La presentazione di Narciso Ricotta all’hotel Claudiani
di Federica Nardi (foto di Fabio Falcioni)
Dalla proposta di far fare ai candidati un test antidroga fino al fondo pubblico di scopo per sistemare i palazzi pubblici abbandonati della città, Narciso Ricotta apre le danze della competizione elettorale maceratese in vista delle primarie del centrosinistra del 16 febbraio. Ieri sera, in una sala gremita al Claudiani (età media molto alta), l’assessore uscente e “delfino” del Pd si è presentato con alcune idee e lo slogan “Macerata chiama chi ama Macerata”. Pochi i temi nuovi rispetto alle intenzioni già dichiarate più volte su Cronache Maceratesi.
L’appello ai presenti non è di votare lui ma di votare alle primarie: «Usciamo dalla logica piagnona che le cose vanno male e che tutti sono uguali. Dite la vostra e riappropriatevi di una cittadinanza attiva», ha detto Ricotta. In sala il Pd schierato: dall’assessore regionale Angelo Sciapichetti al segretario provinciale Francesco Vitali nonché quello cittadino Stefano Di Pietro. E poi l’ex parlamentare Irene Manzi, Adriano Ciaffi, diversi consiglieri comunali (in prima fila Maurizio Del Gobbo, capogruppo del Pd) e assessori. E anche due dei tre competitor di Ricotta: Stefania Monteverde (attuale vicesindaca) e Luciano Pantanetti (presidente del Consiglio comunale). Presente anche il sindaco Romano Carancini che dopo aver dato la sua scontata investitura al candidato del Pd è apparso in sala proprio quando Ricotta avrebbe dovuto affrontare la domanda della discontinuità: Che cosa farebbe di diverso da Carancini?
Con gli occhi del sindaco puntati addosso, Ricotta non si è sbilanciato troppo. «La discontinuità sta nel futuro che chiede risposte diverse rispetto al passato per problemi nuovi – ha risposto Ricotta -. La città è cambiata. Dieci anni fa temi come la sicurezza o l’ambiente erano appena accennati e oggi sono in prima fila. Il cambiamento però deve partire dalla coscienza del presente. Se vinceremo saremo legittimati dal fatto che abbiamo amministrato bene. E non lo diciamo noi ma lo dicono le statistiche che ci posizionano in alto per qualità della vita. Non faremo un Carancini ter perché la città è cambiata».
Narciso Ricotta
La linea di Ricotta non è tanto distanziarsi né da Carancini né dagli alleati diventati “avversari” alle primarie almeno fino al prossimo mese. Piuttosto è stabilire una differenza con il centrodestra (nel frattempo la Lega ha rimandato a data da destinarsi l’incontro fissato per oggi sul candidato sindaco).
«Quattro candidati alle primarie sono troppi? Potevamo essere molti di più perché abbiamo una classe dirigente. Quella che non ha il centrodestra che cerca il sindaco ma non lo trova. – spiega Ricotta -. Noi facciamo le primarie, gli altri non le fanno. Chi si riconosce nel centrodestra non può scegliere: sceglie un cittadino che viene da Lecco (il riferimento è al commissario Lega Paolo Arrigoni, ndr). Né sono primarie finte: Nel 2010 vinse un emergente Romano Carancini su personaggi forse più accreditati come Mari. Nel 2015 il sindaco uscente rischiò di perdere per una manciata di voti con Mandrelli. Questo per dire che non sono risultati scontati perché vengono a votare gli elettori. I liberi cittadini che scelgono. E non è come Rousseau (del Movimento 5 stelle, ndr) dove bastano pochi clic. Vengono migliaia di persone che ci mettono la faccia e fanno le loro scelte. Arriveremo uniti perché tutti e quattro abbiamo la stessa visione di città che ognuno poi declinerà soggettivamente».
Nonostante la stoccata ai 5stelle, Ricotta non chiude a future alleanze, a patto che non siano calate dall’alto: «Siamo sempre aperti al confronto su temi come ambiente, mobilità sostenibile, consumo del suolo e sociale. Il confronto lo faremo con il Movimento se sarà possibile. Oppure direttamente con gli elettori». Inoltre questi temi costituiscono il leitmotiv del programma che infatti prevede Patti di collaborazione per la manutenzione del verde pubblico, cohousing sociale per gli anziani, elettrificazione dei bus e dei mezzi comunali, «per dare il buon esempio», applicazioni per smartphone per segnalare problemi e guasti, digitalizzare maggiormente i rapporti tra cittadini e pubblica amministrazione e poi i famigerati tabelloni digitali che indicano i posti liberi nei parcheggi coperti agli ingressi della città (proposito già espresso in questi anni dall’attuale assessore Mario Iesari).
Luciano Pantanetti
Ricotta propone poi «che i futuri candidati vadano al Sert dal dottor Giuli, anche come segno di solidarietà data la recente aggressione che ha subito, e chiedano di essere sottoposti al test antidroga per poi renderlo pubblico». Parole di stima per il questore Antonio Pignataro, anche se la sala ha risposto con relativa freddezza: «Noi tutti applaudiamo a un questore bravo ma c’è bisogno delle famiglie. La città sicura è una città che si prende cura».
Altra ipotesi operativa, questa volta sugli edifici vuoti del centro storico che perlopiù sono in mano pubblica, è di «creare un fondo di scopo dentro cui far partecipare tutti i proprietari pubblici di questi immobili. E farci partecipare la cassa depositi e prestiti. Con lei abbiamo fatto un’operazione eccezionale per riaprire le ex Casermette alle città». E poi «riconvertire l’ex catasto in un hotel. Perché abbiamo scarsità di accoglienza. Questo va fatto anche stimolando i privati». Tra le proposte anche ristabilire i comitati di quartiere e utilizzare maggiormente il referendum popolare su questioni rilevanti.
Maurizio Del Gobbo e Angelo Sciapichetti
Macerata, in ogni caso, per Ricotta deve tornare a essere capoluogo in molti modi. Dai servizi delle Partecipate fino al dialogo con i Comuni confinanti come Corridonia («per valorizzare Valleverde»), Pollenza e Montecassiano. «Bisogna fare patto territoriale con i Comuni confinanti per crescere insieme». Ricotta dice di voler coinvolgere le istituzioni con cui portare avanti il progetto per Macerata: «L’Università, la Fondazione Carima, la Curia e il terzo settore. Se tutti questi soggetti guardano dalla stessa parte la città va avanti». Una menzione anche per l’Accademia di Belle Arti, citata quando si parla di progetti culturali per popolare il centro storico e creare lavoro in città. «Non ci sono ricette magiche ma tante azioni da mettere insieme», guardando a quello che c’è già anche a livello di storia e personaggi cittadini: Futurismo, il ponte con la Cina, le carte del conte Floriani, Vincenzo Maria Strambi, Lino Liviabella. Le ultime risposte di Ricotta sono dedicate ai problemi di bilancio segnalati dalla Corte dei Conti e poi alla scelta della giunta in caso di vittoria. Sul primo tema il candidato dem assicura che «siamo già tornati nella normalità. Nel 2016 e 2017 abbiamo speso più di quello che è entrato in cassa ma nel 2019 gli incassi superano le spese di 6 milioni di euro». Su una possibile Giunta Ricotta invece dice «no al nuovismo privo di senso. La macchina amministrativa del comune cammina da sola per colpa della politica che non la sa guidare. E quindi occorrono conoscenza ed esperienza. Ma non vuol dire politici di professione. Ci deve comunque essere il ricambio».
Romano Carancini e Stefano Di Pietro
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La vostra amministrazione e’ stata molto pessima ai danni dei maceratesi che vi hanno sopportato x 12 anni, e credere di stravincere? Siete veramente dei poveri illusi, a maggio ne vedremo delle “belle”.
Abbraccio mortale quello con Carancini, nel senso della continuità, che Narciso non vorrebbe accettare ma che è costretto ad accettare per un “do ut des” (Romano aiuta Narciso, vincitore designato, alle primarie e alle comunali, e Narciso aiuta Romano alle regionali).
“Abbiamo amministrato bene” ma ” non faremo un Carancini ter perché la città è cambiata”. Insomma, questa benedetta “discontinuità” (parola orribile che dal politichese sta contagiando il discorso comune) si toglie la maschera: se occorre soltanto adeguarsi ai tempi e ai problemi nuovi e se non si devono prendere le distanze dal passato, vuol dire che siamo nel pieno della continuità politico-amministrativa col centrosinistra di questi e altri decenni (una continuità peraltro dentro la quale proprio Carancini, mica tanto paradossalmente, è stato elemento di crisi e di rottura, pur parziale e contraddittorio, ben più di quanto potrebbe mai essere Ricotta, il quale sembra volersi ritagliare, nei margini della rappresentanza e della mediazione, un ruolo di interprete originale nei confronti di quel blocco politico-culturale-sociale che lo candida a sindaco).
L’amico Ricotta rimane tiepidino per le primarie del centrosinistra
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Probabilmente attende tempi migliori, per i suoi fuochi di artificio politici e nuove proposte.
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Comprendo il ticket Comune/Regione, per cui oggi non prende le distanze dal passato, ma l’abbraccio del sindaco uscente rischia di essere mortale, non tanto per le primarie ma dopo.
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Forse dovrebbe osare un po’ di più e almeno indicare qualche cambiamento di rotta (cioè almeno essere più discontinuo) con il passato, passato che non è solo luci ma anche tante ombre.
Chissà che vuol dire elettrificare i bus. E poi i test antidroga sono tanti, quali fare?
Un test antidroga andrebbe fatto a chi vi vota.
il loro destino è già segnato: la scomparsa come forza politica. Non saranno i falliti 5 Stelle e le sardine a darvi linfa vitale. Pamela pesa sopra Macerata. Il 30 gennaio farò dire una messa in suffragio… Per la loro fine è solo questione di tempo.
Per Rapanelli. Il problema è scegliere il candidato meno ‘mercenario’. E’ un problema arduo.