Il sindaco Romano Carancini, il vescovo Claudio Giuliodori, il governatore delle Marche Gian Mario Spacca, il presidente della Provincia Antonio Pettinari
(Foto di Lucrezia Benfatto)
“…ma se l’abbiamo pagata tutta noi!” esclama laicamente l’ex vice sindaco di fede socialista quando il drappo ‘giallo vaticano’ lascia scoprire per intera la poderosa lapide sul frontale della restaurata chiesa di San Filippo riaperta questa mattina, passato mezzogiorno (20 minuti di ritardo sull’orario annunciato) con grande concorso di maceratesi intorno al tempio più amato. Una professione di …finanza laica che pochi minuti prima, a San Paolo, aveva fatto più volte propria il governatore Spacca: “La riapertura di San Filippo è un dono dei cittadini delle Marche a Macerata, essendo di provenienza pubblica il 95% delle risorse impegnate per il restauro (1.639.474,90 euro per l’esattezza, ndr)”.
Cosa dice, dunque, la lapide infissa nella chiesa, alta 41 metri? La traduzione (a cura di mons. Egidio Pietrella) dei caratteri in latino, scolpiti in modo da poter essere letti a distanza, afferma: “A Dio ottimo massimo/tempio dedicato per primo nel mondo/a San Filippo Neri/danneggiato dal terremoto/con intervento pubblicà restaurò/Claudio Giuliodori vescovo di Macerata/sotto il pontificato di Benedetto XVI papa/Anno del Signore 2012”.
Ma non c’è tempo per rivendicazioni sui meriti ‘confessionali’ del ritorno di Pippo Buono a Macerata (prima pietra il 17 dicembre 1697) perché la folla freme in quanto dopo che il drappo giallo, di sghimbescio e a fatica ha toccato finalmente terra, c’è ancora da attendere per sciogliere un coriaceo nodo intrecciatosi tra i legacci e corde che lo tenevano sospeso. Poi via di corsa dentro la bellezza di San Filippo, sotto la pala capolavoro di Francesco Mancini e le altre tele dipinte, gli angeli di stucco tornati a ‘volare’, l’oro dell’altare maggiore e i decori floreali ‘giallo vaticano’ (rose ed anturium gialli). Un oohhh corale di meraviglia mentre le note dell’organo (bravissimo il maestro Marco Mencoboni, cui si deve con Ricardo Simian, il ‘ritorno’ di Giuseppe Peranda, celebre musicista del ‘600) restaurato con colori che non si vedevano più da oltre 112 anni, irrompono nell’ovale dove tutti i maceratesi hanno un ricordo personale. E si dimenticano all’improvviso, sotto la regia del rettore della chiesa don Gianluca Merlini (incline a ‘stringere’, giustamente, sulle autorità…un pò meno su se stesso) attribuzioni, invasioni di campo a vario titolo, microfoni che non funzionano e soprattutto l’assenza in extremis dell’ospite più atteso, il ministro Lorenzo Ornaghi dato per certo fino all’immediata vigilia. I …Maya hanno in effetti fatto un po’ il capolino in questa attesa riapertura. Ornaghi, dopo la caduta del governo ieri, se l’è cavata con una telefonata alle ore 10 nell’auditorium San Paolo in apertura del convegno su “I beni culturali come risorsa educativa”. “Credo sia comprensibile – ha detto Ornaghi- la concitazione di queste giornate. L’educazione ai beni culturali è una delle strade maestre da percorrere. Spero che fra i giovani sia crescente l’attenzione verso i Beni culturali come prodotto della nostra storia. I beni culturali come bene comune per un progetto condiviso di convivenza”. Poi una promessa ed un auspicio: “Verrò a Macerata appena possibile. Che questa giornata felice sia un eccellente anticipo per un Santo Natale”. Successivamente il ministro ha fatto avere la relazione di 6 pagine preparata per l’occasione, in cui tra l’altro si afferma che ‘Nella Regione Marche risulta che i rapporti tra autorità civili e religiose siano fruttuose” e nella quale c’è l’auspicio che queste relazioni “vengano per il futuro implementate”.
Un po’ di delusione dunque per l’assenza del capo dei Beni culturali (bocciato ieri dalla stampa in sede di bilancio dcel governo) ed anche la critica del professor Massimo Montella. Che, rammaricandosi per quel forfait (‘pur comprensibile’) ha detto, tra un microfono e l’altro in avaria prontamente sostituiti da don Merlini, che il rinnovamento del settore che si attendeva da un ministro manager, proveniente dall’industria, non c’è stato. “La cura per biglietterie, bookshop, locali, toilette etc., che pure c’è stata, non può dirsi risolutiva naturalmente per i problemi gravi dei Beni culturali in Italia” ha affermato il professore perugino.
Al convegno, aperto dal vescovo Giuliodori hanno inoltre partecipato il rettore dell’Università, Lacchè; il direttore generale della Soprintendenza delle Marche, prof. Lorenza Mochi Onori; mons. Stefano Russo, direttore dell’ufficio Beni culturali della Cei (“Nel 2011, 469 sono state le richieste di contributo da 219 diocesi italiane per restauri: ma i soldi ce ne sono solo per il 50% delle necessità”, ha detto).
Ha chiuso il governatore Gian Mario Spacca che non solo ha rivendicato per i cittadini delle Marche il ‘regalo di Natale’, costituito dal restauro della chiesa maceratese di San Filippo Neri, ma più complessivamente ha rivendicato alla sua amministrazione un recupero ancora più importante: “Il sentimento di se stessi, impoverito per troppo tempo”. Insomma la storia, fatta di uomini (ricordato padre Matteo Ricci), talenti, opere, storia, genio, intelligenza, cultura, beni culturali (pure teatri) di questa regione ‘al plurale’ che qualche tempo fa era ‘marginalizzata’. Insomma una botta di ‘grandeur’ o meglio di Orgoglio marchigiano, come una manifestazione itinerante, a cura della stessa Regione, ci ricorda annualmente ogni 10 dicembre tanto da correre il rischio della ripetitività e da suggerire anche una biennalizzazione della manifestazione (risparmiando pure). “La riapertura della chiesa è un passo importante -ha detto Spacca- di quel lungo percorso del recupero del sentimento marchigiano”.
Più breve il sequel degli interventi all’interno di San Filippo Neri, di cui sono stati restaurati anche gli annessi dove vivranno –ha detto mons. Giuliodori- anche ‘sei donne consacrate dell’associazione mariana Regina dell’Amore’ che contribuiranno alla cura del tempio.
Sotto la grande pala della ‘visione’ di Pippo Buono, l’assessore regionale Pietro Marcolini ha rinverdito i suoi anni di ‘ragazzo del quartiere’, nato all’ombra della chiesa. “Era una tradizione ascoltare la predica delle ‘Tre Ore’ da parte dei Passionisti di Recanati, come mi ha ricordato poco prima Adolfo Guzzini”. Il direttore dei lavori, arch. Massimo Fiori ha ripercorso con rapide slides il lunghissimo e davvero efficiente restauro. Il direttore dei lavori, insieme con il soprintendente di Urbino, prof. Gabriele Barucca (e don Merlini, poi) ha ricordato le notti e notti di lavoro, il vescovo quasi muratore in cantiere a tutte le ore, la ditta Polisini, e poi chi ha contribuito a recuperare le decorazioni, i marmi, la preziosa scagliola (Corrado Anelli) e i grandi altari (Mariani). Citati doverosamente chi ha contribuito professionalmente alla ‘gran fabrica’: gli architetti Stefano Pasquali e Giacomo Alimenti, il supervisore della diocesi, ing. Gianfranco Ruffini.
Poi, sotto la pala di Pippo Buono, spazio alle interviste. “Oggi è più Natale” ha dichiarato il presidente della Provincia, Antonio Pettinari che ha ricordato il servizio dei Passionisti svolto nella chiesa per 45 anni, i propri ‘batticuori’ da studente universitario che veniva a pregare San Filippo per il buon esito degli esami (andavano tutti bene…in extremis). Il sindaco di Macerata, Romano Carancini, ha affermato: “Uno scrigno di fede, d’arte e cultura che ha saputo vincere la difficile sfida (il restauro era fuori da i 1.100 previsti dal post sisma e si rischiava la chiusura della chiesa ndr) per tornare ad essere un punto di riferimento per la collettività maceratese”. Non solo spiritualità, ma arte, cultura e pure turismo: tutto questo rappresenta Pippo Buono per il capoluogo.
Poi un breve briefing per tutte le autorità maceratesi, al completo, nell’annessa sacrestia.
Alle ore 17, solenne concelebrazione eucaristica presieduta dal vescovo e alle 21 (domani si replica alle ore 17) concerto di Natale “Da Peranda a Bach, da Macerata a Dresda” con il maestro Mencoboni e “Cantar Lontano & Canalgrande adriatic baroque orchestra”.
Pensate, il grandissimo Johann Sebastian, che è pure ‘copiato’ dagli attuali compositori di musica leggera si ispirava al maceratese, ‘famoso mobilitatoren degli affetti Gioseffo Peranda” tanto da ‘copiargli’ 40 anni dopo la morte del compositore/cantante (castrato) anche una “messa”. Solita storia: i talenti maceratesi si scoprono in città soltanto dopo molti secoli d’oblio.
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Mi fa piacere poter vedere la chiesa di San Filippo, che a 54 anni non ho ancora mai visto.
Però mi chiedo perche con i soldi (tanti) dell’IMU dei maceratesi, è stato restaurato un immobile di proprietà di uno stato estero che l’ IMU neanche la paga?
è una bellissima struttura e dalle immagini da l’impressione di un buon restauro.
speriamo di innagurare anche San Filippo di Treia altrettanto restaurata e bellissima ma sempre chiusa,
non sono credente,ne tantomeno un filoclericale, ma trovo che i soldi pubblici spesi per recuperare uno spazio bello e affascinante (anche se una chiesa) sia sempre opera intelligente e ben fatta!
in questo caso poi , questo spazio , oltre che essere amato almeno dall’altra metà dei cittadini maceratesi credenti , puo’ essere considerato come il salotto buono della città visto che di spazi pubblici e laici altrettanto belli non mi pare che ce ne siano molti!!!
Che scandalo questo vescovo!!!!
Come come come??? Il vescovo Giuliodori si è messo sulla facciata??? Questo vuol dire che pure senza statua di Matteo ricci ha trovato il modo per rimanere nella storia di questa città facendo il figo coi soldi degli altri (per non essere volgare). Mi piace…. Quelli che hanno delle lapidi in questa città se le sono meritate, mi viene in mente Giuseppe Tucci, a beniamino gigli e al conte conti allo sferisterio, o lo stemma dei compagnoni marefoschi nella chiesa della madonna della Misericordia…. e poi di solito uno la lapide aspetta che gliela mettano gli altri….. ma che si fa così?? Sono allibita
E basta a parlare male del vescovo…..
Basta a fargli le pulci per tutto quello che fa….
Basta stare li a cercare la trave nell’occhio vescovile e non vedere la pagliuzza nel proprio….
Il vescovo maceratese ha un enorme, grandissimo, insuperabile merito e dovrebbero (esp)portarlo ad esempio in tutto il Mondo.
Oggi ha dato chiaramente l’esempio a tutti di cosa sia la superbia, uno dei tanti peccati capitali che lui regolarmente commette
Quindi i cattolici apostolici romani dovrebbero portarlo in palmo di mano, dovrebbero ringraziarlo ogni volta che passa e prenderlo come esempio altissimo e religioso…..
Che cosa fa Giuliodori? Fai esattamente l’opposto e sarai un bravo cristiano!!
Spacca, Pettinari, Carancini tutti i cittadini vi pregano di tirar fuori i soldi per i veri valori della chiesa… Fate subito una statua che raffiguri il vescovo e mettetela al centro di piazza della libertà!!!
Certo che Giuliodori non sarà ricordato dai maceratesi per le sue omelie e catechesi o per come ha retto questa Diocesi ( il confronto è duro:Tonini,Carboni…). Sicuramente le le sue partite di calcetto non lasceranno traccia… Almeno il suo passaggio terreno (maceratese) lascerà traccia ai posteri con questa lapide.
bellissimi reastauro….a prescindere . Un plauso ai tecnici e agli operatori . Il resto è Macerata…..
era anche ora, in vent’anni non l’ho mai vista aperta!
Più che la riapertura di una chiesa (era ora direi), sembra il “salotto buono” delle solite facce. Come quasi sempre, la Curia non tira fuori un soldo e chi paga? I cittadini! E chi citano sulla lapide? Il Vescovo! Ma annate a…………………
Fintanto che Voi lettori continuate a fare commenti, più o meno dolci o salati, io, dopo tanti anni, torno a pregare davanti alla Madonna del riposo nella Chiesa di San Filippo, alla quale devo “qualcosa di meraviglioso” che ha condizionato tutta la mia vita!
Liana Paciaroni
@gentile Lilly , non c’è contraddizione tra la preghiera che torna ad esprimersi nel luogo cui si è più devoti e l’esercizio critico della mente. Tanto più essendo credente lei sarà consapevole che ci sono stati donati diversi talenti….
No, non posso credere alla traduzione della lapide…
Ma, per chi volava farci pagare 650.000,00// euro per una statua di padre Matteo Ricci che costava, sì e no, 120.000,00// euro di spese vive, una lapide simili è il minimo che ci si potesse aspettare.
Comunque, non vedo l’ora di poter rivedere la chiesa di San Filippo, con padri officianti, e naturalmente leggermi la lapide, commentandola con un “urka!“, lì, seduta stante.
Ah, quindi se ho bisogno di lavori di muratura in casa chiamo il monsignore….. Se ha saputo restaurare una chiesa figurati una casa.
stai fresco……
Dopo il terremoto, che rese la bellissima chiesa di San Filippo inagibile e chiusa al culto, insieme con l’ex Sindaco Giorgio Meschini e con il Presidente della quarta commissione cultura Vittorio Zazzaretta, ci attivammo per riordinare la pratica necessaria al progetto di restauro, consolidamento statico e miglioramento sismico della chiesa di San Filippo di Macerata.
Con il possibile impiego di eventuali economie relative alla L.R. 43/98, quindi anche la Regione Marche fu coinvolta nell’intervento stralcio prioritario ai sensi dell’articolo 32, comma 3 della Legge Regionale 30/2000.
Dopo la determinante azione del nuovo Vescovo Mons.Cluadio Giuliodori, i maceratesi potranno con viva soddisfazione riprendere la loro tradizione di non lasciare il centro storico senza fare visita alla chiesa dei Passionisti.
A volte anche la determinazione di un consiglio comunale unito, può risolvere problemi che sembrano impossibili.
Ivano Tacconi Capo Gruppo UDC Comune Macerata
Una grande cerimonia, giusta cornice della restituzione alla città di Macerata e alla Chiesa di un monumento di eccezionale valore, restaurato quasi interamente con soldi pubblici (perchè è giusto così, a mio avviso, trattandosi di un bene culturalmente prezioso per l’intera collettività).
Però mi faccio qualche domanda, anche dopo aver ascoltato gli interventi delle varie autorità istituzionali presenti. Per quale motivo la Regione Marche, che ha contribuito economicamente alla restaurazione di innumerevoli beni ecclesiastici, tra cui appunto la chiesa di San Filippo, non fa pressioni sulla Conferenza Episcopale Marchigiana affinchè la Chiesa, in una giusta logica di reciproche concessioni, restituisca alla città di Loro Piceno il castello di Brunforte, donato alla Chiesa un secolo fa e oggetto di manutenzioni e ristrutturazioini negli ultimi decenni per diversi milioni di euro, impedendo che finisca in mani private e facendo invece in modo che torni alla collettività di Loro Piceno? Perchè la Provincia di Macerata, in persona del Presidente Pettinari e dell’Assessore Bianchini, nonostante le ripetute promesse, non rivede il vergognoso parere favorevole alla vendita a privati emesso diversi mesi fa?
Sarebbe bello ottenere una risposta scritta dali interessati (oltre a Pettinari e Bianchini, anche Spacca e Marcolini), ma, come ha sostenuto l’ottimo Giancarlo Liuti nell’articolo ieri pubblicato, questa è e resterà una vana speranza.
Carancini, Pettinari ubbidite!!! La dc vi ha messo lì per questo! Tra l’altro il nostro presidente della nostra provincia non ci ha pensato due volte a dare i soldi pubblici per la scuola privata dei Salesiani!!!
Hai pienamente ragione uahahahahah
….a parte tutte le polemiche, concordo pienamente con @Castellani, era la chiesa più bella di Macerata in cui negli anni 1970 vi passavo ogni mattina prima di andare a scuola e alla domenica qualche volta ci andavo a messa perchè era la più riscadata e accogliente di tutte ed ora a vederla riaperta è qualcosa di meraviglioso che mi rende felice.
Una lapide commemorativa non basta. Se fare un ritratto del Presule a tutto tondo non si sapesse dove collocarlo, magari basterebbe un bassorilievo di profilo o a tre quarti.
Il nostro scultore Sandro Piermarini, che fa sculture di fantasia, ma è pure capace di scolpire un volto, come quello di Mazzini, o di fare statue da due metri a tutto tondo di padre Matteo Ricci con il primo coavertito e la di lui nipote, scolpite a Taiwan e benedette dal S.E., potrebbe scolpirne le sembianze in un bassorilievo, da collocare all’interno della Chiesa di San Filippo.
il vescovo lo vedrei bene piu’ SULLA FASCIA di un campetto di calcio piu’ che di FIANCO LA FASCIA del sindaco….
Se la spesa pubblica sostenuta era dovuta in quanto la chiesa di interesse culturale collettivo, mi domando allora che senso abbia la voce “Edilizia di culto”, presente nel rendiconto 2012 dell’8 x mille, pubblicato dalla stessa CEI, nel quale risulta che la Chiesa Cattolica abbia assegnato 190 milioni di euro alla suddetta funzione.
http://www.8xmille.it/rendiconti/ripartizione2012.pdf
Sarebbe interessante sapere qual’è stato l’esborso personale del vescovo da consentire l’autocelebrazione sulla lapide
Gott ist ein lautes Nichts, ihn rührt kein Nun noch Hier
(Angelo Silesio)