Massimo Montesi
“Bloccare l’operazione dell’Erap per le case fuori dal cratere, rimuovere gli ostacoli urbanistici per chi vuole farsi un rifugio in proprio come ha fatto Peppina”. E poi “differenziare la ricostruzione tra prime e seconde case e rivedere i termini del contributo di autonoma sistemazione”. Queste alcune delle proposte per uscire dall’impasse del dopo terremoto, a firma del coordinatore maceratese di Articolo 1, Massimo Montesi. La premessa: “a distanza di quasi un anno – dice Montesi – non basta più continuare a raccontare che è la devastazione più grande dal dopoguerra che abbia colpito le nostre terre. Lo dicono già i numeri, che sono impietosi”. Trentamila sfollati, 100 casette consegnate su 1900, sopralluoghi ancora da finire: “Normative, ordinanze e stanziamenti ci sono, ma il risultato a oggi è che meno di un migliaio di progetti sono stati presentati all’Ufficio regionale per la ricostruzione. E meno di 100 approvati”. Da qui una serie di proposte. Il primo obiettivo: “separare l’emergenza, non ancora finita, dalla fase di ricostruzione. E quindi come prima cosa riportare le persone nei territori colpiti dal sisma. Le Sae devono essere consegnate prima dell’inverno”. Poi “mettere mano al modello della gestione, ponendo al centro i territori”. Magari “creando tavoli provinciali, così che la sede di Area vasta sia quella per affrontare le scelte a livello non si singoli comuni ma di territorio, anche insieme alla Regione e alle forze economiche e sociali”. Un altro tema da affrontare sarà quello, dice Montesi, “della diversificazione degli interventi”. Una richiesta fatta diverse volte dai sindaci dei Comuni più colpiti come Castelsantangelo, Visso, Ussita, Gualdo.
I sigilli alla casa di Peppina
Anche sul fronte delle seconde case però, secondo Montesi, bisognerebbe rivedere la norma: “Sarebbe da differenziare, senza però bloccare la ricostruzione delle seconde”. Tra i temi caldi quello della casa sotto sequestro e che dovrà essere demolita di Giuseppa Fattori, Peppina, la 95enne che voleva restare in paese a Fiastra ma non ha i permessi di costruire. “Bisogna semplificare, rimuovere gli ostacoli formali urbanistici – dice Montesi -. Tanti cittadini erano disposti alla costruzione in autonomia delle loro casette, con costi per la comunità di gran lunga inferiori alle Sae”. Ultime considerazioni: “l’ottima iniziativa della Regione di acquistare attraverso le Erap alloggi per gli sfollati, deve essere fermata se si trovano in Comuni fuori dal cratere. Sistemare le persone in un posto completamente diverso è il preludio al loro allontanamento definitivo”. E infine, conclude Montesi, “rivisitare il contributo di autonoma sistemazione. Oggi elargita a tutti coloro che sono dovuti uscire dalla loro abitazione danneggiata dal sisma, un ristoro ad un danno, a una situazione di difficoltà, ma commisurata al criterio della composizione della famiglia. Con importi che in moltissimi casi sono molto consistenti e non sono legati affatto al costo ed ai disagi effettivi che le famiglie stanno affrontando. Con il rischio che importi elevati e con nessun legame ai costi effettivi creino delle situazioni di stallo, ostacolando o non facilitando i tempi di intervento sugli immobili danneggiati e i relativi rientri”.
Terremotati, una beffa le case invendute: la Regione punta sulla costa per ripopolare l’entroterra
Il "basta parole" è un concetto condivisibile ... come è condivisibile la preoccupazione sul peso della burocrazia che blocca il nostro Paese. Allora nella speranza che si giunga finalmente ad una soluzione per le migliaia di famiglie ancora in difficoltà, occorre che la politica inizi a considerare l'emergenza come un fatto ordinario e strutturare la normativa e l'organizzazione degli interventi creando uno standard di efficienza condiviso nell'intero territorio nazionale. Non si può più attendere il decreto ministeriale di turno atto a disciplinare in modo sconclusionato le modalità di intervento, ed ogni volta discutere su chi può e deve utilizzare le risorse messe a disposizione. I problemi ambientali che ormai imperversano creando emergenze quotidiane, i terremoti che hanno l'abitudine di ripetersi, la cattiva gestione del territorio degli ultimi 80 anni, chiedono alla politica una maturità che stenta a rilevarsi....attenta solo a correre dietro all'ultimo problema mediatico non riuscendo così a distingere quello che si può fare con quello che non è proprio consentito.
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Si comincia col differenziare la ricostruzione delle seconde case poi si finisce col trovare un motivo per ripercorrere l’errore ideologico e politico del ’97 che ebbe le conseguenze negative che i sindaci dei centri dell’entroterra hanno piu’ volte ricordato.