«Non occorre chiudere un ospedale in modo eclatante, si può benissimo farlo morire di morte “naturale”. Ci vorrà più tempo, ma il risultato è assicurato», così Luisella Tamagnini, ex sindaco di Pioraco e per tanti anni impegnata nel reparto di Cardiologia dell’ospedale di Camerino, sul nosocomio della città ducale. Nei giorni scorsi la struttura è stata oggetto di incontri tra il sindaco Sandro Sborgia, e il direttore dell’Asur Nadia Storti, per parlare della carenza di personale, in particolare per il reparto di Cardiologia. Secondo Tamagnini «si comincia col creare difficoltà non sostituendo i medici che vanno in pensione e questo genera subito invariabilmente un blocco dell’attività ambulatoriale, le liste di attesa si allungano, si fa avanti il privato che offre un servizio “facile” e la colpa di ciò ricade sul personale medico che agli occhi di tutti viene fatto risultare incapace ed inadeguato. Parlo ora nello specifico della Cardiologia di Camerino, nella quale ho lavorato per quarant’anni, ma molti potranno riconoscersi nelle mie parole perché il modus operandi è diffusamente lo stesso. Non tutti sanno che lavorare per turni di 24 ore – continua Tamagnini -, senza riposo, senza ferie e con una reperibilità anch’essa di 24 ore, logora la resistenza di chiunque. Ciononostante, per anni, la Cardiologia di Camerino ha resistito con tenacia fornendo un servizio di tutto rispetto alla popolazione. Forse sarà stato per futili motivi tipo l’attaccamento al lavoro, il senso di responsabilità, la dignità professionale… Non certo per guadagno perché chi è andato in pensione aveva un credito stratosferico di ore in più non pagate e di ferie non godute, tanto per chiarire eventuali dubbi che potrebbero sorgere. Per migliorare l’effetto si procede poi a non nominare i primari per molto tempo, in modo da fiaccare lo spirito e la resistenza di chi è costretto a lavorare con un carico di responsabilità a volte soverchiante e non riconosciuto (il facente funzione deve solo obbedire, non creare problemi e non superare il budget assegnato). Inoltre si evita di riparare ciò che è rotto, non si acquistano strumenti nuovi, salvo quelli oggetto di donazioni, dimenticando che per utilizzarli e refertare gli esami è necessario il medico, perché gli strumenti da soli non si accendono nemmeno. Tutto ciò contribuisce a far circolare la voce che la struttura non è adeguata. Si passa perciò per esempio per la Cardiologia – continua Tamagnini -, da un volume di esami ambulatoriali di 18mila l’anno nel 2005 a 1.500 l’anno nel 2010, anno di entrata in funzione del Cup regionale. Non si ascoltano i consigli e le proposte di chi da anni è abituato a gestire in prima persona la sanità pubblica, tanto ci sono i privati che reggono botta». Secondo Tamagnini «La politica ha in tutto questo la sua grossa fetta di responsabilità perché i dirigenti Asur da quella sono nominati, da quella dipendono e su indicazione di quella nominano molti primari, così, senza tanto lambiccarsi il cervello confessano “addolorati” di non aver saputo in tempo di certi problemi (come se fosse una scusante), proferiscono promesse grondanti miele, trattano i sindaci ed i loro cittadini da incapaci marionette e la popolazione, oltretutto terremotata, vede tutti giochi passare sulla sua testa , convinta di non poter fare nulla. La rassegnazione, il disinteresse, sono quindi sovrani, salvo mettere insieme battaglie inutili e stupide sui social convogliando energie nel nulla. Gli indiani d’America sono stati portati a morire nelle riserve dopo lotte sanguinose e per loro soverchianti. Noi moriremo invece nelle nostre terre, senza colpo ferire, convinti che nulla ci spetta. Se si tolgono i servizi essenziali, e la sanità è il primo di questi, chi vorrà restare in questi luoghi? Ed ecco che le nostre zone potranno essere libere come praterie, dove sono già passati i bisonti e non ci sarà nemmeno la consolazione che tra i monti ci sia l’oro o il petrolio nel sottosuolo».
Grande Dottoressa Tamagnin hai espresso quello che tutti pensano ma senza esprimersi
Meglio chiudere
È proprio il loro obiettivo questo! Ci vogliamo svegliare!!!
E il privato ammucchia
Bravissima dottoressa peccato che non lavora ancora in questo ospedale, complimenti per la sua professionalità , ho avuto modo di essere curata da lei
Brava Dottoressa
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Secondo il mio modesto punto di vista la dottoressa Tamagnini ha fatto una ricostruzione rigorosa , puntuale e dettagliata dei fatti. Ora vediamo se qualche politico è capace di raccogliere la provocazione e farla propria. Ho i miei dubbi…. Comunque ben detto!!!
Continuiamo a tenerci stretto il carrozzone politico parassitario nella pubblica amministrazione e poi lamentiamoci di ciò che non va. Era quasi notte quando accompagnato da mia madre fui ricoverato il mese di Febbraio dell’anno 1944 con prognosi di appendicite acuta all’ospedale di Camerino. fui operato la mattina seguente, ma purtroppo il chirurgo dott. MARSILI, non appena incise il taglio dovette costatare che l’appendice aveva perforato e tutto si fece più complicato. Erano tempi difficili, c’era la guerra e fascisti e partigiani si scannavano l’uno con l’altro. Ancora non esistevano antibiotici, Il dott. MARSILI diede il permesso a mia madre di starmi sempre vicino e dopo 45 giorni di ricovero con il taglio ormai chiuso e guarito ritornammo a casa. Mi madre ringraziò il dottore il quale rispose: signora, non deve ringraziare me, ma il Padreterno perché in questi casi non si salva nemmeno uno su cento. Circa dieci anni fa, mi recai al pronto soccorso dell’ospedale ormai nuovo di Camerino con un ematoma in una caviglia. l’infermiere mi fece sdraiare sul lettino, il dottore seduto dietro la scrivania senza scomodarsi per vedere da vicino di cosa si trattava disse all’infermiere di farmi l’antitetanica poi si alza e se ne ne va. L’infermiere avendo assistito alla scena, un po sorridendo, un po scherzando mi disse la verità: qui non ci venire più perché costi troppo. In sostanza la torta della sanità pubblica divisa tra le regioni. Per fortuna conoscevo un professore della chirurgia vascolare all’ospedale S. Andrea di Roma che già mi aveva curato una tromboflebite un paio di anni prima. resomi conto che così non potevo stare, il giorno dopo andai a trovarlo mi operò subito ambulatorialmente salvandomi la gamba da una sicura cancrena.
Ormai da molto tempo, sono convinto che nessun governo può fare quello che vuole senza il consenso diretto o indiretto del popolo, Tra una quindicina di giorni, ogni cittadino ha la possibilità di far prevalere la sua sovranità sui politici mandandone a casa 345, chi non lo farà non avrà nemmeno il diritto di lamentarsi su qualsiasi cosa. Anche coloro che sono chiamati a votare per il rinnovo dei consigli regionali possono far valere la loro sovranità popolare andando tutti a votare per scrivere sulla scheda che i carrozzoni regionali parassitari e tangentari devono essere chiusi. Non illudiamoci che il giorno dopo avremo tolto le inutili regioni, ma qualcuno incomincerà sicuramente a farci un pensierino.
Bellissimo intervento, condivisibile al 100 per 100.
Le direttrici su cui si è mossa la sanità regionale da almeno un ventennio sono prova conclamata della totale inadeguatezza dei vertici, tanto politici quanto amministrativi, sublimatasi in concomitanza con la pandemia.
E’ risultato evidente ad ognuno, salvo a chi incredibilmente continua ad avere i paraocchi, quanto scellerate siano state le scelte di falcidiare i posti letto, di non seguire le indicazioni del piano pandemico regionale e, soprattutto, di sopprimere quelle realtà nosocomiali (tra le tante cito, per esperienza personale, quella di Recanati) le quali consentivano una gestione capillare delle problematiche sanitarie in fase preliminare (dirottando sulle strutture principali, in primis Torrette, solo i casi effettivamente meritevoli di terapie ed interventi specialistici ed evitando in tal modo quell’ingolfamento dei Pronto Soccorso che ora, invece, costituisce una abominevole costante) quando non rappresentavano addirittura vere e proprie eccellenze (ad esempio, e sempre citando Recanati, l’Ostetricia-Ginecologia).
Il tutto in un contesto territoriale che, anche sotto il profilo geo-morfologico, non consente in alcun caso quella speditezza dei trasporti e degli interventi che le linee guida di molte gravi patologie invece impongono (si pensi, emblematicamente, al trattamento degli ictus).
In un simile scenario il lamento della Dott.ssa Tamagnini risulta sicuramente condivisibile oltre che un appropriato monito nei confronti dei cittadini prossimamente chiamati alle urne.
A beneficio del sig. Tranzocchi: se non fossero ancora trascorsi 10 anni dalla sconsiderata condotta omissiva del ‘sanitario’ addetto al P.S. sarebbe ancora possibile intentare azione risarcitoria nei confronti della struttura la quale, in caso di soccombenza, eserciterebbe azione di rivalsa sul ridetto dipendente (che, in tal caso, pagherebbe personalmente il fio della propria trascuratezza sia patrimonialmente che in termini di progressione di carriera).
Ci sono le elezioni regionali, è questo il momento di fare le scelte giuste per impedire che questa situazione peggiori.