Giorgio Ballesi analizza il ‘caso Apm’:
Non ci sono responsabilità giuridiche
ma politicamente Carancini ha sbagliato

L'INTERVISTA - Il consigliere comunale di opposizione esamina la questione degli incarichi ("La mozione del Pdl andrebbe rivista perché adombra sospetti di comportamenti non legalmente leciti") e la collega alla verifica in corso ("Sono solo due le strade da seguire: le dimissioni del sindaco o la sfiducia da parte della maggioranza")
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L'avvocato Giorgio Ballesi in Consiglio comunale

di Matteo Zallocco

Il consigliere comunale di opposizione Giorgio Ballesi, sceso in politica come candidato sindaco nelle elezioni del 2010, ha esaminato il caso Apm nei dettagli ed oggi, in visita alla redazione di Cronache Maceratesi, ha voluto approfondire la questione. «Per comprendere meglio i fatti mi sembra necessario entrare nel profilo tecnico-giuridico, questa situazione finora è rimasta troppo sul vago».

Avvocato, il Pdl le aveva sottoposto questa mozione?
«Me ne ha parlato il consigliere Pantana, ne abbiamo discusso con molta serenità e io ho subito fatto presente che nel contenuto della mozione si adombrava il sospetto di un comportamento non legalmente lecito da parte del primo cittadino quando invece l’aspetto principale era di natura politica non ravvissando aspetti di rilievo dal punto di vista della responsabilità penale.  Il mio non è un giudizio ex-post, dato in seguito all’esplodere della notizia, ma conforme ad un principio etico che io reputo proprio della politica e che consiste nell’evitare da parte di chi amministra la cosa pubblica qualsiasi comportamento che anche in minima parte possa ingenerare dubbi sul corretto operare, perchè ritengo che chi vuole fare politica debba non solo essere ma anche apparire non compromesso in affari che siano men che leciti».

Cosa pensa dunque del caso Apm?
«Distinguo due livelli, uno di natura tecnico-giuridca e l’altro più propriamente politico. Per quanto riguarda quest’ultimo dico subito che Carancini avrebbe fatto bene a mio avviso a non accettare nessun mandato professionale coinvolgente direttamente o indirettamente un’azienda come l’Apm soggetta al controllo o alla vigilanza del Comune di Macerata.  Dal punto di vista squisitamente giuridico mi pare necessario fare riferimento alle norme che hanno richiamato nella mozione e cioè gli articoli 63 e 78 del testo unico sugli Enti locali e l’articolo 21 dello Statuto comunale. L’art. 78 al comma 5 dice chiaramente “Al sindaco, agli assessori e ai consiglieri comunali è vietato ricoprire incarichi e assumere consulenze presso enti e istituzioni dipendenti o sottoposte al controllo e alla vigilanza del Comune”. Questo articolo ha riprodotto testualmente l’articolo 26 della Legge n.81 del ’93 riguardo al quale si è pronunciata la Corte di Cassazione con sentenza n.5076 del 1994, quindi preciso che trattandosi di testi identici il principio in quell’occasione posto dalla Cassazione è applicabile anche al vigente articolo 78. La Corte di Cassazione ha stabilito che il divieto incide negativamente solo sull’incarico o sulla consulenza ma non sulla titolarità dell’ufficio pubblico, con ciò escludendo qualsiasi ipotesi di incompatibilità. In buona sostanza è la titolarità dell’ufficio che impedisce l’assunzione dell’incarico. Per quanto riguarda Carancini, escluso che lui abbia assunto incarichi all’interno dell’Apm, rimane la questione della consulenza, che ugualmente lui non ha svolto. Le stesse cose valgano per l’art. 21 dello Statuto che riproduce l’art. 78 5° comma e questo dovrebbe esser chiaro a tutti, fermo restando che solo la legge statale può regolare questa materia ai sensi dell’art. 51 della Costituzione. Va poi preso in considerazione l’art. 63 che sotto la rubrica incompatibilità statuisce che non può ricoprire la carica di sindaco e di consigliere comunale il consulente legale che presta opera in modo continuativo in favore di determinate imprese fra cui quelle controllate dal Comune. Trattandosi di testo unico l’art. 63 corrisponde integralmente all’art. 3 della Legge 154 del 1981, rispetto al quale vi è un parere del Ministero dell’Interno del ’88 che dice “La concretizzazione dell’ipotesi ostativa allo svolgimento del mandato è riconducibile alla nozione di continuità che implica esclusività e permanenza pertanto non vi è incompatibilità laddove tale requisito non sia riscontrabile nel concreto».

Per quanto riguarda i pagamenti?
«L’avvocato Carancini ha assunto la difesa in processi penali di dirigenti dell’Apm, la nomina come difensore di fiducia in sede penale può essere rilasciata solo dall’imputato o dall’indagato, si deve considerare quanto stabilito dal contratto collettivo nazionale di lavoro vigente in materia e a tal proposito è fondamentale citare l’art. 26 commi 3 e 4 secondo i quali “Ove si apra procedimento penale nei confronti del dirigente per fatti che siano direttamente connessi all’esercizio delle funzioni attribuitagli, ogni spesa per tutti i gradi di giudizio è a carico dell’azienda. L’azienda, con onere a proprio carico, fa assistere il dirigente da un legale che sia di gradimento del dirigente stesso”. Ciò spiega la necessità sia della delibera del Cda per il conferimento dell’incarico che a monte ha comunque la scelta fatta dall’imputato, sia l’emissione della fattura da parte dell’Apm per il pagamento che direttamente deve eseguire a favore del professionista. Questo vale se i processi si concludono con l’archiviazione o sentenza di assoluzione, come avvenuto nel caso di Carancini, perchè laddove fossero accettati dolo o colpa grave queste garanzie vengono escluse».

Quindi dal punto di vista giuridico… «Non ci sono responsabilità civili, amministrative o penali e per questo la mozione di censura presentata dal Pdl andrebbe completamente rivista affinché assuma un taglio squisitamente politico non condividendo personalmente affermazioni che rischiano di ledere quella che è l’immagine personale e l’onestà».

Mentre dal punto di vista politico?
«La mia resta una posizione fortemente critica perchè Carancini prima come capogruppo e poi come sindaco non avrebbe dovuto accettare incarichi del genere per motivazioni etiche oltre che politiche».

I fatti contestati iniziano nel 2007…
«Da quello che mi dicono erano fatti noti da diverso tempo, le notizie processuali erano uscite sui giornali dell’epoca e quindi erano di dominio pubblico. Evidentemente anche questa vicenda si inserisce in quella situazione ormai incredibile che caratteriza il rapporto sindaco-maggioranza, questione in fondo ancor più seria di quella di cui stiamo parlando perchè quello tra Giunta e maggioranza è un rapporto caratterizzato da totale immobilismo che ha penalizzato e penalizza oltre ogni possibile sopportazione la nostra città. Solo oggi nella cronaca locale si legge l’elenco delle cose fatte dall’Amministrazione, la quale evidentemente si accontenta di molto poco e al tempo stesso si legge di un esponente della maggioranza (Michele Lattanzi, ndr) che invita il sindaco a porgere delle scuse ricordando che Angeletti si è dimesso per molto meno (affermazione che non condivido perchè quella era una vicenda molto più grave). Questi signori della maggioranza debbono avere il coraggio di trarre delle inevitabili conseguenze dai loro comportamenti: se non approvano la condotta politico-amministrativa del sindaco lo dicano chiaramente e lo si sfiduci; se il sindaco non si sente supportato in nulla dalla sua maggioranza che gli impedirebbe di fare qualsiasi cosa, lo dica e si dimetta, sarebbe un minimo sussulto di onestà e dignità politica che da tempo non si vede in questa città».

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La conferenza stampa del Pdl (leggi l’articolo)

La replica del sindaco Carancini (leggi l’articolo)

Gli interventi di Lattanzi, Mandrelli, Tacconi e Pantanetti (leggi l’articolo)



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