Foto d’archivio
Blitz della Guardia di finanza nel maglificio Malagrida di Tolentino: sequestrati 20mila capi. Si tratta di un sequestro amministrativo legato al fatto che mancavano le etichette che definissero dove i capi, arrivati in Italia da Bangladesh e Sri Lanka, fossero stati prodotti. Ora l’azienda, che ritiene di aver agito correttamente, per ottenere il dissequestro dovrà rivolgersi alla Camera di commercio e, in sostanza, regolarizzare le etichette dei capi. Il sequestro è avvenuto in uno dei più noti maglifici della provincia, nato negli anni Settanta. Le ventimila maglie erano giunte alla dogana e provenienti da Bangladesh e Sri Lanka. Il sequestro è stato poi effettuato nei giorni scorsi nei magazzini di Tolentino dell’azienda ed è stato effettuato dalla Guardia di finanza di Macerata. Sono state sequestrate 20mila maglie, perché nell’etichetta non veniva indicato dove i capi fossero stati prodotti. Cosa che potrebbe indurre chi acquista a credere che siano state realizzate in Italia. Per ottenere il dissequestro dei capi sarà necessario il ricorso alla Camera di commercio. Poi dovrà essere applicata l’etichettatura mancante.
Alla faccia, di chi compra firmato italiano, tutto importato e vi dicono vendiamo solo italiano.. Svegliaaaa
Apposta io mi vesto dai cinesi..... Tanto viene tutto da là.... Almeno si risparmia
Poi chiacchierano dei cinesi... Mha
W il made in Italy (quei pochi che ancora lo fanno)
Furbetti !
Bene
La guerra dei capi
Mi dispiace proprio che Malagrida abbia fatto una cosa simile, bene che si sappia
Tutti uguali
prezzi da made in Italy.. qualità da made in Bangladesh
IO COMPRO AL MERCATO
Un marchio di prima qualità... C'e mancava fosse pure taroccato...
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati
…il bello del made in Italy..ah ah!!! gv
chi importa prodotti fatti all’estero deve pagare delle sostanziose tasse, cosi questi signori con marchio italiano spacciandosi con Mady in Italy, ricominciano a produrre in fabbriche italiane.
A volte questi escamotage, quasi inevitabili, sono la conseguenza indiretta della complessità della burocrazia italiana e dei conseguenti alti costi di produzione.
Se non ci sono etichette si possono sempre mettere, come si continua a fare anche con le scarpe dove basta aggiungere una soletta per completare la “sola” con scritto il nome della fabbrica e il Made in Italy. Di solito ciò che si fa all’estero viene fatto anche con materiali scarti et voilà il piatto è servito. Diverte sapere che di solito sono i più danarosi ad acquistare queste trappole costruite apposta per loro e per la loro ambizione.
Allora non ci sono solamente i cinesii ? Anche i nostri produttori nostranii quando possonooo ……… eh eh eh, ci provano.
… è stato mensionato, che sono escamotayge, per far fronte a costi alti di produzione..!??? e burocrazia..!???… 1° ma se abbiamo la manodopera, meno pagata, e facendo più mole di lavoro nero, dei cosiddetti paesi più idustrializzati…!?? st’alto costo di produzione…! chissà..??? forse potrebbe provenire,…. da una quasi totale assenza di RICERCA..(del lavoro).?, o forse, dai più che scarsi, AGGIORNAMENTI TCNOLOGICI, ED INFORMATICI..?, oppure un’EGOISMO, che rasenta vergognosamente, il mancato RISPETTO della DIGNITA’ dell’INDIVIDUO..!???… vedete un pò voi…!???… se questo è o no uno STATO CIVILE, con i PRESUPPOSTI per un FUTURO MIGLIORE per i NOSTRI FIGLI e NIPOTI….!!?????
Tranquilli, tra qualche anno il lavoro che ora fanno nei posti menzionati sopra,lo faremo noi qui in Italia con lo stesso costo di quei paesi!e allora non ci sarà più il problema di ricordarsi di mettere l’etichetta giusta.