di Giuseppe Bommarito
E’ previsto per fine mese, o, al più tardi, per i primi di dicembre, il passaggio in Consiglio comunale dell’importantissima questione del Park Sì, che vede il sindaco Carancini, nonostante la grande perplessità anche di diverse componenti della sua stessa maggioranza, ormai deciso ad acquistare dalla Saba Italia s.p.a. il parcheggio coperto sito in via Mugnoz ad un prezzo stratosferico, da quantificare nella fascia tra un milione e seicentomila euro e i due milioni di euro. E qualcosa di più, nel frattempo, si comincia a capire di questa sconcertante vicenda.
Innanzi tutto, la questione, di importanza enorme per la città di Macerata a causa dell’investimento che richiede, è ancora aperta, e non di fatto già chiusa come si temeva, dato che l’Apm, che in questa storiaccia dovrebbe assumere il ruolo di braccio armato dell’amministrazione comunale, ha sottoposto l’acquisto del parcheggio alla condizione sospensiva dell’approvazione da parte del comune di Macerata. L’ormai prossimo passaggio in Consiglio comunale avrà quindi un’importanza decisiva: ne tengano quindi conto i nostri consiglieri comunali.
Si è definitivamente chiarito, poi, il fatto che la struttura del Park Sì è già di proprietà comunale e che il Comune, per la sua realizzazione, all’epoca ebbe a sopportare non una parte marginale della spesa, come invece sostenuto dal sindaco Carancini, ma gran parte del costo (circa quattro miliardi delle vecchie lire), importo al quale andrebbe aggiunto l’ulteriore onere economico, pari a circa un miliardo e mezzo di lire, che nel 1995 l’ente comunale ebbe ad addossarsi in sede di transazione (sia pure sotto forma di allungamento della durata della concessione).
Quindi, stabilito che il Comune, anche se tramite l’Apm, non può comprare ciò che è suo sin dalla edificazione e che a suo tempo è già costato una cifra considerevole, viene da chiedersi a cosa pensa il Sindaco allorchè, con sicurezza sicuramente degna di miglior causa, parla di acquisto dalla Saba Italia s.p.a. del ramo d’azienda costituito dal parcheggio dei giardini Diaz. Cioè – detta in altri termini – una volta esclusa dal pacchetto da acquisire la struttura, che, sia pure destinata ad essere gestita in concessione per altri ventitre anni dalla multinazionale spagnola dei parcheggi, già fa parte del patrimonio comunale, in cosa consiste, nel caso specifico, questo ramo d’azienda che il primo cittadino maceratese vuole acquistare a tutti i costi? E’ presto detto. Rimangono, infatti, nel pacchetto ipoteticamente da acquisire, il personale, i costi della manutenzione ordinaria e straordinaria, l’avviamento commerciale e l’immediata disponibilità della struttura, che la giunta Carancini-bis vorrebbe rendere più fruibile e più funzionale al progetto di sempre maggiore pedonalizzazione del centro storico.
Ebbene, il personale e l’occorrente per la manutenzione della struttura sono solamente costi, peraltro piuttosto consistenti. Nel Park Sì lavorano difatti tre unità lavorative, destinate, in base alle norme di legge sulle cessioni di azienda o di ramo d’azienda, ad essere assorbite dall’acquirente, cioè dall’Apm, e ad oggi titolari di una retribuzione discretamente più elevata dei dipendenti Apm che svolgono analoghe mansioni: facile quindi prevedere nell’immediato futuro forti malumori in seno al personale della partecipata maceratese, visto che gli stipendi dei nuovi arrivati, se veramente transiteranno nell’Apm, non potranno essere ridotti. Quanto alla manutenzione che la struttura richiede e di cui, se l’operazione caranciniana dovesse andare in porto, si dovrebbe graziosamente fare carico il Comune al posto della Saba Italia s.p.a. (a ciò chiaramente tenuta a termini di convenzione), il relativo costo è stato stimato in modo approssimativo, e probabilmente riduttivo, intorno ai duecentomila euro. Ma qui grava un’incognita grossa come una casa, visto che ad oggi non è dato ancora sapere se la struttura (che non risulta nemmeno accatastata) sia dotata o meno di certificato prevenzione incendi, la cui mancanza potrebbe determinare costi molto più elevati solo per la messa norma dell’intero impianto, ovviamente sempre a carico del comune di Macerata.
Ma tutto ciò sarebbe di poco rilievo se il parcheggio macinasse utili di una certa consistenza ed avesse quindi un avviamento positivo, tale da rendere, in un tempo ragionevole, potenzialmente fruttuoso l’ingentissimo investimento da effettuare. La realtà, però, è di segno esattamente opposto, considerato che non qualche avversario politico dell’Amministrazione, ma proprio il tecnico incaricato dall’Apm (il commercialista Giorgio Piergiacomi) ha rilevato che da quasi vent’anni la struttura perde e seguita a presentare una continua e costante riduzione dei ricavi, che si è pure fortemente accentuata negli ultimi anni, con una perdita riferita al solo 2013 pari a 196.000 euro (in tale anno i ricavi non sono riusciti nemmeno a coprire i costi del personale e delle utenze). Insomma, se la Saba Italia s.p.a. avesse avuto da gestire solo il Park Sì maceratese, e non disponesse in tutta Italia di molte altre strutture di parcheggio, che evidentemente producono utili, avrebbe dovuto chiudere bottega da un pezzo, oppure, in mancanza di continui apporti di capitale, sarebbe stata costretta a portare i libri in tribunale.
I dati contabili, quindi, non fanno che confermare una conclusione ovvia, e cioè che semmai dovrebbe essere proprio la società spagnola a pagare affinchè il Comune di Macerata rilevi anzitempo la struttura, così evitandosi altri ventitre anni di perdite, quantificabili al trend attuale in altri quattro o cinque milioni di euro. Eppure il nostro sindaco intende andare avanti a testa bassa nell’operazione Park Sì, senza peraltro spiegare ai cittadini maceratesi una cosa fondamentale: se la Saba Italia s.p.a., che è una società multinazionale specializzata nella gestione di parcheggi multipiano, non è riuscita in venti anni a rendere proficua la gestione del Park Sì, come potrebbe riuscire in questa titanica impresa l’Apm? E per quale motivo l’Apm, che sinora sostanzialmente è andata benino, dovrebbe tagliarsi irreparabilmente le gambe da sola (dovrebbe, in altri termini, andare a coprire per oltre due decenni, con il proprio utile di bilancio, le perdite della struttura da acquisire), accollandosi un impianto di parcheggio in pesante passivo da anni e rovinando così anni ed anni di positiva gestione?
Certo non basterebbe, per un riequilibrio della futura gestione dell’Apm, eliminare – come si è ipotizzato – tutta una serie di parcheggi a strisce blu sparsi nelle vicinanze del Park Sì e attualmente gestiti dalla stessa società partecipata Apm, visto che ciò, ammesso e non concesso che possa portare ad un aumento di fatturato del Park Sì, ridurrebbe al contempo quello dei parcheggi esterni e non darebbe nulla di aggiuntivo ai cittadini, anzi, li priverebbe di qualche possibilità in più di parcheggiare l’auto.
Carancini comunque intende andare avanti, costi quel che costi, senza che l’azzardo che intende compiere (ovviamente con i soldi della collettività) sia almeno supportato dalle analisi di ordine economico che di norma si effettuano prima di acquisire una qualsiasi realtà imprenditoriale: una due diligence per valutare lo stato effettivo dell’azienda da acquistare e un business plan per capire come, e con quali strumenti e sinergie, al di là della situazione in cui l’azienda oggi si trova, la stessa possa in futuro produrre profitto. Qui il discorso rischia di divenire troppo tecnico, ma è indubbio, secondo i tecnici che hanno dato un’occhiata alle carte, che la relazione effettuata dall’Apm tramite il dottor Piergiacomi non è né l’una né l’altra cosa, costituendo essa una mera valutazione del tutto ipotetica dell’operazione, basata su una discreta serie di “se” sulla cui realizzazione nessuno potrebbe giurare, tanto che l’ipotesi finale di sostenibilità dell’investimento (e quindi il prezzo a cui l’Apm dovrebbe acquistare il Park Sì), variando con una forbice enorme da un milione e seicentomila euro ai due milioni di euro, lascia agevolmente intendere quanto sia vaga l’idea di un saldo positivo finale dell’intera operazione. E, in ogni caso, pur volendo dare credito alla valutazione di cui stiamo parlando, quale imprenditore dotato di un minimo di buon senso si addosserebbe un così forte rischio di impresa, anticipando due milioni circa di euro per andare in pareggio, se le cose andranno bene, solamente dopo la bellezza di ventitre anni?
Dice però Romano Carancini che l’operazione, sia pure costosa, sarebbe essenziale per rilanciare il centro storico e la sua fruibilità, la pedonalizzazione da estendere, la disponibilità di posti auto per i residenti, motivi per i quali c’è da andare comunque avanti, trattandosi di obiettivi strategici del suo secondo quinquennio. Obiettivi di certo condivisibili, nessuno potrebbe contestarli. Ma la domanda che tutti a Macerata si pongono è la seguente: per quale motivo, per conseguirli, cioè per acquistare in tempi brevi la disponibilità di una struttura che è già comunale, occorre assolutamente spendere una cifra enorme, accollandosi uno spaventoso rischio di impresa tutto a carico delle casse comunali, dato che tali obiettivi potrebbero essere conseguiti per altra via, senza tirar fuori un soldo e senza far sganasciare di risate la multinazionale spagnola (che, invece di pagare di tasca propria per liberarsi anzitempo di un asset in perdita, si vedrebbe regalato un fracco di soldi)?
Eppure non mancherebbero le soluzioni alternative, una delle quali è stata già positivamente praticata negli anni passati. Ad esempio, le due giunte Meschini, sia la prima che la seconda, raggiunsero un’intesa con la Saba Italia s.p.a.: dietro un compenso annuo forfettizzato (dapprima diecimila euro e poi quindicimila euro) erogato dal Comune, la società concessionaria si impegnò a garantire l’apertura nei giorni festivi e fuori l’orario usuale, in coincidenza con manifestazioni organizzate nel centro storico. Ecco, non sarebbe possibile, invece di tirar fuori la cifra spaventosa di due milioni di euro, prevedere un compenso forfettizzato annuo per garantire alla città ed al suo centro storico qualche agevolazione per i residenti e l’apertura nei giorni festivi e sino ad una certa ora della notte? Oppure – e sarebbe cosa anche migliore – non sarebbe possibile pretendere sin da subito tali modifiche garantendo alla SABA Italia s.p.a. un dimezzamento dei ventitre anni di gestione del parcheggio di cui essa, con molte lacrime e tanto sangue, deve ancora farsi carico?
La speranza è che Romano Carancini, dando prova di aver messo da parte quella tigna che nel primo mandato, ad esempio, lo portò ad assecondare tutte le richieste delle Fontescodella Piscine s.p.a., con tanto di grandioso flop del nuovo polo natatorio tuttora sotto gli occhi di tutti, questa volta si confronti realmente con i suoi interlocutori ed ascolti le tante voci ragionevoli che, anche nell’ambito della sua stessa maggioranza, gli stanno chiedendo di non procedere in un acquisto che non ha né capo né coda.
Dimostri insomma il Sindaco che non si comporta come Pierre Gringoire, quel personaggio minore del grande romanzo di Victor Hugo, Notre Dame de Paris, che scelse di salvare la capretta anziché la bella e sfortunata zingarella Esmeralda, e che ogni giorno, tutto contento, si diceva da solo guardandosi allo specchio: “Ho la fortuna di passare tutte le mie giornate, dalla mattina alla sera, con un uomo di genio, quale sono io”.
Lunedì 16 novembre alle 21 il tema “Il Centro storico e la sosta – Focus sul Park Si” sarà oggetto di un incontro all’hotel Claudiani organizzato dal Circolo Aldo Moro e dal Circolo della Rosa.
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Mi sembra utile fissare l’attenzione su una delle questioni che ai miei occhi appare già rilevante. Ma il fatto di spostare il terminal bus da rampa zara ai giardini non è già motivo di nuovo accordo con la Saba? È evidente che la collocazione ora fuori “giro” fel parcheggio tornerebbe ad essere più interessante, quantomeno per la vicinanza che ne trasformerebbe quantomeno la familiarità? A me davvero appare evidente che già questa scelta da sola consentirebbe una nuova base di accordo per gli investimenti necessari, senza dissestare le casse pubbliche.
Si leggano bene le carte, si leggano….
Poi si scoprirebbe tante cose interessanti.
Da ogni parte la si vuole vedere non è economico, non porterebbe benefici all’APM, invece di pagare per rilevarlo ci dovrebbero pagare per ridarcelo prima, i cittadini non ci guadagnerebbero nulla, i lavori da fare (a carico dell’acquirente) non sono bazzecole, ecc. ecc. ecc….
visto che la città di Macerata NON ci guadagna, la domanda è: chi ci guadagna???
Scusate, ma: spendere soldi pubblici in questo modo descritto come sconsiderato, e la Corte dei Conti non dice nulla?
Delle due l’una: o Bommarito dice stupidaggini e andrebbe querelato, oppure in questa faccenda qualcosa non torna. Addirittura APM chiede l’investitura del Consiglio Comunale, sintomo – secondo me- che non sono sereni nel fare l’operazione.
Carancini ha fatto una brutta figura con la storia delle piscine di Fonte Scodella???
Non direi, il popolo lo riconfermato a suon di voti.
Giustamente ora, forte del consenso del popolo, si appresta a portare a termine l’acquisizione del parcheggio già pagato.
Carancini ci sta dando una lezione di democrazia.
Buona la notizia del dibattito organizzato dal Circolo Aldo Moro e dal Circolo della Rosa sull’operazione Park Sì: è un tentativo di coinvolgere i cittadini su una questione cruciale per Macerata, considerata l’enormità dell’investimento ipotizzato dal Sindaco Carancini.
Stupisce, invece, il silenzio delle forze di minoranza. La loro conclamata opposizione all’acquisto del Park Sì, se pensa di affidarsi solamente ad un voto contrario in Consiglio Comunale (dove, per i numeri di cui può disporre il Sindaco, i giochi sono praticamente già fatti), sarà puramente di facciata.
In realtà ai tre dipendenti del parcheggio in struttura, oltretutto molto gentili e disponibili con i fruitori del ParkSì, sono addossate mansioni, competenze e responsabilità che poco hanno a che vedere con chi si limita a controllare i veicoli in sosta di superficie.
Questa è la ragione per cui hanno un inquadramento retributivo superiore. Il M5s ha una posizione precisa sulla strana ed esosissima acquisizione del Park Sì, posizione che renderà pubblica con una conferenza stampa appena il Pd si metterà d’accordo sulla proposta finale. L’acquisizione della gestione anticipata del Parksi può essere interessante, ma solo a costo zero. Il primo accesso agli atti sul Parksi – addirittura il primissimo della.consiliatura – è stato del M5s Macerata ed i nostri pareri non sono mai dettati dalla frenesia ma da uno studio attento e meticoloso delle carte.
Carancini mi sembra sempre di più un uomo solo al comando, arrogante e saccente come il suo superiore Renzi……… Attenzione ragazzi che prima o poi gli uomini soli cadono.
Il dibattito di ieri, per quel poco che sono riuscito a sentire, non è che mi ha entusiasmato molto.
Poca gente comune, qualche Consigliere Comunale, un paio di Assessori, tante truppe cammellate e solidali, con chi vorebbe lo stupro dei Giardini Diaz… Insomma le solite abusate, stancanti, rindondanti e ripetitive superc@zzole per tentare di giustificare un’operazione di puro masochismo economico.
visto che la città di Macerata NON ci guadagna, la domanda è: perchè insistere se non è economico, logico, utile ammazzare i Giardini Diaz