Ieri sera a Civitanova
di Federica Nardi (foto di Federico De Marco e Fabio Falcioni)
Migliaia di persone in giro, tanti controlli e una sola domanda: «Come faremo quando riapriranno anche le spiagge?». I titolari di attività e chalet di Civitanova si svegliano dopo il primo sabato di “via libera” dal lockdown con le speranze e preoccupazioni per domenica prossima, quando partirà ufficialmente la stagione balneare.
Marco Scarpetta
«Forse è meglio raccordarsi con il Comune e la municipale – dice Marco Scarpetta del Raphael Beach, che è rappresentante dei balneari (Abat) di Civitanova -. Ieri c’era veramente tanta gente in giro. Ben venga ma bisogna prevenire gli assembramenti. Per questo vorremmo una presenza preventiva delle forze dell’ordine in modo che si mantenga da subito un comportamento adeguato». I controlli ci sono stati anche a Macerata: le persone hanno ripreso possesso di piazze e strade, soprattutto giovani e soprattutto in centro storico.
Persone in centro a Macerata ieri sera
Anche Civitanova ha fatto subito il pieno. Il problema però non sarebbe tanto nei locali in sé quanto negli spazi “liberi”, come strade, marciapiedi e muretti.
Aldo Ascani
Aldo Ascani dello Shada parla di «tante aggregazioni fuori controllo» e di situazione «incongruente, perché non si vogliono assembramenti ma, ad esempio, si fanno i mercati». Per Ascani «il problema è più la strada che gli chalet. Il controllo ci deve essere ma anche nel senso di aiutare le attività. Tutti ci troviamo di fronte a un problema nuovo. Noi imprenditori nonostante i debiti siamo pronti a ripartire. Ma le autorità non devono tarparci, piuttosto controllare che tutto vada per il verso giusto». Ieri in giro «ci saranno state 5, 6mila persone. Nei locali però molte meno, perché entrano solo quelle che possono starci. Dalla questura mi aspetto la massima collaborazione per aiutarci a vivere, non la massima autorità per farci chiudere. E poi – conclude Ascani -, va controllato l’abusivismo. I giovani non si priveranno del divertimento, inizieranno i party abusivi e privati. Lì mi piacerebbe vedere le forze dell’ordine».
Anche Giuseppe Calza del G7 parla di «un gran movimento, l’unico problema – dice -, è che va un po’ controllato. Dove camminano le persone bisogna dare una regolata ai flussi. All’interno dei locali stiamo attenti, cerchiamo di non far assembrare (anche se è difficile) però nella libera strada, sui marciapiedi, sui muretti dove si fermano a parlare, non si rispettano per niente le distanze. Diventa un po’ problematico e pericoloso, si rischia davvero di tornare a chiudere tutto. Questi 15 giorni bisogna stare molto attenti. I vigili sono venuti a controllare ma nell’ottica di dare anche una mano. È un momento difficile, la gente dopo il lockdown è un po’ esplosa. Abbiamo un po’ paura. Domenica sarà il banco di prova per vedere cosa succede. Sarà difficilissimo ma ce la metteremo tutta».
Un controllo c’è stato anche a I due Re, dove lavora lo chef Andrea Savoretti: «Dobbiamo trovare le giuste dimensioni per avere una responsabilità trasversale. I vigili hanno fatto un controllo giusto. Io sono per i controlli purché migliorino la situazione. Se diventano un’esasperazione per i commercianti è un messaggio sbagliato. Servono anche ai clienti che osservano: capiscono che non devono creare assembramenti. Dentro al locale facciamo rispettare le distanze ma fuori diventa tutto difficile. Bisogna stare alle regole senza fermare il commercio. Cercare di istruire in questi 15-20 giorni per far capire che ci dobbiamo regolare un po’ tutti. La situazione è un po’ anomala comunque, regna nervosismo e bisogna trovare un equilibrio diverso».
Civitanova
Macerata, controlli in piazza della Libertà
Dopo non ci lamentiamo se fanno richiudere per nuovi contagi
Confermo che ieri sera a Macerata era pieno di ragazzi e che quasi nessuno di loro ha rispettato le distanze di sicurezza. In compenso hanno urinato nella piazzetta e si alzava un intenso odore di canne..tutto regolare insomma!
A Porto Recanati pienissimo....anche troppo
Scusate ma dove stavano sti controlli!!!! Io non ho visto nessuno forse sarò cieca
Altro che distanza di sicurezza ieri sera!
Meritiamo l'estinzione
Dopo non ci lamentiamo se fanno richiudere per nuovi contagi
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Secondo me, se dovesse procedere in questo modo, bisognera’ richiudere tutto di nuovo.
Una mia concittadina, leader d’opinione – Gigliola Batocchi – ha postato sui social una sua considerazione: mentre il parroco don Fabio, con il suo perfetto gruppo di volontari ha ottenuto una dislocazione di fedeli in San Pietro secondo le regole anticontagio sottoscritte dalla Chiesa con le istituzioni, a duecento metri dalla chiesa, in piazza del Popolo c’era un assembramento di giovani schiamazzanti e senza alcun ritegno a contagiarsi e a contagiare. Ma dove erano i vigili urbani, che hanno lì la sede municipale? – si chiedeva Gigliola Batocchi.
Io risponderei che in futuro dovrà essere l’amministrazione comunale a dover fare rispettare le regole, facendo intervenire duramente i vigili urbani, se sono – questi ultimi – disposti pure a subire violenza, come è avvenuto già in Italia e avverrà ancora, se saremo di manica larga nel giustificare l’intemperanza giovanile.
La pandemia non è scomparsa a Corrdonia, pure se siamo sotto la protezione di San Felice Martire, esposto per l’occasione, come avvenne per il colera del 1855, quando in pochi giorni fu debellato grazie all’esposizione delle ossa ddel Santo fatte venire appositamenteice da Roma, e qui custodite nella Basilica della Madonna di Guadalupe-Santa Croce.
Il miracolo di cui abbiamo bisogno è soprattutto quello di non farci abbassare la guardia, perchè il Covid-19 è ancora qui e potrebbe iniziare a colpire i giovani “movidari” incoscienti.
Fra Cristoforo, nei Promessi Sposi, profetava “tempo verrà”… Tempi ancora più duri, sofferti e pericolosi stanno arrivando per l’Italia, pure con leggi proposte dal PD e dai 5 Stelle per colpire i “principi non rinunciabili” della Chiesa Cattolica. Quindi, non prendiamo sottogamba questa inaspettata esperienza negativa con i suoi “quattro morti”, quando il colera a Montolmo, oggi Corridonia, fece dai 150 ai 500 morti – a seconda delle versioni mediche dell’epoca – in un mese nel 1855.