Il degrado di via Garibaldi:
da fiore all’occhiello
a Bronx di Macerata

Così la prestigiosa via di ingresso al salotto buono della città è diventata l'oasi dello spaccio
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di Giuseppe Bommarito *

Immaginate una città in cui una via centralissima, a meno di cinque minuti dalla piazza centrale, dalle sedi del Comune, della Provincia, della Prefettura, della Questura, dei Carabinieri, sia da oltre due anni una sorta di zona franca, dove, almeno in alcune ore della sera e della notte (e a volte anche di giorno), può succedere di tutto. Pensate ad una città in cui ai residenti di questa via, per diverse notti alla settimana, venga precluso il riposo notturno, soprattutto d’estate, quando gli avventori di alcuni locali pubblici, ubriachi, imbottiti di droga, arroganti e impuniti, e spesso anche pregiudicati, si sentono in diritto di urlare sino all’alba, di urinare e defecare per strada, di affrontarsi a colpi di bottiglie spaccate in due, di litigare urlando a tutto volume, di spaccare bicchieri e bottiglie di birra a terra, contro gli ingressi e le finestre dei palazzi, contro le auto posteggiate in zona, contro le vetrine dei negozi; di distruggere le fioriere e i tombini di ghisa; di saltare sui cofani delle auto. Rappresentatevi una città in cui, sempre in questa famosa via e nelle immediate adiacenze, fiorisca in alcune ore una intensa attività di spaccio, in certi momenti svolta quasi alla luce del sole, che coinvolge anche ragazzini (non solo come consumatori, ma, a volte, anche come microspacciatori telecomandati dai mercanti di morte), gestita da esponenti legati alla camorra o a clan albanesi e nigeriani che pensano di poter operare indisturbati.

Avete capito a quale città ci stiamo riferendo? Non ancora? Ecco, allora, altri indizi.

Quelli che, abitando in questa rinomata via e non potendone più, osano protestare, chiamano le forze dell’ordine e firmano esposti, se vengono individuati (ed è facile che ciò avvenga), subiscono insulti, minacce, irrisioni, gravi intimidazioni e danneggiamenti mirati alle loro autovetture: così imparano ad alzare la testa. Qui, in questa via che una volta era un fiore all’occhiello dell’intera città, le telefonate notturne e gli esposti alla magistratura e alle forze dell’ordine non riescono a produrre alcun risultato, rimangono lettera morta: interventi omessi, oppure, nel migliore dei casi, limitati, tardivi e fatti quasi controvoglia, quando ormai non servono più a niente. Spallucce a destra e a sinistra anche da parte delle istituzioni, tanto “prima o poi si stancheranno” (i residenti, forse, non certo i vandali e  i delinquenti, che da tale inerzia escono semmai ogni giorno più rafforzati). E così, nell’indifferenza generale, in questa via così centrale tutto seguita come prima, anzi, peggio di prima, con l’alcol e la droga che circolano a fiumi e di cui i principali destinatari sono ragazzini sempre più giovani; con questi ultimi, maschi e femmine, che bevono e assumono sostanze stupefacenti pure di pomeriggio nei vicoli circostanti e qui si dedicano anche a scene di masturbazione, di palpeggiamenti e di sesso orale sotto le finestre dei residenti; con sforamenti continui, regolarmente privi di conseguenze, degli orari notturni di chiusura degli esercizi pubblici; con l’isola pedonale costantemente violata da ragazzi che circolano con i motorini a tutta velocità e da gente che, non si sa come, dispone della scheda elettronica per far abbassare i “pilomat” (i dissuasori a scomparsa automatica) ed entra con le auto a suo piacere; con un tremendo inquinamento acustico notturno che impedisce il sonno a chi il giorno dopo, molto banalmente, deve alzarsi per andare a lavorare; con gli idranti della nettezza urbana che, il venerdì mattina (il giovedì notte, in una discoteca che sta in mezzo al quartiere, c’è la mitica serata universitaria), devono intervenire per spazzare via l’urina, le feci, il vomito, i vetri, i cocci dei vasi, gli specchietti e i tergicristalli divelti dalle auto, che tappezzano le strade e testimoniano le prodezze di chi spadroneggia indisturbato nelle ore notturne.

Ebbene, tutto ciò premesso (come dicono gli avvocati) e forniti tutti questi indizi, la domanda è la seguente: qual’è la città in cui si trova questa via, questa zona così martoriata e abbandonata a se stessa? Stiamo parlando di un quartiere periferico e degradato di una grande città, dove impazza la malavita comune? Oppure di una piccola cittadina del sud che vive rassegnata sotto il giogo della criminalità organizzata? Oppure, proseguendo nelle ipotesi, e pensando più in grande, si tratta del quartiere del Bronx, a New York, prima della cura a suon di “tolleranza zero” dell’allora sindaco Giuliani?

No, cari amici, stiamo parlando di via Garibaldi, della prestigiosa via di ingresso al salotto buono di Macerata, dove di giorno passeggiano le mamme con le carrozzine, dove si affacciano facoltà universitarie, banche, studi professionali prestigiosi, redazioni di giornali, sedi di partito, un importante sindacato, negozi di medio e alto livello. Pare impossibile che di sera e di notte, e anche di giorno nei vicoli limitrofi, più appartati, qui accadano le cose sopra descritte, eppure questa è la verità, e, a comprovarla ci sono, per chi volesse approfondire, decine e decine di fotografie, di testimonianze, di inutili esposti.

E’ evidente che questo stato di cose, che non può interessare solo i residenti di via Garibaldi, ma l’intera città (anche perché ci sono altre zone che stanno vivendo trasformazioni simili: pensiamo, sempre nel Centro Storico, al tratto compreso tra piazza S. Giovanni, via Crescimbeni, via XX Settembre; oppure alle vie limitrofe alla Stazione), è sempre più insostenibile. Qui, se nessuno interverrà rapidamente e con forza, prima o poi qui succederà qualcosa di molto grave, perché è troppo alta ormai la tensione tra i residenti e i protagonisti di questa situazione di inarrestabile degrado urbano; perché il livello di impunità, di illegalità e di delinquenza vera e propria è ormai fuori controllo; perché quei residenti che non stanno maturando l’idea di cambiare casa, ben presto inizieranno a pensare di doversi difendere da soli; perché l’illegalità porta altra illegalità; perché la droga spacciata a tutto spiano porta soldi facili e i soldi portano altri delinquenti, portano la criminalità organizzata, portano sempre più droga e altri ragazzi candidati al Sert, ai reparti psichiatrici, al cimitero.

Badate bene, non si tratta di un problema di parte o di pochi, questa è una partita molto importante per l’intera città di Macerata, è la spia di qualcosa di grave che sta avvenendo, è un problema trasversale che deve interessare tutti, senza distinzioni di natura politica, che non può non portare a quei tavoli congiunti dove le istituzioni e le forze dell’ordine si ritrovano per impostare un vero e realistico piano di azione comune, per suddividersi i compiti e i piani di intervento e per operare simultaneamente su più fronti (la videosorveglianza più volte reclamata ad opera del Comune; controlli rigidi sul rispetto dell’isola pedonale e sugli orari di chiusura dei locali pubblici da parte della Polizia Municipale, e sui livelli di inquinamento acustico da parte dell’ARPAM; adozione da parte della Questura delle sanzioni previste dalla legge a carico degli esercizi pubblici, per gli sforamenti e le risse poste in essere dagli avventori; tutela dei residenti, nonchè repressione continua, e non occasionale, dell’attività di spaccio e di microspaccio da parte delle forze dell’ordine). In una importantissima riunione svoltasi proprio oggi in Prefettura, il cui merito va ascritto al Prefetto ed al Procuratore della Repubblica, è stato detto: “L’opinione pubblica deve sapere che le istituzioni si stanno muovendo nel contrasto alla diffusione della droga ed ai problemi correlati di delinquenza”. Ecco allora un primo terreno di operatività, di sinergia, di repressione che si traduce anche in prevenzione.

Come dicono i tecnici, si tratta, in una parola, di riappropriarsi del territorio e di non lasciarlo in mano ai delinquenti, ai camorristi, a chi vive e prospera con l’illegalità e, soprattutto, con la droga.

Aggiungo io, che tecnico non sono, che si tratta di una battaglia – quella più  in generale per la legalità e contro la sempre maggiore diffusione in città e nella provincia di droga e di alcol – che dovrebbe vedere in prima fila la società civile, le teste pensanti di questa terra, le forze politiche (che, tanto per dirne una, hanno giustamente discettato nei mesi scorsi, in lungo e in largo, sulla statua di Padre Matteo Ricci, ma nulla dicono su questioni così gravi, che interessano la pubblica incolumità e la salute dei nostri figli), le associazioni dei genitori, la Chiesa locale, gli stessi ragazzi e gli stessi universitari che hanno tutto il diritto di divertirsi senza essere associati a situazioni così squallide e avvilenti (ricordiamoci che i giovani, se vogliono, se veramente vogliono, possono cambiare il mondo).

E poi mi chiedo, perché alcuni me lo fanno notare: è una crociata, questa, oppure è un richiamo alla responsabilità e alla coscienza civile di noi tutti, delle istituzioni, dei partiti politici, della Chiesa, delle forze dell’ordine, perchè qualcuno si muova e tuteli la collettività, e, in primo luogo, i giovani e i ragazzi, che sono i più indifesi?

Attenzione, perché, come ha scritto il dott. Raffaele Cantone, magistrato in prima linea per anni nella lotta alla camorra dei casalesi (che a giugno, o, più probabilmente, dopo l’estate, sarà a Macerata su invito delle associazioni “Con Nicola, oltre il deserto di indifferenza” e “La Rondinella”, nonché del Dipartimento Dipendenze Patologiche di Macerata e Camerino), gli antidoti da utilizzare per combattere l’illegalità e per evitare che il veleno della delinquenza e della droga si propaghi vanno individuati e posti in essere nel più breve tempo possibile. Aspettare oltre misura potrebbe significare arrivare quando ormai è troppo tardi.

* Avvocato e Presidente dell’Associazione onlus “Con Nicola, oltre il deserto di indifferenza”

***

P.S. A conclusione di questo articolo vorrei ricordare che sabato 9 aprile, alle ore 18, presso il Monastero Corpus Domini di Macerata (nel quartiere Vergini), su richiesta delle associazioni “Con Nicola, oltre il deserto di indifferenza” e “La Rondinella”, il Vescovo di Macerata, mons. Claudio Giuliodori, celebrerà una Messa in memoria di tutti i ragazzi scomparsi nell’alba della loro vita per qualsiasi motivo: malattia, incidenti stradali, infortuni sul lavoro, droga, suicidi, disgrazie di vario tipo. Una Messa in suffragio di tutti i ragazzi prematuramente scomparsi, per tenere vivo il loro ricordo, e anche per realizzare tra genitori, credenti e non credenti, un momento di amicizia e di fraterna aggregazione, che si traduca anche in un piccolo gesto di solidarietà verso quelle famiglie che, in questo momento, si trovano in gravissime difficoltà economiche. Durante la Messa, infatti, verranno raccolte le offerte dei presenti, che saranno devolute al fondo “La solidarietà a lavoro”, recentemente istituito dalla diocesi maceratese per portare aiuto a quelle famiglie, purtroppo ogni giorno più numerose, che, colpite dalla disoccupazione o da retribuzioni sempre più misere, faticano ad arrivare a fine mese.



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