Droga e dintorni. Cronache Maceratesi propone un forum sui vari argomenti trattati negli interventi dell’avvocato Giuseppe Bommarito che risponderà alle domande dei lettori entrando nel vivo del dibattito.
Di seguito potete trovare i quindici articoli scritti fino ad oggi e i tanti commenti dei lettori. L’intenzione è quella di raggruppare in un unico forum le varie discussioni nate fino a oggi.
– Piccoli spacciatori crescono
– Morti per droga, rompiamo il muro dell’omertà
– Il degrado di Via Garibaldi, da fiore all’occhiello a Bronx di Macerata
– Tre giovani vite spezzate, una lezione per tutti noi
– L’inquilino più pericoloso dell’hotel house, la camorra
– Ecco perché va affrontato il problema della cannabis
– Le mafie nelle Marche, un fiume di droga destinato ai nostri ragazzi
– Stragi malavati e racket, un denominatore unico la droga
– Droga nelle scuole, un disastro annunciato
– Quando la cocaina diventa consuetudine
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Noto con stupore che non si sia ancora aperto un dibattito su argomenti così attuali e interessanti. Ho seguito con grande attenzione i diversi interventi dell’avvocato Bommarito, tutti caratterizzati da grande intelligenza e cognizione di causa. Solo su una questione non mi trova d’accordo. Infatti, credo che la cannabis non sia assolutamente consequenziale all’utilizzo delle droghe pesanti. Inoltre, essendo quasi quarantenne, ho vissuto da vicino tutta la fase caratterizzata da una profonda informazione sui danni causati dall’utilizzo di stupefacenti. Oggi, chi inizia ad usare droga lo fa scientemente, conoscendo perfettamente a cosa va incontro. Per questo il ruolo della famiglia è, a mio modo di vedere, più distante rispetto a quello delle amicizie e delle frequentazioni. Ma, ripeto, si tratta solo di un mio punto di vista.
Anche io penso che un tema del genere meriti una grande partecipazione. Su Cronache Maceratesi scrivono tante persone, lasciando sui più svariati argomenti commenti interessanti e documentati, nonchè una miriade di pollici rossi e verdi. E, come è stato scritto, i lettori che intervengono in tempo reale sono uno dei motivi del successo di questo giornale on line. Quindi, è giusto che sulle tematiche connesse alle droghe ed al traffico di stupefacenti, sfruttando questo forum, vi siano tanti interventi.
Al sig. Palmieri vorrei dire (se ho ben capito il suo intervento) che nemmeno io penso che l’uso di cannabis porti necessariamente ad altre sostanze, quali l’eroina e la cocaina. Tantissime persone non hanno fatto questo passo ulteriore. Tuttavia, statisticamente parlando, circa il 90% degli eroinomani e dei cocainomani ha cominciato il triste viaggio nella droga partendo dalla cannabis.
Il problema è che, soprattutto quando si parla di adolescenti, e di ragazzi in generale, l’uso della cannabis in ogni caso mette in contatto con persone che spacciano anche altre sostanze e che hanno interesse a proporre l’eroina e la cocaina, che sono più “fidelizzanti”, cioè garantiscono una richiesta che può durare anni. Ed anche la cannabis, se usata in dosi massicce, come spesso fanno i giovani (che, non a caso, parlano spesso di “cannoni”, anzichè di canne), comunque abitua ad una percezione alterata della realtà, che può spingere alcuni a ricercare altre varianti sullo stesso tema.
Aggiungo che oggi i ragazzi, specie i più giovani, si basano quasi del tutto su informazioni raccolte nel gruppo dei pari, il più delle volte clamorosamente errate, se non su informazioni avute dagli stessi spacciatori (i quali hanno tutto l’interesse a diffondere informazioni false e strumentali, quale, ad esempio, quella secondo cui l’eroina fumata non darebbe dipendenza). Ecco perchè le famiglie dovrebbero comunque essere dotate di informazioni corrette e non dovrebbero stancarsi di trasmetterle ai propri figli. A forza di insistere, insistere, e ancora insistere, comunque qualche breccia nella testa dei figli si può sempre aprire.
Concludo dicendo che concordo solo in parte sul fatto che i ragazzi, e in genere i consumatori di sostanze, conoscano perfettamente i rischi a cui vanno incontro. Al contrario, secondo me il ragionamento prevalente è questo: “a me non può succedere nulla, perchè io riuscirò a gestire la droga, a controllare e dosare le dosi”, e così via autoingannandosi.
Proviamo a rendere la discussione più precisa e approfondita e se citiamo dati e percentuali forniamo almeno gli studi su cui si basano, altrimenti si fa solo demagogia che certo non ci aiuta.
Il mito che dalla marijuana si passa all’eroina è stato diffuso negli anni ’60 dal capo del Federal Bureau of Narcotics, Harry J. Anslinger, legato alla destra maccartista, per un motivo preciso: dopo che la Commissione del Sindaco di New York, Fiorello La Guardia, aveva escluso i pericoli comunemente attribuiti alla canapa dalla propaganda del Bureau (criminalità, violenza, psicosi; assuefazioné, ecc.: (cfr. Mayor La Guardia’s Committee” ón màrihuàna, The Marihuana Problem in the City of New York, J. Cattell Press, Lancaster, Pa. 1944) e una serie di studi successivi avevano confermato le tesi della Commissione, il Nàrcotic Bureau non aveva più argomenti per giustificare la repressione anti “erba.” Così Anslinger inventò letteralmente questo nuovo mito in una celebre seduta al Senato, rispondendo al senatore Daniel che gli chiedeva perché, dato che il vero pericolo è l’eroina, conveniva conservare le leggi antimarihuana: “Il nostro grande problema è che la marijuana può portare all’eroina” risponde Anslinger (Illicit Narcotics Traffic: Hearings, U.S. Senate, 1955, part. 9, p. 4193).
Pochi anni prima, il bugiardo Anslinger aveva detto alla Camera, in piena campagna per la proibizione della canapa: “Non ho mai sentito neanche un caso di progressione dalla marijuana all’eroina. Il drogato di cannabis non va mai in quella direzione” (Hearings before the Committee on Ways and Means, U.S. House of Representatives, 75th Congress, lst Session April and May, 1937, p. 24).Negli anni Settanta, i fatti hanno contribuito a stroncare definitivamente la teoria dell’escalation: gli eroinomani in America sono 720.000, un numero piú o meno uguale a quello degli inizi del ‘900, e che si è conservato costante lungo tutto il secolo; e i fumatori di canapa sono passati dalle poche decine di migliaia nelle comunità di colore degli anni ’20, agli attuali 20 milioni.
In Italia, i consumatori abituali di eroina sono stimati in 20.000 alla fine del ’75; un’indagine della sezione sociologica del Comitato Scientifico “Libertà e Droga” ha permesso di valutare in modo inequivoco l’ampiezza del consumo di marijuana.
Il sondaggio dell’Istituto dì Ricerche Demoscopiche “Slamark” di Roma, condotto per “Panorama” nel giugno ’75, ha accertato che almeno 300.000 giovani dai 14 ai 18 anni fumano con una certa frequenza; l’indagine del “Libertà e Droga” è stata condotta su un campione di giovani dai 19 ai 29 anni, all’inizio del ’76: il 3,1 % “fumava” con una certa frequenza: da “raramente” (due volte al mese) a “spesso” (più di una volta la settimana), per un totale di 270.000 consumatori; agli intervistati veniva anche rivolta la domanda “Hai un fratello con più di 28 anni che fuma?”, il 9 % rispondeva affermativamente, individuando in tal modo oltre 24.000 “fratelli maggiori” consumatori.
I 270.000 consumatori fra i 19 e i 29 anni non devono stupire: chi ha oggi 29 anni ne aveva 20 all’inizio del fenomeno hascisc in Italia; la percentuale dei consumatori è comunque meno della metà di quella delle generazioni dai 14 ai 18 anni; í “fratelli maggiori” di 34 anni, infine, avevano 25 anni nel ’67.
Il totale dei due sondaggi comporta una cifra di 594 mila consumatori accertati: a cui vanno ovviamente aggiunti le migliaia di consumatori delle generazioni piú anziane.
600.000 consumatori in Italia: un numero non certo sbalorditivo se si tiene conto che equivale all’1,1 % dell’intera popolazione contro il 10 % degli Stati Uniti (20 milioni di consumatori accertati nel ’75), e l’8,5 % dell’Inghilterra (4 milioni di consumatori accertati nel ’74) stimati dai sondaggi BBC-TV.
600.000 consumatori di marijuana contro 20.000 consumatori di eroina sono anche per l’Italia una secca smentita al mito dell’escalation (il volume degli eroinomani è appena il 3,3 %).
Consapevoli di queste prove schiaccianti contro le loro teorie cercano in qualche modo di esorcizzare il fenomeno marijuana, di definirlo come comunque negativo, al di là dei pericoli intrinseci della sostanza, hanno provato ad autolimitarne la portata: è la tesi del Movimento Lavoratori per il Socialismo e dei suoi comitati antidroga: “Sí, la marijuana non costringe a passare all’eroina, però in certi soggetti, specie se proletari, crea una predisposizione all’uso di droghe pesanti.”
L’unico modo di verificare questa tesi è vedere, nel gruppi di persone che, da un punto di vista cronologico, “passano” all’eroina, se esistono dei fattori presenti in misura notevolmente piú rilevante che nei gruppi che “non passano”: se non c’è nessuna differenza, oltre alla condizione proletaria, possiamo dare ragione al Movimento Lavoratori per il Socialismo.
I ricercatori del Comitato Scientifico “Libertà e Droga” hanno elaborato un questionario che è stato sottoposto a 400 giovani, dai 17 ai 22 anni. Si trattava di due gruppi, campionati con gli stessi criteri: 200 ragazzi che fumavano marijuana da tre anni e non erano passati all’eroina; e 200 ragazzi che “avevano cominciato” dalla marijuana, dopo due anni erano “passati” all’eroina, e consumavano eroina regolarmente da almeno un anno, con un grado elevato e indubbio di dipendenza fisica.
I due gruppi erano il terreno ideale per vedere il peso del fattore marijuana in un’eventuale “escalation” all’ eroina; praticamente due gruppi che per due anni avevano avuto lo stesso comportamento (uso di marijuana) e poi si erano divaricati: uno aveva continuato con la marijuana, l’altro era “passato” all’eroina.
Le domande del questionario comprendevano praticamente tutte le situazioni sociali e psicologiche e le motivazioni che vengono chiamate in causa quando si vuole spiegare l’uso dì eroina. Le domande venivano poste direttamente (“sei mai stato in istituto di rieducazione? per quanto tempo?”) senza metterle in relazione all’uso di eroina (tipo: usi eroina perché sei stato male con l’esperienza del riformatorio?). In questo modo saltavano fuori i fatti, senza l’interpretazione personale del ragazzo, che veniva raccontata invece in un dialogo più personale (intervista). Tutte le risposte venivano raggruppate in una serie di fattori-chiave:
Scheda. – Francesco Nicoli, detto “Giasone” è morto a Roma, nei pressi di Campo de’ Fiori, in una casa abbandonata, per una dose eccessiva di anfetamina (Preludin, un dimagrante), il 20 settembre 1974. Una contro inchiesta fra i suoi amici ha permesso di ricostruire “come” era arrivato all’anfetamina usata in modo massiccio. “Giasone” era un freak come tanti di quelli che vivono sulla strada, che si spostava di città in città, a seconda di dove trovava un ambiente adatto alle sue esigenze. Venezia, 1969: fermato e perquisito dalla Questura. Foglio di via, con diffida a tornare a Venezia, pena l’arresto. Roma, 1972: retata della polizia, interrogatorio, altro foglio di via. Ma Giasone ha trovato un lavoro a Roma e non si può spostare: quindi, due mesi dopo, viene arrestato a Roma per contravvenzione al foglio di via, due mesi a Regina Coeli. Scarcerato, colleziona altri due fogli di via a Milano e a Bologna. Torna a Roma, viene incastrato di nuovo, in carcere un mese e mezzo. Passano sei mesi, torna a Roma, ricercato. La polizia lo trova, in una soffitta, cadavere.
Risultati: nel campione “marijuana,” il 9 % aveva la famiglia “spezzata,” l’8 % problemi sessuali “notevoli,” il 13 % guai con la scuola, il 28% conflitti significativi con la famiglia. Nel campione “eroina,” famiglie “rotte” 11%, problemi sessuali 8 %, scolastici 16 %, conflitti coi genitori 30 %. Per questi fattori, sesso, famiglia, scuola, che vengono elencati comunemente, fra le “cause” delle droghe pesanti, non c’era, nessuna differenza fra marijuana e eroina; e nessuna differenza consistente con un campione di giovani appena limitatamente “non conformisti”: problemi di sesso, scuola e famiglia sono cioè presenti fra i consumatori di droghe (leggere o pesanti) in misura simile, a quella dei coetanei non consumatori.
Le differenze fra marijuana e eroina erano invece clamorose negli altri fattori; “senza casa”: 6 % marijuana, 28 °% eroina; “guai”: 6 % marijuana, 35 % eroina; “dipendenza economica dalla famiglia ipersofferta”: 3 % marijuana, 40 % eroina; “senza soldi”: 5 % marijuana, 36 % eroina; “paranoia”: 4 % marijuana, 42 % eroina; “prigione”: 4 % marijuana, 30 % eroina. Per la marijuana le percentuali sono di poco superiori a quelle che si riscontrano in un campione “normale” di giovani, cioè non consumatori; alla voce “guai,” la percentuale alta è ovviamente determinata dalla situazione legale particolare dei consumatori: 20.000 arresti dal ’67 ad oggi. Le voci “senza casa,” “senza soldi,” sono più cospicue del normale per la notevole incidenza quantitativa del fenomeno “freak” in Italia dopo il ’69: praticamente tutti i “freak” fumano e la maggioranza è senza casa e senza soldi. La voce “paranoia” è simile a quella dei giovani “normali.” Il fattore “dipendenza economica dalla famiglia” è leggermente inferiore a quello dei non consumatori: in numerose interviste, i consumatori attribuiscono questo fatto a certi effetti denevrotizzanti della marijuana. Rispetto ad un campione normale di fumatori di marijuana, va notato che si tratta di ragazzi tutti consumatori regolari abituali, con un’esperienza di tre anni: ecco perché vi sono molti “freak”; se si fosse preso in esame un campione normale, comprendente anche fumatori saltuari, occasionali e giovani che fumano da pochi mesi, sarebbe stato più allargato il numero degli studenti.
Per l’eroina, la maggioranza rispondeva sí a due dei cinque fattori (casa, soldi, dipendenza economìca, guai, paranoia); il 16% rispondeva sí solo a “paranoia” Le percentuali per questi cinque fattori sono enormemente superiori a quelle di un campione normale di giovani; e, come abbiamo visto, enormemente superiori a quelle dei “fumatori.” Nelle interviste personalizzate, i “tossicomani,” raccontando la propria storia, mettevano in evidenza una situazione critica che a un certo punto li aveva indotti a cominciare con l’eroina; come abbiamo accennato, si tratta di ragazzi che hanno cominciato a “bucarsi,” sapendo che l’eroina dà assuefazione. Alla voce “guai,” molti hanno raccontato di aver cominciato con l’eroina dopo essere stati in galera; o addirittura durante il periodo di detenzione; parecchi hanno cominciato perché dei loro amici o la loro ragazza/ragazzo, era in prigione o doveva scontare una pena lunga; frequentissimi i guai con istituti per minori; quasi tutti riferiscono di aver usato l’eroina anche per sfuggire a una situazione di angoscia continua per gli arresti e la repressione. Il modo dì vita “sulla strada” (senza casa e senza soldi) crea, secondo gli intervistati, una situazione psicologica particolare: la mancanza di alternative rende disponibili a esperienze come l’eroina; soffrendo in continuazione la fame e il freddo e la scomodità, l’eroina offre sensazioni anche fisiche meno spiacevoli. I ragazzi della marijuana in condizioni simili raccontano una grossa differenza: cioè la loro scelta non è obbligata, vivono sulla strada per un certo periodo perché hanno deciso di fare questa vita; i ragazzi dell’eroina qualche volta hanno cominciato per una decisione, ma poi, anche quando avevano voglia di smettere cercavano
lavoro e non lo trovavano, cominciavano qualche attività artigianale ed erano costretti a smettere per mancanza di licenza, e cosí via.
Una piccola minoranza (6 %) non ha risposto sí a nessuna domanda sui cinque fattori; e nelle interviste ha dichiarato di aver iniziato e continuato perché trovava l’eroina, nel complesso, una “buona droga” o una sostanza interessante. Il 15 % aveva cominciato per motivi solo esistenziali (“paranoia”). Nelle interviste nessuno ha dichiarato di aver cominciato l’eroina a causa del precedente uso di marijuana e tutti hanno sottolineato una differenza sostanziale tra le due droghe: la prima, in molte situazioni, rende più sensibili, anche alle cose negative (interiori o esterne); la seconda, “stacca” completamente dalle situazioni esterne, e fornisce quasi automaticamente una certa calma anche se si è agitati o nervosi.
I risultati della ricerca sono molto chiari: chi sa che l’eroina dà assuefazione comincia ad usarla in seguito ad una situazione molto precisa; cioè un malessere originato da fattori sociali molto grossi. ‘Quando un paio di questi fattori si combinano, per esempio “guai” con “paranoia” in molti individui “salta” la possibilità materiale o fisica o psicologica di resistere al disagio, e allora l’eroina è vista, come una soluzione. Solo una minoranza comincia per motivi solo esistenziali. La maggioranza dice: “ho cominciato perché ero nella merda,” e quando si scava, si scopre che la “merda” è rappresentata da una serie di guai: al primo posto, la repressione spietata (familiare, sociale, economica) contro chi tenta di vivere in modo diverso e la repressione contro la marijuana.
La ricerca conferma ciò che è successo anche nel resto d’Europa: in un certo momento, negli ultimi dieci anni, in tutti i paesi si è scatenato lo “scandalo droga”; con due conseguenze: uno la diffusione di miti assurdi sulla “droga”, compreso la favola della marijuana come droga di passaggio; due, una repressione formidabile contro le droghe leggere contro i “capelloni” o gli “hippies”. “il risultato” spiega il sociologo inglese Jock Young ” è che la stupida profezia della marijuana come droga di passaggio diventa vera (profezia che si autoavvera): cioè migliaia di giovani vengono talmente tartassati con gli arresti e l’emarginazione anche economica che diventano per queste condizioni eroinomani.
Riguardo a quanto pubblicato mi auguro commenti seri e che vadano oltre il pollice rosso o verde che sia, il numero dei consensi non mi interessa affatto.
Mi sembra di ricordare che uno dei motivi per cui si è andati verso l’eliminazione della Canapa (con cui venivano realizzati gli indumenti militari della II Guerra Mondiale in USA) fu anche perchè l’industria stava spingendo per i materiali sintetici (Du Pont e altri) e quindi, qualsiasi tipo di canapa, doveva essere eliminata dalla produzione e pertanto ci fu una pressione pubblicitaria fortissima (e terroristica) per evitare l’uso (qualsiasi uso) della canapa (da fumare) ma anche pewr vestire.
@ Gianfranco,
quanto da te riportato è assolutamente vero e ben documentato.
http://www.paintitblack.it/spiders-on-drugs/
Per Tommi Gun.
Grazie innanzi tutto per l’intervento così lungo e documentato.
Provo però a rispondere in maniera un po’ sintetica per non stancare troppo i lettori.
Devo premettere che io non ho detto che la cannabis porta necessariamente all’uso di eroina e cocaina. Anzi, sopra ho scritto esattamente il contrario. Tantissime volte ciò non avviene, perchè c’è un uso solo occasionale di cannabis (e la cosa finisce lì), oppure perchè si rimane alla cannabis come sostanza esclusiva di uso o di abuso. Ho detto invece, e lo devo ribadire, che, nella maggior parte dei casi, chi fa uso di eroina e cocaina è partito dalla cannabis.
La fonte è costituita dalle Relazioni annuali del Dipartimento Politiche Antidroga. Quella che ho sottomano, riferita al 2007, rileva che la cannabis è stata la sostanza di iniziazione per l’85% dei consumatori di cocaina e per il 74% dei consumatori di eroina. Questo è il dato nazionale, ma vi sono, nelle singole realtà territoriali, dati ancora più significativi in questo senso. Il Responsabile del Dipartimeno Nazionale, il dott. G. Serpelloni, ha più volte ribadito che l’assunzione di cannabis provoca il rilascio nel cervello di sostanze che hanno profonda similarità con gli oppiacei, che poi possono ricercati direttamente (con il concorso di altre spinte motivazionali).
Sul punto, però, per non ripetere cose già dette, rinvio al mio articolo “Ecco perchè va affrontato il problema della cannabis” (dove riporto, in punto di effetti negativi della cannabis, soprattutto per i più giovani, molte considerazioni del Consiglio Superiore della Sanità e dove esplicito il contenuto delle politiche antidroga di molti paesi europei, comprese l’Olanda e la Svizzera, ed extraeuropei, estremamente contrarie all’uso della cannabis; e dove descrivo la clamorosa inversione di marcia di un giornale inglese, per decenni in prima linea nella battaglia per la legalizzazione della marijuana), di cui sopra è specificato il link.
Insisto sul fatto che un discorso di maggior rigore, secondo me, va fatto per i ragazzi e gli adolescenti, il cui cervello termina la fase di sviluppo intorno ai 20 anni e che, pertanto, sono particolarmente esposti ai rischi di un uso eccessivo e compulsivo di cannabis (indotto dalla naturale tendenza dell’adolescenza all’eccesso e dai fenomeni di trascinamento che avvengono nel gruppo dei pari).
Sono invece del tutto d’accordo con Tommi Gun sul fatto che il passaggio dalla cannabis ad altre sostanze avviene per tutta una serie di ulteriori concause e motivazioni. Segnalo a questo riguardo un libro eccezionale, che si chiama “Un buco nell’anima”, a firma di R. Bertolli e F. Ravera.
L’ultima parte dell’intervento, che si basa però su ricerche abbastanza “datate”, riguarda un problema diverso, pure interessantissimo, quello dell’eterno dilemma proibizionismo/antiproibizionismo, sul quale si potrà tornare in seguito.
Per Gianfranco Cerasi.
Sull’uso della canapa per abbigliamento, a dire il vero, so molto poco. Però il fatto che oggi la cannabis sia la sostanza psicoattiva maggiormente usata nel mondo mi fa capire che l’averla di fatto eliminata, a suo tempo, dalla produzione di vestiti non ha certo risolto il problema. Ancora oggi la cannabis, insieme alla coca, al tabacco, all’oppio, e alla vite, è tra le piante maggiormente coltivate in tutto il mondo.
Per Avit.
Francamente non ho capito cosa voglia dire.
@ Tommi Gun
hai fatto ancora una volta un copia – incolla , senza citarne il link del sito.. il quale e’ a favore e per l’uso di stupefacenti….
credo che quello che citi e’ solo marcheting pro sostanze stupefacenti.
..penso che il forum debba essere moderato da qualche operatore di comunita o esperto …altrimenti e’ piu il danno che il benificio…
..il mio modesto parere.
Grazie a Giuseppe Bommarito per l’iniziativa.
Giuseppe Bommarito scrive: “la cannabis è stata la sostanza di iniziazione per l’85% dei consumatori di cocaina e per il 74% dei consumatori di eroina”. Ammesso (e per niente concesso) che sia cosi’, allora è innegabile che il primo assaggio di sostanza alcolica è “la sostanza di iniziazione” per il 100% degli alcolisti. Ricordo che l’alcolismo è una piaga sociale che provoca migliaia di morti l’anno, in pratica una forma di tossicodipendenza non meno devastante di quelle tradizionalmente indicate come tali. Dobbiamo aspettarci dalle colonne di CM la Sua crociata contro le cantine?? Riguardo all’intervento dell’utente paoolo, con tutto il rispetto, è difficile stabilire se sia più incomprensibile nella forma o nel contenuto.
Ma se uno si compra una cassa di vino e se la scola tranquillamente a casa sua (magari con gli amici), non rompe le balle a nessuno, non guida ubriaco, non va a far casino in giro, non ascolta la musica a volume altissimo, non si mette ad ululare alla luna… Mi sembra che nessuno possa dirgli nulla.
Se uno fa la stessa cosa con la maria, senza guidare o rompere le scatole al prossimo, perchè non può essere libero di fumare???
Concordo, Cerasi. Anzi, a ben vedere l’alcol è una droga piu’ pesante dei derivati della canapa perchè di alcol si muore, eccome, mentre di “maria” o simili è statisticamente quasi impossibile. Per non parlare delle conseguenze sociali a cui porta la criminalizzazione di un comportamento diffuso come l’assunzione di droghe leggere: che succederebbe col proibizionismo dell’alcol, se per farsi un bicchiere di vino ci si dovesse rivolgere alla criminalita’ organizzata?
Per “Viagaribaldi”
I dati che ho fornito circa la cannabis quale sostanza di iniziazione sono certi e indiscutibili, e sono reperibili nelle Relazioni Annuali del Dipartimento Politiche Antidroga. Basta cliccare sul sito corrispondente per reperirli. Per la situazione di Macerata, invece, chi vuole potrebbe chiedere notizie precise al SERT, oppure nelle comunità terapeutiche presenti in provincia.
Concordo sicuramente sul fatto che l’alcolismo è una piaga sociale enorme, causa di molte morti, dirette o per cause e malattie correlate. Ma questo deve significare che, siccome c’è l’alcolismo, non dobbiamo occuparci di altre sostanze psicoattive (quali la cannabis), e dei danni che anche esse possono provocare, specie ai più giovani? E’ vero, poi, che di alcol si può morire, mentre in overdose per le canne non ci si va (salvo casi eccezionali, che pure sono successi, anche se si può morire per cause correlate, ad esempio, per incidenti stradali o infortuni sul lavoro avvenuti per effetti sui riflessi, sulla vista, sulla lucidità, della cannabis).
Sarebbe come dire, seguendo il ragionamento di “viagaribaldi”, che siccome molte persone muoiono
d’infarto, non serve occuparsi dell’epatite.
Quanto alle cantine, non credo che siano un problema, e non penso certo di occuparmene. Penso, invece, che siano un enorme problema il binge drinking (cioè le abbuffate di alcolici e superalcolici, concentrate in pochissimo tempo) di tantissimi giovani; l’età di avvio all’uso e all’abuso dell’alcol, che pure si sposta sempre più in basso (oggi è intorno agli 11-12 anni); i beveroni alcolici fatti bere negli esercizi pubblici, specie nelle discoteche, anche a ragazzi minorenni, nei quali non si sa quali bevande e sostanze vi siano; la tendenza di moltissimi giovani a mischiare alcol e sostanze di vario tipo (specialmente ecstasy, anfetamine, cannabis), in una logica di policonsumo che sempre più si sta diffondendo. Ecco, di queste cose penso che dovrei occuparmene non solo io, ma anche i genitori e gli stessi ragazzi, nonchè le istituzioni e le forze dell’ordine.
Per Gianfranco.
E’ ovvio che se uno sta a casa sua, e beve qualcosa o usa cannabis senza fare casini o mettersi alla guida di autovetture, nessuno gli può dire niente (anche se un eventuale abuso ripetuto, sia pure casalingo, può creare problemi di salute, il cui costo alla fine ricade sempre sulla collettività).
Ma, a prescindere da ciò, il problema è cosa dire ai giovani. Oggi i giovani iniziano a usare cannabis appena usciti dalle elementari; la cannabis attuale ha una concentrazione di principio attivo, il THC, che raggiunge il 20-25% (a fronte del 2-3% di quindici, venti anni fa); la cannabis è assolutamente nociva per il cervello in formazione dei giovanissimi, i quali tendono quasi naturalmente a scivolare nell’eccesso. La domanda quindi è: li possimo tutelare, cioè dissuaderli dall’uso e dall’abuso, dicendo loro che qualche canna non fa niente, che lo abbiamo fatto tutti, che l’alcol è un problema ben più grave? Secondo me, no.
Ne approfitto per invitare i lettori a discutere anche di altre problematiche che vengono in ballo allorchè si parla di sostanze stupefacenti. Ad esempio: le terapie possibili, il metadone, le comunità terapeutiche, il ruolo della famiglia, della scuola, e della Chiesa, il traffico di droga e l’atteggiamento delle forze dell’ordine, il livello di pericolosità delle organizzazioni che gestiscono lo spaccio.
Siamo tutti compartecipi, grazie a Cronache Maceratesi, di un mirabile esempio di democrazia mediatica. Usiamola, questa democrazia possibile, in maniera intelligente, parlando tra di noi di problemi che sono sicuramente reali. Questo forum è un’occasione da non perdere.
@ Giuseppe Bommarito
constato che i nostri dati non coincidono affatto ma anzi presentano delle differenze macroscopiche, è quindi evidente che c’è un difetto di informazione da qualche parte o quantomeno un inesatta interpretazione dei dati, lascerei ai lettori ed al loro autonomo spirito critico il compito di costituirsi un idea più precisa, le informazioni esistono in rete e sono facilmente verificabili.
Venendo al contenuto del suo ultimo intervento le chiedo di chiarirmi un aspetto che deve essermi sfuggito; lei scrive: “io non ho detto che la cannabis porta necessariamente all’uso di eroina e cocaina.” e poche righe sotto lei ribadisce: ” nella maggior parte dei casi, chi fa uso di eroina e cocaina è partito dalla cannabis.”
Francamente avvocato, e fuor di polemica, posso capire una certa “deformazione professionale” ma a me il senso sembra esattamente lo stesso, non credo giovi alla discussione indulgere in bizantinismi stilistici, generalmente appannaggio dei politici.Dai dati che ho potuto vedere e per le mie pregresse esperienze nell’ambito, un fatto è certo ed indiscutibile: non esiste nessuna relazione tra il consumo, anche non occasionale, di marijuana e il passaggio da essa all’uso di droghe pesanti, ciò avviene per una serie di cause (non concause avvocato!)chiaramente identificate dal punto di vista socio/psicologico che, a mio giudizio, il sopra esposto studio certifica con estrema chiarezza e senza ombra di dubbio. Chiederei agli amici di CM di rendersi disponibili a pubblicare, a maggior chiarezza delle informazioni e data l’importanza del tema, gli studi che entrambi riportiamo.Concordo con lei nella necessità di una politica più attenta riguardo gli adolescenti, quali soggetti più facilmente permeabili al fenomeno, ma tenga presente che nell’era di internet non possiamo più nasconderci dietro il facile alibi di una generica carenza di informazioni.Oggi i ragazzi più giovani sono forse più informati di noi data la familiarità con la tecnologia e un azione che possa definirsi seriamente di prevenzione/informazione non può non vedere la famiglia come prima linea del fronte in questa battaglia.
@ paoolo, è tipico di una posizione ideologica e preconcetta spostare il focus della discussione sulla forma e non sul contenuto, atteggiamento naturale di chi non ha nessun interesse a discutere del problema e che non avendo un opinione propria ma animato solo da una forte carenza di intrattenimento, si dedica al sabotaggio della discussione. Come ho già avuto modo di dirti..siamo ancora tutti qui in attesa di sapere qual’è la TUA posizione, la tua idea in merito al problema che si sta cercando di affrontare…vedi, qui di tutto c’è bisogno fuorchè di interventi talebani quali i tuoi.
Facciamo un gioco di paragone e geografia…PRIMO GRUPPO: cannabis VS cocaina-eroina e SECONDO GRUPPO: olii vegetali-idrogeno VS gasolio-benzina..il PRIMO GRUPPO sono sicuramente sostanze psicotrope a prevalente uso medico (ieri come oggi) e poi ludico (non dipendenza VS dipendenza; pochi danni fisici-mentali VS gravi danni fisici-mentali; basso costo VS alto costo; facile coltivazione in tutto il mondo VS coltivazioni concentrate in pochissime zone (fascia equatoriale del sud-america e del medio oriente, 15 paesi in tutto!!)..il SECONDO GRUPPO sono sicuramente sostanze combustibili che usiamo per le auto, il riscaldamento e la produzione di energia elettrica (ieri come oggi) anche queste…(non dipendenza VS dipendenza politica, economica, militare, sociale; limitatissimo impatto ambientale VS enorme impatto ed inquinamento ambientale; basso costo VS altissimi costi di oggi e di domani; facilissima produzione in tutto il mondo VS concentrazioni in pochissime zone (fascia equatoriale del centro-sud america e del medio oriente, ed estremo oriente…20 paesi in tutto!!!). BENE il quadro è completo…FORSE IL MERCATO DEL PRIMO E SECONDO GRUPPO SONO IN MANO ALLE STESSE PERSONE O MULTINAZIONALI?..RICCHI PREMI E COTILLONS
A mio avviso l’idea di aprire un forum sulla droga partendo dal dato iniziale che tutte le “droghe siano uguali” rende il tutto infruttuoso ed inutile. E’ ovvio che su questa tematica ci sono 2 posizioni distinte ed opposte (al di la dell’idea della legalizzazione) quelli così detti “proibizionisti” che non sono disposti ad accettare una distinzione tra droghe leggere e droghe pesanti ed i così detti “anti-proibizionisti” che invece ritengono non solo legittima ma anche necessaria questa suddivisione. Chiunque abbia partecipato almeno una volta anche ad un banalissimo sondaggio sa che i dati raccolti a campione non esprimono MAI un giudizio reale e che il più delle volte grazie ad uno studio sociologico si riesce al più a dimostrare una posizione ideologica di partenza. E’ quindi inutile citare dati e ricerche perchè ognuno ha le sue fonti e le sue ricerche che sono altrettanto veritiere o per lo meno verosimili.
Muovendo da questo punto di vista questo dibattito continuerà a rimanere sulla stasi delle posizioni relative alla Cannabis senza avanzare di un passo nel “vero” problema droga che credo sia quello che più sta al cuore all’avvocato Bommarito ma anche a molti altri che partecipano a questo dibattito. Questo dimostra la necessità di differenziare i Cannabinoidi dalle altre sostanze poichè senza questa base ogni discorso viene annullato dal fatto che:
– Sì l’alcol è molto più pericoloso di qualsiasi altra sostanza stupefacente
– Sì il tabacco fa molte più altre vittime di qualsiasi sostanza
– No non c’è nessun dato concreto per affermare la progressione nell’uso delle droghe.
All’avvocato Bommarito che dice: “che siccome molte persone muoiono
d’infarto, non serve occuparsi dell’epatite.” dico che questo è puro e semplice populismo in quanto l’epatite e l’infarto sono due mali che hanno uno stesso grado di pericolosità quindi l’esempio non calza. Sarebbe più giusto dire “visto che quasi la totalità degli incidenti stradali sono causati da persone con la patente allora rendiamo illegale le patenti”.
Senza la differenziazione iniziale non può esserci alcun dialogo perchè sarebbe come una conversazione tra un muto ed un sordo, questo è l’unico punto di Archimede per sollevare il problema droga e chiunque ne voglia parlare in maniera pubblica e democratica è costretto, volente o nolente, a riconoscerlo.
E questo è anche un messaggio necessario da mandare ai giovani.
Per quanto riguarda il commento di Cerasi sulla sostizione della fibra di Canapa con materiali plastici derivati dal petrolio illuminante è il documentario
“L’erba proibita”
che consiglio a tutti di vedere.
Per Tommi Gun
Caro Tommi, la fonte dei miei dati io l’ho precisata, è il Dipartimento Politiche Antidroga, cioè l’organismo che a livello nazionale coordina ed imposta tutta l’attività di prevenzione, terapia, reinserimento, per i soggetti che hanno o possono avere contatti con le sostanze stupefacenti, raccogliendo tutte le informazioni del caso dai vari Sert e dalle varie comunità sparse nel territorio nazionale e fornendo ogni anno, nella Relazione che esce a fine giugno, i resoconti statistici riferiti all’anno precedente. Queste relazioni sono facilmente accessibili, basta andare nel sito del Dipartimento Politiche Antidroga.
Per quanto riguarda le c.d. sostanze di iniziazione, io, evitando qualsiasi deformazione professionale (figuriamoci se su questioni del genere posso avere voglia e desiderio di mettermi a fare l’avvocato), ho detto, e qui lo ribadisco, che il passaggio della cannabis ad altre sostanze non è nè scontato, nè automatico, nè conseguenziale (tant’è che in moltissimi casi, sicuramente nella maggior parte dei casi, questo passaggio non avviene). Al tempo stesso, però, è pur vero che circa l’85% dei cocainomani ha iniziato la sua “carriera” nel mondo della droga usando cannabis, ed altrettanto dicasi per il 74% degli eroinomani (dati delle Relazioni annuali del Dip. Politiche Antidroga). Ognuno ha il diritto di interpretare queste percentuali come crede. Io, a questo riguardo, la penso come il dott. Giovanni Serpelloni, che del Dip. Politiche Antidroga è il responsabile a livello nazionale: “Qualsiasi sostanza psicoattiva, e in particolare la cannabis, per le sue proprietà e la sua maneggevolezza, può essere droga gateway, in quanto fa sperimentare al soggetto sensazioni e alterazioni dello stato di coscienza e quindi crea una sensibilizzazione neuronale in grado di attivare comportamenti di abuso nel futuro, con ricerca di sostanze a maggiore attività farmacodinamica”.
Quanto alle dinamiche psicologiche che possono spingere verso l’eroina e la cocaina (che sono sostanze estremamente diverse tra di loro, non solo come effetti e come utenza, ma anche come cause e concause motivazionali), sicuramente quelle indicate nel saggio da Lei citato, con riferimento però alla sola eroina, sono rilevanti. Non sono comunque le uniche, perchè, ad esempio, oggi pure per l’eroina c’è qualcuno che ne inizia l’uso per motivi ricreazionali (penso ai ragazzini che vengono in contatto con l’eroina fumandola, e pensando che non crei alcuna dipendenza, perchè così viene detto loro dagli spacciatori).
Mi fa, infine, estremamente piacere essere d’accordo con Lei sul fatto che, anche sul tema cannabis, nei riguardi degli adolescenti debba tenersi una linea più attenta e che le famiglie debbano essere il pilastro di qualsiasi seria battaglia di informazione/prevenzione.
Un’ultima cosa: per favore, non mi accusi di non parlare chiaro e di indulgere in giochetti verbali come certi politici. Credo che in tutti gli articoli da me scritti le mie idee, le mie considerazioni, le mie proposte, siano emerse sempre con la massima chiarezza.
Piuttosto, per quanto riguarda i “politici”, sarebbe interessante capire se, su questi temi, i candidati alle prossime elezioni provinciali hanno o no qualcosa da dire.
Per s vitol
Chiedo scusa, ma sinceramente, benchè mi sia sforzato, non ho capito il senso del discorso.
Per Marco
Nessuno ha detto che tutte le droghe sono uguali. Però, ad oggi, esistono alcune droghe che sono legali (l’alcol e la nicotina, che sicuramente fanno più danni della cannabis) ed altre droghe che sono illegali, e ciò per motivi di tipo storico, culturale, sociologico, che sarebbe lungo qui ripercorrere. E’ da questo dato di realtà che, volenti o nolenti, bisogna partire.
Tuttavia, a prescindere da ciò, francamente non riesco a capire per quale motivo, pur rimanendo su posizioni distanti in merito all’eventualità di legalizzare la cannabis, non si possa discutere e cercare un confronto, magari una linea comune, su tutte le altre problematiche connesso all’uso, all’abuso, alla dipendenza di sostanze stupefacenti diverse dalla cannabis (a proposito della quale, comunque, un discorso condiviso potrebbe e dovrebbe essere trovato quanto meno a proposito dell’uso sempre più massiccio che ne fanno i ragazzini a partire dagli 11-12 anni).
anche io, come altri nel forum per altro,credo che la cannabis non sia assolutamente consequenziale all’utilizzo delle droghe pesanti(cito 1 commento giorgio palmieri),
Il passaggio alle droghe pesanti,soprattutto nell’adolescenza, secondo me,avviene molto più spesso quando LA FAMIGLIA è assente o divisa.
Sarebbe interessante fare una statistica del genere
…un buon sito da visitare……
http://www.droganograzie.it/
@ Giuseppe Bommarito
Egregio Avvocato, ho piacere nel constatare che, almeno su alcune questioni, si possa raggiungere un punto di vista condiviso, è già un primo risultato, vorrei tornare solo per un attimo al tema cannabis ed avere magari un suo giudizio su quanto riporterò, peraltro già precedentemente da me pubblicato, alla luce della sua conoscenza degli studi effettuati dal Dipartimento Politiche Antidroga.Partiamo da un giudizio sul quale saremo concordi, gli effetti indotti dall’uso di marijuana sono svariati, hanno differente intensità a seconda del soggetto, dalle circostanze psico-fisiche in cui la si assume, dalla contemporanea assunzione di alcool o altre sostanze psicoattive, dall’assuefazione del consumatore e dalla quantità di principio attivo assunta ( condivido ciò che Lei sostiene riguardo la quantità di principio attivo oggi molto maggiore rispetto ad anni fa); i principali effetti possibili sono:attenuazione della reattività fisica e mentale;
temporaneo abbassamento della pressione sanguigna;
effetto leggermente euforizzante o sedativo;
rilassamento muscolare;broncodilatazione;
aumento dell’appetito, soppressione della sensazione di sazietà (comunemente detta “fame chimica”) e molti se non tutti questi effetti vengono indotti anche dall’uso di alcool;se assunta in ingenti quantità, nei soggetti predisposti, può provocare stati d’ansia e nausea;
in soggetti con psicopatologie latenti, anche se è raro, può scatenare queste stesse, riguardo tali effetti collaterali e con una particolare attenzione alla depressione si legga l’interessante studio: Decreased depression in marijuana users, dei dottori Thomas F. Densona dell’ University of Southern California e Mitchell Earleywineb dell’ University of New York che ha mostrato una diminuzione della depressione nei consumatori di cannabis. Nel marzo 2007 la rivista scientifica The Lancet (anche da Lei citata) pubblica uno studio che evidenzia minore pericolosità della marijuana rispetto ad alcool, nicotina o benzodiazepine.Vediamo però quali potrebbero essere anche gli aspetti terapeutici (perchè ce ne sono) dell’uso della cannabis.La canapa indiana è usata per contrastare la diminuzione dell’appetito nei pazienti affetti da AIDS e da cancro e per diminuire la nausea derivata dai trattamenti chemioterapici e dalle irradiazioni. Inoltre causa un effetto positivo sui soggetti affetti da dolori cronici, da sclerosi multipla (diminuzione del rigore muscolare) e sulla sindrome di Tourette. Ad oggi, come accade per la maggioranza delle molecole attive presenti sul mercato, sono ancora in corso studi che accertino la validità di questi effetti, non esistendo alcuna prova definitiva ed univoca che dimostri l’efficacia dell’impiego medico; tuttavia milioni di consumatori nel mondo – anche affetti da gravissime patologie – attestano di ricevere benefici dai principi attivi della pianta, utilizzata in medicina da migliaia di anni e presente nella farmacopea ufficiale fino alla metà del ’900.In Olanda, in Spagna, in Canada e in undici stati degli USA l’uso della cannabis a scopo medico è già consentito, in altri paesi europei ed extraeuropei l’argomento è al centro di accesi dibattiti sia sul piano scientifico che su quello etico. Principale studioso e promotore dell’uso terapeutico della Cannabis e della sua decriminalizzazione è il Professor Lester Grinspoon, psichiatra e professore emerito dell’Università di Harvard. In Italia,approfonditi studi in materia sono stati effettuati dal neuropsichiatra prof. Gian Luigi Gessa e dal dott. Giancarlo Arnao.Negli ultimi anni (2010) si stanno conducendo molti studi sulla reale gravità dell’uso di canapa. Molti test hanno infatti paragonato la canapa all’alcool, al tabacco e alla caffeina, sostanze totalmente legali, e i risultati sono stati poco scontati. Ad oggi sappiamo che la canapa, a differenza dell’alcool non arreca alcuna dipendenza fisica, anche ad un uso a lunga durata. Un altro punto di vista sicuramente positivo è che i casi di gente che ha necessitato di un soccorso medico a seguito dell’uso di canapa è raro. Infatti sappiamo che la canapa a differenza di alcol e altre sostanze non ha un limite di dose (overdose/coma etilico). Non ci sono casi accertati di persone morte a causa di canapa, casi isolati erano dovuti a sostanze mischiate ad essa.Questa volta (per mia)deformazione professionale sono portato a dare maggior credibilità agli studi condotti negli USA, essi infatti, oltre ad una approfonditissima preparazione professionale degli addetti che si confrontano con fenomeno davvero dilagante, possono contare su grandi numeri (poichè negli USA il fenomeno è di massa)che conferiscono alle statistiche un valore molto vicino alla realtà della situazione.Lei accennava, e mi trova daccordo, sull’influenza che gli spacciatori esercitano sui troppo giovani, che comprando una “canna” si ritrovano a provare ben altro. Io trovo interessante a questo proposito l’esperimento Olandese e gradirei un suo parere al riguuardo. Infatti dopo 30 anni di legalizzazione dell’uso di droghe leggere, L’olanda ha visto scendere il consumo nella fascia d’età 14anni/35anni al 2% rispetto al 75% e più che si riscontra nei pari età in Italia.L’approccio Olandese a questi temi è semplicemente pragmatico e si riassume nel principio secondo cui “se un problema si è dimostrato irrisolvibile è meglio cercare di controllarlo” piuttosto che promulgare leggi che non portano ad alcun risultato apprezzabile. Il modello Olandese ha generato non pochi contrasti con altri stati dell’unione europea ma negli ultimi anni tuttavia sembra divenire sempre più frequente il tentativo di alcuni paesi (Germania, Svizzera,Danimarca, GB e altri)di affrontare tale problema dirigendosi proprio verso il modello Olandese. Esso si basa su 2 principi fondamentali primo: l’uso di droghe non è materia criminale ma che riguarda invece la salute pubblica e secondo che esiste una differenza fondamentale tra droghe leggere e pesanti. Tale linea di demarcazione è tracciata tra droghe che sono moderatamente addittive dal punto di vista psicologico e droghe che invece portano e vera dipendenza fisica. Tale separazione ha il duplice scopo di dividere i due mercati, riducendo così le chance per i consumatori di droghe leggere di venire in contatto con quelle pesanti e, allo stesso tempo,togliere il mercato delle droghe leggere dalle mani dei trafficanti, portando così ad una riduzione della criminalità, consentendo anche alle forze dell’ordine di dedicare maggiori risorse al contrasto verso i grandi spacciatori.Ovviamente questi principi fanno capo a quello più generale di auto-determinazione del proprio corpo secondo cui non è illegale danneggiare il proprio corpo (si pensi solo al numero di fumatori e bevitori) ma si è comunque responsabili delle proprie azioni, ritengo tuttavia che tale esperimento non possa e non debba essere allargato alla fascia di età dei minori.
P.S. non era mia intenzione accusarla di nulla, mi riferive solo alla circonlocuzione da Lei usata nel precedente post che risultava, almeno ai miei occhi, quantomeno equivoca, mi scuso se ciò possa averla, in qualche misura, offesa.
@ Tommi Gun
..constato che continui a fare copiaincolla di quello che posti da altri siti senza indicare il loro link…questo nei confronti di chi legge non e’ corretto…
Apprezzo l’opera del sig Bommarito e leggo con interesse la bagarre.
Io credo che le statistiche siano un pessimo elemento per affrontare un problema proprio per la loro natura.
In base al punto di vista del calcolo i risultato sono diversi e, quasi sempre, esattamente opposti.
Faccio un esempio. Immaginiamo uno scenario ove 1000 persone utilizzino un martello per piantare un chiodo e cinque persone si schiaccino un dito perdendolo.
Bene.
Potrei dire che il 100% di quanti hanno perso un dito lo hanno fatto perchè hanno utilizzato un martello.
Potrei dire che è dimostrato scentificamente che utilizzando un martello, la possibilità di perdere un dito è dello 0,5% (calcolo matematico)
Potrei altresì dire che utilizzando il martello per piantare un chiodo l’esperienza campione porta ad escludere la possibilità di un infortunio (percentuale trascurabile nel calcolo statistico)
Pertanto dire che il 90% dei cocainomani e degli eroinomani ha avuto come elemento iniziatico la cannabis non è sbagliato ma forse decisamente fuorviante poichè manca la percentuale inversa, ovvero quanti utilizzatori di cannabis sono poi passati a droghe più pesanti.
Se, ad esempio, tale percentuale fosse dell’1/2% o minore, sicuramente il collegamento del percorso cannabis-cocaina/eroina sarebbe un po vacillante.
Con questo non voglio sminuire il problema delle droghe e l’impatto che ha sui giovani, ma credo che un informazione troppo di parte, di qualunque parte sia, porti a sminuire un concetto che, invece, dovrebbe essere sempre all’attenzione di tutti.
Ciò, tuttavia, è soltanto una mia opinione
@ Tommi Gun
Un piccolo consiglio per esperienza vissuta, copiare il contenuto di un sito, di un articolo o di un semplice post di qualcuno viola i diritti riservati alle “opere di ingegno”.
Per evitare qualsivoglia discussione basta scrivere il link del sito dove si è preso il materiale o del testo da cui si è copiato.
Concordo con il signor Palmieri, drogarsi fa male e nel 2011 oramai dovrebbero saperlo anche i sassi (non posso non pensare che sia così, caro avvocato). Vorrei portare qui la mia esperienza personale, sperando di non andare fuori tema..
Da giovane ho fumato qualche canna, magari più di una, insieme ai miei amici (e le assicuro che nel quartiere eravamo in molti), poi, come dire, nell’età della ragione quasi tutti (quasi perchè tre di loro non ci sono più), abbiamo smesso per affrontare al meglio “la vita vera”.. voglio dire che il passaggio cannabis-eroina non è automatico (ma questo lo dice anche lei..) ma è dettato da altre variabili, che so in famiglia non stai bene, le tue relazioni con gli altri non esistono, la tua vita ti sembra una “merda”, ecco qui può scattare il “passaggio” ed è qui che, secondo me, quello che lei dice diventa importante.. dare sostegno alle famiglie (sostegno significa informazioni sempre più esaustive, dove rivolgersi, a chi rivolgersi, come documentarsi etc.), che devono far capire ai propri figli che l’eroina e la cocaina portano alla dipendenza e poi alla morte.. Anche se io ricordo che la decisione di non seguire i miei tre amici la presi da solo (i miei erano persone semplici che pensavano a lavorare e ricordo con affetto che le loro preoccupazioni erano “non prendere caramelle dagli sconosciuti”, “non firmare mai niente prima di averlo letto” e “se ti bocciano a scuola vai a lavorare”).. magari erano altri tempi..
Concludo dicendo che anche se non sono completamente d’accordo con lei, se avessi conosciuto (letto) nei miei 16 anni i suoi articoli, certamente essi mi avrebbero aiutato a crescere… poi ognuno, come sempre, ragionerà con la propria testa..
Scrive Gaetano Angeletti, presidente Associazione “La Rondinella” di Corridonia:
Seguo con particolare interesse il vostro giornale per tutto ciò che riguarda la lotta alla droga, all’alcol ed alle dipendenze ad esse collegate.
Anch’io, come il mio amico avv. Bommarito, ho perso un figlio per una overdose da cocaina. E’ successo 5 anni fa. Poiché io e mia moglie non sapevamo dove sbattere la testa quando avevamo questo problema in famiglia, abbiamo voluto creare l’Associazione “La Rondinella” per dare un aiuto concreto a tutte quelle famiglie che non sanno cosa fare. Questa Associazione opera con sessanta operatori volontari che tutte le sere sono impegnati ad accogliere famiglie con queste problematiche.
La Rondinella è un progetto di vita e di speranza assieme, vogliamo dare la certezza che se la famiglia è unita e se veramente lo vuole, riesce ad aiutare il figlio ad uscire da questa malattia, sì, perché drogarsi è una malattia tra le più gravi che si conoscano.
Lo slogan della Rondinella riflette la nostra filosofia basata sulla speranza: “Riporta la primavera nel tuo cuore, per…..come una rondinella, tornare a volare!”
Siamo di fronte ad un’emergenza educativa dalle proporzioni gigantesche. I nostri operatori si trovano ad assistere famiglie dove la maggioranza dei genitori ha abdicato al suo ruolo. Ai figli è permesso di tutto e di più, vengono mantenuti e accontentati in ogni loro richiesta, sono saltate tutte le regole che una volta facevano di una famiglia l’asse portante della società, si rientra a qualsiasi ora della notte, non c’è più autorevolezza, non si ha il coraggio di affrontare i figli, addirittura viene chiesto a noi di sostituirci ai genitori.
Fino ai 14 anni la famiglia è in grado di reggere l’urto, poi come il ragazzo esce e comincia a frequentare gruppi inizia lo scollamento, si annulla il valore dell’individualità nella massificazione di gruppo e nell’appiattimento della società consumistica.
Di fronte a questo sfascio dilagante le famiglie si trovano indifese: a questo punto occorre far rete tra Istituzioni, Scuola, Parrocchie, Forze dell’ordine per impedire che i nostri figli prendano derive senza ritorno. La prevenzione è importantissima, va iniziata in famiglia e proseguita nelle Scuole.
Don Chino Pezzoli dice che abbiamo tolto ai giovani il gusto del desiderio di avere le cose, questo perché diamo loro tutto, anzi, di più. Quando questi ragazzi si presentano a noi sono dei contenitori vuoti, senza ideali, senza aspettative, l’unico loro scopo è lo sballo. Riprendiamo l’abitudine di inculcare in loro i veri valori della vita quali un lavoro onesto, il senso del rispetto verso se stessi e verso gli altri, l’apprezzamento per le bellezze della natura, la soddisfazione che si prova nel fare tante piccole cose che alla fin fine sono quelle che danno un senso al nostro vivere. Siamo sempre frenetici, è tutta una corsa che non si sa dove ci porta: invece occorre riscoprire la semplicità della normalità quotidiana, la necessità di fermarsi a riflettere e, per chi crede, l’importanza di fermarsi a pregare nella penombra e nel silenzio di una Chiesa.
Ci si nasconde spesso dietro un perbenismo di facciata pensando che i problemi siano solo degli altri, credendo erroneamente che a noi non succederà mai nulla. Poi, quando capita, è il dramma.
Diamo ai nostri ragazzi lo stimolo per vivere una vita da protagonisti in modo che sappiano fare le scelte giuste per la loro vita, che riescano a coronare le loro aspettative e i loro sogni in modo da avere davanti non una vita da schiavi, ma un futuro di uomini liberi.
Gaetano Angeletti – Presidente Ass.ne “La Rondinella” –Corridonia
Per Luca
Il ruolo della famiglia è centrale, soprattutto quando i ragazzi entrano nell’adolescenza e iniziano a sperimentare in autonomia esperienze nuove (e qui giocano un ruolo fondamentale la naturale tendenza alla trasgressione e i c.d. riti di passaggio). Le situazioni che più possono predisporre verso l’alcol, l’eroina e la cocaina sono le famiglie che, anche se formalmente unite, sono in realtà composte da soggetti che vivono una vita autonoma, ognuno di fatto per conto suo; le famiglie distratte o addirittura assenti rispetto alle esigenze dei figli (che magari compensano queste assenze, e i sensi di colpa che ne derivano con soldi, regali materiali, e inesistenza di regole); le famiglie litigiose; le famiglie “malamente” separate, dove padre e madre continuano a farsi la guerra per anni; le famiglie dove si pensa (o, a volte, si deve pensare) solo al lavoro.
In certi casi però capita che in una stessa famiglia, tra più figli tutti educati allo stesso modo, uno abbia problemi di tossicodipendenza e un altro no. Perchè in effetti influiscono, e molto, anche le amicizie, il gruppo dei pari, gli insegnanti, una maggiore o minore predisposizione genetica.
Per finire, oggi, non solo a livello legislativo ma anche tra gli operatori, non si distingue più tra droghe pesanti e droghe leggere, ma tra uso pesante (cioè, ripetuto e sempre più frequente e consistente) e uso leggero (cioè, occasionale, oppure ripetuto, ma estremamente dilazionato) dei vari tipi di droghe.
A Tommi Gun
Per il momento solo un piccolo, amichevole, appunto, collegandomi alle reprimende di “paoolo”. Che bisogno c’è di fare copia e incolla, quando le considerazioni che uno intende fare può esprimerle con parole sue, magari più semplici e dirette? Non se la prenda, ma io credo, in generale (a prescindere, quindi, da questo forum), che il dialogo, con tutti, sarebbe più facile, e ci sarebbe anche maggiore disponibilità a capirsi, se tutti coloro che intervengono su questo giornale (che sempre sia benedetto!!!, perchè ha scosso l’immobilismo della nostra città), possibilmente presentandosi con il loro nome e cognome, dicessero tranquillamente la loro opinione, senza lasciarsi andare a insulti o a battute incomprensibili.
Più tardi Le risponderò nel merito delle Sue ultime interessanti osservazioni (la valenza terapeutica della marijuana e l’esperimento olandese).
Per Mamo
Le statistiche, se ben condotte, sono fondamentali per capire la dimensione di un fenomeno, specialmente nel campo di cui ci stiamo occupando, ed anche per mettere in piedi ragionevoli percorsi di prevenzione. E comunque non definirei certo di parte le cifre e le percentuali pubblicate annualmente dal Dipartimento Politiche Antidroga.
Però, per uscire dal discorso un po’ freddo delle statistiche e dei numeri, vorrei suggerire un metodo più empirico: chiamare i responsabili dei Sert di Macerata, Camerino e Civitanova e chiedere loro qual’è la sostanza di iniziazione per i pazienti che hanno in terapia, sia quella ambulatoriale (cioè, presso gli stessi Sert) che quella residenziale (cioè, presso le comunità terapeutiche). Io credo che il dott. Giuli (per il Sert di Macerata e Camerino, e il dott. De Rosa (per il Sert di Civitanova Marche) non avrebbero alcuna difficoltà a rispondere e ad essere ancora più precisi di me sul punto.
Dico questo ancora un volta ribadendo che il passaggio dalla cannabis ad altre sostanze non è nè automatico, nè scontato (anche questo è un dato che emerge dalle statistiche sopra citate).
Per Alcibiade
Come ho già detto, secondo me è vero solo in parte che oggi tutti siano consapevoli dei rischi che si corrono iniziando ad assumere sostanze stupefacenti. Per molti ragazzi ciò non vale, perchè essi partono dal presupposto che i genitori esagerano, che si preoccupano troppo, che enfatizzano i pericoli. E, analogamente, molti adulti pensano che il rischio in effetti ci sia, ma che potrebbe nascere solo da un uso incontrollato della sostanza; e loro sono erroneamente convinti che saranno sicuramente capaci di gestire e dominare la droga (tragica illusione, perchè, da un certo momento in poi è la droga che, a livello di chimica cerebrale, prende il sopravvento).
Sulle motivazioni che possono spingere verso l’eroina siamo d’accordo. Il problema fondamentale, come Lei giustamente evidenzia, è la famiglia, che sin dalla più giovanissima età dovrebbe educarci a far fronte alle difficoltà, a resistere alle frustrazioni, a ragionare con la propria testa e sulla base di valori forti e condivisibili. A quel punto il ragazzo, anche se fosse in situazioni di disagio o di difficoltà, saprà cercare dentro di sè le risorse, senza bisogno di “aiuti” esterni o di fughe artificiali dalla realtà.
Nel suo caso la famiglia ha funzionato. Lei, quando è stato davanti ad un bivio, è stato in grado, da solo, di prendere la decisione giusta. Oggi, purtroppo, la famiglia si è quasi ritirata dall’impegno educativo; la scuola pensa poco alla crescita morale e spirituale dei ragazzi e si preoccupa solo della formazione; la società civile invia ai ragazzi in continuazione messaggi ed input sbagliati e devastanti. Ecco perchè oggi la droga, che un tempo era un fatto trasgressivo e di ribellione verso la famiglia e la società intera, è diventata un elemento di totale e insulso conformismo. Oggi, per un ragazzo, è più difficile dire NO che SI’.
@ Bommarito
Come ha scritto lei nella sua precedene risposta e come sta emergerndo da questo dibattito il problema droga (ma per l’alcoolismo è lo stesso) è complesso e coinvolge la società, la famiglia, la scuola, le istituzioni, ecc.
Non credo che ci possa essere una univoca risposta, buona per tutte le occasioni, ne che serva a qualcosa limitarsi al “muro contro muro” tra chi è favorevole alla liberalizzazione delle droghe leggere e chi no.
Io dissi a suo tempo che, così come per le droghe e anche la prostituzione, l’eliminare il mercato clandestino avrebbe inferto un colpo micidiale alla criminalità che su droghe e prostituzione lucra egregiamente da tanti anni.
Ma non è solo questa una possibile risposta.
Che la famigilia, per tanti motivi, abbia in parte abdicato (dopo la scuola) ad una delle sue funzioni è indubbio, così come è indubbio che probabilmente c’è da fare un grosso lavoro pedagogico nei confronti di certi padri e di certe madri che a 40 o a 50 anni sono in competizione con i figli e si vestono come loro, li trattano da pari, permettono loro di tutto e di più, ecc…
Concordo con quasi tutto quanto detto da alcibiade ed aggiungo che forse uno dei problemi che noi, 20 o 30 anni fa, non correvamo il rischio di correre era la noia, questa vita scialba (e rincoglionente di play stastion), questo avere tutto e subito senza più il gusto dell’averlo conquistato (quante volte ti dicevano “torna massimo a mezzanotte e mezza” e rubavi 10 minuti -con scuse cretine- e poi, magari 2 o 3 settimane dopo, come ridicevano “mezzanotte e mezza” provavi a tirare a mezzanotte e tre quarti, e così via)
Ed anche andare a farsi una canna oppure a scolarsi una cassa di birra era vissuto come una parentesi, quasi come una conquista.
Non come oggi che i ragazzi tutte le volte che escono tutte le volte devono fumare come turchi e tutte le volte devono ubriacarsi come cavalli.. Per dimostrare cosa?
Di avere le palle?
Ma così si dimostra soltanto che sei senza palle e senza cervello…
Per Tommi Gun
Non c’è dubbio che tutte le sostanze, cannabis compresa, abbiano effetti diversificati sulle varie persone (e, a volte, anche sulla stessa persona) in base all’intensità, al contesto, all’interazione con altre sostanze, allo stato fisico complessivo, alla qualità e alla purezza della sostanza assunta.
Su questo siamo d’accordo, ed altrettanto dicasi sulla maggiore pericolosità dell’alcol rispetto alle canne.
E’ anche verissimo che la cannabis è stata sin dall’antichità usata per alcune finalità terapeutiche, e ancora oggi viene usata per particolari patologie. Molto aggiornato sul punto, anche per quanto riguarda gli effetti (pure con riferimento alla particolare situazione dei giovani), è il volume “Strafatti. Nient’altro che fatti sulle droghe più usate e abusate, dall’alcol all’ecstasy”, edizioni Springer 2010 (è la versione italiana di un libro scritto da autori americani, che ha avuto negli anni scorsi un grandissimo successo negli USA). Tra l’altro, qui si potrà leggere anche che la cannabis, come Lei dice, non dà dipendenza fisica, però può dare (ovviamente in caso di uso ripetuto e massiccio) dipendenza psicologica. Questo dato è confermato dal fatto che il 9,3% dei soggetti seguiti dai Sert in Italia sono in cura proprio per dipendenza dalla cannabis (e qui richiamo ancora una volta le Relazioni annuali del Dip. Politiche Antidroga).
Però, tornando al fatto che la cannabis può avere in qualche caso un’efficacia terapeutica, io mi chiedo: ma cosa c’entra questo con il dibattito che stiamo facendo? L’uso terapeutico ben venga quando è necessario e opportuno, ma tale uso comunque dovrebbe essere sempre prescritto e gestito da un medico (come, ad esempio, avviene anche per la morfina nelle terapie del dolore per i malati terminali), non direttamente dal soggetto interessato, e comunque nulla ha a che vedere con un uso puramente ricreazionale o ludico.
L’esempio olandese. Io, al momento, non sono in grado di confermare il dato da Lei fornito circa l’abbattimento dei consumatori (fascia di età 14/35 anni)al 2%. Francamente mi sembra un dato molto ottimistico, e comunque mi riservo di tornare sull’argomento specifico quando avrò dei dati precisi. Rilevo in ogni caso una cosa: tutti i paesi europei, nonchè gli USA, sulla cannabis stanno da qualche anno portando avanti politiche di maggior contrasto, e non di legalizzazione o liberalizzazione, proprio alla luce delle emergenze sanitarie sui maggiori e sempre più diffusi danni prodotti da una sostanza dotata di un principio attivo che oggi può raggiungere, grazie a nuove tecniche di coltivazione, una concentrazione del 25% (ci sono richiami nel mio articolo “Ecco perchè va affrontato il problema della cannabis”).
E poi aggiungo questo ragionamento. Oggi in Italia, sotto i nostri occhi, abbiamo un esempio illuminante dei danni che possono essere prodotti da una sostanza la cui vendita è legalizzata: l’alcol. In Italia, come è noto, la vendita dell’alcol non è del tutto libera, ma è “legalizzata”, cioè è consentita, sia pure con qualche particolare limitazione (di età, di luogo, ecc.). Ebbene, qual’è il risultato di una così facile accessibilità per tutti (ragazzini e minorenni compresi)? Il risultato è che la fascia dei consumatori è cresciuta a dismisura, che l’età di avvicinamento all’alcol è scesa paurosamente, che ci sono ragazzi di 14-15 che sono già bevitori abituali, che le morti e gli incidenti stradali per l’uso di alcol riempiono le cronache dei giornali, che a causa dello sballo da alcol (e da altre sostanze, spesso usate insieme) succedono a volte cose tremende, di cui diversi ragazzi, come autori o come vittime, pagano il prezzo per tutta la vita.
Per Gianfranco
Visto che quando ci incontriamo per strada ci diamo del tu, mi permetto di usare il tu anche in questo forum.
Il problema della droghe e della tossicodipendenza è terribilmente complesso, e oggi chiama tutti noi ad una risposta molto forte: tutti dovrebbero fare rete, dalle famiglie alla scuola, alla Chiesa, alle istituzioni, alle forze dell’ordine. Invece, spesso e volentieri assistiamo ad uno scaricabarile indegno che non porta da nessuna parte.
Sulla famiglia, in particolare, hai perfettamente ragione. I genitori “amici” dei figli, o addirittura in concorrenza con i figli (sui vestiti, sullo stile di vita, sulle uscite notturne, …), sono quanto di peggio possa capitare ad un figlio che, crescendo, avrebbe invece bisogno di regole, di valori, di esempi credibili, di un padre e di una madre che garantiscano progressivamente sempre maggiore autonomia, rimanendo però solo un passo indietro, per vigilare, per correggere, per aiutare a rialzarsi. E invece oggi i figli sino ai 12-13 anni vengono protetti da tutto e da tutti, vengono deresponsabilizzati, vengono giustificati e perdonati in ogni occasione, vengono difesi anche quando sono indifendibili. E poi, incredibilmente, a 13-14 anni, dopo averli resi così fragili e indifesi, così incapaci di affrontare qualsiasi problema, qualsiasi frustrazione, qualsiasi assunzione di responsabilità, li lasciamo soli nel mondo. Possono rientrare a qualsiasi ora della notte, possono girare con il motorino e andare chissà dove, possono incontrare chiunque e fare qualsiasi esperienza. E noi genitori, pur di seguitare a non fare i genitori, siamo sempre lì pronti a giustificare ancora, sempre di più, sempre di più. Vi prego, leggete sull’ultimo numero di Panorama l’articolo intitolato “Mostri di mammà”. I mostri spuntano da questa vita assurda che fanno i nostri figli, una vita in cui non ci sono nè regole nè doveri, ma solo diritti e libertà assoluta e incondizionata, dove la noia dilaga perchè i ragazzi hanno tutto, e quel tutto lo ottengono subito, appena aprono bocca, dove i pomeriggi e le serate vengono riempiti dallo sballo, perchè “così fanno tutti” (cosa non vera, peraltro, perchè per fortuna ci sono anche moltissimi giovani che si sforzano di crescere, di assumersi le proprie responsabilità, di pensare con la propria testa, di costruirsi un futuro, che hanno valori, ideali morali e politici, convinzioni religiose, un progetto di vita, il desiderio di aiutare gli altri).
Per Gaetano Angeletti, Presidente dell’Ass.ne La Rondinella
La Rondinella è un fiore nel deserto, è un’esperienza di volontariato del tutto gratuita (anzi, con dei costi che, in parte, sono sopportati dagli stessi associati ed operatori), è una aggregazione nata e sviluppatasi nella società civile, partita da un grande dolore e oggi operativa da circa 5 anni. Credo che a livello regionale non vi siano altre associazioni operanti in questo settore specifico così strutturate, così impegnate, così testardamente finalizzate a cercare di aiutare le famiglie e i loro ragazzi.
La Rondinella cerca di aiutare le famiglie a prevenire e, quando questo non è più possibile, ad affrontare il terribile dramma della tossicodipendenza e dell’alcolismo.
Lavora su tanti casi concreti, organizza corsi di formazione per operatori e per genitori, fornisce indicazioni a quelle famiglie che all’improvviso (spesso per non aver voluto vedere) si trovano nell’angoscia più profonda per aver dovuto alla fine prendere atto che un proprio figlio è dentro quella malattia gravissima che è la tossicodipendenza. Famiglie che spesso e volentieri non sanno dove sbattere la testa, che non capiscono nulla delle terapie possibili, che magari pensano che l’eroina si possa sconfiggere con qualche pasticca di metadone.
Ringrazio Gaetano per il sostegno e mi dispiace di non averlo incontrato prima. Avrei, a mia volta, evitato tanti sbagli.
eroina, marijuana, alcol, ma anche videopoker o patatine fritte.. tutte dipendenze per sostituire una sola mancanza: l’amore. solo l’amore ci renderà liberi!
@ Bommarito
Sicuramente si può cercare un confronto sulle droghe, volevo solo dire che continuando a parlare di legalizzazione si rischia di impostare la discussione su un binario morto, lo stesso su cui esiste un dibattito da almeno 30 anni.
Per quanto riguarda la questione sociale vorrei anche uscire dalla consuetudine che vede le nuove generazioni indifese e senza speranza. Lo diceva il mio bisnonno a mio nonno, mio nonno a mio padre, mio padre a me e spesso io lo penso dei più giovani. Ma è mai possibile che ogni generazione futura sia sempre più allocca di quella precedente?
Io credo che il primo punto da cui bisogna partire, senza tante congetture è la realtà sociale in cui viviamo che offre alcune possibilità e non altre. Ad esempio è vero che la famiglia è assente ma con i tempi che corrono lo sarà sempre di più, a meno che non ci sia un cambiamento globale di cui è inutile parlare in questo forum. Quindi proviamo ad analilizzare la giornata tipo di un adolescente più o meno comune:
– Si presuppone che la mattina la passi a scuola fino alle 13 circa.
– Poi ritornerà a casa a pranzare, se è fortunato con qualche famigliare, vorrei sperare che nell’assenza dei genitori esistano ancora nonni o zii.
– Il pomeriggio passerà circa 3 ore in compagnia dei suoi amici o da solo (computer, tv, playstation o altre attività)
– Non credo che un 14enne durante la settimana esca la sera dopocena, quindi la sera la passerà a casa (dove ci sono i genitori).
Pur con un alto tasso di semplificazione credo sia un modello verosimile. Ora per educare, proteggere, conscientizzare i ragazzi occorre agire all’interno in questo schema non troppo complesso.
Ls prima cosa da fare è limitare al minimo l’uso della televisione e del computer. Queste sono sicuramente droghe che danno dipendenza fisica e psicologica. I genitori stessi quindi devono dare il buon esempio. Come? una sola televisione in salone (non in cucina) in modo magari da litigare per il programma ma almeno creare una discussione. Il computer: mia madre mi concedeva pochissimo tempo per giocare a computer e così bisogna fare anche al giorno d’oggi. Si deve creare il DIALOGO, anche se poi si finisce per litigare. I cellulari e cavoli vari vanno dosati. Un 12 enne non ha bisogno del telefonino secondo me e se ne ha bisogno non è necessario quello con 25 mila funzioni che isola l’individuo in una maniera a dir poco allucinante. I genitori che non hanno interessi non possono trasmettere interessi ai figli quindi sono necessarie alcune attività in comune. Se i padri hanno qualcosa da insegnare al figlio (qualsiasi attività) dovrebbero farlo e se non ce l’hanno potrebbero almeno avere l’umità di imparare qualcosa dai figli (es. lezioni di informatica a pagamento? imparare a suonare degli strumenti musicali insieme? costruire qualcosa in garage?). Questo è il tempo prezioso che un figlio chiede ai genitori.
Torniamo alla giornata tipo:
La mattina a scuola i professori dovrebbero per prima cosa essere preparati e motivati (e forse è qui che, ad esempio l’avvocato Bommarito può fare la sua parte. Lui come tanti altri). Bisogna essere attenti però (e qui entra in gioco la necessaria divisione tra droghe leggere e pesanti che in molti hanno fatto): gli studenti sono in grado di documentarsi da soli grazie ad un mezzo molto moderno che si chiama internet. E’ inevitabile che tutti i ragazzi provino almeno una volta uno spinello, questo è un dato da accettare. Quindi dire che tutte le droghe sono uguali può portare ad una perdita totale di credibilità nel momento in cui si accorgono che almeno, per la Cannabis, gli effetti non sono così devastanti. Questo può portarli ad uniformare gli effetti delle varie droghe (come fa anche il nostro stato… che come sempre da’ il buon esempio) e quindi a fare il fatidico passaggio. E’ per questo che molti insistono sulla necessità di “chiamare con il loro nome” le varie sostanze focalizzando soprattutto sulle conseguenze fisiche. Io ricordo di aver smesso di fumare sigarette dopo la visione di un documentario durante l’ora di biologia e dopo aver parlato con Franco, il propietario della sala giochi del corso (luogo definito dai perbenisti di spaccio ma dove non ha girato mai neache il minimo grammo di qualsiasi sostanza). Per me Franco è stato una sorta di nonno quindi lo ringrazio pubblicamente.
Fuori dalla scuola: i genitori dovrebbero essere molto presenti ma non opprimenti. Io mi rendo conto che non sono tanto i ragazzi a non saper vivere ma più che altro sono i genitori che non sanno educare. Questo credo sia sotto gli occhi di tutti. Quando si parla che non esistono più i valori di una volta credo sia necessario specificare che un adolescente si trova nel mondo più o meno pulito e quindi sono gli adulti che non sanno inviargli i veri messaggi.
Nelle ore libere lo sport e la musica ad esempio possono fare molto di più di qualsiasi altro tipo di isnegnamento e per questo sarebbero necessarie nella nostra città strutture sportive qualificate (e perchè no GRATUITE, una piscina da 7 euro ad ingresso ad esempio è vergognosa, a milano costa 5), attività ricreative al passo con i tempi, ad esempio la pista di skate è una bella idea ma perchè costruirla in un posto tanto isolato? Rispettare le leggi sulla vendita di alcolici e tabacco, chi lo fa?
Ad infine non so se vi siete accorti ma nella nostra città mancano parchi, aree di relax, spazi verdi, piste ciclabili. i divertimenti di questo tipo non possono essere solo nelle palestre o a pagamento, sono necessari luoghi di incontro tra giovani ed adulti, spazi di condivisione, di scambio di idee. I ragazzi non possono essere criminalizzati ( a questo mi riferisco all’articolo su via garibaldi). Il vero problema è che sono esclusi dalla città e dai loro spazi, a Macerata c’è una noia mortale nonostante negli ultimi anni noto un certo progresso soprattutto in alcune manifestazioni, ma restano sempre una goccia nel mare.
Senza queste cose, da molti ritenute superflue, ma credetemi, NECESSARIE non si può continuare a parlare dei ragazzi e dei loro problemi. Mi trovo in Polonia in questo momento e posso dirvi che sono realmente stupido da quanto siano attivi i giovani qui. Ci sono infiniti spazi verdi e parchi dove i ragazzi vanno in bici, con i rollerblade, con lo skate, nel parco principale della città c’è una pista di bike cross Gratuita, tutte le cose costano la metà del prezzo per i minori di 26 anni, cinema, teatro molte strutture sposrtive sono a bassissimo costo.
Bisogna cambiare la mentalità per cui il business è fare soldi sui ragazzi. In questo modo si correrà il “rischio” che magari alcuni fumino canne o si ubriachino di tanto in tanto, ma se hanno una vita piena di interessi e di socializzazione, difficilmente decideranno di buttarla nel cesso, e magari se lo faranno potranno trovare più facilmente una mano amica che li aiuti a risollevarsi.
Infine restituire ai nonni (per chi ne ha la fortuna) la gioia dei nipoti. I nonni hanno molto tempo da dedicare ai giovani e non è vero che i ragazzi non rispettano le generazioni più anziane. Se fanno questo è perchè seguono l’esempio errato dei loro genitori che probabilmente fanno altrettanto. Io credo che se un anziano ha molto da raccontare ai ragazzi possa interessare ascoltarlo, quindi tutte le politiche di socializzazione devono essere rivolte anche a questi cittadini i quali, se non ve ne siete accorti soffrono lo stesso problema dei giovani, isolamento e solitudine. Forse unendole si potrebbero cogliere i famosi “2 piccioni con una fava”.
Infine, e qui termino scusandomi della lunghezza del mio intervento, vorrei lanciare una proposta che penso da molto: Cosa ne dite di 6 mesi di volontariato obbligatorio per tutti i giovani in strutture che si occupino di cose per loro interessanti?
Solidarietà
http://www.insiemesenza.org/index.htm
La varietà delle esperienze, dei percorsi effettuati o di possibile realizzazione, ha costituito un patrimonio comune, alla ricerca di un minimo comune denominatore di solidarietà che potesse valorizzare le potenzialità di ciascuno nell’affrancarsi dalle devastazioni della dipendenza.
Il forum sarà chiuso lunedì sera. L’avvocato Bommarito tornerà a rispondere da lunedì mattina a chi scriverà durante questo fine settimana.
Grazie per la partecipazione
Giusto due parole agli amici del politically correct, ai nostri pretoriani del copyright: è cosa deltutto evidente che quando si cerca di affrontare seriamente una qualsiasi conversazione su di un problema complesso si ricorra all’uso di dati e informazioni, altrettanto evidente è che, non essendo nessuno di noi, (senza eccezzioni)autori, ricercatori scentifici ed esperti di chiara fama, si riportino informazioni altrui ma che noi , nel nostro libero convincimento, riteniamo autorevoli o comunque attendibili.I dati che ho pubblicato sono facilmente reperibili in rete e rappresentano quella che,in tutta onestà, è la mia personale posizione in materia. Sostenere che non è “corretto” non pubblicare la fonte (come ripeto, facilmente reperibile in rete)di ciò che ho riportato equivale a delegittimare il contenuto del testo stesso, ed è questo con ogni probabilità l’intento che si vuol raggiungere.Questa tattica da “guerriglia dialettica” è datata oltre che meschina e controproducente, tantopiù quando il tema affrontato non ha NULLA di corretto! Ben comprendo che le istanze e le idee da me mutuate nel discorso possano essere opinabili e in qualche caso inaccettabili ma hanno la stessa legittimità e lo stesso diritto di cittadinanza in questo forum di tutte le altre.Il problema delle tossicodipendenze, dei problemi e dei disagi socio/psicologici che ne conseguono o che le precedono sono quanto di più “scorretto” si possa incontrare nella vita, come potrà confermare chiunque si sia trovato in questo tunnel, sia esso vittima, genitore, funzionario di polizia, medico del pronto soccorso o assistente in una comunità terapeutica.Questa è una guerra dove non sono previste regole di ingaggio signori miei, è una guerra sporca e brutale ed appellarsi alla mancanza di una “correttezza formale” pur di delegittimare l’opinione altrui, a mio parere, è un atto di arrogante prevaricazione oltre che vile.Sono fermamente convinto che il dirittto di scrivere, riportare, copiaincollare quanto ritengo utile alla discussione senza dovemi preoccupare di violare qualche norma sul copyright o senza urtare la sensibilità di qualche benpensante tutore della forma stilistica io me lo sia guadagnato con la mia personale esperienza sul campo fatta di tragedie non meno devastanti di quella del nostro Avv. Bommarito o altri.
Tanto dovevo.
una domanda sul “FORUM”:
Come si apre una discussione?
A me sembra che qui di “forum” ci sia ben poco, si possono solo commentare articoli della stessa persona e non si possono proporre discussioni o aprire nuovi topic.
L’unica cosa che avete fatto è stato prendere i link di tutti gli articoli sulla droga (a firma della stessa persona) e metterli nella stessa pagina…
questo secondo voi questo è un forum?
qui gli argomenti li decide solo una persona, a me non sembra molta seria come cosa…
Vorrei sentire anche il parere degli altri utenti, io adoro i forum, ma questo è tutto tranne che un forum.
Chiamatelo il blog anti-droga!!!!
Spezzo una lancia a favore degli interventi di Tommy Gun. Credo sia ingiusto e molto infantile accusare una persona di fare copia incolla da internet o da qualsiasi altra fonte.
I suoi interventi mirano a mostrare che esiste una letteratura, una scuola di pensiero, medica, psicologica, legale ecc. che analizza il problema da un altro punto di vista e che viene sistematicamente delegettimano dal pensiero corrente, dominante e spesso estremamente superficiale. Inoltre mi sembra che quando uno scrive di suo pugno gli viene detto che deve citare le fonti perchè le ricerche di tal dei tali lo contraddicono, quando poi uno cita queste fonti viene accusato di copiaincolla.
Io ritengo che invece gli interventi di Tommygun siano forse tra i pochi se non gli unici che presentino dei dati, giusti o sbagliati che siano, e per questo vanno oltre il banale pensiero di dire “questo è giusto perchè lo sappiamo e questo è sbagliato perchè fa male”. La maggior parte degli altri interventi invece fanno leva su una retorica che difficilmente potrà servire per attuare un qualche cambiamento. Ma forse molti preferiscono credere semplicemente che più controlli equivalgano a più sicurezza.
…un racconto…
http://www.valtaro.it/droga/index.htm
Per paolapagna
Le dipendenze sono molte, non esistono solo quelle da sostanze. E le carenze affettive sicuramente incidono nell’insorgere delle varie dipendenze patologiche. Più amore, quindi, è giusto, è sicuramente giusto, ma anche, almeno secondo il mio punto di vista, più consapevolezza, più informazione e sensibilizzazione, più vigilanza, più responsabilità, da parte di tutti.
Per Marco
Un bellissimo intervento, che, in quanto proveniente da una persona giovane, è ancora più importante. A parte la solita questione del proibizionismo/antiproibizionismo, riferita alla cannabis, mi sento di condividere in pieno
tutte le parole di Marco sulla famiglia, sulla solitudine dei figli sempre più aggrappati ad internet e ai telefonini, sui rimedi per evitarla, sulla necessaria condivisione di idee e ragionamenti in famiglia, sulla indispensabile formazione specifica degli insegnanti, sull’approccio da tenere verso i giovani nel parlare di queste problematiche.
E’ vero, infatti, che ai ragazzi, parlando di sostanze, non si può dire semplicemente che le droghe non vanno usate perchè fanno male, o altre cose così generiche o così genericamente impostate, se non altro perchè così facendo si rischia di far leva sulla naturale propensione degli adolescenti verso la trasgressione, con un risultato finale di tipo “boomerang”. Ai giovani bisogna invece descrivere con esattezza, con riferimenti scientifici ed anche a vicende concrete e realmente accadute, gli effetti delle sostanze, ancora più nocive soprattutto per il cervello delle giovani e giovanissime generazioni, in fase di sviluppo e maturazione sino ai 20-22 anni. E’ quello che io cerco di fare, anche in relazione alla cannabis (per la quale pure va sicuramente fatto un discorso specifico sull’utilizzo da parte degli adolescenti e sugli effetti che ne possono conseguire in caso di uso massiccio e ripetuto, purtroppo molto frequente).
Mi sono molto piaciute anche le frasi sulla preminente responsabilità dei genitori (e – aggiungo – più in generale, del mondo adulto), sulla musica e sullo sport, sul volontariato (che, purtroppo, e ripeto: purtroppo, non si può rendere obbligatorio), sulla solidarietà (di cui parla anche “paoolo”), sul rapporto con i nonni, quali antidoti rispetto allo scivolamento in vite senza senso e senza valori, sulle politiche giovanili che dovrebbero essere, e non sempre lo sono, quanto meno in maniera sufficiente, orientate verso la creazione di centri non solo di aggregazione, ma anche di crescita e di formazione.
Per Tommi Gun
A parte la questione del copiaincolla, sulla quale mi sono già espresso, vorrei dire che non c’è dubbio che tutte le opinioni sono legittime ed hanno lo stesso diritto di cittadinanza.
Mi è piaciuta molto, nell’ultimo intervento, l’espressione “guerra sporca e brutale”, riferita agli effetti delle droghe sui ragazzi che, a vari livelli di gravità e di nocività, ne sono le vittime.
Un breve accenno sulle politiche olandesi in materia di cannabis. E’ vero che le percentuali di giovani dediti alla cannabis sono sostanzialmente in linea con quelle di altri paesi europei. Però credo pure che ora anche in Olanda (sulla scia di un profondo ripensamento che sta avvenendo il tutto il mondo occidentale) si stia imponendo una politica del tutto diversa, tanto è vero che negli ultimi tempi sono stati chiusi tutti i coffee shop situati a meno di 200 metri dalle scuole, è stato vietato il fumo all’interno di questi stessi locali, è stato proibito in molte città di confine l’accesso ai coffee shop da parte degli stranieri (nel tentativo di frenare il c.d. turismo dello spinello).
Leggo infine che parla di una “personale esperienza sul campo, fatta di tragedie non meno devastanti …”. Non so di cosa si tratti, ma comunque mi sento in dovere di esprimerle tutta la mia solidarietà.
Per Kenji
Non sono bene a conoscenza di cosa si intenda tecnicamente per “forum”. Tuttavia, in questo organizzato da Cronache Maceratesi, c’era la possibilità di spaziare in tutte le problematiche connesse alla droga, andando anche oltre gli articoli segnalati dalla Redazione, così come c’era la possibilità di relazionarsi non solo con il sottoscritto, ma anche con tutti gli altri lettori intervenuti, in questa come in altre occasioni.
Per paoolo
Il racconto è veramente bellissimo e molto istruttivo. Spiega meglio di cento articoli del sottoscritto cosa voglia dire perdersi nell’infermo della droga. Il protagonista, in quel caso, dopo aver toccato il fondo è riuscito a risalire la china e a riappropriarsi della sua vita e della sua libertà (la droga è infatti una forma di schiavitù): sì, perchè, si può guarire da quella terribile malattia che è la tossicodipendenza, e sarà sempre più agevole riuscirci se le istituzioni pubbliche e private preposte faranno il loro dovere e investiranno in questo settore, segnato da tante tragedie, quanto è necessario. Il che, purtroppo, non avviene quasi mai, per mancanza di fondi e per una insufficiente consapevoilezza della gravità del problema.
Faccio un esempio. Il protagonista del racconto si è salvato dopo l’esperienza della comunità terapeutica, e, almeno per quanto riguarda i consumatori problematici di eroina, la strada della comunità è l’unica che può dare buoni frutti. Questo è quanto dicono gli operatori, i medici e gli specialisti che seguono il settore.
Eppure, nelle Marche, i fondi per le comunità scarseggiano, e quindi i Sert sono costretti a praticare nella maggior parte dei casi la terapia del metadone o del subutex, che, da veloce terapia di disintossicazione fisica preparatoria per l’ingresso in comunità, si è sempre più trasformata in terapia di mantenimento a lungo termine, senza prevedibili esiti di definitiva guarigione e con rischi enormi per i fruitori (perchè il riutilizzo dell’eroina durante la terapia metadonica è sempre possibile, e il rischio dell’overdose per ragazzi che tornano all’eroina dopo qualche mese di non uso, con il fisico che non è più abituato alla sostanza, è purtroppo sempre dietro l’angolo).
Per Cronache Maceratesi
Devo ringraziare il Direttore Zallocco per l’opportunità che ha fornito a me e a tutti quelli che sono interessati al dramma delle droghe, in tutti i i suoi risvolti (sociali, sanitari, istituzionali, giudiziari, di prevenzione, cura e repressione), di discutere, di confrontarci, di intervenire, in una parola, di tenere comunque alta l’attenzione su un problema che è tanto grave quanto sottovalutato, il cui esame, questa volta, fortunatamente non si è fermato alle solite litanie e ai soliti logori scambi di accuse tra fronti contrapposti. Salvo rarissime eccezioni, tutti hanno cercato di dare un contributo, di suggerire soluzioni, di individuare le responsabilità.
Mi dispiace solo che nessuno dei candidati (non solo al seggio di Presidente, ma anche a quello di semplice consigliere) alle ormai prossime elezioni provinciali non abbia sentito l’esigenza di dire la sua su un problema che – è vero – non rientra tra le competenze specifiche dell’ente Provincia, ma contiene in sè tematiche che coinvolgono, o, meglio, dovrebbero coinvolgere tutti gli enti territoriali: penso alle politiche giovanili; alle politiche sanitarie; al riparto dei fondi tra le varie Zone dell’ASUR unica regionale; alla battaglia per la legalità; al necessario contrasto verso la criminalità organizzata; al patto per la sicurezza.
Tutti temi sui quali sarà però possibile, anzi, neccessario tornare.