di Marco Ricci
Più di venti società variamente partecipate, oltre a enti, consorzi e a una dozzina di comuni che svolgono il servizio in economia, più di 700.000 mila euro l’anno di spese per i consigli di amministrazione e revisori, società con più amministratori che dipendenti, la Corte dei Conti che ha contestato all’Aato, l’ente legato al servizio idrico che ancora non riesce a convocare un’assemblea dei comuni soci, i costi degli organi, il tutto per fornire a un bacino di poco superiore alle 300mila persone i servizi legati al trasporto, all’erogazione del gas, dell’acqua e alla raccolta e smaltimento dei rifiuti. E mentre la legislazione nazionale va imponendo piani di riordino e di maggior efficientamento, con scadenze precise e ormai ravvicinate, in Provincia di Macerata nasce, costola della decotta Valli Varanensi, un nuovo soggetto per erogare il servizio idrico ad un ridottissimo numero di famiglie dell’entroterra. Se è poi sul tavolo il progetto di far assumere personale ad un consorzio per non vederlo finire nelle implacabili e dure tenaglie della legislazione nazionale, continuano inalterati i costi per i direttori e la parcellizzazione nell’erogare servizi primari per i cittadini. Che poi, ad esempio, l’acqua del maceratese sia tra le più care d’Italia, come aveva documentato una nostra inchiesta (leggi l’articolo), non è un fatto che possa produrre più di tanto scalpore se non alle tasche dei maceratesi. La spending review e il decreto Salva Italia, infatti, sembrano essersi fermati sul valico di Colfiorito.
Da qui, dopo le sollecitazioni di cinque mesi fa dei sindacati alle amministrazioni di Macerata, Civitanova, Tolentino, San Severino e Recanati per impegnarsi a tracciare, con il sostegno di Federutility, un percorso di aggregazione delle partecipate (leggi l’articolo), i rappresentanti dei lavoratori sono di nuovo tornati alla carica. «E’ assurdo che siano i sindacati a dover lanciare l’allarme su questa situazione» ha detto Daniel Taddei, segretario provinciale della Cgil di Macerata durante una conferenza stampa indetta oggi dalla Filctem-Cgil, Femca-Cisl e Uiltec, rincarando la dose e ricordando come sarebbe invece compito delle amministrazioni e della politica avere a cuore lo sviluppo economico del territorio e i costi e la qualità dei servizi di base. «Al centro devono esserci le famiglie, non i consigli di amministrazione», ha rincarato la dose Marco Ferracuti, segretario regionale della Cisl, sottolineando il silenzio che avvolge la questione ma anche la scarsa trasparenza di alcune gestioni.
Se le novità legislative chiedono efficienza, riordino e piani miglioramento da presentare entro fine marzo, i sindacati non avrebbero avuto novità dai cinque sindaci della Provincia a cui domani invieranno una lettera per comprendere se sia stato tracciato o meno un percorso per mettere ordine alla Babele attuale. Il rischio, che se non governato, il processo di riordino richiesto da Roma possa comportare un’anarchia decisionale da parte delle singole amministrazioni, senza giungere alla soluzione auspicata dai sindacati, ovvero la creazione di un’unica società multiutility provinciale, sulla stregua di quanto accaduto lo scorso anno con il Cosmari per il comparto dei rifiuti e dell’igiene pubblica. Due sono quindi le ragioni che muovono i sindacati. Da una parte i costi e la qualità dei servizi erogati, dall’altra il timore che, senza un’adeguata pianificazione, il riordino possa vedere i comuni e le loro partecipate, tra cui la maceratese Apm, la civitanovese Atac e la tolentinate Assam, procedere in ordine sparso. Il rischio paventato dai sindacati, inoltre, è quello che le amministrazioni possano cedere a privati le loro quote per fare cassa, senza un piano prestabilito.
Se Manuel Broglia della Uiltec richiede ai sindaci un percorso partecipato e trasparente, con attenzione anche al futuro dei lavoratori, Luciano Natali della Filctem si è soffermato sulla questione Unidra, una delle scatole più o meno vuote a cui l’Aato ha affidato parte del coordinamento nell’erogazione del servizio idrico. «A differenza di quanti molti malignano – ha chiarito Daniel Taddei, in conclusione della conferenza stampa a cui ha partecipato anche Davide Ballini della Femca-Cisl – non vogliamo posti nei consigli di amministrazione. Ci stiamo solo preoccupando del territorio». Dunque fare massa critica tra le diverse società partecipate, erogare migliori servizi a costi più ridotti, procedere con trasparenza e partecipazione verso quei riassetti che si renderanno necessari e a cui il maceratese rischia di giungere impreparato. Un allarme, quello dei sindacati, che non sembra però avere troppo riscontro dalla politica, almeno a sentire i temi che si dibattono sui diversi palcoscenici durante questi lunghi giorni di primarie.
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e dopo questi poverini come fanno senza i gettoni di presenza?
Ecco perché le utenze comunali costano tanto care.
Saremo mica matti di accorpare, fondere, unificare….
Ma che vi siete messi in testa, dai, non scherziamo….
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Non ci pensate?
Ma poi i tanti che fanno i presidenti, amministratori, consulenti, incaricati di progetti, dirigenti, portaborse sarebbero costretti a trovarsi un lavoro vero…
Non ricordo i sindacati favorevoli alla fusione tra la Assm di Tolentino e l’Assem di San Severino Marche vicina alla conclusione alcuni anni fa.
fusione che oggi avrebbe consentito alle due municipalizzate di fare d polo aggregatore.
Ora invece grazie alle opposizioni di quel tempo, oggi a Tolentino diventata maggioranza, le ns. realtà locali verranno fagocitate dalle entità maggiori presenti in regione e in Italia.
Si dice “cherchez la femme” ovvero cercate il committente di queste coraggiose dichiarazioni dei sindacati.
Si potrebbe in una dialettica costruttiva dialogare con le OOSS provinciali per il bene del cittadino, ma prima diteci chi ha difeso ad oltranza le paghe “opulenti” dell’EX SMEA quale delle tre OOSS ha difeso l’intoccabilità dei megastipendi? Perché da voci si dice che vi state scaricando le colpe gli uni sugli altri. Poi possiamo parlare se veramente avete a cuore il bene del cittadino. Francamente mi pongo una domanda la lobby “maceratese” che tende a maceratizzare il tutto sarà poi un volano di sviluppo. Ferracuti lei crede che chi ha diretto queste società con il solo titolo di essere correligionario dell’amministrazione locale, sia in grado di creare “lavoro”? Io no. Io credo che è giunta l’ora di dirci in chiare lettere che in assenza di un progetto alternativo alla filosofia economica di oggi, a sinistra del capitale c’è il vuoto assordante, che lo stato deve concentrarsi solo alcuni asset importanti per la collettività, come ACQUA SALUTE CULTURA ISTRUZIONE Comunicazione, e ritirarsi dal gestire servizi che in 50 anni di questa repubblica non ha saputo mai gestire senza conti in rosso. Mi rivolgo a lei Ferracuti , benché non sia un CISLINO, avendola sentito parlare ho notato che lei riflette, e non lancia proclama protocomunisti.
Secondo uno studio di Confindustria le partecipazioni statali in imprese ed enti soprattutto a livello locale ci costano ogni anno 22,7 miliardi, circa l’1,4% del PIL. Sono 39.997 le partecipazioni possedute da amministrazioni pubbliche in 7.712 organismi esterni (dati 2012). Secondi invece un recente rapporto della Corte dei Conti (2014) le imprese partecipate in Italia sono circa 7500 tra consorzi, fondazioni, partecipazioni statali e degli enti locali e ci costano 26 MILIARDI di euro. Credo che ormai sia chiaro che così non si può andare avanti e qualcuno deve cominciare ad aprire gli occhi, sturare le orecchie e denunciare gli assurdi sprechi della P.A., specialmente a livello locale. Mi spiegate che senso ha avere un’azienda del gas o dell’elettricità di proprietà comunale o provinciale ecc.. Il referendum sull’acqua pubblica e sul divieto di affidare il servizio ai privati, ve lo ricordate? Sapete perché lo hanno proposto e ve lo hanno fatto votare? Perché così possono rimpinzare queste aziende con politici, loro amici, parenti e ecc….? Sono tutte attività che il privato potrebbe svolgere e svolge molto meglio e con costi decisamente inferiori.
Italiani attenti a chi vi dice che quella azienda o quel servizio deve rimanere pubblico perché dietro di lui si annida un parassita che vuole succhiarvi il denaro che ogni giorno vi sudate o che avete risparmiato in anni di fatica, solamente per il proprio tornaconto!
Concordo con 78: sono cose risapute, questo è il vero sistema-Italia.
Gli sprechi delle PA servono per autoalimentare le stesse, a spese nostre.
E aspettarsi che siano i sindacati a risolvere questo status… cambiamo discorso.
Per avviare il risanamento della presente disastrosa situazione economica del Paese senza imperversare sulle solite vittime bisogna razionalizzare la spesa pubblica ed i servizi necessari,smettendola una buona volta di trasformare l’impegno politico personale in un’opportunità di lauti guadagni.L’antipolitica è figlia della politica come oggi concepita,purtroppo dai più.Giovanni Bonfili.
I servizi dovrebbero essere gestiti dai privati, l’ente pubblico (comune, provincia, regione, stato) dovrebbe solo vigilare che vengano rispettate le regole. Il resto è solo blablabla che non porta a niente.
anche per questo ennesimo imbroglio all’italiana il velo di Maja si sta squarciando…altro che difesa del bene comune serve una bella dose di concorrenza, non possiamo più permetterci la proliferazione degli enti pubblici.
Ogni poltrona, vitalizio o gettone di presenza sono soldi delle tasse che vanno ad ingrassare pochi e tolgono risorse ai servizi pubblici: meglio fare meno i puristi ed aprire ad investitori privati piuttosto che stramazzare dentro ospedali indecenti o mandare i propri figli in una scuola pollaio.
Le analisi e le proposte sindacali sulle aziende partecipate sono pienamente condivisibili.In queste aziende ci sono tante competenze,professionalità e qualche buon amministratore ma nella maggioranza dei casi queste aziende pubbliche sono diventate non solo a livello nazionale ma anche in alcune realtà locali degli enti in cui piazzare nei CDA i trombati alle elezioni,gli amici di corrente politica ,un luogo di spartizione di aree di potere politico,ecc. In tantissimi casi specie per la loro dimensione tante ex Minicipalizzate sono ingiustificate.A Civitanova alcune aziende Partecipate o speciali non hanno ragione di esistere.Il Sindaco Corvatta e la coalizione di Centro Sinistra che lo ha sostenuto avevanoo nel programma elettorale e di governo l’accorpamento delle Aziende Partecipate. I motivi erano quelli dell’economicità,dell’aumento dell’efficienza.Una scelta di programma mai attuata senza spiegarne i motivi. Ad oggi sulle Partecipate il Comune non ha presentato un piano di riordino e il pericolo reale è che stante la situazione finanziaria dell’ente la volotà di fare cassa e vendere si sta facendo strada Daltronde Sindaco e Giunta hanno dato il via alla privitazzazione delle Partecipate .Lo hanno fatto senza lòa sbandierata e promessa Partecipazione e con una Delibera di Indirizzo hanno deciso di vendere due delle cinque Farmacie Comunali con il malcelato intento di fare cassa.
L’IMPORTANTE E’ PARTECIPARE, NON VINCERE.
Sel: i motivi non serve Zichichi per spiegarteli, li hai già detti nelle prime righe del tuo intervento.
Civitanova, è il perfetto esempio dei mestieranti di lungo corso, politici diretti o ‘indiretti’: tante facce viste ai festeggiamenti della vittoria delle primarie del PD, adesso stanno comodamente piazzate qua e la nei vari enti assistenziali, o municipalizzate che si dica. A spese nostre.