di Gianluca Ginella
«Quanti giorni devo stare in carcere? Quanto ci vuole per le impronte?», questo chiede Lucky Awelima al suo avvocato, Giuseppe Lupi, «perché lui dice che nella casa di via Spalato non è stato e non troveranno nulla su di lui» spiega il legale. Awelima è accusato dell’omicidio di Pamela Mastropietro. Oltre a lui sono indagati Desmond Lucky e Innocent Oseghale. Mentre Awelima, come del resto gli altri indagati, continua a dirsi innocente, è a 250 chilometri da Macerata, nei laboratori romani dei carabinieri del Ris, che dovrà emergere cosa è accaduto nella casa di via Spalato 124 il 30 gennaio e perché. I risultati sono attesi entro la fine della settimana.
«Awelima dice che quel giorno Oseghale lo aveva chiamato per sapere se veniva a Macerata (era ospite dell’hotel Recina di Montecassiano, ndr) ma lui gli ha risposto che non era sicuro. Perché lo ha chiamato? Dice che a volte si vedevano tutti insieme per giocare a calcio» spiega l’avvocato Giuseppe Lupi che assiste il 27enne nigeriano. Il suo assistito si trova nel carcere di Montacuto di Ancona e «quando l’ho incontrato mi ha chiesto una sigaretta, e di parlare con la moglie (che vive a Cremona, ndr). Poi mi ha chiesto quanti giorni ancora doveva stare in carcere e quanto tempo occorrono per le impronte. Perché lui dice che in quella casa non c’è stato ed è sicuro che non saranno trovate le sue impronte». Ma se è sicuro di non avere fatto niente, perché voleva fuggire all’estero? «Lui dice che non voleva fuggire ma era andato a trovare la moglie, che non stava bene a Cremona.
E sulla telefonata in cui con un conoscente parla di Chiasso non è chiaro se a Chiasso dovesse andare lui o l’altro con cui stava parlando». Ma perché si trovava a Milano con la moglie e non a Cremona? «Volevano cercare un modo per stare insieme da un’altra parte» spiega Lupi. Awelima comunque, secondo la ricostruzione fatta dal gip nell’ordinanza di convalida del fermo, risulta che il 30 gennaio, giorno in cui Pamela è stata uccisa, si trovava nella zona di via Spalato tra le 11,49 e le 15,19 orari in cui aveva avuto tre contatti telefonici con Oseghale mentre la mattina ne aveva avuti altri due (alle 9,58 e alla 10,26). Lui però agli inquirenti aveva detto di non aver ricevuto telefonate quel giorno e di non essersi mosso da casa. Fondamentali saranno comunque i rilievi dei Ris per ricostruire cosa sia successo a Pamela, chi l’abbia uccisa e il perché. L’ipotesi avanzata dal gip è che la morte possa essere legata ad una violenza sessuale di gruppo. Ad avvalorare questa tesi ci sono le tracce di saliva trovate sul corpo della 18enne, sul collo e su di un seno e l’attenzione dedicata da chi ne ha fatto a pezzi il corpo a far sparire eventuali tracce sugli organi genitali. Ris a parte proseguono le indagini a Macerata con gli accertamenti tecnici sui telefoni e con l’ascolto di persone. Tra queste saranno sentiti anche alcuni taxisti in servizio a Macerata. Servirà a ricostruire l’ultima notte trascorsa dalla 18enne che, da quanto emerso, sarebbe stata ospite di qualcuno. Si tratterebbe, ma deve essere confermato, di un taxista, italiano. La sua testimonianza comunque servirebbe a stabilire dove la ragazza abbia trascorso la notte del 29 gennaio, dopo essersi allontanata dalla comunità Pars di Corridonia, dove era ospite.
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Presto caro, molto presto.
Se questi non confessano e non ci sono riscontri li ritroveremo a spasso con tante pernacchie.
Il “sotto torchio” che usiamo noi qui è “democratico”, rispettoso dei diritti individuali… eccetera.
In Africa, sapendo della grande resistenza al dolore degli Africani usano sistemi alternativi. Mentre a noi una sigaretta accesa spenta all’imboccatura dello stomaco dove c’è il nervo vago ti farebbe piegare in due e crollare a terra, laggiù si fanno una risata. Usano sistemi tipo: ti appendono per i piedi e poi fanno immergere la tua testa in un bidone pieno di orina. Oppure, utilizzano abbondantemente la polvere di peperoncino rosso… Ho saputo che in un certo luogo la polizia usava il sistema dell’aut-aut. In una stanza facevano sedere il torchiando, legato alla sedia, davanti ad un poliziotto vestito. Nella stanza c’era un altro poliziotto completamente nudo con un rasoio in mano. Il poliziotto vestito chiedeva: “Vuoi parlare con me, o preferisci parlare con lui?”, indicando quello nudo col rasoio. Generalmente il malcapitato cantava. Se non cantava interveniva quello nudo e gli partiva l’orecchio… Però il peperoncino è il sistema più usato laggiù… Qui lo mettiamo solo negli spaghetti aglio, olio e peperoncino
Sono daccordo con il Sig. Rapanelli. Adesso che li hanno presi non devono più liberarli, perchè comunque sono sempre poco di buono, basta solamente il reato di spaccio e il loro sistema di vita molto ambiguo.
Per Bellesi. Non è detto perché si deve applicare il codice penale. In libreria si trovano anche edizioni economiche (10 euro o giù di lì).
Sempre per Bellesi. Edizioni economiche commentate.
speriamo oggi stesso,cosi’ te ne torni in nigeria,perchè io come contribuente mi sono rotto i c… di mantenere in galera voi clandestini.
Per Rapanelli. Lei dovrebbe ricordare il caso dei coniugi Bebawi (era il 1964).
Ci sono due persone. Una di queste è con certezza un criminale, ma non si sa chi delle due. Devono essere giudicate e vi è la certezza che una è un assassino. Cosa si fa? Per non punire l’innocente vengono assolte entrambe oppure vengono condannate in modo di assicurare ‘comunque’ un criminale alla giustizia? Un dilemma che si presentò, in modo molto più complesso, in un’aula di tribunale cinquant’anni fa e passò alla storia come il caso Bebawi.
@Aldo Iacobini dal 1964 ad oggi, come in tutti i campi, anche per le indagini si son fatti passi da gigante, tanto per citarne uno l’esame del DNA. Comunque per la cronaca nel 1968 la sentenza di assoluzione dei coniugi Bebawi sarà ribaltata in appello: 22 anni per uno. Sentenza poi confermata in Cassazione. Ma di “stranezze” la nostra Magistratura ci ha abituato da sempre un esempio su tanti Rudy Guede nel delitto di Meredith Kercher fu condannato per omicidio in concorso! Con chi però la Magistratura ancora ce lo deve (al popolo italiano) comunicare.