di Giancarlo Liuti
Sapete chi è venuto a trovarmi l’altra notte irrompendo in un sogno che non sto a dirvi quant’era delizioso? Nientemeno che Giuseppe Garibaldi! Naturalmente l’ho riconosciuto subito, per l’acutezza dello sguardo, l’autorevolezza del portamento e la perentorietà della voce non poteva che essere lui. Infastidito, io? Sì, all’inizio, perché la sua intromissione nel sogno di tutt’altro genere che stavo facendo non l’avevo presa bene. Ma, poi, ammirato e anche inorgoglito, immaginando che l’Eroe dei due Mondi mi avesse scelto per rendere omaggio alla mia persona. Che vanitosa illusione!
Garibaldi: “Non è un omaggio a lei, signore, ma una mia richiesta. Ho deciso di candidarmi a sindaco della vostra città e mi serve il sostegno di un giornalista”.
“Ma i giornalisti non possono sostenere nessuno, la loro professione deve limitarsi alla descrizione della realtà”.
Garibaldi: “Mica vero. Ogni giornalista ha le sue simpatie e fra le righe si capisce subito da che parte sta. Per quanto riguarda la mia candidatura, comunque, è proprio la realtà a confermarla perché io sono di gran lunga l’ottimo in assoluto”.
“Di candidati ce ne sono molti altri, generale, ogni giorno ne salta fuori uno nuovo. E si tratta di persone rispettabilissime”.
“Ma se perfino i loro nomi, che scherzosamente mi permetto di storpiare, non danno alcuna garanzia di buon governo! Che cosa di grande possiamo aspettarci dai pantani, dai mandrilli, dai meschini, dalle mosche, dalle messi in agricoltura e dai piccoli ‘caranci’, una parola che non esiste neanche nei vocabolari?”
“La prego, generale, non sia irriguardoso. E veniamo al dunque. Qual è la sua lista?”
“Una lista civica? Una lista chiavica? Io non ho bisogno di liste, mi presento da solo”.
“Ma c’è tutta una procedura da seguire, l’elenco dei consiglieri, le firme dei presentatori, il simbolo, dichiarazioni, attestazioni, documenti, verifiche …”
“La solita burocrazia? Io me ne frego!”
“Lei è un uomo d’azione e non va per il sottile, lo sappiamo. Basti dire che con appena mille soldati raccogliticci riuscì a sconfiggere il regno dei Borboni e a conquistare l’intero meridione d’Italia. Stavolta, però, le ci vuole un programma con le promesse e gli impegni da mostrare alla gente”.
“Un programma? Se guardo quelli degli altri mi viene sonno. Tutti uguali, più o meno. Nuove strade, nuovi parcheggi, nuove industrie, nuovi commerci, sicurezza, pulizia, onestà, meno soldi ai politici, più soldi ai poveri, viva i giovani, un futuro radioso! Ma chi può crederci, coi tagli di risorse che nel perdurare della situazione economica vengono imposti dal governo e dall’Europa? Un programma, comunque, ce l’ho anch’io”.
“E sarebbe?” “Io voglio bene alla vostra città e la vostra città vuol bene a me, tanto che nel 1849 mi elesse deputato alla Costituente della Repubblica Romana e proprio da voi formai una legione di valorosi che combatterono da eroi a Porta San Pancrazio. E riuscimmo, pensi, a cacciare da Roma il papa Pio IX! Le pare poco?”
“La Repubblica Romana durò appena sei mesi e Pio IX tornò più pimpante di prima …”
“Colpa dei francesi, quei maledetti!”
“La storia, generale, ha i suoi dritti e i suoi rovesci, dipende dal destino …”
“La storia, sempre con questa storia della storia! Ma la storia, caro signore, non basta ricordarla, bisogna farla!”
“ Lei è stato un accanito anticlericale, no?”
“Può ben dirlo, e lo sono ancora”.
“Come giudica allora che oggi, e da più di sessant’anni , questa città si chiama Civitas Mariae?”
“Fu una tipica fregatura alla democristiana, e purtroppo con l’appoggio dei socialisti, ‘sti traditori …”
“Acqua passata, generale. Lei è un lupo e come tutti i lupi ha perso il pelo ma non il vizio …”
“Ho perso il pelo? Lo vedremo alle elezioni, che sono arcisicuro di vincere”.
“Torniamo al dunque, generale, cioè al suo programma”.
“Semplice, pochi punti ma chiari. Abolire il consiglio comunale, la giunta comunale, il segretario comunale e dare a me ogni potere”.
“Una dittatura!”
“Però elettiva, voluta dal popolo. Questa è stata da sempre la mia idea quando bisogna affrontare situazioni particolarmente difficili e oggigiorno, con la crisi economica e la corruzione dilagante, ci siamo in pieno. Un’idea che fra l’altro misi per iscritto, nelle mie memorie. Se vuole, gliela ripeto testuale”.
“Dica pure, sono tutt’orecchi”.
“Corruzione nel Parlamento, nei ministeri, nei tribunali, nei giornali, negli uffici, nell’esercito, nelle imprese, nelle banche, insomma in ogni ramo. Essa è alzata a sistema di governo. La democrazia italiana deve persuadersi che non basta essere numerosa, giovane, fidente, ma che importa soprattutto essere ordinata e disciplinata. L’Italia non deve affidare la sua sorte a cinquecento parlamentari, che dopo averla assordata con ciarle la conducono a rovina. Invece scegliere il più onesto fra gli Italiani e nominarlo dittatore temporaneo per la durata di due anni”.
“E quando le scrisse, queste cose?”
“Nell’esilio volontario di Caprera, 135 anni fa”.
“Impressionante, generale! Se penso a come siamo messi oggi mi vengono i brividi!”
“E scrissi pure che ‘l’umanità è divisa in due classi, quella dei Mangianti e quella dei Mangiati’. Attuale, no?”
“Ma si rende conto che lei, adesso, sta tramando un Colpo di Stato?”
“Elettivo, ripeto. E poi, per voi, sarebbe qualcosa di più modesto, non un Colpo di Stato ma un Colpo di Comune …”.
“Ma pur sempre dittatura, il che non le fa molto onore …”.
“Dimenticavo di dirle che nel mio programma c’è al primissimo posto l’impegno di cambiare il nome della città”.
“Cambiar nome a Macerata? Questa è bella! E per quale ragione?”
“Ho notato che i vostri cittadini sono in grandissima parte disillusi, sfiduciati, rassegnati, immalinconiti, intristiti …”
“E’ il loro carattere, generale”.
“E s’è mai chiesto come mai? Secondo me dipende dal nome della città”.
“Macerata?”
“Macerata, sì. Che significa questo nome? Significa macerie, nient’altro che macerie. E immagini quanto conforto morale può riceverne chi nasce e vive fra le macerie! Una buca in una strada? Macerie! Una crepa in un muro? Macerie! Manca la piscina? Macerie! La Lube se n’è andata? Macerie!”
“Via, generale. Macerata si chiama così perché venne costruita – e poi, crescendo, divenne bellissima – con le macerie della romana Helvia Ricina distrutta dai Goti nel quarto secolo”.
“Helvia Ricina? Come l’olio di ricino? Ecco un’ulteriore parola che certo non favorisce il buonumore …”
“In Italia ce ne sono altre due: Macerata Feltria in provincia di Pesaro e Macerata Campania in provincia di Caserta. La prima edificata con le macerie della romana Pitinum Pisaurense che fu distrutta dagli Ostrogoti nel sesto secolo e la seconda con le macerie della romana Capua Antica rasa al suolo dai Vandali nel secolo quinto. Pure lì, allora, gente triste, sfiduciata, immalinconita?”
“Non conosco gli abitanti di quelle città, ma suppongo di sì”.
“Prendo atto, generale, di questa sua incredibile stravaganza di cambiar nome a Macerata. Ma come bisognerebbe, allora, chiamarla?”
“Non ci ho ancora pensato, ma non sarà difficile trovare un nome migliore, un nome che sia lieto, sereno, suscitatore di positivi propositi per il futuro. E che non abbia niente da spartire con le macerie …”.
“Mi faccia delle ipotesi”.
“Che dire? Non so, qualcosa come ‘Felicittà’, o ‘Allegrandia’, o ‘Contentopoli’ o roba del genere. Allora sì che la gente riuscirebbe finalmente a togliersi di dosso il peso mortifero e plurisecolare delle macerie …”.
“Generale, la notte sta finendo ed è ora di lasciarci. Le prometto però che di questa intervista impossibile riferirò in Cronache Maceratesi, un quotidiano on line. E per quanto riguarda la sua candidatura, non posso far altro che augurarle buona fortuna”.
“Questo giornale è molto seguito pure in Paradiso, dove adesso mi trovo e gioco a carte con Pio IX “.
“In Paradiso? Toh! Lo vede che la sua bellicosa animosità contro i rappresentanti terreni della misericordia divina le è stata perdonata?”
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se quel che gli tocca vedere dall’alto della piazza è un cantiere di lavori in corso mai iniziati – diconsi cancelli- e al di là a salire un deserto di negozi chiusi, e se poi per avventura arrivasse a vedere in lontananza i “necessari supermercati” sarebbe pure auspicabile si presentasse ….e di voti ne prenderebbe
Ahaha gioca a carte con PIO. IX. !! Ma quando mai. Avrebbe preferito le fiamme del l’inferno che. Vivere un eternità da democristiano.
La bandiera rossa per molti elettori di sinistra e’ come Pomeriggio 5 per quelli di Berlusconi: una cosa che rassicura, che va bene qualsiasi cosa ci si nasconda sotto, una cosa che si vota sulla fiducia, a cui si delega la fatica di pensare. Dove c’e’ bandiera rossa c’e’ casa. Se e’ rosso e’ buono, se e’ rosso vuol dire che e’ con i lavoratori, con i deboli, con quelli che pagano le tasse.
Non e’ piu’ vero da anni: l’unico merito di Renzi e’ che, al netto del suo gran blaterare a vuoto e della sua retorica giovanilistica da quattro soldi, che ormai fa anche a pugni con la pancetta incipiente, non cerca piu’ nemmeno tanto di nasconderlo.
Queste interviste impossibili sono semplicemente fantastiche!
Giancarlo Liuti , per evoluzione naturale, , non fa più sogni erotici, ma sogni…..eroici !
Lo spirito nobile sovrasta la materia.
Vorrei chiamare la sua penna “calamum aureum” nel ricordo di quanto ci è stato insegnato al liceo classico
dove uno dei suoi più importanti personaggi aveva il nome di ” avis aurea”.
Tempo addietro sognai Bill Clinton, ma non ricordo quale fu il presupposto o la causa.
A parte gli scherzi, congratulazioni Giancarlo ! La tua fantasia, stante la situazione, avrà molto da raccontarci.
Lo capisco, se in Paradiso gli tocca giocare a carte con Pio IX e se anche lì non si trovano quotidiani più interessanti di Cronache Maceratesi, allora tanto vale che Garibaldi torni in questa valle di lacrime a tentare l’impresa più disperata di tutte, quella qui favoleggiata di infondere un soffio di leggerezza vitale a Macerata. Costi quello che costi, forza Giuseppe!