa. Neanche la peggiore Dc o il peggiore Psi come il Pd.
Francesco Comi nominato a suo tempo segretario regionale del PD, ovvero la dimostrazione concreta che quando un partito vuole farsi del male da solo, ci riesce, eccome!
Comi, allorché fu nominato segretario regionale, era reduce da una sonora sconfitta nelle elezioni comunali della sua città (Tolentino) e da un’esperienza da consigliere regionale caratterizzata da un opportunismo esasperato, da qualche figuraccia colossale (sul biogas, dopo essersi impegnato a sostenere una mozione accettata dai Comitati, fece una clamorosa marcia indietro, sostenendo senza sprezzo del ridicolo di essere stato sequestrato da Spacca), nonché da totale disinteresse verso il problema della sempre maggiore diffusione della droga nelle Marche (impegnato, quale Presidente della Comm.ne Sanità, a discutere di iniziative di prevenzione, nemmeno si degnò di rispondere).
Eppure, in esito a quel misterioso processo che ha visto i renziani opportunisti della seconda ora scalzare tutti i renziani dei primi momenti (quelli che affrontarono la battaglia nel partito essendo una minoranza bersagliata ed osteggiata), per di più con l’appoggio entusiastico di questi ultimi, venne infine nominato segretario regionale del PD.
In questa veste ha brigato e manovrato per mesi al fine di dividere il partito e di rinviare ogni decisione sulla scelta del candidato Presidente, nella neanche troppo velata speranza di essere indicato da tutte le anime del partito quale soluzione di emergenza per tale ruolo. Pur di giungere a tale risultato ha tenuto il PD regionale sulla graticola per mesi, accentuandone i contrasti e ridicolizzandolo a livello mediatico.
Fallita infine tale strategia, dapprima ha cercato di punire il partito provinciale di Macerata, reo di non averlo appoggiato nella sua personale scalata al potere, ed ora, impegnato com’è nello sforzo di raccattare per sé un posto in giunta, lo ha commissariato senza motivo alcuno per non avere ostacoli da chi, in seno al partito, ormai conosce sin troppo bene tutti i suoi giochetti e le sue manovre.
A Teresa Lambertucci vorrei dire che io, proprio su questo giornale, nei mesi caldi della nomina del segretario regionale (che infine vide Comi prevalere, con l’appoggio determinante di Morgoni e della stessa Lambertucci), scrissi più volte che quella nomina sarebbe stata dannosa per il partito proprio per le caratteristiche già allora evidenti del personaggio in questione. Ma la mia amica Teresa disse che mi sbagliavo.
Al Presidente Ceriscioli suggerisco di valutare bene la questione della composizione della sua Giunta e di non partire con il piede sbagliato, inserendovi Comi e la mai rassegnata Giannini, personaggi che già, politicamente parlando, hanno espresso le peggiori qualità e sono l’esatto contrario di ogni proposito di rinnovamento.
Ci starebbe anche uno sciopero della fame.
Solo in Italia chi perde le elezioni, invece di tornarsene a vita privata in quanto non ha ricevuto la fiducia dell’elettorato, fa carriera…
Oggi le COMI ..che!!!!