Rom, commenti violenti sui social
Corvatta va in commissariato

CIVITANOVA - L'assessore Cecchetti allibita dal linguaggio usato: "Bisogna evitare che qualcuno possa commettere atti indiscriminati"
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Accampamento nomade di via Breda

Un recente accampamento nomade di via Breda

 

 

di Claudio Romanucci

Il sindaco di Civitanova Tommaso Claudio Corvatta va al commissariato. “Poi torna al lavoro, nel mio ambulatorio”, ha sorriso stamane in Comune. Stavolta non passa sopra la violenza scritta sui social network. Agli agenti delle forze dell’ordine riferirà delle frasi riportate da alcuni ritenute pesanti e minacciose. La serie di commenti poco “ortodossi” s’è accesa sulla vicenda dell’accattonaggio e sulla presenza di etnie in alcuni spazi del territorio comunale, dalla zona industriale all’area commerciale del nuovo complesso a due passi dal casello A/14.

Sulla questione dei rom l’assessore Cristiana Cecchetti invita ad una riflessione sui riflessi sociali della crisi: “Nel nostro tempo – esordisce – nel presente, viviamo un momento di grande crisi: non solo economica poiché ho la sensazione che la prostrazione del reddito, falcidiato da tasse e perdita del lavoro, si ripercuota sui valori fondamentali della giustizia, dell’accoglienza e della solidarietà. Non si spiegano altrimenti gli appelli di varie figure pubbliche, più o meno di rilievo, occupate a sollecitare gli istinti meno nobili della società nei confronti di migranti, dei diseredati di ogni etnia, dei colpevoli per eccellenza: gli zingari. Come gli ebrei, negli anni dell’avvento del nazismo, sono da alcuni considerati i responsabili di tutti i mali. Intendiamoci, so perfettamente che molti di loro vivono di espedienti e perpetrano furti. So che dietro una parte di loro c’è criminalità organizzata, so che non condividono molte regole della civile convivenza: tutto ciò mi crea un profondo fastidio e il desiderio di veder punito dalla legge chi la legge infrange.

Cristiana Cecchetti,assessore alle risorse umane e pari opportunità

Cristiana Cecchetti,assessore alle risorse umane e pari opportunità

Ma non mi sogno di fare di ogni erba un fascio, di giudicare tutta una comunità dal mal fatto di alcuni. Non giustifico, non assolvo. Ma sentire, in un pubblico ufficio uno di loro che chiede la possibilità di sostare per assistere una parente malata (con tanto di certificato dell’ospedale) e vedere che c’è difficoltà ad accogliere un’umana richiesta, vedere che si mettono sullo stesso piano dei furfanti mi indigna. Mi spaventa la deriva all’intolleranza invocata localmente e a livello nazionale, l’invito a ‘farsi giustizia da soli’, al ‘dare fuoco’, al ‘prendiamo i fucili’. I commenti della rete mi lasciano senza parole: sembra che all’allargarsi della platea non corrisponda un’adeguata capacità di analisi e giudizio, giudizio che sempre più diventa sommario, violento. Certo un intervento è necessario, non tanto e non solo a ‘protezione’ dei cittadini onesti (vorrei ricordare che tutti i periodi di crisi portano un esponenziale aumento della criminalità) quanto ad evitare che qualcuno, più debole di mente di altri, possa commettere atti di violenza indiscriminati, non solo su coloro che si ritiene siano responsabili di contravvenire la legge, ma anche contro gli amministratori e, addirittura, la stampa stessa accusata se cerca di mantenere un’equanime comportamento nell’analisi dei fatti. Il nostro benessere, la nostra sicurezza non sono legati alla capacità di accogliere, imponendo certamente, il rispetto della legge e delle regole. Non c’è dignità nell’emarginare, non c’è nemmeno soluzione in una risibile ordinanza: se queste ultime potessero risolvere i problemi, saremmo a cavallo. So già che sarò oggetto di un’ondata di critiche e accuse per questa presa di posizione ma sinceramente non credo che della mia città debba essere palese solo la raccolta di firme contro l’accattonaggio”, conclude.

 

 

 

 



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