E' fin troppo facile quasi scontato giudicare la leggerezza di questa mamma. Ricorda un verso di Fabrizio De Andrè - Amico fragile - : "Signora lei è una donna piuttosto distratta.". Meno scontato e forse più costruttivo è gioire per la prontezza dei passanti , per una presenza di spirito nel dare aiuto efficace che è sempre più rara anche nella nostra città. Vediamo questa triste storia, finita bene, non solo ma anche da questa prospettiva
Sono d'accordo con questa riflessione di Giancarlo Liuti. Intanto perché, en passant ma incisivamente, mette in luce un principio sacrosanto, in via di estinzione, della relazione educativa, che riguarda i ruoli tra chi guida e chi si lascia guidare, spesso sostituito dal leggiadro e rassicurante: "siamo amici!" - non sempre la pari opportunità crea biuone pratiche! - . Sono d'accordo, inoltre, sullo svuotamento di significato sociale, culturale, politico (un tempo andavano insieme....) dei modi di acconciarsi, che oggi sembrano obbedire all'in-put pubblicitario: "perché io valgo!", con risultati esteticamente disastrosi, piuttosto che essere protesi (protesta) ad un benché minimo messaggio progettuale. Quanto alla sforbiciata (e alla sforbiciatrice), si può capire la reazione istintiva ma da quanto leggo mi pare sia stata una sforbiciata annunciata e, soprattutto, un gesto "simbolico". Mi veniva in mente, leggendo, un passaggio di Habermas quando scrive che niente è più pericoloso per il futuro della società che l'uso ingenuo, tipo slogan di massa o ricetta culinaria, dell'espressione: "essere se stessi". E' un obiettivo faticoso e a lungo termine, un percorso e non uno stato di fatto, che anche una "sforbiciata" al momento giusto e con il sorriso in volto, può favorire.
Bellissime le poesie di Giordano de Angelis. Grazie.
Quanto alla spettacolarizzazione-profanazione, penso che la nascita e la morte, dati sensibili dell'umano non pianificabili - fortunatamente - in certezze scientifiche, siano accompagnati da sentimenti ed emozioni molto forti spesso incontenibili, perciò immediate e istintive , che li prestano ad un trattamento, da parte di chi li vive, altrettanto non codificabile in costrutti rigidi. In altre parole, credo che ogni tempo , e i viventi che lo abitano, abbiano il proprio modo di vivere questi momenti, di esorcizzare la paura della morte - gli antichi avevano il coro della tragedia - così come di accogliere la vita nuova e gioirne ogni volta con rinnovato stupore. E' indubbio che la spettacolarizzazione degli stili di vita costituisca la storicità del nostro presente, che ci piaccia o meno; perciò se si prova a puntare lo sguardo sulla storicità degli eventi piuttosto che a cercare di moralizzarli senza entrare in sintonia, non è profanazione ciò che si vede , piuttosto l'ostinato abito mentale che "giudica" il presente a partire da un passato glorioso (??); ma è proprio qui il rischio: perdere di vista la realtà, liquidata dentro un rifiuto non meno "spettacolare", senza possibilità se non teoriche di agire con efficacia sugli eccessi, compresa la spettacolarizzazione dei costumi, del tempo presente . Proprio ieri ho partecipato ad un funerale con discorso e applauso finale. Se mi fossi concentrata sull'applauso seguito alla rivelazione di sentimenti intimi, se avessi giudicato l'uno e l'altra, se non avessi preferito ascoltare, io non avrei sentito arrivare il flusso di tanto amore che per qualche attimo ha tenuto insieme i presenti (ecco il "noi"), in un'unica identica percezione della fragilità umana; la risposta alla quale, che i modi siano spettacolari o silenziosi, sempre rientra nella medesima fragilità.
Secondo me è giusto si e no portare il discorso sulla questione del rapporto tra democrazia, libera comunicazione e social network , quasi si intendesse addossare la responsabilità di quanto accaduto - mica solo alla Sglavro, penso ad alcune recenti scivolate della Boldrini, ben più esposta...- alle ambivalenze della tecnologia; forse sarebbe il caso di far ri- sorgere un'altra questione, specie dopo un ventennio ispirato al tracollo della dialettica tra pubblico e privato, tra vizi privati e pubbliche virtù : e cioè la questione del limite che s'impone alla espressività spontanea e istintiva della persona laddove ricopra cariche istituzionali. Una volta si diceva "oneri e onori" a proposito di chi faceva parte di un sistema di potere e non era certo pour parler : saper misurare e riconoscere il punto in cui il ruolo pubblico o il dovere di rappresentanza viene oscurato da esternazioni del tutto personali non è diplomazia, tanto meno ipocrisia, credo sia una forma di saggezza, che la politica da tempo ha smesso di praticare.
paura! ogni volta che non decidono luoghi e ambienti (stavolta le tre carte mi pare siano statua patriottica, locali Tribunale, locali Accademia), danno il via libera a un altro Supermercato! ...
Gesto di coraggio, ammissione della propria fragilità, atto di libertà, invito a compiere un salto di spiritualità, tutto questo mi pare sia palpabile e non solo agli occhi dei cattolici ma di tutti i credenti e non. Quanto alle interpretazioni dei motivi e ancor più alla pretesa di indicare le possibili conseguenze del gesto, è presto; connettersi alle profezie, immaginare complotti beh, non è il caso. Mi piace molto perciò che l'autore dell'articolo si sia espresso nella forma interrogativa, la più onesta intellettualmente, quella che sa tenere in positiva tensione, proprio nel senso indicato da Ratzinger, ragione e fede.
Con un saluto che affettuoso è dire poco, al caro Pierino, mi permetto un piccolo suggerimento: forse sarebbe il caso, come per le questioni non solo cittadine che stanno distruggendo il Paese, di riflettere, qualche volta, oltre che sulle cause "esterne", per capirci quelle che ci fanno sentire vittime deprivate del loro amato centro storico, anche sulle cause "interne", quelle che ci riguardano come cittadini attivi e che incidono concretamente tanto quanto, benché non sembri; ad esempio, sulla facilità con cui le nostre forme di vita si adattano fulmineamente ad innovazioni poco credibili sul piano del mantenimento degli equilibri territorio-città, lasciandosi distrarre dagli stessi criteri ai quali, come leggo, ci si appella a cose fatte o, per meglio dire, a cose distrutte...i supermercati non nascono per natura..... Sono anni che le note "vasche" del Corso della Repubblica si svolgono lungo i corridoi al neon, aria condizionata a palla, del cityper, dove le signore maceratesi si acconciano la chioma, dove si portano i bambini a giocare - qualcuno ricorda i bimbi tutti insieme nella piazzetta Cesare Battisti? ...guarda caso a due passi da Pierino.
Molto interessante, puntuale e si, anche dotta - il che non guasta di questi tempi... - la tua riflessione, con la quale concordo, specie nel passaggio conclusivo: è davvero illuminante , sempre che si voglia finalmente puntare lo sguardo sulle nefandezze di un economicismo senza argini etici e politici. Così, mi sono permessa di riportare le tue ultime osservazioni nella mia pagina di facebook , spero non ti dispiaccia.
Che le omelie di Giuliodori - ne ricordo in particolare una nel giorno di San Giuliano di qualche anno fa, che aprì ufficialmente la campagna elettorale delle amministrative maceratesi, scavalcando l'iniziativa politica - siano il prodotto di un lavoro "ben fatto" di politica ecclesiastica, che ci piaccia o meno, è un fatto. Del resto, sempre nella prospettiva dell'incremento di potere, quale fine apertamente perseguito dalla Chiesa, specie negli ultimi tempi, si può ben dire che Benedetto lavori alla grande, a tutto discapito del senso cristiano del servizio sociale.
Ma...c'è un ma e cioè: lo stile asso piglia tutto, per non definirlo totalitario, alla fine non paga, anzi, scopre il paradosso che mina l'incremento dell'anagrafe cattolica in funzione antipolitica e antiecumentica: se infatti, come qualcuno qui ha giustamente rilevato, ci vogliono i numeri per restare la religione superiore, la Chiesa non dovrebbe mostrarsi così "choosy" rispetto alle unioni di fatto o alle famiglie dei divorziati o ancora all'annoso problema del celibato si/celibato no dei preti, irrigidendo inoltre , come sta facendo talora vergognosamente, un'idea di famiglia "naturale" che non sta in piedi neanche teologicamente, visto che è dimentica, quando non sprezzante, della natività di Gesù e delle forme di vita sociali e comunicative delle comunità cristiane.
No comment, perché è palese, sull'incuria e il disascolto della povertà del paese, in particolare dei problemi concreti dei giovani - e dire che il lavoro è stato sempre un tema forte dei cattolici; è sconvolgente con quale pervicace cecità etica si evita di valorizzare il senso di responsabilità dei nostri giovani, agli occhi dei quali appare chiaro che l'atto egoistico, nelle attuali condizioni di disagio, sarebbe piuttosto il contrario, cioè mettere al mondo un figlio che non si possa dignitosamente far crescere libero e indipendente (ma non sarà questo che li spaventa?..) ; è sconvolgente che non vedano e raccolgano i sentimenti di rinuncia, frustrazione e impotenza che si portano dentro come una sconfitta, come fosse colpa loro se la culla comune, quella del futuro, è vuota .
Innanzi tutto complimenti all'autore di questo articolo, che spazia coraggiosamente tra le pieghe non di Macerata ma della sua cosiddetta "stranezza"; perché proprio tra le pieghe della città, che non starei ad esaltare come fossero drappi e broccati di pregio, si annidano le piaghe: gli accordi estemporanei, i rapidi cambi di guardia e di giacca, l'altalena dell'arbitrario "oggi ti includo e domani ti escludo", l'arroganza del "chi giudica chi", le facili conversioni, le verginità di ritorno e molto altro
Non ultima stranezza il fatto che non il signor vescovo Giuliodori ha fatto dono alla città dell'ottimo restauro, casomai è la città che, a sua insaputa, ha consegnato nelle di lui mani la possibilità di eternarsi.
E pensare che il nome Narciso apparteneva al buon Carboni!
@gentile Lilly , non c'è contraddizione tra la preghiera che torna ad esprimersi nel luogo cui si è più devoti e l'esercizio critico della mente. Tanto più essendo credente lei sarà consapevole che ci sono stati donati diversi talenti....
Letizia Perri
Utente dal
17/5/2012
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