«La Camera penale di Macerata ritiene opportuno intervenire sulle recenti vicende che hanno caratterizzato la nostra città al fine specifico di ribadire la necessità di tutelare l’irrinunciabile esercizio del diritto di difesa senza arrendersi a facili scorciatoie o ad ipotesi di giustizia sommaria che confondono la figura del difensore con quella dell’indagato» scrivono il presidente, Renato Coltorti e il segretario, Marielvia Valeri. In particolare parlano dei commenti circolati su Facebook dopo l’articolo di Cronache Maceratesi sulla sostituzione del difensore da parte Innocent Oseghale, uno degli indagati per la morte di Pamela, che ha nominato l’avvocato Simone Matraxia.
«Ha suscitato violenti commenti ed inusitati attacchi alla figura del difensore, che mettono seriamente in discussione l’esercizio stesso della funzione difensiva – scrivono gli avvocati Coltorti e Valeri –. Si passa dalla esortazione a “vergognarsi” rivolta all’avvocato officiato della difesa del nigeriano ritenuto responsabile della morte di Pamela, alle ben più gravi accuse di criminalità riferite genericamente al difensore stesso, meritevole, a dire dei più accesi fra i commentatori, addirittura di essere a sua volta punito per avere assunto la difesa di chi si sia macchiato di tanto efferati delitti. Queste affermazioni, seppure profferite da poche voci che a nostro avviso non riflettono i reali sentimenti della opinione pubblica, sono così gravi da imporre una nostra ferma riflessione che riporti chiarezza sulla natura stessa della funzione difensiva e sul ruolo del difensore nel processo, che sia conforme ai principi costituzionali ed alle convenzioni internazionali.
È evidente – proseguono –, infatti, che alla domanda, sul “come si fa a difendere certe bestie” che riecheggia in limine ad ogni crimine che offende i valori più profondi della società civile sia sottesa una deformata proiezione dei principi costituzionali del diritto alla difesa, che l’articolo 24 della Carta costituzionale prevede come inviolabile e che, affinché abbia pratica attuazione, si svolga assicurando “ai non abbienti i mezzi per agire e difendersi davanti ad ogni giurisdizione”. Nella nostra Costituzione infatti viene riconosciuta la essenzialità del ruolo della difesa tecnica, che la Corte Costituzionale ha in più occasioni ribadito affermando che la presenza del difensore nel processo è “assoluta ed inderogabile” e mira ad assicurare il corretto svolgimento del processo e, in buona sostanza, la legittimità della decisione finale, sia essa di condanna o di assoluzione. Mettere in discussione non solo il diritto dell’imputato ad avere un difensore – continua la nota di Camere penali –, ma il dovere dello Stato di assicurarglielo significa ledere i diritti inviolabili dell’uomo e tradire il compito fondamentale della Repubblica di assicurare il rispetto della libertà e la dignità umana, che non possono deflettere neppure di fronte al più efferato dei crimini, tralasciando persino di richiamare quello che per i commentatori sembra essere un principio sconosciuto, ovvero che la Carta fondamentale prevede che nessuno possa essere ritenuto colpevole prima di una sentenza definitiva.
Queste semplici osservazioni – dicono ancora i due legali –, che traggono respiro dai principi fondamentali della nostra repubblica e dai principi della Convenzione Europea del diritti dell’Uomo, vanno ribaditi e difesi con maggior forza proprio in presenza di fatti tanto gravi che sconvolgono la sensibilità della collettività , allorquando deve essere tutelato il delicato compito dei giudici chiamati a decidere sulla responsabilità degli imputati sottraendola agli impulsi emotivi ed alle spinte giustizialiste di chi invoca processi sommari ed esecuzioni di piazza che rischiano piuttosto di far regredire lo Stato al livello di barbarie tipico di coloro che sono responsabili di quegli atroci delitti».
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati
Quando l’emotività comprensibilmente generata da eventi quali quelli vissuti dalla città nei giorni scorsi fà dimenticare i principi basilari della nostra convivenza civile c’è urgente bisogno di una voce autorevole che, con serenità e pacatezza, ma al tempo stesso con fermezza e decisione riporti il dibattito nei termini che più si convengono ad una società e ad uno Stato che vogliono ancora considerarsi “di diritto”.
Tutto il bla bla giuridico e garantistico che vi pare, quando vi pare, MA, ancora oggi vorrei sapere CHI ha nominato l’avvocato difensore di Oseghale e degli altri 3 o 4 indagati nell’omicidio di Pamela, e CHI ne ha poi anche rinominato un altro avvocato alla difesa di Innocent Oseghale, che a quanto pare , come unico affittuario dello stabile e dalle ultime indagini dei Ris, di Innocent sembra avere ben poco, mentre di Segha senza h, quanto a coltelli e mannaia, invece sembra avere molto a che fare direttamente o indirettamente, CHI? d’ufficio , o da parte di qualche Ong locale ? QUESTO SI PUO’ SAPERE O NO IN NOME COLLETTIVO? Ma chi paga questi signori avvocati tanto garantisti? I clienti stessi o chi per essi?
Questo garantismo cui non attribuisco aggettivi onde non peggiorare la mia situazione pensante in materia di giustizia italiana, secolare nei suoi processi e nel garantismo a pendolo e ad orologeria, m’indigna assai e assai quanto, al solo pensiero che, mentre Oseghale e gli altri indagati al pari di lui, abbiano una difesa pagata da Pantalò, uno dei tanti nostri concittadini vittima di rapina nell’esercizio del suo legittimo commercio, un tabaccaio, una volta sparato per legittima difesa di fronte ai propri ladri, abbia dovuto spendere di tasca sua per difendersi in tribunale contro l’accusa di eccesso di legittima difesa, e con con ciò spendendo tutti i suoi averi, fino a 40.000 euro per potersi vedere finalmente assolto, per poi chiudere la sua attività per sempre perché rimasto senza soldi: VERGOGNA!
Mi sarebbe piaciuto un intervento della Camera penale anche nei confronti dell’avvocato di uno degli indagati che ha fatto una battuta alquanto inaccettabile soprattutto in campagna elettorale!
Giusto, Anna Menghi: a dir poco imbarazzante, del tutto riprovevole, fuori luogo ad ogni etica professionale da parte di un appartenente al foro.
Sono le 2.31, poi vado a letto a riposare con la coscienza tranquilla sicuramente rispetto a quanti di voi sgomitate nei tribunali fra avvocati, tecnici del diritto, garanti della Costituzione- con tanto di virgolette – intenti ad assicurare innanzitutto il vostro patrocinio legale, a spese di chi, è ancora dato sapere , e se per noi italiani fosse anche giusto assicurarle a degli spacciatori noti alla giustizia, nocnhé a dei potenziali mostri da quanto emerge dalle indagini in corso. Perchè è sicuramente fra questi che è, che sono, i colpevoli dell’omicidio di Pamela e del suo vilipendio, cui non si riesce nemmeno a pensare in forma umana. Che voi siate del parere che sia ” inaccettabile” che molta parte degli italiani siano contro la vostra difesa di Oseghale e quant’altri incriminati nell’omicidio e vilipendio di cadavare di Pamela, ce ne può fregar di meno. Sinceramente. ERA, una volta, “Dei delitti e delle pene” di Cesare Beccaria, della pena certa , severa, esemplare, ma oggi che tutto tutto, anche il sistema giudiziario fa a cqua, quando non è all’acqua di rose, che volete fare a noi se non è per voi ” accettabile”? le purghe casa per casa? persona per persona? Dovete accettare per forza , una volta tanto, il nostro giudizio verso voi che giudicate.
Tutto sacrosanto e opportuno (e impopolare) benché scritto con stile e linguaggio per operatori e cultori del diritto pur essendo invece destinato ai lettori di un quotidiano on line. D’altronde prima della camera penale anche il procuratore era intervenuto contro ipotesi di giustizia sommaria. Si può aggiungere che alcune situazioni fanno vedere sotto una luce più sfumata e realistica il ruolo del difensore: uno sfila anche alla marcia antifa dei centri sociali, uno fa battute politiche almeno inopportune, c’è un contesto in cui non sembra facile distinguere tra tutela di immagine e interessi del mondo organizzato dell’accoglienza e tutela del diritto alla difesa degli indagati…
L ordinamanto italiano prevede il gratuito patrocinio per i non abbienti.Anche Riina ha avuto avvocati e poi decine di ergastoli. Oseghale non doveva stare qui in quanto aveva permesso di soggiorno scaduto. Ora deve essere processato. Esternazioni infelicissime di alcuni avvocati , o loro comportamenti eventualmente contrari alla deontologia vanno valutati non dalla camera oenale ma dal consiglio dell’ordine.
Marina, non si discute infatti il diritto alla difesa ma in questo caso il soggetto in questione non sembra avere due dei requisiti richiesti ( permesso di soggiorno scaduto e condanna per spaccio ) per avere il gratuito patrocinio. Non sono un avvocato ma questo leggo: Possono richiedere l’ammissione al patrocinio a spese dello Stato:
i cittadini italiani;
gli stranieri e gli apolidi residenti nello Stato;
Esclusione dal patrocinio in ambito penale
Il patrocinio a spese dello Stato è escluso:
per i condannati con sentenza definitiva per i reati di associazione mafiosa, e connessi al traffico di tabacchi e agli stupefacenti (modifiche apportate dalla legge 24 luglio 2008, n. 125).
SE questo è quanto previsto da legge , la sua difesa non è a spese dello Stato ma , non essendo abbiente, sostenuta da chi non so .Nessuno lo dice. Si parla solo di nomine. Chi è che nomina non si sa. Credo, che in un caso entrato nella cronaca nazionale, sarebbe giusto informare gli italiani anche sotto questo aspetto.
Dall’avvocato Monia Fabiani, ex difensore di Oseghale, riceviamo:
I processi non si fanno sui giornali né nelle piazze o in televisione, ma in tribunale dati e carte alla mano. Respingo con fermezza una giustizia sommaria, soggetta a forme di possibile condizionamento, spinta da pulsioni emotive. Solo un difensore libero e autonomo è in grado di garantire il rispetto dei diritti fondamentali – in particolare il diritto di difesa – soprattutto di chi ha meno voce per difendersi. Condivido integralmente l’intervento della Camera penale di Macerata a difesa del ruolo e della figura dell’avvocato che viene approssimativamente confusa con quella dell’indagato/a; sebbene con amarezza ne constato la mancanza di tempestività. I ripetuti e gravi attacchi apparsi sui social nelle scorse settimane al mio ruolo di avvocato e al mio essere donna, vanno condannati in ogni sede senza riserve.
Non condivido affatto, non sono d’accordo per niente. E siccome sono una temeraria perché forte e convinta della sua idea, non si fa intimorire dal fila per 3 col resto di 2. Che ognuno poi la pensi come vuole. Chi, per difendere la propria professione, la propria casta e privilegio, chi secondo la propria sensibilità ,chi per proprio esercizio di potere o prepotere nei confronti del pensiero di milioni di cittadini , al punto da leggere fra le righe in fondo, minaccia di querela nell’intervento dell’avvocata qui sopra che non ammette critica – ma se Lei , permetta, avvocata, è , e giustamente ( ovvero secondo diritto) tanto sicura del suo ruolo, perché prendersela tanto a livello personale? perché fare Lei la vittima , quando la vittima è una e una sola : Pamela Mastropietro? Ma faccia orecchie da mercante, no? che va a dare ascolto alle voci di popolo, forte della sua posizione giuridica? Ma mi faccia il piacere! – e che, se procedesse, la suddetta avvocata , dovrà finire per querelare tutt’ Italia viste le reazioni degli italiani al delitto di Pamela nei confronti dei suoi assassini, o anche verso il gesto di Traini, al pari contrario ad ogni principio di giustizia fuori dalle aule dei tribunali, alla cui sparatoria da interviste televisive fatte agli italiani da Nord a Sud, alcuni hanno persino risposto “ se non hai la mira, ma vai a giocare a pallone! – da “Non è l’Arena” di domenica scorsa- ma a me ,quella in articolo sembra più un’ autodifensiva di categoria , peraltro e per inciso ben al riparo nel nostro Ordinamento fra Ordine degli avvocati e quant’altro ,da tutte le chiacchiere che si possono fare nei bar, per strada, fino alle piazze virtuali, e perciò un tantino ridondante e in contrasto con una più pertinente lettura sociologica del fenomeno da non sottovalutare- che non hai mai portato bene nella Storia-poiché nessuno toglie ma vi riconosce il ruolo della vostra professione – e censoria, nel voler inutilmente imbavagliare i sentimenti di rabbia, orrore, paura, impotenza, che governano i nostri cuori mentre i resti ricomposti come un mosaico di Pamela sono ancora oggetto di indagine su dei freddi tavoli settori da Macerata a Roma ,e nel mentre escono ogni giorno sui giornali elementi sempre più raccapriccianti; ultima, la possibile violenza sessuale di gruppo prima della sua uccisione e successivo spezzettamento. Faccio fatica anche a scriverlo. Una reguardizione, che giunge inopportuna dalla Camera Penale alla corrente opinione pubblica italiana tutta , e perché ? perché, essa esprime su facebook e nei social la sua profonda indignazione per quanto successo a Pamela , e perché ,osa criticare chi riesce tuttavia ad assumere la difesa di criminali di nessun profilo umano . E tutto ancora, perché ciò accade negli unici luoghi di sfogo pubblici di contro i cortei negli ultimi 15 giorni organizzati, non per Pamela, ma contro il fascismo e il razzismo che hanno dominato la piazza quella vera, reale, e per ben due volte , il 10 febbraio e ancora ieri a Macerata, città protagonista in Via Spalato 124 di tanto scempio sul corpo di una giovane che potrebbe essere stata bene nostra figlia . nipote, concittadina, ma di cui all’unica fiaccolata in città in sua memoria a pochi giorni di distanza dalla sua mattanza, lo stesso Primo Cittadino non ha partecipato. Ma meno male esistono i social dove sfogare i propri istinti di rabbia per “ l’uomo qualunque” ,senza per ciò questo assurgere a tribunale di popolo e senza passare ai fatti nel farsi giustizia da sè, come risulta essere stato solo uno che in solitudine e senza proclami nei social, ha fatto quel che ha fatto : Luca Traini. Ma meno male, dovreste pensare, esiste questa valvola di sfogo dei social dove dire è dire, che è ben diverso dal fare . Ma lasciate dire no? Che andate raccogliendo: le chiacchiere ? Tutti, in particolare momenti debbono “ abbozzare”. Specialmente chi, a nulla toglie la pubblica opinione e alla propria professione e al corso della giustizia. Certamente, che abbiamo in tanti pensato quanto coraggio ci vuole a difendere un criminale come i protagonisti del delitto di Pamela, come anche pensato, quanto coraggio serve da parte dell’anatomopatologo che ha dovuto ricomporne finanche i pezzi per l’ispezione cadaverica al fine di cercare in quei poveri resti la verità della sua orribile fine. Ma qualcuno in entrambi i casi dovrà pur farlo ,ci si risponde, seppur con diversa ammirazione. E un’ultima cosa, la più essenziale: perché, però, nessuno di chi preposto nel rispetto della legge italiana ha provveduto ad espellere prontamente Innocent Seghale una volta scaduto il suo permesso di soggiorno, assumendosene la responsabilità per la mancata immediata espulsione? Inutile ripetere anche ed ancora, che se non fosse stato qui dove non avrebbe dovuto più trovarsi, quanto è successo non sarebbe accaduto. E inutile altrettanto, chiedere a voi avvocati ,che vi preoccupate più della vostra figura professionale e della vostra persona che delle nostre legittime domande , fra cui perché, Oseghale possa avvalersi sì o no del gratuito patrocinio essendo un pregiudicato , un condannato per traffico di stupefacenti e senza regolare permesso di soggiorno ( altro che persona più debole e indifesa ! Indifesa era Pamela e solo Pamela! ) e quindi rispondere: CHI? CHI vi paga? CHI? Senza contare inoltre, che non si ritiene giusto che un extracomunitario senza permesso di soggiorno dovrà essere qui processato e se condannato intasare i nostri tribunali e carceri già abbondantemente pieni e piene , dove scontare svariati anni a spese nostre e non nelle patrie galere a spese del suo Paese d’origine, dove avrebbe dovuto essere stato. E infine, perché sarebbe davvero ulteriormente vomitevole per la pubblica opinione, come un ennesimo fendente sul corpo di Pamela da parte nostra, della nostra società civile fondata sul diritto che rifiuta ogni forma di illegalità e connivenza con essa, questo sì, inaccettabile, venire a sapere che in mancanza di requisiti di patrocinio gratuito, sostenesse egli stesso, Oseghale, senza lavoro ma ben noto spacciatore, col proprio denaro frutto di proventi illeciti e ai danni dei nostri figli appena adolescenti, che andrebbero nelle tasche della difesa. Riterrei a quel punto, più che dignitoso, morale, legale, rifiutarne per chiunque avvocato la difesa.
Tutte le opinioni civilmente espresse sono ugualmente rispettabili. Anche qualche tono un po’ sopra le righe, che in qualche caso è parso forse di ravvisare, può essere comprensibile in una situazione che si trascina ormai da più di venti giorni e che innegabilmente ha coinvolto sotto il profilo emotivo un po’ tutti, catapultando improvvisamente la nostra tranquilla città su ribalte mediatiche che credevamo riservate ad altri protagonisti.
Sul tremendo, barbaro fatto delittuoso è secondo me preferibile non esprimere parole, ritenendo che in questi casi un pietoso silenzio si addica meglio al dolore inconsolabile che genitori e parenti della povera ragazzina stanno provando.
Ma proprio per rimarcare la diversità della nostra (di tutti, spero !) concezione di convivenza che ripudia la violenza di ogni forma e colore da quella che ha invece dimostrato di avere chi ha commesso quell’ orribile crimine credo sia oggi più che mai necessario demandare alla legge, nei modi da essa stessa stabiliti, l’accertamento della verità e l’adozione dei provvedimenti conseguenti.
Eventuali, diverse opinioni circa asserite inadeguatezze delle soluzioni che l’attuale impianto normativo consente di dare a problemi come quelli in parola possono trovare soddisfazione nella più alta espressione di partecipazione popolare che una democrazia conosca: la consultazione elettorale (peraltro piuttosto vicina).