Lanfranco Zampolini
Vogliono la verità e sono decisi ad andare fino in fondo. I familiari di Lanfranco Zampolini, morto a 84 anni ufficialmente per Covid, hanno presentato un esposto in procura per fare chiarezza sul decesso. E nel mirino sono finiti sia la rsa di Treia, sia l’ospedale di Camerino. Zampolini era stato un ispettore capo della polizia stradale per 40 anni. Originario di Spoleto si era trasferito in provincia di Macerata per motivi di servizio ed è rimasto qui per tutta la sua vita. L’uomo aveva avuto un ictus all’inizio di febbraio, poi era stato trasferito alla Rsa di Treia il 10 marzo. Una decina di giorni dopo aveva iniziato ad avere una brutta tosse, il 1 aprile era risultato positivo al tampone del coronavirus. Quindi il trasferimento al Covid hospital di Camerino, dove è morto il 18 aprile. «E’ morto alle due di notte – racconta la figlia Simona Zampolini – e a noi ci hanno chiamato alle 2,20. Adesso che abbiamo preso le cartelle cliniche però abbiamo visto che era entrato in coma già alle 23 e perché non ci è stato detto niente? Alle 21 aveva parlato con mio fratello e aveva anche mandato un bacio alla nipote, stava bene. Tra l’altro come causa della morte è indicata una trombosi polmonare». Per questo, per far luce sulle circostanze del decesso, i familiari si sono affidati all’avvocato Silvia Ambrosi e al medico legale Loredana Buscemi come consulente di parte. Intanto che la giustizia farà il suo corso, oggi alle 19 nella chiesa dei Santi Pietro, Paolo e Donato di Corridonia è previsto il funerale. Quell’ultimo saluto che tre mesi fa la famiglia non ha potuto dargli come avrebbe voluto, alla messa funebre avevano potuto partecipare solo in quattro a causa delle misure anti Covid, è previsto per le 19 di oggi. Senza bara, solo con una foto vicino all’altare. «Nonostante la tua assenza in noi vivrà per sempre la tua presenza, ti ricordiamo per quello che sei stato e per quello che hai fatto per noi e per tutti coloro che ti hanno conosciuto. Ti vogliamo tanto bene», il messaggio dei figli Simona e Marco, dei nipoti, pronipoti e di tutti parenti.
(redazione CM)
«Mio padre ha preso il Covid alla Rsa di Treia, è evidente che qualcosa non funziona»
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