Oculistica, l’eccellenza si vede:
dieci trapianti in 4 giorni
nel reparto di Ramovecchi

SAN SEVERINO - Problemi enormi arrivano dalle liste di attesa che sono in aumento mentre mancano i medici, inutili finora i bandi di concorso attivati dall'azienda sanitaria

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Vincenzo Ramovecchi

di Luca Patrassi

Il colpo d’occhio è quello consueto, l’Oculistica dell’ospedale di San Severino, guidata dal primario Vincenzo Ramovecchi, è un fermento di attività, già l’ascolto dei pazienti indica che è attrattivo da diverse regioni. In un sistema che è quasi più abituato a comunicare le cattive notizie rispetto a quelle ottime, l’eccellenza di San Severino passerebbe quasi inosservata (giusto per rimanere in tema oculistico). Però è bene dire quello che è avvenuto in questi giorni e a parlarne è il protagonista, appunto il primario Vincenzo Ramovecchi, attore principale di una compagnia tornata da medici, tecnici, infermieri, infermieri, operatori di assoluto rilievo. Un livello di eccellenza nazionale che ben conoscono le migliaia di persone che ogni anni gravitano attorno al reparto settempedano. «Abbiamo eseguito – osserva Ramovecchi, a San Severino da 30 anni, primario dal 2001 – dieci trapianti di cornee in quattro giorni: dal 27 dicembre all’altroieri. Quattro trapianti per pazienti arrivati da fuori regione (Puglia. Abruzzo e Umbria), una religiosa extracomunitaria e cinque marchigiani». Tipologie di interventi e numeri: «Per quello che riguarda i trapianti, da una quindicina di anni a San Severino se ne fanno di più che in tutti gli altri reparti ospedalieri marchigiani messi insieme.

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L’ospedale di San Severino

Nel 2020 nel nostro reparto sono stati eseguiti 71 interventi, 56 nel resto della regione, nel 2021 59 a San Severino e 55 nel resto della regione. Per l’approvvigionamento delle cornee il riferimento principale è la Banca degli occhi di Mestre, che è la struttura di riferimento anche europeo, poi quella di Fabriano, nel 2020 e nel 2021ne abbiamo prese 101 da Mestre e 29 da Fabriano».

Le tecniche di trapianto: «Utilizziamo tutte le tecniche, da quella classica perforante a quelle lamellari (tecniche dette Dsaek, Dmek, Dalk) che rappresentano la maggior parte degli interventi essendo meno invasive e con minori rischi di rigetto essendo un trapianto più selettivo che va ad occuparsi solo del tessuto malato».

Non solo trapianti, l’Oculistica di San Severino registra numeri di rilievo e qualità assoluta anche in altri ambiti settoriali: «Per la chirurgia del glaucoma, San Severino fa il maggior numero di interventi all’anno in Italia, siamo tra i primi in Europa: è una notizia che ha poca diffusione all’esterno ma è così. Più di trecento stent (Preserflo e Xen) impiantati ogni anno, 1500 in totale: nel 2016 siamo stati tra i primi reparti oculistici italiani ad aver avviato queste nuove tecniche miniinvasive».

Interventi di qualità riconosciuta: «A maggio e a ottobre scorso dal Gemelli e dal  Sant’Eugenio ho eseguito in diretta due interventi con queste nuove tecniche mininvasive nel corso di congressi nazionali della Società italiana di Oftalmologia». Interventi di eccellenza, squadra di eccellenza e richiesta fortissima che crea qualche problema. «L’Azienda sanitaria ci segue in ogni modo e anche di recente ha pubblicato bandi per la ricerca di medici di assumere, ma gli specialisti non si trovano. Abbiamo una dottoressa in maternità e siano sotto organico di due unità. Speriamo che con il nuovo anno riusciremo a coprire questa carenza facendo ricorso agli specializzandi, l’Amministrazione ha tutta la volontà di assumere e si è sempre dimostrata attenta. Poi ci sono enormi problemi di liste di attesa: il numero dei pazienti aumenta con l’aumentare dell’età media, il Covid ci ha penalizzato con alcune sale operatorie chiuse.

Utilizziamo tre sale operatorie (Recanati, San Severino e Macerata) ma non riusciamo a smaltire la lista di attesa, per il fatto che il numero dei medici è limitato. Svolgiamo migliaia di controlli postoperatori all’anno, riusciamo comunque a mantenere un’attività chirurgica non indifferente».



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