«Costruire sull’Infinito, parco della letteratura che deve restare esattamente com’era all’epoca di Leopardi, sarebbe un delitto». Così Vittorio Sgarbi, il noto critico d’arte, censura ogni possibile intervento sul colle recanatese, cantato dal poeta nel canto più conosciuto al mondo e scelto dalla Regione Marche per il discusso spot promozionale che ha come protagonista Dustin Hoffman. «Non bisogna toccare nulla di ciò che vedeva Leopardi – continua Sgarbi – e la dimensione leopardiana deve rimanere intatta».
Nonostante le rassicuranti dichiarazioni dell’amministrazione di Recanati sulla volontà di tutelare il paesaggio leopardiano(leggi l’articolo), restano ancora dubbi su alcune novità contenute nel nuovo piano particolareggiato e la preoccupazione di imbattersi in una nuova vicenda edilizia che coinvolga il luogo, carico di aura poetica, come è accaduto nel 2005 (leggi l’articolo) non sono state completamente sedate.Tra le problematiche che suscitano maggiori perplessità ci sono delle modifiche, non immediatamente a ridosso del colle, ma in una fascia territoriale più lontana.
Stefano Papetti, storico e nume tutelare del paesaggio e delle architetture marchigiane, ha partecipato alla presentazione del piano particolareggiato ed è sollevato nel vedere che nelle immediate vicinanze della città non ci saranno trasformazioni ma continuerà a monitorare con attenzione cosa accadrà: «Nella zona più prossima alla città sono permessi interventi stradali con percorsi brecciati per collegare strutture preesistenti e casolari rurali e bisognerà vedere comesaranno. Va chiarito anche che tipo di interventi potranno essere realizzati sulle case più vicine che potrebbero ambire a diventare strutture di ricezione turistica e, in questo caso, potrebbero decidere di realizzare una piscina o un parcheggio. Nelle zone più lontane ci saranno invece dei cambiamenti notevoli, saranno permessi gli accorpamenti di volume e, se i pannelli fotovoltaici non dovrebbero interessare quella zona, ulteriori rischi arrivano dagli interventi strutturali». Papetti sottolinea però anche qual è la mancanza più grave: «La reale carenza è quella dello Stato italiano che dovrebbe ripristinare a tutela del Colle dell’Infinito un vincolo che è stato rimosso solo per un vizio di forma».
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e non ci vuole un genio per capirlo…
Qualcuno avverta Vittorio che il paesaggio agrario è continuamente antropizzato. Ad esempio nelle nostre campagne sono scomparse da tempo le siepi, le folignate (strutture di sostegno costituite da pali, fili e tutori) per le singole viti, viti che molto spesso venivano maritate all’acero campestre, al salice e anche al gelso.
Nel 1819 (?), quando Leopardi compose L’infinito, non esistevano neanche le case coloniche e tante altre cose. Il Poeta andava in carrozza e s’incazzava per il funzionamento del servizio postale. Negli anni ’80 doveva sorgere il parco letterario da un progetto di Stanislao Nievo nei dintorni di Palazzo bello, il luogo che diede l’incipit allo Zibaldone e dove Leopardi soggiornò prima del 1817:
Palazzo Bello. Cane di notte dal casolare
al passar del viandante.
Era la luna nel cortile, un lato
tutto ne illuminava, e discendea
sopra il continuo lato un raggio…
Dalla maestra via s’udiva il carro
del passegger, che stritolando i sassi
mandava un suon, cui precedeva da lungi
il tintinnio de’ mobili sonagli.
Una curiosità per i falchetti del paesaggio:
Il 27 ottobre del 1936, in occasione del passaggio di Mussolini a Recanati, il Podestà fece comporre una gigantesca scritta trionfale in onore del Duce: “Duce, sempre caro Ti fu quest’ermo colle”
(Marziano Guglielmetti in Carlo Levi, “Le tracce della memoria”, a cura di Maria Pagliata, Donzelli Editore, Roma, 2002, p. XXII).