La Corte d’appello
Tentato omicidio a Tolentino, tutti assolti in appello gli imputati. In primo grado c’erano state condanne per 28 anni complessivi. Oggi si è svolto il processo in Corte d’appello ad Ancona. I fatti contestati risalgono al 2010. Imputati per concorso in tentato omicidio c’erano il 33enne Marsel Mati, Zaim Sheu e Ermal Kaja, entrambi 34enni, tutti accusati di concorso in tentato omicidio. I fatti presi in esame risalgono al 2010 ed erano avvenuti davanti al circolo Enals di Tolentino. Era la notte del 12 marzo del 2010 quando l’allora 21enne Vincenzo Aliberti, dice l’accusa, venne accoltellato dal padre di Marsel Mati, Samir Mati, nel frattempo scomparso.
Da sinistra: l’avvocato Giancarlo Giulianelli, l’imputato Mati Marcel e l’avvocato Riccardo Leonardi
L’aggressione, prosegue l’accusa, sarebbe avvenuta per via della targa di un motorino. Mati Marsel, Sheu e Kaja erano finiti sotto accusa perché dopo l’accoltellamento avrebbero inseguito il ferito, che si rifugiò dentro ad un bar. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Riccardo Leonardi (per Mati), Giancarlo Giulianelli (per Mati e Sheu) e Maria Cristina Ottavianoni (per Kaja). «La sentenza del tribunale di Macerata non aveva fatto alcuna menzione della circostanza – dice l’avvocato Leonardi -, emersa a dibattimento sulla base di una perizia disposta dallo stesso tribunale, ed affidata allo psichiatra Gianni Giuli, della totale incapacità di intendere e di volere di Samir Mati, al momento dell’episodio criminoso. Inoltre ritenuto incapace di partecipare al processo, processo che sempre il tribunale non ha sospeso, quanto alla posizione di Samir, nonostante, in caso di incapacità di partecipare al giudizio, sia prevista la sospensione. La Corte d’appello ha ora mandato assolti gli imputati perché il fatto non sussiste, escludendo in radice la commissione del grave delitto loro ascritto. Le difese hanno sostenuto la natura improvvisa ed imprevedibile del gesto dell’autore materiale del reato, senza un loro apporto né materiale, né morale, l’assenza di un concorso psicologico, peraltro impossibile, con una persona totalmente priva della capacità di autodeterminarsi e la natura di semplici lesioni personali, in assenza sia dell’idoneità oggettiva del gesto (la vittima attinta alla schiena non è mai stata in pericolo di vita), sia della volontà omicidiaria».
La Corte di appello di Ancona oggi ha assolto i tre uomini con formula “per non aver commesso il fatto” travolgendo così la sentenza del Tribunale di Macerata». Grande soddisfazione da parte dell’avvocato Giulianelli: «Si è ristabilita la verità dei fatti che in primo grado era stata travisata. A volte non occorre andare a Berlino per trovare un giudice, basta fermarsi ad Ancona» dice l’avvocato Giulianelli. Parte civile la famiglia di Aliberti con l’avvocato Claudio Cegna.
(Gian. Gin.)
Tentato omicidio davanti al circolo: condanne complessive a 28 anni
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