“Sempre caro mi fu quest’ermo pozzo”
Allarme trivelle a Recanati

AMBIENTE - La denuncia del Forum dei movimenti per l'acqua e di Trivelle Zero Marche: Un impianto alto 10 metri per la ricerca di idrocarburi. E' un attacco al paesaggio leopardiano". Appello al presidente della Regione Ceriscioli

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Un impianto di perforazione

Luoghi leopardiani minacciati da trivelle per la ricerca di idrocarburi. A denunciarlo sono Forum H2O (nato per sostenere il referendum sull’acqua pubblica) e Trivelle Zero, giovanissimo movimento ambientale nato per difendere il territorio dalle lobby petrolifere. 
«Sempre caro mi fu quest’ermo pozzo? – accusano – Altro che Leopardi e Dustin Hoffman, a Recanati arrivano torcia e trivelle alte decine di metri in un’area di pregio paesaggistico. Siamo indignati, è un attacco ai luoghi leopardiani e al territorio marchigiano. Il presidente della Regione Ceriscioli blocchi il progetto, neghi l’intesa e riesamini l’intero procedimento per tutelare un paesaggio unico». 
In un ricco dossier le associazioni ricostruiscono l’iter che porterà alla realizzazione del pozzo a meno di 2 chilometri dal centro storico
« E’ possibile trasformare i paesaggi che hanno ispirato una delle massime menti europee in una succursale di una qualsiasi area industriale destinata alla produzione di idrocarburi?  – continuano – trivelle e torce in funzione per mesi, alla ricerca dell’eldorado fossile?
Il funzionario della Regione, David Piccinini (il R.U.P è Velia Cremonesi), ha stabilito il 5 novembre 2014 che un progetto di questa portata, proposto dalla società Compagnia Generale degli Idrocarburi S.p.a., immerso, come detto, nel territorio del comune del famoso spot di Dustin Hoffman che doveva far conoscere le Marche nel mondo, non deve essere neanche sottoposto alla procedura completa di Valutazione di Impatto Ambientale. Infatti, ha emanato un Decreto dirigenziale di esclusione dall’assoggettabilità a Via. Ora, di fatto, manca solo la sigla dell’Intesa della Regione Marche per il rilascio dell’autorizzazione definitiva da parte del Ministero dello Sviluppo Economico.
Molto presto, grazie anche al Decreto Sblocca/Sporca Italia, invece che proporre ai turisti il nostro paesaggio unico li accoglieremo con il frastuono delle trivelle all’opera. E la contemplazione dei luoghi cari al poeta dell’Infinito, il silenzio per raccogliersi davanti alla bellezza del paesaggio? Tutte cose evidentemente inutili, visto che il Decreto renziano fa diventare le trivelle di pubblica utilità e, quindi, compatibili in qualche modo con un Piano regolatore comunale che classifica quell’area come di Zona agricola di salvaguardia paesistico – ambientale».

Il sito del cantiere in un immagine di Google Street

Il sito del cantiere in un immagine di Google Street

Le associazioni  descrivono anche i particolari del progetto: «E’ necessario il movimento terra con rimodellamento dei terreni per 36.600 metri cubi di terra, di cui 13.000 andranno in discarica, il posizionamento per mesi di una trivella e di una torre per la torcia alte decine di metri (negli elaborati non sono neanche reperibili le informazioni circa l’altezza esatta; solo la base della torcia ha un diametro di 30 metri), sarà scavato un pozzo profondo oltre 800 metri. Il cantiere si trova in un’area classificata a rischio sismico 2 (possibilità di forti terremoti). Consigliamo vivamente di informarsi su quanto sta accadendo a Groningen in Olanda dove, a causa dei terremoti connessi allo sfruttamento di un giacimento, 152.000 case dovranno essere ristrutturate, con le scuse ufficiali del Governo olandese per aver sottostimato i rischi. Per finire l’area è all’interno di una zona a pericolosità frane di livello moderato.

Un impianto del genere costituisce, per stessa ammissione del proponente, fonte di rischio per “blow-out”, l’eruzione incontrollata di idrocarburi in testa pozzo nonché di incendi con possibile interessamento delle zone circostanti. Una delle misure di prevenzione citata come salvifica dall’azienda è l’installazione del blow-out preventer. La ditta dichiara che “Non è azzardato asserire che un’eruzione incontrollata potrebbe capitare esclusivamente a causa di una contemporanea serie di errori umani e malfunzionamenti di attrezzature, difficilmente immaginabile.” Peccato che non serve l’immaginazione perché basta andare sul sito della Commissione d’Inchiesta del Governo degli Stati Uniti per scoprire che fu proprio il malfunzionamento del Blow Out Preventer ad ingigantire l’incidente del 2010 nel Golfo del Messico».

Il dossier di Trivelle Zero e Forum italiano dei movimenti per l_acqua

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