di Mauro Giustozzi (foto di Fabio Falcioni)
Appartenenza, tutela e partecipazione sono le tre parole attorno alle quali nasce il Comitato Sanità Macerata che è stato presentato stamattina presso l’auditorium della biblioteca Mozzi Borgetti. Apolitico, apartitico, con all’interno quindici soci fondatori, ne fanno parte professionisti e operatori sanitari ma anche privati cittadini, ed è aperto alla partecipazione di tutti i maceratesi che vogliono fare proposte, hanno idee, vogliono confrontarsi sul futuro della sanità di Av3.
Che il tema sia molto sentito lo testimonia la presenza a questa prima uscita del comitato dei consiglieri regionali Romano Carancini del Pd e Anna Menghi della Lega oltre al presidente dell’Ircr Giuliano Centioni al delegato comunale alla Sanità Giordano Ripa al vice sindaco Francesca D’Alessandro ed all’assessore Laura Laviano. Tra i primi obiettivi del comitato quello di dare un nome all’ospedale civile del capoluogo, quello attuale a Santa Lucia e quello che verrà chissà dove e quando. La proposta lanciata è stata quella di intitolarlo Santa Maria della Misericordia, ma su questo saranno i cittadini a dire poi la loro attraverso un referendum o nuove proposte che saranno raccolte online. Il giornalista Carlo Cambi ha effettuato la presentazione di questa nuova e inedita iniziativa per Macerata. «Comitato che vuol racchiudere il senso di comunità della sanità – ha esordito Cambi – che è un bene comune di cui anche i cittadini devono essere protagonisti e di affezione alla città. Questo ospedale non ha mai avuto un nome, che in ogni campo rappresenta un segno di affezione: eppure in quella struttura passa vita e morte di tanti maceratesi. Ricordo che il prossimo 5 febbraio ci sarà il centenario della posa della prima pietra per la costruzione dell’attuale ospedale civile ed il Comitato Sanità Macerata vuol celebrare questa ricorrenza, in attesa di quella del futuro nuovo nosocomio, cementando la consapevolezza che ci deve essere tra cittadini e ospedale. Per questo chiunque abbia foto, reperti sanitari, certificati antichi, visto che parliamo di cento anni, si faccia avanti perché per questa occasione sarebbe bello allestire una mostra che non vuol essere celebrativa ma un riconoscimento di ciò che è stato e continua ancora ad essere».
I quindici componenti del comitato rispondono ai nomi di Roberto Accardi, Mariano Avio, Silvana Baldini, Ernesto Brianzoni, Vincenzo Cannelli che è anche il segretario, Antonella Castignani, Stefano Cecchi (vice presidente), Andrea Corsalini, Anna Maria Gentilozzi, Arnaldo Mariani, Francesco Pelloni, Anna Repaci, Alberto Tubaldi, Gabriella Repupilli (presidente), Fabio Angeloro. «Siamo un gruppo di professionisti in attività o in pensione che ha promosso questa iniziativa –ha detto Gabriella Repupilli- e visto che le istituzioni regionali e comunali da tempo parlano della costruzione del nuovo ospedale a Macerata di primo livello, con questi amici e colleghi ci siamo interfacciati ed abbiamo deciso di fare questo passo. Il primo scopo, può sembrare banale ma non lo è, dare un nome a questo ospedale, vorremmo dargli un’identità come accade in tante città italiane. Questo è lo scopo di partenza ed al contempo vogliamo fare delle riflessioni con le istituzioni che hanno potere decisionale sulla sanità, essere strumento di aiuto. Sia il Psr che il Pnrr parla di centralità del cittadino che deve essere coinvolto nelle scelte sanitarie e questo noi vogliamo essere. Promotori civici di questa sensibilizzazione. Sul nuovo ospedale dovrà essere di altissimo livello, nuovo non solo nelle strutture ma anche di facile accessibilità come collocazione geografica, ben sapendo cosa metterci dentro, dal numero dei posti letto al personale necessario. Non vogliamo si ripeta l’errore che fu fatto di insediare l’attuale ospedale all’interno della città con tutto quello che ne è conseguito per l’accesso».
Un Comitato Sanità Macerata che vuol mettersi al servizio per individuare soluzioni e raccogliere opinioni dei cittadini da portare poi nelle sedi dove si decide sulla politica sanitaria di Av3. «Il futuro della sanità maceratese dipende molto da quanto la cittadinanza interessata –ha sottolineato Stefano Cecchi- sia quella dei professionisti che gli utenti ospedalieri, saprà essere partecipe. Questo è un ruolo fondamentale: noi vogliamo cercare di unire quelle che sono le esigenze che il personale sanitario avverte in termini di progettualità a breve termine che a lungo termine. Poi tenere conto delle prerogative e necessità che l’utenza ci chiede perché il futuro della sanità sarà sempre l’unione delle diverse necessità: quelle del personale che opera dentro gli ospedali e quelle che la cittadinanza avverte quotidianamente. Solo attraverso un confronto, contatto e comunicazione tra gli organi indispensabili che sono politici, organizzativi, tecnici e chi ne usufruisce in termini di salute potrà avvenire un miglioramento delle componenti organizzative e cliniche della sanità maceratese del futuro».
La vice sindaca D’Alessandro e il consigliere comunale Ripa hanno mostrato grande apprezzamento per l’iniziativa dicendosi pronti a collaborare e recepire le istanze che arriveranno dal nuovo comitato mentre gli interventi dei consiglieri regionali Carancini e Menghi, concordi sulla bontà dell’iniziativa, si sono divaricati quando si è parlato del nuovo ospedale del capoluogo. «Il limite della sanità di questi anni è stato il totale abbandono del territorio – ha sottolineato il consigliere del Partito democratico – di quella parte che sta prima che si arrivi in ospedale per le acuzie. Il Pnrr destina ingenti risorse in direzioni precise, a partire dalle Case ed Ospedali di comunità che sono i presidi di prossimità più vicini ai cittadini. Poi ci sono gli ospedali di primo livello che non è un tema di qualcuno ma di tutti: ebbene le regole in Italia per costruire queste strutture sono legate alla legge Balduzzi e di quelle bisogna tenere conto, non si può derogare. Non è la stessa cosa costruire un ospedale o farne uno di 550 posti letto che centralizza le migliori professionalità e il personale sanitario che scarseggia sempre più. Spero che il sindaco di Macerata sia attento su questo tema nell’interesse dei cittadini. Non si può pensare a tre ospedali di primo livello a Macerata, Civitanova e Camerino: a meno di disperdere in tre presidi le Uoc, ma sarebbe un’assurdità. Spero che non finisca come negli anni Sessanta quando la politica maceratese non si battè tutta assieme per spostare il percorso dell’autostrada all’interno con le conseguenze che ne sono scaturite».
Ferma e pronta la replica di Anna Menghi che ha ricordato le sue battaglie ventennali sulla sanità che in Regione Marche hanno sempre trovato un muro nel centrosinistra. «Il nuovo ospedale di Macerata sarà di primo livello questo è certo – ha detto la consigliere della Lega – e soprattutto sarà il primo nosocomio costruito nell’era post covid che terrà conto delle esigenze portate dalla pandemia. Faccio l’esempio del nuovo ospedale di Fermo che nasce già vecchio e che dovrà essere modificato proprio a causa della pandemia. Ricordo nella mia esperienza di consigliere comunale di opposizione costruttiva le battaglie per non portare via i reparti dall’ospedale di Macerata che vedevano l’unanimità nel voto comunale ma poi in Regione nessuno ne prendeva atto. Oggi è necessario fare il meglio con quello che abbiamo. E’ indispensabile essere uniti sul territorio e batterci per avere servizi sanitari di qualità che meritano i cittadini, ed in questo il ruolo del comitato sarà importante. Il nuovo ospedale da costruire dovrà essere un contenitore adeguato che non corra poi il rischio di chiusura come accadde qualche anno fa per l’attuale struttura a causa di problemi all’impianto idrico. Non è più tempo di divisioni ma di lavorare tutti assieme per il bene della comunità maceratese».
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Complimenti a tutti, bella iniziativa. Finalmente la città si muove dal torpore e se tutte le forze si uniscono ne verrà fuori un bel progetto, utile anche alla nostra bistrattata provincia. Spero che si aderisca in molti. Io ci sarò. In bocca al lupo a questo neonato comitato.
La consultazione dei cittadini intorno all’idea di un Ospedale Unico di primo livello ( così si dice senza ulteriori precisazione sui nuovi o i diversi servizi che mancherebbero e che dovrebbero essere costituiti ex novo ) sembra più un buon proposito da inserire nella letterina di Natale che una iniziativa che possa avere il senso della serietà. Con l’attuale stato della informazione i dati sono così approssimativi e così generici che non sembra neppure serio parlare di Ospedale Unico ; sembra questo più un fantasma che aleggia sulle nostre teste che una idea seria perché non si ha contezza di un piano che ci spieghi seriamente una gran quantità di innumerevoli quesiti che scaturiscono dalle domande che ci si deve porre a partire dal piano della necessità o meno di nuovi e migliori servizi sanitari rispetto all’attualità, al piano amministrativo in ordine all’utilizzo residuale delle strutture sanitarie ospedaliere esistenti dal valore prossimo a 500 ml , al piano tecnico finanziario con una nuova spesa in leasing di oltre 500 ml. da lasciare alle future generazioni; Insomma anche senza andare a spanne non appare affatto favorevole il rapporto tra costi e benefici e quindi se andassimo a calcolare tutta una serie di fattori e affrontassimo la questione in modo serio e non andassimo a creare delle nuove strutture sovradimensionate addirittura rispetto al limitato bacino di utenza , ci accorgiamo che l’Ospedale Unico potrebbe essere solamente una mera chimerica finzione per chi ci vuole o ha la volontà supina di crederci .