di Giancarlo Liuti
Non è gradevole essere svegliati dal telefono alle tre di notte, ma quando sento dire “sono Matteo” immagino che sia Matteo Zallocco, il direttore di Cronache Maceratesi, e voglia darmi una notizia di straordinaria importanza.
“Cos’è accaduto di così eccezionale da telefonarmi a quest’ora strana? Il Pd ha forse deciso di sostenere compattamente e con forza il sindaco Carancini? La Lega Nord ha forse suggellato l’alleanza col Pdl partecipando con entusiasmo risorgimentale al forum sull’unità d’Italia lanciato da Pistarelli?”
“Carancini, Pistarelli? Mi perdoni, ma non so chi siano. L’ora, comunque, non è strana, perché da me è mezzogiorno. Alle corte, signore. Io sono Matteo Ricci e chiamo da Pechino”.
“Il sommo Matteo Ricci?”
“Per l’appunto. Lei m’intervistò un anno fa, ricorda?”
“Certo che me lo ricordo, eravamo in viale Puccinotti, parlammo di Macerata”.
“Adesso l’intervista vorrei farla io a lei, perché temo che sul mio conto ci sia un po’ di confusione”.
“Per il quarto centenario della morte?”
“Anche, ma in particolare per il monumento che si sta cercando di costruire in piazza Vittorio Veneto, alias San Giovanni”.
“Che vuol sapere?”
“Anzitutto com’è fatto”.
“Purtroppo manca un progetto definitivo e non so dirglielo con precisione”.
“Se ne parla da un anno e ancora non è stato fornito un plastico che lo esponga dettagliatamente al giudizio dei cittadini più consapevoli ed esperti di queste cose?”
“Circola solo uno schizzo, un vago bozzetto. E architetti, storici e artisti maceratesi hanno già manifestato le loro forti perplessità. Se ne conoscono le dimensioni, quelle sì, ma dette a parole. Una base di quattordici metri quadrati e una statua alta tre metri. La più imponente operazione del genere dopo quella per Garibaldi”.
“Dunque una specie di mausoleo. E la statua sarei io, no?”
“In bronzo e col volto d’oro”.
“Accidenti! E il costo?”
“Seicentomila euro”.
“Caspita! E chi paga?”
“Per un terzo la Fondazione di Banca Marche, poi la Provincia, la Regione e il Comune, quest’ultimo con centomila euro”.
“E la Curia non c’entra?”
“Sì che c’entra, ma non sotto il profilo economico”.
“Solo come suggerimento, proposta, iniziativa?”
“Esatto. Una di quelle iniziative alle quali, da noi, gli enti pubblici fanno molta fatica a dire di no”.
“Ma chi ne è stato il promotore ufficiale?”
“Il comitato per le celebrazioni ricciane, composto da vari soggetti fra cui la Curia e il Comune. Fu lì che l’anno scorso si elaborò un programma con dentro anche l’idea di un monumento”.
“Proprio questo e proprio in questa piazza?”
“Non credo, l’impegno era generico”.
“Mi spieghi come stanno realmente le cose”.
“L’ha detto ieri il nuovo governatore della città monsignor Claudio Giuliodori, il quale, dopo avere affermato con l’autorevolezza derivante dal suo inedito ruolo che il monumento si deve fare, si deve fare così e, par di capire, proprio lì, ha attribuito a se stesso il diritto di scegliere l’autore, affidargli l’incarico e financo di contrattare il costo facendolo scendere da 750 mila a 600 mila euro. Dunque una brillante operazione commerciale, nel corso della quale il nuovo governatore della città monsignor Claudio Giuliodori è perfino riuscito a ottenere la ‘notevole rateizzazione’ dell’importo”.
“Ma non si tratta di occupazione del suolo pubblico e soprattutto di estetica urbana?”
“Ovviamente sì”.
“E la parola definitiva non dovrebbe spettare all’autorità comunale?”
“Dovrebbe. Ma il nuovo governatore della città monsignor Claudio Giuliodori non la pensa così e può darsi che quel comitato gli abbia davvero spianato la strada, anche se finora il Comune non ha varato alcun atto formale di rinuncia alle proprie prerogative”.
“Io a Pechino predicavo il detto evangelico di dare a Dio quel che è di Dio e a Cesare quel che è di Cesare”.
“Il Comune di Macerata come Cesare? Via, non scherziamo. Sessant’anni fa, per l’obbrobrio edilizio alle spalle della Basilica della Misericordia il potere fu della Curia. E adesso, per questo monumento, il potere è tornato alla Curia. Non a caso la scelta dell’autore è caduta su Cecco Bonanotte, un valente artista molto introdotto in Vaticano”.
”Quindi non c’è stato un concorso nazionale, com’è buona norma in questi casi”.
“No”.
“Ho capito. E bonanotte al secchio”.
“Vede, padre, il fatto è che Macerata ama definirsi città della cultura ma le sue classi dirigenti non hanno mai tenuto in gran conto la bellezza dei luoghi, che per l’appunto è suprema espressione di cultura. Ha notato la sede della ex Cassa di Risparmio? E lo stellone dei Lion’s in via Roma? E il monumentino di Piazza Pizzarello? E gli altri, qua e là, delle associazioni d’arma? E la scultura all’inizio di Borgo San Giuliano? E quella del Don Chisciotte ai giardini? Basta che qualcuno proponga e il Comune, senza neanche fiatare, si adegua, va a rimorchio, lascia fare”.
“Sì che l’ho notato. Io sono un amante della bellezza – avrà visto con quanta eleganza mi vestivo – ed ecco perché dopo quel nostro incontro in viale Puccinotti decisi di rientrare nella mia tomba di Pechino e di non tornare mai più a Macerata”.
“Forse dovrà tornarci per forza, trasfigurato nel marmo e nel bronzo”.
“Con la faccia d’oro? Mio Dio, mi vengono i brividi. E la piazza? La ricordavo stupenda, c’era la casa dei gesuiti, la specola delle loro meditazioni, poi la facciata della chiesa seicentesca la rese ancora più bella. Insomma, la dimensione, la fattura, la collocazione, il costo e la procedura di questo monumento non mi vanno a genio. Storcerebbe il naso pure Gesù, figuriamoci Confucio, maestro di equilibrio, armonia e buon gusto”.
“Eppure dovrebbe esserne contento, padre. Comunque lo si consideri, è un grande omaggio alla sua memoria”.
“Grande? Diciamo grosso. E poi non mi soddisfa come si sta trattando, a Macerata, il significato moderno e profondo del mio centenario”.
“In che senso?”
“Si è mai chiesto per quale ragione il primo, il secondo e il terzo centenario non hanno mai avuto la stessa risonanza di questo e, anzi, son quasi passati sotto silenzio?”
“Già, perché?”
“Per quattro secoli la figura di un missionario che va in Cina e getta un ponte fra Cristo e Confucio non era gradita alle alte sfere, tant’è vero che io, in vita, ebbi non pochi problemi con le gerarchie pontificie e rischiai addirittura la scomunica. Adesso, invece, mi si esalta. Per buoni motivi, intendiamoci. Fra i quali l’esigenza diplomatica della Chiesa di creare un clima di distensione con le autorità di quell’immenso paese. Ma di motivi ce ne sono altri, direi più importanti”.
“Cioè?”
“La nuova concezione del mondo, un mondo aperto, un mondo all’insegna di quella che definirei la globalizzazione culturale e morale. Io portai in Cina il Vangelo, certo, ma anche la scienza, la tecnica, le lettere, la filosofia, l’arte dell’Occidente europeo, e i cinesi, accogliendomi come un fratello, arricchirono me con le loro conoscenze, con la loro idea della vita. Come negare allora che il contenuto profetico della mia vicenda terrena abbia a che vedere con le questioni dell’immigrazione, dell’integrazione, dell’accoglienza, del rispetto della persona, del rifiuto di ogni forma di omofobia e di razzismo? Questioni, stia attento, che oggigiorno riguardano da vicino l’Italia, le Marche, la stessa Macerata”.
“Ebbene?”
“A parte la passione intellettuale del professor Filippo Mignini, non mi pare che i maceratesi siano stati sufficientemente coinvolti in riflessioni sull’autentico valore della mia straordinaria attualità, che è religiosa, certo, ma anche laica, civile, sociale, politica in senso nobile e alto”.
“Beh, non mi dica che a Macerata non si parla abbastanza di lei”.
“Certo che se ne parla, e perfino troppo. Ma in che modo? Mostre, monumenti, concerti, depliant, poster, discorsi celebrativi, viaggi turistici in Cina anche per gustare l’anatra laccata, turisti cinesi che vengono a Macerata anche per gustare i vincisgrassi. E, prima o poi, salterà fuori un ristorante o un negozio di abbigliamento col mio nome”.
“La modernità, padre. Visibilità, apparenza, presenza”.
“Ma io li conosco, i miei concittadini. Verrà presto il momento che non ne potranno più e diranno basta con questo benedetto Matteo Ricci che, a parte la nascita, non hanno capito chi sia. Allora scivolerò via dalla loro coscienza come fa l’acqua sulle penne di un’oca. E bonanotte”.
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Grande, come sempre! Grazie Liuti!!!
Sembra a Matteo garberebbe di più la realizzazione di un’elegante porta in bronzo all’ingresso della chiesa di S. Giovanni, con tante formelle che narrano la storia e le opere della sua vita. Sulla porta potrebbero anche essere rappresentati, in basso a destra com’era nella consuetudine dei tempi andati, i mecenati che hanno voluto l’opera e che rimarrebbero lì effigiati per l’eternità. Questi i committenti che con l’opera d’arte sacra potrebbero salvarsi l’anima: il vescovo, il vice-presidente della Fondazione Banca Marche, il Presidente in esilio della Provincia, il Presidente della Regione e il Sindaco di Macerata.
E’ auspicabile che, anche grazie alle Sue riflessioni, gli interessati facciano quello per cui sono stati chiamati: il Sindaco a governare la città ed il Vescovo ad essere il pastore di anime. Condivido la Sua impressione che il secondo, invece, voglia sostituire il primo usando, a mio giudizio, anche toni arroganti e presuntuosi (…..“qualcosa che resterà nella storia di questa città, che non vorrei invece che si rivelasse ancora una volta miope e provinciale” – corriere adriatico del 6.11.2010). Da cattolico preferirei che il Vescovo non perdesse tempo a “trattare sul prezzo” o a chiedere “dilazioni di pagamento”. E’ stato chiamato per fare altre cose. Da miope e provincialotto maceratese: quanta nostalgia di un certo Ersilio.
Ma stiamo scherzando?! Un vescovo che fa il sindaco e un sindaco che gli fa da cagnolino!! E per fortuna che Giuliodori ha aiutato in campagna elettorale Pistarelli sennò Carancini l’avrebbe fatta al vescovo la statua!!!
Rimpiango Don Camillo e Peppone!
Complimenti dottor Liuti per come sa raccontare con ironia le nostre tristi realtà!
Dott. Liuti, non so proprio immaginare se il maceratese Padre Mattei Ricci avrebbe fatto queste sue domande. Sa benissimo quanto rispetto le porto.Nel mio piccolo ho sempre cercato di stimolare i maceratesi ad una maggiore risolutezza nella mentalità di capoluogo. Non condivide con me che il monumento al gesuita andava fatto qualche secolo fa e che i maceratesi sono molto in ritardo rispetto
Grazie dottor Liuti per aver cercato di far aprire gli occhi alla cittadinanza che, fino ad ora purtroppo, nulla ha avuto da dire su quei “monumenti” di discutibilissima fattura e collocazione che lei elenca (a parte i mugugni sul “Don Chisciotte”).
Poi, va bene che l’arte costa, ma 600.000 mila euro per un monumento del tutto discutibile, non sono un po’ troppi? Giustissimo che la sua città natale ricordi Matteo, ma tutto ha un limite!
@ Gabor Bonifazi.
Idea eccellente la tua, sarebbe un’ onorificenza discreta che si addice a un personaggio come Matteo Ricci , artisticamente molto valida e di nessun ingombro spaziale. Meriterebbe di essere presa seriamente in considerazione. Già me la vedo quella porta far mostra di sé dallo scorcio di Corso della Repubblica , in quella disposizione della facciata della Basilica battuta dal sole. Bellissima. Magari, diversamente dalla classica porta a formelle, potrebbe contenere un qualche elemento più macroscopico d’ interruzione ritmica verticale che potrebbe essere la figura scolpita di Matteo Ricci, come per farlo risaltare nella scala delle proporzioni narrative.
Quando leggo che una statua di quelle dimensioni, economiche e di misura, sarebbe un investimento per il ritorno che produrrebbe in termini di turismo ( entro quanto , questo ritorno economico?), penso che chi voglia realizzarla , stia confondendo il carisma culturale di Matteo Ricci, con quello mistico-religioso di Padre Pio o Giovanni Paolo II o Giovanni XXIII; penso sia convinto, di stare per innalzare un monumento al Santo più famoso nel mondo.
E ancora Santo non è Matteo Ricci, ma la ricetta tanto resta in famiglia e Santo lo diventerà per forza ,dopo tanto marmo impiegato.
E torno a ripetere il parallelismo che mi evoca, in tutto e per tutto, la questione della statua che” s’ha da fare , col tono manzoniano di un imperativo al contrario sul povero Don Abbondio, con l’ Antico Testamento, Esodo 32:1-14, dove si racconta del vitello d’oro che Aronne fece realizzare ordinando al popolo ebraico:
“Togliete i pendenti d’oro che hanno agli orecchi le vostre mogli e le vostre figlie e portateli a me”.
Tutto il popolo tolse i pendenti che ciascuno aveva agli orecchi e li portò ad Aronne. Egli li ricevette dalle loro mani e li fece fondere in una forma e ne ottenne un vitello di metallo fuso.
Parimenti mi sembra che il Vescovo e il Comitato che lo sostiene, vogliano realizzare un idolo, una statua aurea, più che una commemorativa a Padre Matteo Ricci, dove davanti “costruire un altare” in onore del Signore, come nel famoso passo biblico.
Ma quello che disse Il Signore a Mosè sul Monte in conseguenza di questo fatto, prima di ordinargli di scendere dal suo Popolo e riferire, tralascio per carità cristiana, appunto.
E così non approfondisco nemmeno , dei due dei sette vizi capitali di cui sono vittime coloro che con tanta determinazione vogliono quella statua firmata: superbia e avarizia. Avarizia sì, perché l’avaro è parsimonioso, oculato in casa propria, ma spendaccione coi soldi degli altri.
Pazienza ci fossero, ma non ci sono, se per ricomprare i banchi scolastici, il Comune ha dovuto accendere un mutuo bancario di 100.000 euro: cifra pari pari, a quella che dovrebbe mettere per ….l’investimento su Padre Matteo Ricci, d’oro.
Come anche sfioro appena il passo sulla famosa Torre di Babele, che doveva essere eretta così in alto, da arrivare fino al cielo ma che ottenne invece come risultato , la dispersione dei suoi costruttori, preda della massima ambizione umana.
Innanzi tutto devo complimentarmi con l’articolo del dottor Liuti che apre gli occhi ai maceratesi su molte cose.
Certo è quantomeno strano che l’artista lo debba scegliere chi non verserà un soldo ma a parte questo, in un periodo di crisi come l’attuale, mi viene da chiedermi perchè spendere tutto quel denaro pubblico? Perchè, cioè, andare su un nome che fà spendere tanti soldi? Non si poteva fare un concorso tra artisti emergenti e giovani che avrebbero fatto spendere di meno e avrebbero permesso scelta e selezione? Matteo Ricci avrebbe avuto il suo monumento (giusto riconoscimento), noi avremmo speso meno e artisticamente ci avremmo guadagnato visto che questa statua a quanto si dice sarà faraonica, pacchiana e bruttina. Nel presente momento di difficoltà finanziaria il Comune ha l’obbligo di cercare di ottimizzare la spesa anche perchè, come già ricordato in uno dei commenti che mi hanno preceduto, non è stato facile reperire 100.000 euro per gli arredi scolastici da rinnovare (banchi ecc…) che con tutto il rispetto per padre Matteo Ricci, sono un po’ più di immediata utilità per la città; potrei anche ricordare che è stato necessario stornare dei fondi destinati alla costruzione del collegamento stradale via Mattei-Pieve e in qualche modo quei soldi, usati per altre emergenze, vanno recuperati visto che quella è una strada di cui la città ha bisogno e la aspetta da ormai diversi anni.
Potrei aggiungere che ha ragione il Matteo Ricci dell’intervista nel dire che anche la piazza Vittorio Veneto non sarebbe più tanto bella con un monumento di quel tipo. La cosa più grave è però proprio il fatto che ogni giorno parlando con miei concittadini mi capita di sentire gente che chiede “ma, di preciso, cosa ha fatto questo padre Matteo Ricci?” Segno evidente della poca conoscenza che la città ha di lui (e certo non lo conoscerà meglio con quel costoso monumento). Per tutta una serie di ragioni di cui queste non sono che alcune credo che il buon senso del “bravo padre di famiglia” debba prevalere, Matteo Ricci ha diritto ad un monumento nella sua città, questo è lampante, ma si trovi un’idea meno costosa e meno visivamente impattante e mi auguro che alla luce di tutto questo sia proprio mons. Giuliodori, che più di ogni altro avrà senz’altro a cuore i problemi della nostra città, a comprendere la situazione e a lavorare perchè vengano praticate soluzioni alternative. Altrimenti, come dice Matteo Ricci “bonanotte”!!!
Proprio vero…..preti e polli mai satolli!!!Nei momenti più bui per la nostra Italia e la nostra città/paesotto (come dice giustamente il signor Golini) stiamo qua ancora a corroderci ulteriormente il fegato per una situazione a dir poco grottesca per non dire grave. Non c’è situazione familiare che non conosca, in cui la crisi non abbia intaccato portafogli e conseguente serenità. Nel 2010 ovvero nel 21° secolo il vecchio caro motto “libera chiesa in libero stato” diventa sempre più utopistico nella nostra cara Italietta figuriamoci nella nostra città/paesotto. Senza scomodare il grande Che Guevara la colpa è solo di noi poveri polli nei pollai e non delle libere volpi che ormai tanto bene conosciamo.
600 mila euro? li pagasse il vaticano. i soldi dei contribuenti buttati via. la scala mobile, la statua… aò ma non sapete proprio come buttarli via sti quattrini?
La maggior parte dei contribuenti italiani non conosce il meccanismo di ripartizione dei fondi dell’8×1000, che la stessa ADUC (Associazione per i diritti di utenti e consumatori) non esita a definire “perverso”.
In Italia soltanto il 35% circa dei contribuenti firma per destinare esplicitamente l’8% o ad una delle confessioni religiose che hanno stipulato accordi con lo Stato (Chiesa Cattolica,Valdesi, Comunità Ebraiche, Luterani, Avventisti del 7° giorno, Assemblee di Dio) oppure per destinare quei fondi allo Stato stesso.
MA il resto delle preferenze inespresse NON viene destinato allo Stato, come molti pensano… viene ripartito in proporzione!
Poiché quindi circa l’88% di chi firma lo fa a favore della Chiesa Cattolica, automaticamente quest’ ultima si becca l’88% anche di tutto il resto della torta anche se nessuno ha firmato per destinarle quei soldi!!!
Molti pensano che NON firmando per nessuno, l’8% o vada allo Stato MA si sbagliano..si sbagliano di grosso!
Ti sei mai chiesto perchè lo Stato NON ha una convenzione simile anche con i Testimoni di Geova? O con gli islamici? O con gli induisti? O magari coi buddisti?
Semplice… La Chiesa dovrebbe spartire la torta con soggetti che ( al contrario dei cattolici che firmano quando si ricordano, o perchè glielo dice il commercialista ) firmerebbero TUTTI fino all’ultimo…
Per questo le richieste giacciono da anni insabbiate in qualche cassetto del politico di turno.
Mentre invece, guarda caso, sono convenzionate confessioni cristiane di estrema minoranza… e naturalmente gli ebrei, che come si sa NON fanno proselitismo e quindi NON aumentano significativamente di numero.
Che furbizia!!
Domanda : Ammesso che tutto ciò fosse…. perché non dovrei comunque desiderare che i soldi dell’ 8×1000 vadano alla Chiesa Cattolica?
Fa così tanto del bene in tutto il mondo… vero?
Ripartizione delle somme derivanti dall’8×1000 dell’IRPEF alla Chiesa Cattolica
per l’anno 2008 pari a EUR 1.002.513.715,31
approvata dalla 58a Assemblea Generale della Conferenza Episcopale Italiana
marzo 2008
EUR
373.000.000,00 per il sostentamento del clero
EUR
424.513.715,31 per le esigenze di culto e pastorale:
160 milioni alle diocesi
110 milioni per costruzione di nuove chiese
7 milioni per costruzione di case canoniche nel Sud d’Italia
68 milioni per tutela e restauro dei beni ecclesiastici
EUR
38.000.000,00 per le esigenze di culto e pastorale di rilievo nazionale
EUR
32.513.715,31 per la catechesi e l’educazione cristiana
EUR
9.000.000,00 ai Tribunali Ecclesiastici Regionali
EUR 205.000.000,00 per gli interventi caritativi , dei quali 90 milioni alle diocesi
30 milioni per esigenze caritative di rilievo nazionale
85 milioni per gli interventi nei paesi del Terzo mondo
Mettono su spot che costano centinaia di migliaia di euro e ti propinano le facce sorridenti o lacrimose dei poveri di tutto il mondo, con i giovani ed aitanti preti che dicono “facciamo tanto per molti” e nel frattempo si beccano 1 miliardo di EURO all’anno…
PERO’ ai poveri del terzo mondo danno le briciole…
85 milioni su 1mld è circa l’8,5% !!!!!!!!!!!
e il resto dei soldi dove va a finire?
Certo, dirai “restano sempre 120 milioni di euro destinati ai poveri italiani”MA non esiste resoconto dettagliato su CHI spende COSA per CHI, perchè il Vaticano è uno stato sovrano che NON deve rendere conto all’Italia…questo dice il Concordato.
Ma io mi domando e ti chiedo:
Se tutti questi soldi, cioè più di 1 MILIARDO di EURO all’anno fossero destinati direttamente al Welfare, piuttosto che in opere assistenziali basate- come TUTTI sanno – essenzialmente sulla forza lavoro di VOLONTARI, NON SAREBBE MEGLIO?
Altra domanda ti sta frullando in testa…
“Sì vabbe’ ma comunque la Chiesa usa 68 milioni di euro per restaurare chiese che comunque attirano il turismo… bla bla bla”
Davvero?!
allora… ti farà piacere sapere che
Lo stato Italia paga al Vaticano le spese di:
– Acqua (la bolletta annuale è di circa 25mln di euro)
– Corrente elettrica
– Gas e carburanti
– Smaltimento acque reflue ( chi abita a Roma lo sa… eccome se lo sa, visto che pagano loro )
Trasporti
..
Inoltre si addossa il fondo pensione del clero, gli stipendi degli insegnanti di religione cattolica ( dipendenti del vescovo MA pagati dallo Stato… avviati nella corsia preferenziale dei docenti di ruolo grazie ad una delle leggi vergogna del governo Berlusconi ), le spese di manifestazioni e altri giri turistici del papa in Italia e all’estero (parliamo di cifre dell’ordine di centinaia di milioni di euro)… senza contare tutti i soldi che la Chiesa NON paga di tasse, a cominciare dall’ICI, perchè…
“Il Vaticano è uno stato sovrano e NON paga tasse ad altri stati”
In totale, compreso l’8×1000, la voragine del Vaticano ingoia annualmente più di 9 miliardi di EURO !!!
E nel passaggio di mano a noi restituiscono 120 mln in opere di carità.
Non c’è nient’altro da dire
Da che mondo è mondo, la chiesa è stata sempre gran maestra nel dire agli altri l’esatto contrario delle proprie azioni..
Fate i figli e loro non ne hanno
Sposatevi e loro manco lontanamente ci pensano
Siate poveri e navigano nell’oro
Pagate le tasse e loro non le pagano
Rispettate le leggi e i preti pedofili sono giudicabili da tribunali interni, in gran segreto.
etc., etc.
Geniale come sempre Liuti! Macerata deve essere onorata di avere uno scrittore come Lei.
Ottima l’intervista immaginaria (mica tanto). Due soli appunti al Dott. Liuti:
1) nell’elencare le opere poste in essere in città ha dimenticato la fontana a cucciola in fondo alle scalette!
2) Lions non si scrive con l’apostrofo sassone e poi il monumento non è brutto (invidia di altro club..ci sta pure)!
Per quanto riguarda le riflessioni tutte giuste, solo al Sig. Tacconi ricordo che già una statua è stata dedicata a padre Matteo Ricci, proprio dai Lions e ora, dopo anni di esilio è messa in bella mostra proprio a fianco all’incompiuto Duomo! E’ un opera di Virgì altro personaggio (artista) valente maceratese cosa si potrebbe desiderare di meglio?
Quindi i soldi, i 600.000 euro per la statua, a cui dovranno essere assommati tutti gli altri euro per il progetto, la posa in opera, la base ecc.. possono essere utilizzati per altre cose più utili.
Va benissimo un museo (attira turisti.