di Alessandra Pierini
Il Comune di Macerata salva la Task dalla dismissione e versa alla partecipata 18mila e 300 euro per servizi di cui già dispone da tempo.
Le aziende partecipate non hanno vita breve e non sarà certo la Legge di stabilità a sanare la situazione. Lo dimostra il mancato rispetto della norma che fissava il 31 marzo come termine ultimo per liquidare o comunque dismettere le società partecipate che non siano indispensabili al conseguimento delle finalità istituzionali. Se in tutta la provincia, la confusione è tanta, fa scalpore il caso del Comune di Macerata che, proprio in questa fase, ha deciso di affidarsi alla Task, una delle società a rischio (leggi l’articolo) dopo averne fatto tranquillamente a meno per anni, pagando oltre 18mila euro per servizi di cui già dispone. La Task è una società nata nel 1999, in sostanza, per la alfabetizzazione informatica delle amministrazioni ricadenti nel territorio della provincia. Il socio di maggioranza è la Provincia di Macerata mentre i Comuni del territorio hanno delle partecipazioni.
Il comune di Macerata non aderì all’inizio al Sinp (sistema informativo provinciale, appunto), ma nel frattempo sviluppò il suo sito, recentemente ristrutturato in collaborazione con l’Università degli studi di Macerata, dove sono depositati i server e servizi di cui dotare gli utenti e il personale. Il comune in sostanza è andato avanti con le sue gambe, implementando il sito di tutte le nuove funzionalità tra cui la obbligatoria ed impegnativa “amministrazione trasparente” e non si è mai appoggiato alla Task, pur detenendone una piccola partecipazione azionaria ( lo 0,02%, acquisito peraltro nel 2007).
Nonostante questo nel periodo agosto 2013/dicembre 2014 il Comune di Macerata versò ben 14mila euro, per non meglio specificati “Servizi concernenti l’interoperabilità e la cooperazione ed i servizi infrastrutturali”. Lo scorso 25 febbraio, l’amministrazione ha deciso di sottoscrivere con Task un contratto di servizio retrodatato (dal 1 gennaio 2015 fino al 30 giugno 2016) per un esborso complessivo di 18 mila e 300 euro, per una serie di prestazioni che di fatto esistono già e funzionano da lungo tempo quali il servizio di posta elettronica per i dipendenti, link dal portale della provincia, il sito istituzionale del Comune, rinnovato in collaborazione con Unimc da poco, servizi Hermes e sinpay ( non rintracciabili nel sito del Comune), accesso alla rete intranet della Provincia nonchè l’housing di 2 server che a questo punto andranno a sovrapporsi a quelli dell’Università.
Dal palazzo, al momento, nessuno ha saputo ancora spiegarele motivazioni che hanno spinto a rivolgersi a Task.
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Non eravamo rimasti che non c’erano i soldi?
Per i servizzi ai cittadini non ci sono!!!
SuIla posizione favorevole al mantenimento della partecipazione in Task e sulla deliberazione di giunta del 25 febbraio si puo’ consultare sul sito del comune di Macerata la relazione tecnica allegata al piano di razionalizzazione delle partecipazioni societarie dell’ente del 31 marzo scorso.
Altra cambiale politica da pagare dopo l’8 marzo?
?????
Non conosco a fondo la questione ma se quanto affermato da CM fosse vero spero in una esaustiva smentita da parte di chi ha competenza. Inutile aggiungere altro.
quoto l’opzione Cerasi…..la sola motivazione logica che mi viene in mente…
Ricordo al sig. Renna che i soldi per i servizi ai cittadini sono ben presenti nel Bilancio di questa amministrazione . La spesa sociale pro capite e’ la più alta delle Marche; servizi molto importanti come mense scolastiche e asili nido hanno rette fra le più basse in Italia. Per cui la sua affermazione non trova riscontro e appare una semplice battuta per elettorale. D’altra parte e’ auspicabile che questo giornale, come gli altri , chiedano e raccolgano informazioni sulle motivazioni di ogni scelta che riguarda la spesa di denaro pubblico .
Non entro nel merito della questione relativa al comune di Macerata,essendo stato per tanti anni amministratore del comune di Serravalle,posso assicurare che il lavoro svolto dalla TASK è stato, sempre utilissimo e a costi molto contenuti.
Ma società private di informatiche non mancano. Perché sottrarre mercato a queste lavorando in monopolio su alcuni servizi?
Aggiungendo il costo del personale e i contributi dati dai comuni e provincia siamo sicuri che i costi dei servizi siano così contenuti?
Ed il rischio che la partecipata diventi un ufficio di collocamento per il partito che ha la maggioranza?
Fra le tante ipotesi che abbiamo fatto,la più conveniente economicamente è stata quella della TASK.
E’ strano che la politica su questa questione non abbia nulla da dire.