di Mauro Nardi
Nessuna cementificazione sul Colle dell’Infinito. La parola fine su una questione a dir poco spinosa sollevata nei mesi scorsi da Cronache Maceratesi (leggi l’articolo) e che in passato ha scomodato addirittura i media nazionali, è arrivata la scorsa settimana nel corso di un consiglio comunale nel quale è stato approvato il piano regolatore. Un passaggio che oltre a prevedere una forte tutela del territorio, è anche servito per sistemare molte situazioni aperte che rischiavano di generare contenziosi o di dare il via a nuove edificazioni in zone molto sensibili della città. “Un’altro obiettivo raggiunto – apostrofa Giacomo Galassi, assessore all’urbanistica al comune di Recanati – grazie al Piano appena approvato, questo rischio, reale e figlio di legittimi diritti edificatori in capo a privati cittadini, è finalmente svanito. I privati hanno rinunciato ai diritti edificatori che avrebbero consentito loro di realizzare cospicue volumetrie a ridosso del Colle dell’Infinito ed in cambio l’Amministrazione ha riconosciuto loro la possibilità di edificare altrove, in zone non soggette a vincoli paesaggistici e urbanisticamente conformi. La perequazione urbanistica, da anni attesa dai privati interessati, è finalmente avvenuta in sede di approvazione del nuovo Piano”.
La vicenda è nata ormai dieci anni fa e la mancanza di risposte da parte dell’Ente aveva spinto le parti in un contenzioso che ora si risolve grazie all’intervento dell’Amministrazione Comunale. “Cade in questo modo – conclude l’assessore – ogni contenzioso e si salva il Colle dell’Infinito, un’operazione delicata, frutto di pazienza e buon senso reciproci. Dopo tanti allarmi e tanti articoli di giornale, le chiacchiere volano via e si dissolvono nel vento, i fatti restano ed il Colle dell’Infinito è salvo”.
***
GLI ARTICOLI PRECEDENTI:
Sgarbi: “Un delitto modificare quel paesaggio” (leggi l’articolo)
Il rischio infinito del Colle dell’Infinito (leggi l’articolo)
Il Cittadino maceratese per salvare il Colle dell’Infinito (leggi l’articolo)
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati
MUSSOLINI E L’”ERMO COLLE” LEOPARDIANO
Lo scrittore Carlo levi racconta (1) racconta che un giorno si trovava a Recanati per una visita alla città, in compagnia di alcuni amici e venne a sapere di un curioso episodio. Seguiamo il suo racconto.
“In cima al monticciuolo (2), sul muretto che corre intorno, campeggia, violenta e indiscreta, una scritta gigantesca, in enormi caratteri, che non si può non leggere di lontano: SEMPRE CARO MI FU QUEST’ERMO COLLE. Gli amici maceratesi che mi accompagnavano, mi raccontarono una storia incredibile. Mussolini venne, non so per quale occasione, a visitare ufficialmente Recanati. Qui, davanti al colle dell’Infinito, lo aspettava un’enorme scritta: Duce, sempre caro ti fu quest’ermo colle. Mussolini, al vedere quella scritta, si infuriò. Fece una scenata violentissima ai gerarchi che lo seguivano; e, a quanto mi dissero, arrivò fino a destituire il segretario del fascio responsabile di quella trovata. Non si sa se egli fosse offeso per Leopardi, o al contrario, per sé, che non amava gli ermi colli, e non era, come il poeta, un ‘pessimista’. La questione, forse, non sarà chiarita mai: ma la seconda ipotesi, pensavamo, è certamente la più rispettosa, sia per Leopardi che per lo stesso Mussolini”.
Per quanto ci riguarda, noi non crediamo che il comportamento di Mussolini fosse dettato dal suo fastidio per gli “ermi colli”, né dalla sua insofferenza per il pessimismo del poeta recanatese, riteniamo invece che – almeno in questa occasione – Mussolini non volle essere gettato nel ridicolo. Gli dovette risultare davvero insopportabile l’iniziativa premurosa del segretario del fascio che voleva suscitare l’attenzione o l’approvazione o la benevolenza del gran capo con un gesto che, oggettivamente, risultava di cattivo gusto. Voglio dire che, forse, non si trattava assolutamente né di colle né di pessimismo, e neanche probabilmente di Leopardi, ma di una semplice questione di stile. Forse Mussolini dovette pensare all’ironia che l’iniziativa del segretario doveva per forza suscitare nei cittadini con quel passaggio di proprietà dell’”ermo colle” dal poeta dell’Infinito a lui. A volte anche i dittatori hanno il senso del ridicolo, soprattutto quando i loro servi vogliono dimostrarsi troppo premurosi nei riguardi del loro padrone che, proprio per questo, qualche volta è portato a disprezzarli.
1) C. Levi, Le tracce della memoria, Prefazione di Marziano Guglielminetti, a cura di Maria Pagliata, Donzelli Editore, Roma 2002, pp. 90-91.
2) Il colle Tabor.