di Marco Ricci
Le Marche e il maceratese saranno anche territori virtuosi, ma guardando poi ai singoli dettagli così virtuosi non sembrano più. Secondo il rapporto 2014 di Cittadinanza Attiva sui costi del servizio idrico una famiglia maceratese di tre persone spende ogni anno 432 euro, rispetto a una media nazionale di 333 euro, un costo altissimo che è appena più alto della media regionale, pari a 429 euro, che a sua volta è tra le peggiori d’Italia. Rubinetti più cari di quelli maceratesi in regione si trovano solo nel pesarese, dove nel 2013 la famiglia tipo avrebbe speso per l’acqua 502 euro. In Italia è comunque difficile trovare chi paga più di noi, considerando che nel panorama delle regioni peggio va solo ai toscani. L’attenzione dello studio di Cittadinanza Attiva si è focalizzata sul servizio idrico integrato per uso domestico che comprende spesa per acquedotto, canone di fognatura, canone di depurazione e quota fissa. I dati sono riferiti ad una famiglia tipo di tre persone, con un consumo annuo di 192 metri cubi di acqua e sono comprensivi di Iva al 10%.
C’è anche un altro dato che è ancora peggiore del costo assoluto e che testimonia gli sprechi di un settore in cui si accavallano enti e società pubbliche con i relativi compensi dei vertici e dei consigli di amministrazione. L’aumento di spesa che i maceratesi hanno subito dal 2007 ad oggi è infatti di oltre il 76%, contro una media regionale poco superiore al 50%. Vero che sulla bolletta vanno a pesare anche le spese per gli interventi, per le manutenzioni e le costruzioni di nuovi acquedotti, ma il nostro triste primato di aggravi non è solo regionale ma addirittura nazionale.
Per carità, d’estate nel Maceratese non si rimane con i rubinetti a secco, la qualità è buona e la dispersione idrica nella nostra provincia è una delle più basse del paese, paragonabile a quella dell’efficientissimo Trentino dove l’acqua però costa solo 258 euro a famiglia. Magari nei nostri bicchieri scivolerà potabilissima acqua del Nera, ma i molti costi della politica e l’inefficienza complessiva le famiglie del maceratese li pagano eccome. In particolare se andiamo a spulciare l’organizzazione di un servizio suddiviso in una pletora di enti e società dove è difficile districarsi e che tutto lasciano pensare fuorché all’efficienza.
In principio è l’Aato, l’autorità d’ambito istituita dalla legislazione nazionale che ha il compito di pianificare il servizio a livello grosso modo provinciale, di scegliere le linee strategiche e determinare gli investimenti necessari e di individuare le tariffe pagate dai cittadini. E se solo per il direttore generale dell’Aato l’esborso della collettività è appena inferiore ai 90.000 euro, tra stipendi rimborsi ed altro la spesa complessiva per il personale dell’ente ammonta nel bilancio preventivo del 2013 ad oltre 400.000 euro mentre il costo totale di funzionamento vale 700.000 euro. Perché solo per gli amministratori – cioè i nominati dalla politica – i costi per la collettività superano i 100.000 euro, insomma un bel tot a bicchiere. Per far capire di cosa si parla, va detto che la Provincia di Macerata ha recentemente stabilito che l’Ata, il corrispettivo dell’Aato che si occupa invece della raccolta e smaltimento dei rifiuti – sarà a costo zero per la collettività. Non solo gli amministratori dell’Ata esercitano le loro funzioni a titolo gratuito, ma anche il personale utilizzato è quello della Provincia stessa. E l’Ata non svolge altro, nell’ambito di sua competenza, che funzioni simili all’Aato. Insomma rifiuti battono acqua settecentomila a zero.
Dopo l’Aato viene poi ad esempio l’Acquedotto del Nera, originariamente un consorzio di comuni, poi trasformatosi in società per azioni, le cui quote sono detenute da una ventina di amministrazioni comunali. Scopo della società è quello di provvedere alla costruzione, manutenzione ed esercizio delle opere necessarie all’approvvigionamento idrico da parte dei comuni soci, attraverso la captazione e il prelevamento dell’acqua dalle sorgenti del Nera e da altre sorgenti. Negli ultimi ha realizzato anche importanti interventi, ma l’efficientissima società Acquedotto del Nera ha un primato quasi ineguagliabile. Il costo degli amministratori – nominati dalla politica – e del collegio sindacale quasi eguaglia il costo del personale. Nel bilancio 2012, infatti, la spesa per amministratori e per il collegio sindacale è stata di quasi 114.000 euro contro i 137.000 euro del personale!
Se l’Aato pianifica, la società Acquedotto del Nera si occupa delle opere infrastrutturali e degli acquedotti, chi fa arrivare l’acqua ai rubinetti delle case? Una pletora di società partecipate tra cui la maceratese Apm, la civitanovese Atac, la Astea di Osimo che provvede per una ventina di comuni, l’Assam di Tolentino e l’Assem di San Severino, tutte società ovviamente con i relativi compensi per gli amministratori e i costi per il personale e che immaginiamo (!) ottimizzeranno i costi come non mai, considerando che alcune servono si e no 5000 famiglie. Siccome in ogni parte della provincia non ci si fa mai mancare niente, un’altra partecipata, quella che porta l’acqua nei rubinetti dei camerti e di altri comuni montani, è la Valle Varanensi spa, società a partecipazione pubblica che ha chiuso gli ultimi tre bilanci con un perdita complessiva di circa 100.000 euro. Tutte queste società spesso svolgono anche altri servizi – ugualmente parcellizzati tra le singole partecipate – ma ovviamente parte del costo del loro personale e degli amministratori ricade sul servizio idrico, povera acqua.
Ma se fosse finita qui sarebbe semplice. Perché prima dei gestori finali – sembrava fatta! – ci sono tre consorzi privi di dipendenti ma con i propri amministratori: il consorzio S.I. Marche, l’Unidra e il gestore Centro Marche acque. Ma a cosa servono queste tre scatole quasi vuote? L’Aato non può affidare il servizio direttamente alle municipalizzate ma deve passare per i tre consorzi pubblici, secondo quanto richiede la legge per avere la famosa gestione in-house, cioè a totale controllo pubblico. E seppure non abbiano dipendenti, gli amministratori di queste tre scatole vuote costano ai cittadini una decina di migliaia di euro a consorzio. Goccioline nel mare ma pur sempre goccioline.
Insomma l’acqua maceratese sarà buona e la nostra dispersione idrica molto bassa, ma a contare tutti gli enti, le società, gli ambiti e i sub-ambiti c’è da uscire da pazzi. E sono questi i veri costi della politica, non i duecento euro di un assessore di un paesino di montagna o il gettone di presenza dei consiglieri comunali. Alla fine tra costi e poca razionalizzazione sono milioni di euro di inefficienza che i cittadini pagano ogni anno solo per il servizio idrico e viene da domandarsi perché la politica tenga in vita questa pletora di costosi soggetti (tra cui le tante municipalizzate che erogano più o meno tutte gli stessi servizi) e non si proceda invece su una strada virtuosa come quella scelta dalla Provincia di Macerata, dal presidente Pettinari e dalle amministratori comunali per il ciclo dei rifiuti, dove operano un unico ente a costo zero e due uniche società. Oddio, non che la risposta del perché si tengano in vita i carrozzoni sia difficile da immaginare e forse si sta solo facendo demagogia e facile populismo, ma spendere come ad esempio per l’Acquedotto del Nera per il collegio sindacale e gli amministratori quasi quanto per i dipendenti è un non senso a tutti gli effetti. Non che gli amministratori non debbano essere retribuiti – costruire un acquedotto non è cosa semplice – ma forse visto che c’è alla società andrebbero concesse altre funzioni sottraendole magari alla nutrita schiera delle partecipate che però difficilmente molleranno l’osso. Senza poi parlare dei settecentomila euro per il solo funzionamento dell’Aato che forse i maceratesi, tra una sorsata e l’altra, si risparmierebbero ben volentieri in caraffa.
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Almeno il servizio e la qualità dell’acqua è eccellente …! Fatemi capire è meglio pagare 100 euro in meno e bere la “……..” Di corridonia , o pagare 100 euro in più e bere l’acqua del nera ? Aaaaaaa giusto l’importante è andare in giro con l’iPhone 5s …….!
L’acqua sarà buona ma tutto il resto è un vero schifo…presidenti, tecnici, politici..tutta un’accozzaglia di farabutti!!!
…mi raccomando maceratesi, state zitti e continuate a farvi prendere per i fondelli…almeno una parola qualcuno la potrebbe dire senza nickname!!!!!!!!!!!!!!
Non si spiega comunque un piu 76 per cento…anche se l’acqua è ottima troppo cara comunque…poi tutti lo sanno in posti come Ato o simili tipo il Nera ci vanno gli amici degli amici ma non come tecnici sia chiaro ma presidenti, consiglieri, direttori ecc…..all’italiana insomma. Poi per favore non capisco a Macerata l’Apm cura l’impianto idrico e depurazione, il Nera dovrebbe mantenere l’omonimo acquedotto ma .Ato??? che è che fa? fanno finta di studiare e progettare……..
vorrei rispondere al sig. sharky che non e’ una scelta dei cittadini di Corridonia se hanno la qualita’ dell’acqua scadente. Se anche a Corridonia in futuro arrivasse l’acqua del nera, penso che sarebbero ben lieti di pagare 100 euro in piu’.
sulla qualità avrei da ridire anche in un comune pseudo montano come Caldarola
Macerata è la cartina di tornasole dell’Italia.
Tutti questi enti con i relativi manager portano a questi costi esorbitanti. Chi ha il potere di riorganizzarli? Vai a razionalizzare le risorse ora…saranno intoccabili con sindacati fortissimi, non se ne esce purtroppo. Ladri!
Ma l’acqua non si dovrebbe far pagare nemmeno se fosse oro…e’ un bene comune….però purtroppo c’è sempre chi ci deve guadagnare……
Questo è il rsultato del referendum di qualche anno fa che ha stabilito che il servizio idrico debba essere gestito solamente dallo Stato. Vendola & C. ci hanno implorato in maniera a tratti commovente che l’acqua è un bene di tutti e che il privato non può gestirla a causa della sua indole, si sa, assetata di profitti, disprezzante dell’ambiente, senza scrupoli insomma. Lo Stato è l’unico in grado, sempre per questi signori, di gestire al meglio il servizio in questione, con costi più bassi e servizi più efficienti. Al referendum naturalmente gli italiani, ca…sotto per natura tutti a votare per l’acqua statale. Gli italioti però non hanno pensato che l’acqua statale serve solo ai politici per gestire le aziende municipalizzate in maniera clientelare infilandosi loro stessi o parenti, amici ecc….con dei servizi a dir poco scadenti con costi crescenti. Rete idrica colabrodo che avrebbe bisogno di investimenti di miliardi e miliardi di euro, chi li farà? Lo Stato con il debito che si ritrova? Basta dare il servizio idrico in concessione al miglior offerente con il prezzo stabilito dall’Autority (come avviene per le autostrade per es.). Italioti aprite gli occhi non fidatevi di questi buffoni, predicano solamente per sistemare loro stessi, i parenti e gli amici ecc…
Siamo alle solite: sovrapposizioni di società con amministratori nominati dalla politica con compensi stratosferici per il lavoro svolto. Basta con il baronaggio della politica, contro il bene comune. La politica deve essere al servizio dei cittadini, no i cittadini servi della politica.
Cosa dire se non: Vi siete sentiti di sposare l’ideoligia “l’acqua pubblica”, pagate felici e sorridenti e senza tante lamentele!!!. L’acqua comunque era e resta publbica, e si è volutamente confuso nel referendum di qualche anno fa, la gestione del servizio con la proprietà della “materia prima” e cioè l’acqua (che restava comunque publbica per Legge)!! Il mio commento ovviamente si riferisce a chi si è fatto ABBINDOLARE, consapevolemente o incosapevolmente, da certi politici, ben pensanti, partiti o movimenti (chiamiamoli così) che sbandieravano e sbandierano ridicole “pseudo-ideologiche” che in realtà camuffano ben altro. Infatti, i sostenitori di tali “pesudo- ideologie” sostengono che “l’acqua deve essere publlica”, riferendosi alla gestione del servizio idrico, … quando fa comodo però, ovvero quando si devono difendere le “società di gestione” a partecipazione pubblica, … ma sono gestite ed operano come aziende “private” (e lo sono a tutti gli effetti, sono delle S.p.a. ) che operano come società private a scopo di lucro (assunzioni, consulenze, lavori, ecc..) al di fuori dei vincoli normativi degli Enti Pubblici (bandi di gara, bandi di consorso per assunzioni, ecc.), e così consentono ai politici e ai ai partiti di gestirle a loro piacimento e come meglio credono facendone ricadere però i costi del servizio sui cittadini!!! … Costi che spesso sono “fuori mercato” perchè il servizio è in regime di monopolio con la “bugia” che è pubblico!!!
Con le tariffe che applica, l’APM maceratese realizza dei bei utili d’esercizio, dopo aver pagato diverse centinaia di migliaia di euro per imposte, per i vari compensi ad amministratori/sindaci e soprattutto per “sponsorizzazioni” di eventi culturali che la politica gli richiede (Sferisterio/SOF/Musicultura/Stagione Teatrale…..). Ecco spiegato a cosa servono le alte tariffe maceratesi! Qualcuno riesce a spiegarmi perchè una SPA che si trova in regime di monopolio, dovrebbe pagare per delle sponsorizzazioni?? Se le sponsorizzazioni servono per far conoscere il brand o il marchio, perchè mai APM, che è monopolista, avrebbe interesse economico a queste iniziative? A quali suoi concorrenti vorrebbe sottrarre clienti per aumentare i propri?
Concordo al 1000% col Sig. Pigi78: tutto ciò è anche e soprattutto il frutto del risultato del referendum sull’acqua, che ha lasciato di fatto il regime monopolista in piedi, ma con l’aggravio che mentre il monopolista privato tende ad utilizzare il suo profitto anche per mantenere la sua impresa, quello pubblico lo sfrutta per altri fini completamente scollegati all’impresa (fini politici!)
Infine, il nostro amato Sindaco si diverte a presentare i bilanci APM (legale e sociale) come eccellenze del territorio. In effetti non dovrebbe essere molto difficile fare profitti con l’acqua (che non se ne può fare a meno e quindi ha una domanda economica molto poco sensibile al prezzo) in regime di monopolio, in cui non c’è alcun limite verso l’alto del prezzo del servizio che sia dettato dalla concorrenza, cioè da imprese che sanno erogare il servizio in maniera più efficiente.
Sig. Munafò, chi l’ha detto che la gestione deve per forza passare per delle società partecipate? La gestione diretta non vi dice nulla? Mantenere il personale far fuori i costosissimi cda è una soluzione, avete mai pensato voi politici a questo? Voi strumentalizzate i referendum a vs piacimento ma mi duole ricordare che il merito di questa insana gestione è tutta della politica, la solita politica che si serve delle società partecipate a proprio piacimento per gestire in maniera privatistica di affari pubblici. Io ritengo assolutamente inutile l’esistenza di società che si occupino di gestire servizi pubblici essenziali. riassumendo, se serve l’operaio che ripara un danno all’acquedotto, si assume, se serve un impiegato che gestisce la bollettazione ed i ruoli, si assume, tutto il resto, come il cda, a cosa serve?
Chiedo scusa a tutti ma avrei una domanda: APM, società interamente partecipata dal pubblico, la quale svolge un servizio pubblico deve fare utili oppure gestire il servizio nella maniera più efficiente ed al costo più basso possibile per l’utenza, magari con un bilancio in pareggio?
A chi vanno gli utili? Per le sponsorizzazioni “obbligate”, per i premi del cda e dei dirigenti o magari per ripianare altri servizi in perdita (trasporto, farmacie,…)? Nessuna delle tre ipotesi mi sembrerebbe molto corretta!
E chi controlla o dovrebbe controllare? Forse il comune?
La gestione privata di alcuni servizi pubblici, di per se non è uno sbaglio a prescindere. Lo diventa in Italia perchè si creano i cosiddetti “cartelli”, le combìne, le mafie, dove l’ultima ruota del carro è sempre l’utente finale. Per l’acqua specialmente, visto che esistono potentissime lobbies delle acque minerali, si può prevedere un generale impoverimento del servizio pubblico a favore dei Signori della minerale che, facilmente entrerebbero nei CdA di gestione degli acquedotti e riuscirebbero a spostare meglio l’interesse ed i denari del cittadino verso l’offerta privata. Se qualcuno, poi, riuscisse a fare un elenco di quali servizi pubblici si pagano di meno dopo che sono stati concessi ai privati (sempre in Italia, mi raccomando) può scrivere……
Per rispondere ai paladini delle privatizzazioni, faccio presente che l’acqua in Italia è la meno cara tra i paesi maggiori. In Germania la media è tre volte la nostra. Il fatto poi che i politici abbiano trasformato il tutto in una pappatoia dovrebbe farvi indignare contro i magnaccia che per anni hanno succhiato come avide sanguisughe la nostra ricchezza, non contro la bontà del principio sacrosanto che vuole l’acqua pubblica. Andateli a votare in massa alla prossime elezioni!
Furio E Basta
Se qualcuno, poi, riuscisse a fare un elenco di quali servizi pubblici si pagano di meno dopo che sono stati concessi ai privati (sempre in Italia, mi raccomando) può scrivere……
Penso alla telefonia rispetto alla quando era Sip……. i costi si sono decisamente ridotti.
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Se qualcuno, poi, riuscisse a fare un elenco di quali servizi pubblici si pagano di meno dopo che sono stati concessi ai privati (sempre in Italia, mi raccomando) può scrivere……
Il più eclatante penso sia la telefonia fissa: rispetto alle bollette che si riceveva dalla Sip, poi divenuta Telecom i costi si sono decisamente ridotti. Le nuove offerrte tendono ad evitare il canone ma a far pagare il solo consumo, magari con altri prezzi unitari.
Anche nella telefonia dei cellulari la concorrenza funziona abbastanza in Italia: gli operatori tendono ad aumentare (evidentemente il mercato consente margini di profitto interessati per loro) ed i prezzi tendono mediamente a ridursi col passare degli anni. Segno di una ricerca di efficienza interna delle aziende.
La liberalizzazione delle tariffe aree ha portato in Italia l’ingresso degli operatori low costs, talvolta puntando su aereoporti secondari che hanno fatto offerte più convenienti di quelli più rinomati…..
Ce ne potrebbero essere degli altri!
Se mi permette, mi verrebbe da chiederLe, stile settimana enigmistica, sa cosa veramente fa la differenza che tra settore economico in cui la libera concorrenza funziona ed uno in cui non funziona o funziona meno (es gas/luce…..)?
La risposta per me è: la voglia del consumatore di approfondire le offerte commerciali e cercare quella a lui più conveniente.
Potrei continuare, ma penso di aver dato così una risposta abbastanza esauriente.
Cordiali saluti, Maurizio
Morelli, quello della telefonia è l’unico esempio di costo ridotto rispetto al servizio pubblico, Lasciando stare i soldi che ci ha rimesso il cittadino italiano con i luridi passaggi di proprietà delle varie Telecom e le zozzerie che ci sono state, non dimentichiamo che il servizio comunicazioni è destinato di per se a costare sempre meno (con le sempre nuove tecnologie ed il sempre maggior numero di utenti coinvolti) e poi è soggetto alla concorrenza straniera (quella vera!). Io l’acqua Cinese non la posso (e voglio) utilizzare!
Sign Ermini Ottone se sa leggere e comprendere l’analisi del testo , ho scritto chiaramente e palesemente PURTROPPO CORRIDONIA PAGA A PESO D’ORO UNA ACQUA CHE DOVREBBE ESSERE ECCEZIONALE SOTTO IL PUNTO DI VISTA QUALITATIVO , INVECE DI BERE LA M…A
…..Delle linee aeree non si può proprio parlare perchè il servizio pubblico non c’entra. Solo treni (diciamo), metro e autobus. Costano poco e funzionano….poco. Io non sono contro le privatizzazioni, proprio in Inghilterra, quella delle ferrovie ed il licenziamento di 500.000 dipendenti pubblici hanno contribuito al salvataggio della nazione ormai al tracollo. IN Inghilterra però! Invito tutti a recarsi e portare i bambini in un ufficio pubblico inglese e vedere l’efficienza, la cortesia ed il rispetto con cui si viene trattati. Purtroppo noi dobbiamo lavorare con il materiale che abbiamo.
Lungi da noi, Germoni, gestire i servizi pubblici essenziali senza le società partecipate ed i loro CdA. Sarebbe – per dirla col La Pira – amministrare e basta, e noi non vorremmo mica abbrutirci a tal punto, senza darci alcun superiore compito spirituale!
Da quest’anno 2014, in virtù del referendum, le tariffe saranno stabilite dall’autorità pubblica, come il gas e l’energia elettrica. Per cui la nuova normativa non permette più di speculare sull’acqua e le società addette non potranno più chiudere in utile ma solo in pareggio. Devono anche rispettare dei parametri gestionali stabiliti dall’autorità, per cui se vanno fuori le società (anche l’APM) dovranno sostenere le eventuali perdite a carico loro. Per cui per legge non si potrà più lucrare sul bene pubblico dell’acqua dell’acquedotto. Proprio per il referendum non ci potrà più essere speculazione. Questa è la nuova normativa entrata in vigore.
Caro sig. Maschini, se non c’è utile chi è che investe? Il 33% dell’acqua degli acquedotti va dispersa perchè la rete è un colabrodo e avrebbe bisogno di investimenti pesantissimi, chi li farà? Lo Stato? Con il debito pubblico al 140% del PIL? La demagogia è una brutta bestia!
Il referendum – al contrario di quello che blatera pigi – non è ancora stato applicato: se il popolo ha stabilito che l’acqua (ma non solo) deve essere pubblica, mi chiedo come mai a macerata è gestita da una SpA (APM).
Finché il gestore – come nei paesi civili tipo Svezia – non sarà un’ente senza scopo di lucro a controllo democratico diretto (cioé senza che la politica possa metterci il becco) non potremo lamentarci, perché i denari che ci prendono sulle bollette potranno continuare ad essere destinati a tutt’altro.
QUESTO è il problema.
Il servizio di Cronache Maceratesi rende bene l’idea dei motivi che hanno portato ad un aumento iniustificabile, per non dire immorale, su un bene primario come l’acqua (specie in tempo di crisi per le famiglie), cioè i costi delle “poltrone”. Inoltre, l’acqua sarà anche di ottima qualità, ma non dimentichiamoci che non beviamo solo quella proveniente dalle sorgenti del Nera, perché quest’ultima costituisce un’integrazione certamente importante.
Ma la volete sapere una cosa ancora più interessante?
L’acquedotto del Nera non è neanche concessionario del servizio idrico!
Sorpresi? Io no! Nella tante anomalie italiane una cosa che la politica può fare è anche quella, a fronte di una legge chiara e precisa che a tal proposito ha anche istituito gli, inutili, AATO, di continuare a far esistere un ente, feudo di un acceso colore politico, come appunto l’acquedotto del Nera.
Aggiungo. Tale ente non prende finanziamenti direttamente dall’AATO, ma deve reperirli tramite mutui e una volta spesi vengono restituiti dall’AATO, così gli utenti ci pagano sopra anche gli interessi dei mutui. Un paio di anni fa, il bando per contrarre i mutui per proseguire i lavori, base di gara 25 milioni di euro, è andato deserto. Nessuna offerta. Con questi chiari di luna cosa ci si poteva aspettare? Tra un po’ ne faranno un altro. Auguro a questo ente che anche la prossima gara possa andare deserta, così soldi per fare i lavori non ce ne saranno più e forse una volta per tutte si deciderà di chiuderlo e assegnare i suoi compiti in maniera chiara e trasparente con tutti i canoni di legge, con regolare concessione e quanto altro. Probabilmente non cambierà nulla ma almeno avremo risparmiato gli emolumenti a un presidente, con relativo consiglio di amministrazione e revisori dei conti. Se non ho letto male da qualche parte, nei bilanci dei comuni soci, ogni consigliere di amministrazione, percepisce circa 1000 euro lordi mensili più rimborsi spese per, più o meno, un consiglio di amministrazione al mese, vale a dire dalle due alle tre ore al massimo di impegno. Fate voi i conti quanto deve lavorare una persona normale per guadagnare una cifra simile.
Tenete conto tra l’altro che nel confronto degli emolumenti tra personale amministrativo e revisori e personale dipendente, quando parliamo di personale dipendente, parliamo di tre dipendenti, neanche tutti con contratto di lavoro a tempo indeterminato. A maggior ragione c’è una sproporzione enorme nei compensi delle due categorie.
Ma parliamo di un feudo politico come lo sono d’altronde molti se non tutti gli enti pubblici dove la politica decide chi deve governarli.
Il dibattito sull’articolo di Marco Ricci, che mi sembra senz’altro valido , ha riguardato sostanzialmente due temi. Il peso degli oneri impropria della gestione “politica” e la modalità attraverso il quale ottenere la migliore efficienza ed efficacia gestionale di un bene pubblico come l’acqua. Provo ad esprimere il mio parere. per quanto riguarda il primo punto la discussione è molto semplice. E’ assolutamente necessario andare ad una semplificazione della gestione amministrativa che annulli o riduca al minimo costi che non hanno nulla a che fare con la gestione e che pesano impropriamente sulle bollette pagate dagli utenti. Ci può essere discussione a riguardo ? Il secondo aspetto è certamente più complicato. L’acqua è indubbiamente un bene pubblico primario la cui disponibilità aspetta soltanto alla collettività che può decidere poi di volta in volta il modo migliore per garantirne l’utilizzo, il costo di accesso , la qualità ed i necessari investimenti. Anche se si tratta di un bene pubblico non significa che l’utilizzo dell’acqua deve essere gratuito. Il prezzo è un elemento essenziale per ottenere due risultati fondamentali. Un utilizzo saggio perché l’acqua è un bene scarso e prezioso (e lo sarà sempre di più), e la possibilità di garantire gli investimenti necessari per mantenere nel tempo fruibilità e qualità. Certo questo può essere possibile anche grazie alla fiscalità generale ma il fatto che il prezzo incorpori anche la quota dei necessari investimenti è probabile che migliori trasparenza e controllo degli utenti. Il fatto che l’acqua sia un bene pubblico non significa nemmeno, a mio parere, che la sua gestione spetti necessariamente ad una società pubblica o ad altre forme di gestione diretta. Un conto è il mantenimento della proprietà , un conto la gestione. Io sono personalmente convinto che il modo migliore per gararantire gli interessi pubblici è quello di far funzionare in maniera trasparente le regole del mercato. Il pubblico indichi esattamente come vuole che l’acqua sia gestita , che tipi di investimenti siano fatti, in che modo debbano essere tutelati gli utenti etc etc. Poi metta in concorrenza fra loro aziende pubbliche o private o semi pubbliche o semi private. E vinca il migliore . Il migliore che dovrà essere strettamente controllato per tutto il periodo (a termine) che dovrà gestire il servizio nel rispetto delle regole fissate dal contratto. Ce ne sarebbe ancora molte da dire. Ma i post troppo lunghi non vanno bene . saluti
Mario, il problema è differente: APM, essendo un’SpA, mira giustamente a fare più profitti possibile così da dare lauti dividendi ai soci.
Quello di maggioranza (che prende cioé più dividendi) è il Comune che li usa per tutt’altro e questo è com’è architettato il sistema ora.
L’unica soluzione sarebbe rendere l’ente gestore un soggetto di diritto pubblico senza scopo di lucro, che è cioé OBBLIGATO PER LEGGE a re-investire gli utili nelle _proprie_ attività/strutture (nel caso specifico investirebbe nella manutenzione della rete idrica).
Ma a questo và assolutamente associata una gestione democratica diretta: in altre parole il CdA deve essere scelto – quindi con esso la politica d’indirizzo – dagli utenti stessi (che assumerebbero il ruolo di “soci”).
Il discorso è sempre quello: i mezzi (legislativi e non) ci sono, basterebbe conoscerli e volerli usare… avere cioé una visione “alta” di come dovrebbero funzionare le cose.
Il problema è che la politica (trasversalmente) non vuole “mollare” il potere decisionale, a mio avviso talvolta anche se in buona fede.
Avete voluto l’acqua pubblica. Adesso pagate!