Banca Marche cede obbligazioni e parte dei crediti ipotecari residenziali e quelli nei confronti delle piccole e medie imprese, con l’intenzione di incamerare più di 2 miliardi di euro, andando così ad azzerare i finanziamenti accessi in passato con il sistema bancario, a partire da quello che restava dei 4 miliardi di euro concessi in passato dalla Bce. Gli asset, per un ammontare nominale di 2.3 miliardi di euro, erano stati posti a garanzia di un rimanente finanziamento da 2.7 miliardi erogato dal Credito Fondiario ad agosto 2014 per coprire la restituzione di quanto dovuto alla Bce. Il nuovo prestito era stato coperto da Banca Marche con 300 milioni di euro di obbligazioni senior garantite dallo Stato – scadenza 2017 e cedola del 5.5% – e da titoli di cartolarizzazione dei crediti emessi dalla stessa banca ma non posti in precedenza sul mercato. Ad aprile, scaduto il finanziamento che nel frattempo si era ridotto a 1.8 miliardi, Banca Marche avrebbe avuto davanti a sé due opzioni. Da una parte quella di richiedere un’altra linea di credito, dall’altra di estinguere la propria esposizione facendo ricorso alla cessione delle garanzie sottostanti il prestito. In un momento di mercato ritenuto favorevole e in accordo con il Credito Fondiario, Banca Marche ha scelto di estinguere il proprio indebitamento, andando inoltre ad accrescere la propria liquidità. La mossa non sarebbe dunque dovuta a particolari criticità ma frutto di una scelta precisa, con le eccedenze nei proventi della collocazione che potrebbero portare a Banca Marche un surplus di liquidità pari a circa 500 milioni di euro. Sarà il Credito Fondiario a curare la collocazione sul mercato degli asset che, ad oggi, hanno un valore nominale superiore al finanziamento ricevuto.
Oltre alle obbligazioni, come detto, saranno ceduti i titoli provenienti dalla cartolarizzazione di due miliardi di euro di crediti in bonis, tra mutui ipotecari e finanziamenti alle piccole e medie imprese. I titoli hanno rating che vanno dall’Aa2 di Moody’s, ad AA+ di Fitch e ad AAA di Dbrs, il che fa presupporre che non dovrebbero esserci particolari difficoltà nella loro collocazione. Se dunque la banca andrà ad estinguere la linea di finanziamento concessa da Fonspa e ad accrescere il proprio buffer di liquidità, a tutt’oggi già definito elevato, dall’altra parte l’istituto cederà una parte dei suoi migliori attivi. Questo è forse il rovescio della medaglia di un’operazione che potrebbe incidere sul lungo periodo sulla redditività dell’istituto. “Essendo commissariati – ha spiegato alla Reuters Maurizio Bocchini, direttore finanziario di Banca Marche, parlando di quanto comunicato oggi dalla banca – non possiamo operare sul mercato e abbiamo concordato l’operazione con Fonspa in modo che siano loro a cedere. Mi aspetto che la vendita delle securities avvenga alla pari e quindi una maggiore liquidità di circa 500 milioni di euro”.
LE DICHIARAZIONI DEL DG GOFFI – Nel tardo pomeriggio, tramite una dichiarazione rilasciata ad Ansa Marche – è intervenuto anche il direttore generale di Banca Marche, Luciano Goffi, al termine di una giornata che ha visto le obbligazioni subordinate dell’istituto di credito prima perdere quasi il 50% del loro valore per poi recuperarlo nel corso delle ore. Erronee interpretazioni dei primi lanci di agenzia avevano infatti indotto alcuni investitori a pensare ad un default dell’istituto, circostanza ovviamente priva di qualsiasi fondamento. «Un’operazione strettamente concertata con il Credito Fondiario, da cui ci aspettiamo di incamerare un margine di liquidità positiva che mette ulteriormente in sicurezza la banca» ha detto Goffi parlando di un qualcosa da leggere in positivo e che permette all’istituto di ridurre il founding gap e chiudere la partita dei finanziamenti della Bce. «Con la Bce – spiega Goffi – avevamo un’esposizione superiore ai 4 miliardi; in passato Banca Marche erogava molti più impieghi di quanto fosse la raccolta, e la differenza era garantita dalla Bce. In questi anni abbiamo lavorato per riequilibrare la differenza e ridurre il debito, fino ad arrivare a 1,8 miliardi; per coprire il residuo abbiamo acceso la linea di finanziamento con Credito Fondiario ponendo in garanzia quegli stessi titoli che in passato erano stati immessi nel mercato a garanzia dei fondi Bce. Passato l’anno di durata del prestito ci siamo trovati di fronte a una scelta: o rinnovarlo per una durata temporale non compatibile con la durata del commissariamento (che scade il prossimo ottobre), oppure vendere gli asset in garanzia. Abbiamo scelto la seconda opzione».
La cessione dei crediti cartolarizzati annunciata oggi, va ricordato, non ha nulla a che fare con il previsto intervento del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi nell’operazione di salvataggio di Banca Marche. Il Fitd ha infatti deliberato di porre fino a un massimo di 800 milioni di euro come garanzia per gli oltre 3 miliardi di euro di crediti deteriorati che la banca dovrebbe cedere, impegno che rimane ancora sul tavolo e che andrebbe ad agevolare la soluzione della crisi. Nonostante i tempi lunghi rispetto al previsto e ai tanti mutamenti a contorno dell’operazione che sono intervenuti in questi mesi, fonti molto autorevoli vicine al dossier confermano infatti l’intenzione della Vigilanza di traghettare l’istituto marchigiano fino al necessario aumento di capitale.
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Nel tardo pomeriggio è intervenuto anche il direttore generale di Banca Marche, Luciano Goffi, al termine di una giornata che ha visto le obbligazioni subordinate dell’istituto di credito prima perdere quasi il 50% del loro valore per poi recuperarlo nel corso delle ore. Erronee interpretazioni dei primi lanci di agenzia avevano infatti indotto alcuni investitori a pensare ad un default dell’istituto, circostanza ovviamente priva di qualsiasi fondamento. «Un’operazione strettamente concertata con il Credito Fondiario, da cui ci aspettiamo di incamerare un margine di liquidità positiva che mette ulteriormente in sicurezza la banca» ha detto Goffi parlando di un qualcosa da leggere in positivo e che permette all’istituto di ridurre il founding gap e chiudere la partita dei finanziamenti della Bce. «Con la Bce – spiega Goffi – avevamo un’esposizione superiore ai 4 miliardi; in passato Banca Marche erogava molti più impieghi di quanto fosse la raccolta, e la differenza era garantita dalla Bce. In questi anni abbiamo lavorato per riequilibrare la differenza e ridurre il debito, fino ad arrivare a 1,8 miliardi; per coprire il residuo abbiamo acceso la linea di finanziamento con Credito Fondiario ponendo in garanzia quegli stessi titoli che in passato erano stati immessi nel mercato a garanzia dei fondi Bce. Passato l’anno di durata del prestito ci siamo trovati di fronte a una scelta: o rinnovarlo per una durata temporale non compatibile con la durata del commissariamento (che scade il prossimo ottobre), oppure vendere gli asset in garanzia. Abbiamo scelto la seconda opzione»
Ricordo sommessamente al dott.Goffi che la banca era gia’ stata messa in sicurezza in concomitanza con le dimissioni ‘spintanee da presidente del noto agricoltore/banchiere( quello che guardava estasiato e con gli occhi sognanti Bianconi)