di Monia Orazi
Giganteschi contenitori di occupazione precaria, dove la presenza sindacale è sporadica e scarsamente rilevante. E’ la politica del lavoro scelta da alcuni esercizi e negozi presenti all’interno dei centri commerciali, che per facoltà di legge possono ininterrottamente restare aperti 365 giorni all’anno. Si chiude giusto a Natale, ormai sono stati sdoganati Pasqua, Pasquetta, 25 aprile e persino il giorno della festa dei lavoratori, il primo maggio. Giorno durante il quale due centri commerciali, il Corridomnia Shopping Park ed il nuovissimo Cuore Adriatico, resteranno aperti. Poche le prese di posizione contro quest’ultimo baluardo del riposo commerciale, cancellati nell’indifferenza generale (leggi l’articolo). Sono aumentate in modo cospicuo le vertenze sindacali di lavoratori dipendenti, provenienti dal settore del comparto commerciale grande distribuzione.
A denunciarlo sono i vertici della Cgil di Macerata, l’ex segretario Aldo Benfatto e la segretaria provinciale Filcams Cgil Michela Verdecchia, in una videoinchiesta di Marta Scocco e Chiara Riccardi, elaborata nell’ambito del progetto dedicato al giornalismo investigativo del dipartimento di Scienze di Comunicazione dell’Università di Macerata, in collaborazione con l’Anpi. Per chi vuole lavorare nei centri commerciali, è bene sapere che la retribuzione media varia dai 700 euro, ai circa 1050, che possono salire a 1200 nel caso il lavoratore sia un uomo. Orari e forme contrattuali sono le più svariate.
Predominano, selvaggi part time in prevalenza verticali e ad orario variabile di settimana in settimana, ci sono i contratti fatti apposta per gli studenti che lavorano solo nei fine settimana, contratti a chiamata per chi lavora nel settore della ristorazione e si trova all’improvviso dietro al bancone, con poche ore di preavviso. Si resta a casa soltanto nei primi giorni della settimana, invariabilmente nel fine settimana, il sabato e la domenica si lavora, tutto il personale è presente nell’esercizio commerciale perchè si registra il maggiore afflusso di gente. Il giorno in cui si vende di più è il sabato pomeriggio, ora i guru del marketing saranno pagati affinchè il secondo giorno di maggiori vendite diventi la domenica, che attualmente è al quinto posto. Tradotto: alla domenica tutti al lavoro ad ogni costo, tanto che per le famiglie dei dipendenti un giorno in cui ritrovarsi tutti insieme diventa impossibile. Nei contratti sono inserite appositamente clausole per avere la maggiore flessibilità possibile, con la possibilità di apportare deroghe alla contrattazione generale, purchè sottoscritte da un’associazione sindacale.
C’è un supermercato situato in uno dei maggiori paesi della provincia di Macerata, che avendo aperto da tempo, non paga i propri dipendenti da cinque mesi. Appena si entra in questi esercizi commerciali, denunciano i sindacalisti, si lavora per un periodo di prova che per legge dovrebbe essere retribuito, mentre a volte accade che con la scusa dell’affiancamento l’aspirante commesso a posto fisso, spesso si ritrova senza un euro in tasca. Basta arrivare ad un giorno dalla scadenza del periodo di prova, per essere prontamente rinviati a casa, senza neanche passare attraverso un contratto precario. Diversi i casi di questo genere segnalati alla Cgil. Gli orari di lavoro, nel part time verticale, possono prevedere che per alcuni giorni il lavoratore se ne stia a casa, prontamente disponibile, per poi lavorare ad orari diversi da un giorno all’altro, su richiesta del datore di lavoro. “Sta dilagando sempre di più il fenomeno di lavoratori pagati a giornata con i voucher, contratti inizialmente pensati per far emergere il nero, utilizzati per le prestazioni occasionali di pensionati, studenti e lavoratori manuali. Ora si utilizzano anche dentro i centri commerciali”, spiega Aldo Benfatto.
“Ad alcune giovani donne, impiegate in provincia come commesse è capitato di sentirsi dire di rimanere a casa per l’abbondanza di ore da dedicare al riposo, per poi vedersi recapitare dopo alcuni giorni, una raccomandata di licenziamento per assenza ingiustificata. Per difendersi basta inviare una raccomandata appena invitati a restare a casa, spiegando la situazione in cui si dice chiaramente che è il datore di lavoro che ha chiesto di restare a casa. Un altro esercizio commerciale che ha chiuso in una struttura commerciale della grande distribuzione, mettendo i mobilità i propri dipendenti, ha poi riaperto solo dopo una lieve variazione dell’intestazione sociale, in un’altra struttura della grande distribuzione. Non tutte le aziende sono così, ci sono anche strutture serie con cui abbiamo concluso trattative positive. In una struttura della grande distribuzione, dopo una trattativa sindacale, alcuni posti di lavoro a tempo determinato saranno stabilizzati, con la trasformazione in contratti a tempo indeterminato”, spiega Michela Verdecchia.
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con la promessa di nuovi posti di lavoro si vanno a coprire altre ..ehm magagne..
Ormai l’individuo è stato schiavizzato dal grande capitale, dall’alta finanza e non conta più nulla nel tessuto sociale. La colpa? Dei politici e dei sindacati. Che oggi si svegliano.
Ormai i carrelli sono sempre più vuoti e i supermercati si stanno cannibalizzando tra di essi. Ho cominciato a ritornare ad acquistare gli alimenti nei piccoli negozi alimentari e direttamente dai contadini.
Ormai, la gente è arrivata al limite della sopportazione e non mi meraviglierei in una esplosione improvvisa di rabbia contro questa Casta di magnaccia superpagati. Per fortuna che esistono ancora piccoli partiti su cui convogliare il voto e il M5S a farla da padrone. Altrimenti, con solo PD (partito democristiano), Berlusconi e satelliti, al gente disperata non avrebbe altra via che prendere le armi.
Devono saltá x aria!!!
Perchè i sindacati non fanno i nomi?
Fateci sapere chi sono questi gentiluomini. Basta boicottare tali attività.
è grazie all’operato dei sindacati che esiste tutto questo….. complimenti continuate cosi in modo che il lavoro sia sempre di piu un miraggio…
Nei centri commerciali delle coop invece che succede??
coi ritmi che fanno i vari commessi/commesse non è umanamente possibile resistere per più di 6 mesi… bella strategia del cazzo eheh!
senza considerare che spesso non dovendo timbrare alcun cartellino i dipendenti si ritrovano a lavorare tra le 10 e le dodici ore di media ma ovviamente retribuiti per le consuete otto ore oppure nel caso in cui ci sia la festivita’ di mezzo i lavoratori spesso si vedono togliere la giornata di riposo che viene “scontata” con il giorno di festa….spesso peraltro lavorato…ma poi in busta paga la giornata di riposo esiste eccome …lavorano gratis per l’ennesima volta….ma purtroppo siamo oramai allo sbandc senza controlli ed in balia delle maree….
x yukiko: hai scritto una scemenza qualsiasi o sei in grado di spiegarne il senso!?
Premesso che non sono d’accordo con queste aperture selvaggie, visto che sia io che mio marito lavoriamo nella grande distribuzione, mi domando il perché tutti questo scalpore venga alla luce solo ora, guarda caso in concomitanza con l’apertura del nuovo centro commerciale…. Gl’anni scorsi dove eravate, visto che già da diversi anni eravamo aperti in queste date?????? Ma soprattutto visto che tutti si lamentano,perché in queste date i centri commerciali sono sempre pieni di gente che passeggia invece di andare a fare una scampagnata?????
se i sindacati facevano seriamente il proprio lavoro, oggi non avevamo di questi problemi!!….ma cosa ci si può aspettare da chi tutela in modo “diverso” i dipendenti “pubblici” dai dipendenti “privati”??? il primo è intoccabile, l’altro può morire di fame!
I sindacati sono il male di tutto, poi ci sono circa 30 “agenzie”, tipo ispettorato del lavoro, agenzia delle entrate, ecc…che perseguitano 365 giorni all’anno gli imprenditori e se non hanno i soldi per pagare gli stipendi se ne fregano e li fanno chiudere, quindi la colpa di chi è? continuate prendervela con gli imprenditori, fino a che si rompono i “….” e vanno via dall’Italia poi i sindacalisti e tutti gli impiegati pubblici voglio vedere chi lo paga…La CGIL invece di fare mega sedi, potrebbe dare i propri soldi agli operai….
i nomi? come un mio conoscente mi ha riferito, TUTTI i centri commerciali!! peraltro destinati a sparire, come tutti, dico TUTTI, i centri commerciali al SUD, dopo una decina di anni, di lavaggio e sottrazione fondi per i soci, di precariato e licenziamento finale per i dipendenti, previa cassa integrazione pagata dai cittadini. sempre stando a quello che mi ha riferito il mio conoscente! P.S. i sindacati dovrebbero dettare legge PRIMA della nascita dei centri, non denunciare vagamente DOPO! dopo aver contrattato con i soci ed ottenuto la ripartizione dei posti di lavoro da schiavo degli amici! sempre stando a quanto riferitomi dal mio conoscente!
LEGGENDO QUESTO ARTICOLO SEMBRA DI FARE LA SCOPERTA DELL’ACQUA CALDA. CI VOLEVA IL NUOVO CENTRO PER FAR CAPIRE ALLE PERSONE CHE UN GIORNO LE CITTA’ SARANN OSOL ODEI DORMITORI E I CENTRI COMMERCIALI IL LUOGO IN CUI SI VIVRà DI Più E CI SI Lavorerà? CI MANCA SOL ODI APRIRE UN OSPEDALE IN UN CENTRO COMMERCIALE E POI ABBIAM OFATTO TREDICI, CIVITANOVA CI SI STA VVICINANDO VISTO CHE STANN OREALIZZANDO UN CENTRO FIERE ED U NPALAZETTO A RIDOSSO DI UN CENTRO COMMERCIALE. MI IMMAGINO I LCAOS DELEL MACCHINE QUANDO CI Sarà UNA DOMENICA CON SPORT FIERA E CENTRO COMMERCIALE. MA LA COLPA è DI NOI CITTADIN ICHE ANDIAMO NEI CENTRI COMMERCIALI A FARE GLI ACQUISTI. TROPPO FACILE ED A PORTATA DI MANO, MA PROVATE A CHIEDERE DEGL ISCONTI EXTRA. LI NON CI SONO TITOLARE SOLO COMMESSE E DIPENDENTI CHE VI NEGHERANNO TUTTO. SOL OIL CONTO VI Sarà CONCESSO. E POI CHE NE DITE DI TUTTI GLI INCASSI DEI CENTRI COMMERCIALI? DOVE VANNO A FINIRE DI CERTO NON NELLA STESSA Città SARANNO SPESI, VISTO CHE LE MULTINAZIONALI RISIEDONO ALTROVE SE NON ALL’ESTERO. QUINDI I SOLDI SPESI NO NSARANNO REINVESTITI NELLA STESSA ZONA O MAGARI REGIONE, BELLO NO. E POI CHE DIREDEI PRODOTTI VENDUTI, LA MAGGIOR PARTE DI ESSI PRODOTTI ALL’ESTERO, DI ITALIA C’è POCO. IO PROPORREI UN BOICOTTAGGI OVERSO GL IACQUISTI NEI CENTRI COMMERCIALI O CATENI DISTRIBUTIVE E RITORNARE A SPENDERE NELLE NOSTRE PICCOLEE MEDIA Città VERSO I NOSTRI AMICI COMMERICANTI, E PROPORREI ANCHE UNA MAGGIORE APERTURA DI Mentalità E Disponibilità DA PARTE DEI COMMERCIANTI AD ACCOGLIERE I CLIENTI. MA TUTTO QUESTO DEVE ESSERE FATTO CON L’AIUTO DELLE ISTITUZIONI COMUNALI, FORSE HO DETTO UNA CAVOLATA, TROVATEMI VOI UN COMUNE CHE AIUTA I COMMERCIANTI, BASTA FARE UN PICCOLO ERRORE O DIMENTICARSI DI COMPILARE UN DOCUMENTO CHE SUBITO SCATTA LA SANZIONE, TANTO PER FARE CASSA, DIVIETI DI SOSTA TRAFFICO CHIUSO NEI CENTRI E PARCHEGGI A PAGAMENTO, è OVVIO CHE POI LE PERSONE VADANO NEI CENTRI COMMERCIALI. SE PENSATE CHE A CIVITANOVA CI SONO 70 NEGOZI IN UN SOLO LUOGO QUANTO POTREBBERO ESSERE TUTTI I NEGOZI DI UNA Città COME MORROVALLE E TRODICA. SE NO NRICORDO MALE MENO DI 10 ANNI FA ERA STATO APERTO IL CENTRO COMMERCIALE DI CIVITANOVA TANTI COMMERCIANTI CI HANNO INVESTITO ED ANNO INVESTITO IL LORO FUTURO, ED OGGI NON RIMANE Più NULLA O MEGLIO SI VOCIFERA CHE CI ANDRANNO I CINESI. NON VADO OLTRE, MA INVITO TUTTI I COMMERCIANTI AD UNIRSI ALLA MIA IDEA ED AI MIEI PROGETTI ATTI A FAVORIRE LE PICCOLE E MEDIE Attività. CHIUNQUE VOLESSE PUOI CONTATTARMI ED INSIEME CRESCERE. GRAZIE
La rovina del commercio e il commercio dei politici…
Non scordiamoci mai chi ha fatto la legge che ha permesso il prolificare di queste strutture nel 1998…
In qualsiasi caso – a mio avviso – sarebbe un buon inizio riformare l’IVA (Imposta sul Valore Aggiunto) in IISA (Imposta sull’Impatto Socio-Ambientale) per cambiare il mondo del commercio radicalmente e creare più posti di lavoro.
Sig. Di Iorio, purtroppo il boicottaggio non è nella cultura italiana e tanto meno maceratese. Remare contro è troppa fatica!! Più facile seguire la massa!!
Il problema non è cosa hanno fatto i sindacati per fermare queste grandi strutture commerciali che svuotano i centri delle città e fanno chiudere il piccolo commercio ma cosa hanno fatto i Sindaci delle città i soli che hanno il potere di regolamentare assieme alla regione per fermarli.
Come è andata con il centro commerciale a Corridonia questo Magazine se ne è occupato molto e chi voleva sapere la natura,lo sopo,i fatti ha avuto tante informazioni.Su come è nato il maxi centro a Civitanova altrettanto in tanti hanno avuto modo di approfondire e farsi una idea sulle paternità.nella sostanza i Sindaci hanno fatto da Balia a questi centri commerciali,di fatto con le loro scelte hanno cambiato la faccia delle città.Se ora i centri storici si svuotano,il commercio di città langue e chiude,se il traffico si impantana e inquina,se si creano non luoghi il cui solo scopo è fare affari,drenare contante e poi quando la festa finisce spariscono la responsabilità primaria in tanti casi anche nella nostra provincia è dei Sindaci.
Sono d’accordo con gran parte di Voi ( Lalla Pazze, Rossano e in special modo Yuri Paoletti)…. I sindacalisti sono solo gente che strumentalizzano i lavoratori per le tessere, tanto è vero che tutelano solo i loro tesserati. Basta invece un semplice controllo dell’ispettorato del lavoro per scoprire la posizione dell’imprenditore, infatti con una semplice dichiarazione fatta dal dipendente per altro neanche verificata o verificabile nella sua genuinità, per far scattare un procedimento amministrativo al termine del quale ti conviene pagare la probabile sanzione perche un eventuale ricorso avrebbe lo stesso costo dell’ammenda (ricordo a tutti che lo Stato non paga i costi tantomeno le conseguenze dei processi). Proprio per quanto detto sopra, realmente, i sindacati sono superflui ed infatti alzano la voce al solo scopo di farsi notare e rivendicare un ruolo nel contesto lavorativo e, al fine di attirare simpatie, tende a stigmatizzare l’operato dell’imprenditore che invece offre opportunità di lavoro. I sindacati tendono a fomentare discussioni che portano solo alla autodistruzione dei posti di lavoro…… e se finisce il lavoro indovinate poi il lavoratore che fine fà ?. Ricordo che in un rapporto di collaborazione professionale, diritti e doveri viaggiano di pari passo, non si può parlare solo di diritti a scopo propagandistico. Basta fare la politica del “meglio un uovo oggi che……. “. Vorrei sapere se un sindacato, uno qualunque, al fine di tutelare i lavoratori onesti e corretti, ha mai proposto il licenziamento di un dipendente sorpreso a rubare, di un assenteista o un falso malato? Ricordiamoci che un assenteista ruba il posto di lavoro ad una persona che ha voglia e/o bisogno di lavorare!!! Ci vuole coraggio a tutelarli !!!!. Vi ricordo quanto accaduto in FIAT pochi mesi fà, la goccia che ha fatto traboccare il vaso e ora la EX FIAT viaggia in altri stati…. complimenti….. chi troppo vuole nulla……….. !!!
Questo è il mio pensiero, spero di non aver offeso nessuno e non prendetevela a male.
Per Cerasi : nelle coop il peggio del peggio: 500-700 euro per 40 ore settimanali. Con l’asseverazione dei sindacati.
Per il signor Benfatto: oggi il sindacato, se vuole, ha ancora un potere enorme. Anche non è più in carica, alzi la testa combatta contro questi contratti mostruosi dove dentro non c’è l’adolescente mail il cinquantenne o il cinquantacinquenne. Aiuti tutte queste persone altrimenti i precari continueranno a parlare male della cgil.
Una sensazionale scoperta, alla CGIL non sfugge mai niente.
x fabio rossi. beh, 500 euro/mese per 40 ore/settimana, se la Sua fosse un’ipotesi, mi sembra un po’ esagerata. se fosse una certezza, alquanto allarmante!!
se i lavoratori dei centri commerciali avessero dei contratti REGOLARI e non quelle orribili forme di precariato esistenti da qualche anno allora si che si risolverebbe il problema:costi elevati con scarsi incassi sfido qualsiasi imprenditore ad aprire durante le domeniche e le festività.il problema sarebbe quello di trovare uno spazio idoneo a chi frequenta tali strutture che permettono di passeggiare liberamente senza il pericolo di essere investiti,senza dover pagare un pedaggio,di non subire gli eventi climatici,di trovare molti negozi bar pizzerie aperti e con una forte luminosità.molti diranno che se ne vadano al mare,in montagna o in campagna ed io li capirei ma non ditegli di frequentare quel mortorio che è diventato il centro storico di Macerata che si ravviva solo dopo le 19.00per la caccia al posto macchina.permettetemi un’ultima considerazione sui prezzi di città:l’inverno scorso causa la neve ho fato la spesa(salumi,verdure,pasta)vicino casa(corso Cavour)e tornando a casa pensavo di essere stato rapinato.
almeno l’allarme lanciato dai sindacati è servito a suscitare questa appassionata discussione, e comunque bisogna conoscere profondamente l’attività sindacale, prima di giudicare.
rispondendo a Robert Mcgear confermo quello che dici ma da qualcosa dobbiamo pure iniziare e qualcuno deve pure farlo. io sto iniziando. considera che all’adriatico ci sono andato solo una volta per vedere cosa ci fosse e non ho comprato nulla, ed ora ho iniziato a distaccarmi pure da cytiper di Piediripa sarà dura ma se i commercianti ci invogliano ci possiamo riuscire.
Articolo 18
l capitale non potrà essere più elemento di sfruttamento e di privilegio per alcuno, tutta la proprietà immobiliare passerà esclusivamente nelle mani dello Stato fatte le seguenti eccezioni:
1. per i possessori della casa che serve di abitazione della propria famiglia;
2. della terra che viene fecondata con le proprie braccia;
3. e di quant’altro sia nella forma privata che associata ove risulti chiaramente che il capitale ed il lavoro siano riuniti nelle stesse mani.
Lo Stato, pur avendo il preciso scopo di cedere tutto alle libere associazioni cooperative, assumerà provvisoriamente la gestione diretta delle industrie, delle miniere, delle ferrovie, delle poste, dei telegrafi, degli autotrasporti, delle aviolinee, della navigazione mercantile, ecc. ecc.
Nel campo agrario il nostro Paese si trova in condizioni speciali, la parte più importante della nostra agricoltura e ortofrutticoltura sta nei terreni frazionati a sistema appoderativo con case coloniche dove si realizzano le molteplici colture intensive con grande vantaggio della nostra economia, e dove anche si cura l’allevamento, si conserva, si moltiplica tutto il nostro patrimonio zootecnico nazionale.
In questo settore tanto importante, lo Stato, pur favorendo lo sviluppo di colture estensive persisterà nel sistema del frazionamento dei terreni, e la terra verrà data a tutte quelle famiglie che desiderano di lavorarla con rilevanti facilitazioni perché possa in breve tempo diventare di loro proprietà. Lo Stato si servirà di commissioni comunali di esperti per stabilire il prezzo e le relative facilitazioni.
Un regolamento dovrà essere elaborato dal governo sui movimenti che succederanno nelle famiglie, chi dalla terra passa all’industria e viceversa, chi per estinzioni di unità famigliari è costretto a ricorrere in cerca di un appezzamento di terreno più piccolo, chi per aumentata prole è obbligato a ricorrere ad uno più vasto, e tanti altri.
Infine provvidenze legislative emaneranno disposizioni per la sistemazione di tutti coloro ai quali la proprietà è stata tolta.
Togliere bruscamente la proprietà a chi ne ha in esuberanza alcuni crederanno di poter sostenere che è un principio immorale.
Ciò non risponde al vero, perché il capitale è il risultato di uno sfruttamento più o meno lungo del lavoro altrui, o frutto di scaltrezza e di corruzione di ogni genere ai danni della collettività nazionale.
Togliere questo capitale e metterlo a disposizione esclusivamente di chi lavora costituisce una riparazione ed un atto di giustizia sociale, sarà il più grande omaggio che l’attuale generazione possa rendere ai suoi avi che nei secoli passati hanno sofferto, patito, e tante volte maledetto chi gli aveva dato il bene dell’esistenza nel vedersi portar via il frutto delle loro fatiche e del loro lavoro mancante per i propri figli.
Capitale e lavoro conferito nelle stesse mani è il problema del giorno, si ritiene il più confacente, il più idoneo alla natura umana. La formula a ciascuno secondo i propri bisogni non ha possibilità di realizzazione pratica, allo stesso modo di chi per vocazione presa, giura di rimanere casta e s’accorge poi che gli istinti naturali sono più forti della sua volontà.
È perfettamente inutile non voler riconoscere che il Creatore ha profuso nell’istinto umano degli egoismi che ha bisogno di soddisfare: forse sono stati dati per stimolo all’indefinito progresso umano?
La proprietà privata o associata oltre a essere fonte di maggior ricchezza e di benessere nazionale, costituisce per l’uomo un godimento, non solo per quanto può offrire il rendimento del suo lavoro libero ed indipendente, ma anche vi trova il soddisfacimento delle proprie passioni perché non vi è esistenza umana senza missioni, dall’agricoltore che feconda la terra osservandone tutti i fenomeni, all’astronomo che perlustra i cieli, all’industriale che aguzza la propria intelligenza per sempre più perfezionarsi, all’artigiano che si studia di produrre cose artistiche sempre più belle, al corpo degli insegnanti che educano come loro figli le nuove generazioni, alla scienza tutta che si accanisce continuamente per scrutare i misteri della natura rivelandoci sempre cose nuove: sono tutte queste forze di lavoro e di passione che fanno salire sempre più in alto la grande piramide della civiltà e del progresso umano.
Il centro propulsivo della trasformazione sociale sarà la Banca di Stato, che, come si dirà più avanti all’art. 22, curerà tante sezioni per quante saranno le branche dell’attività umana.
Esempio pratico:
Il coltivatore diretto di un podere che viene ad avere temporaneamente per proprietario lo Stato e che questo gli fissa il pagamento minimo di L. 3000 all’anno, interessi compresi, perché possa diventare di sua proprietà in anni 30, senza escludere l’acconsentimento alla eventualità di un riscatto prima, inizia i suoi versamenti alla Banca Sezione Credito Agrario.
Può accadere che dopo 10 anni egli sia obbligato, per molteplici cause, a lasciare il podere, allora se prenderà possesso di un podere più piccolo o più grande sarà sempre tenuto conto della somma versata, come pure se lascia la terra ed entra nell’industria, la somma versata alla Banca di Stato la passerà alla sezione industriale destinando all’industria la somma stessa dove il lavoratore è passato a lavorare versando la sua quota di capitale spettantegli. La terra verrà data in possesso in proporzioni alle capacità lavorative della famiglia.
Saranno pure favorite nel campo agrario la libera e spontanea associazione che si renderà indispensabile nelle terre di bonifica e nel frazionamento del latifondo per le colture estensive meccanizzate.
Nell’industria si seguirà lo stesso metodo.
Lo Stato, stabilito il valore di uno stabilimento industriale, lo suddividerà in tante parti uguali fra gli operai addetti così si formeranno le quote capitali per ciascun operaio e per chi non avesse la possibilità di riscatto immediato, lo Stato nella sua gestione provvisoria, sia cogli utili derivanti dall’azienda e con trattenute adeguate per ciascun operaio andrà ad integrare la formazione delle quote capitali spettanti a ciascuno e solo allora lo Stato cederà l’industria agli operai ed ai tecnici costituitisi in associazione cooperativa. Allo stesso modo di chi passerà dalla terra all’industria, chi dall’industria alla terra e così via di tutti gli altri casi, il lavoratore avrà con sé sempre il versato che è risparmio suo investito nei mezzi di lavoro completo o incompleto che sia, qualunque possa essere il giro della sua vita di laboriosa attività.
Arrivato al termine per godere di diritto la pensione, questa quota capitale verrà rimborsata, integralmente in caso di morte il rimborso andrà in eredità ai figli legittimi, in mancanza di questi alla collettività nazionale.
Abbiamo detto sopra per quanto possa riguardare la società in genere, mentre la terra appena riscattata, il coltivatore ne diverrà arbitro della propria proprietà. I lavoratori dell’intelletto, del pensiero e dell’arte saranno liberi e indipendenti godranno essi stessi delle provvidenze che la Repubblica offre a tutti i cittadini.
Come nello spirito anche nei prodotti del lavoro vi sarà piena libertà, pur non tollerando gli illeciti guadagni, per lo smercio della propria produzione e nessuna autorità potrà rendersi arbitra per stabilire i prezzi sui prodotti del lavoro altrui, solo con la libera concorrenza verrà a stabilirsi equilibrio economico.
La proprietà immobiliare espropriata non verrà pagata dallo Stato, l’assemblea nazionale legislativa che ne decreterà l’esproprio contemporaneamente emanerà disposizioni per una sistemazione equa di tutte le famiglie che perdendo la proprietà vengono a trovarsi sprovviste di mezzi per l’esistenza e impossibilitati al lavoro. Ritengo ancora necessario dire qualche cosa sulla piccola proprietà terriera.
Il coltivatore diretto, sia di montagna che di pianura, impiega con la massima volontà tutti i mezzi di produzione nel modo che crede migliore, sa tesaurizzare il valore della terra, dove nessun relitto rimane inutilizzabile, non conta le ore di lavoro, consacra tutte le cure amorevoli alla coltivazione di ogni specie, non è pigro ad alzarsi di notte se un temporale minaccia, per mettere al riparo i prodotti maturati, persiste nella lotta contro le malattie delle piante fruttifere, in compenso prova la gioia nella raccolta dei prodotti che la terra generosa offre alle sue fatiche. Si circonda di animali: cavalli, buoi, vacche lattifere, suini, conigli e pollame che riproduce continuamente con passione e con tutta la vigilanza che richiedono, notevole è pure la produzione del baco da seta, risorsa non trascurabile sebbene in questi ultimi anni sia stata trascurata; si renderà necessaria la ripresa.
È indiscusso che questo sistema della piccola proprietà è di insuperabile ricchezza, per il suo alto valore produttivo e qualitativo, perché si è certi che l’iniziativa del privato, lo stimolo, la volontà di lavoro di esso non è ancora superato da nessuno.
In tali condizioni il nucleo famigliare rimane più unito godendo di una vita libera, sana, sobria e patriarcale.
Articolo 27 – Il Commercio dovrà svolgersi liberamente con onestà e rettitudine e chiunque si renderà indegno, verrà inesorabilmente eliminato.
Faremo un’analisi necessaria dimostrativa come attualmente si svolge l’attività commerciale. Incominciamo col dire che tutte le industrie produttive hanno il loro ufficio commerciale coi loro esperti rappresentanti così detti viaggiatori che hanno il compito dello smercio della produzione, di segnalare la concorrenza sia nella qualità come nel prezzo, di concedere sconti progressivi a seconda della qualità dell’incetta di qui, che il grossista per lo sconto ricevuto è messo nella condizione, se vuole, di vendere al dettagliante allo stesso prezzo dell’industria.
I prezzi sono sempre concilianti, quando la domanda è superiore alla quantità della merce a disposizione si ha immediatamente un rialzo, mentre quando l’offerta è superiore al bisogno del consumo si ha la contrazione al ribasso e oggi con la rapidità delle comunicazioni e degli scambi il fenomeno, collegato ai fattori internazionali, è avvertito immediatamente come una scossa sismica. In queste contrazioni di prezzi, ci riferiamo sempre ai tempi normali, che molte volte sono fortissimi, molti commercianti per aver incettato troppo non possono resistere e cadono nella rovina e nel disonore, mentre in tempi eccezionali, quali potrebbero essere quelli derivanti da uno stato di guerra, si verifica una contrazione della produzione da un lato e dall’altro un maggior consumo, dimodoché i prodotti cominciano a rarefarsi sui mercati provocando un aumento progressivo dei prezzi, ed in questa circostanza i commercianti avidi di profitto, eludendo la legge, senza scrupolo, sanno accumulare ingenti guadagni.
Esistono pure società monopolistiche e industrie protette che hanno creato una formidabile rete di agenti esclusivisti con circoscrizioni d’influenza più o meno vasta, che lautamente questi guadagnano senza alcun rischio, senza pericolo e senza capacità, ed è pure la cuccagna dell’arrivismo politico. Abbiamo in numero più elevato la classe dei dettaglianti e degli ambulanti ossia quelli che più che altro fanno acquisti alla spicciolata, chi con la loro carretta, chi col proprio cavallo, chi col proprio furgoncino e persino con la bicicletta facendo arrivare i prodotti di consumo fino alla estremità capillare sia in pianura che in montagna, e questa classe non è di trascurabile importanza per il suo lavoro che presenta una necessità sociale. Abbiamo infine i coltivatori della terra che coi loro prodotti ortofrutticoli, pollame, uova, ecc. affluiscono sui mercati per vendere direttamente al consumo, come pure gran parte dell’artigianato. Come si potrà e si dovrà fare funzionare il commercio in avvenire mantenendolo libero e indipendente?
Nel futuro assetto sociale dove capitale e lavoro saranno riuniti nelle stesse mani e le posizioni di privilegio smantellate, un nuovo ordinamento commerciale verrà instaurato, si creeranno sempre più diretti rapporti fra produzione e consumo, occorrerà predisporre un piano organizzativo di Cooperative associate, ed in questo non potrà rimanere estraneo l’Ente Nazionale della Cooperazione, per l’istituzione di grandi magazzini all’ingrosso da fornire anche commercianti, dettaglianti e ambulanti, aprire spacci per la vendita al minuto dei generi di consumo in ogni centro abitato. Gli utili di esercizio derivanti dall’azienda non saranno mai distribuiti, ma accantonati per migliorare sempre l’organizzazione, la quale avrà l’alta funzione di frenare gli eccessi e di contenere sempre entro i limiti del giusto la propria attività sociale.
Dipenderà dai consumatori stessi se sapranno raggiungere la coscienza di cooperatori e solo allora, nella misura di questa, potranno scomparire molti degli intermediari frapposti fra produzione e consumo.
Articolo 28 – Tutte le società cooperative faranno capo all’Ente Nazionale della Cooperazione che avrà il compito del controllo, della propaganda e di iniziative del genere.
La Cooperazione italiana si dividerà in due branche: Produzione Lavoro e Consumo. Molto ci sarà da fare per raggiungere lo scopo e l’importanza della sua funzione, e solo quando la coscienza dei cooperatori avrà raggiunto e superato l’iniziativa e il valore produttivo del privato avrà vinto la sua battaglia.
Domenico. non capisco. stai postando gli articoli di una bozza di costituzione dei fascisti.
Repubblica Sociale, sulla quale non sappiano niente, perché i libri di storia sono scritti dai vincitori.
Dal segretario della CGIL una analisi seria.Gli consiglio se ha tempo di fare su questo tema al Sindaco e al Vice Sindaco di Civitanova Tommaso Corvatta e Giulio Silenzi nonché all’assessore al Commercio Francesco Peroni di Rifondazione Comunista una lezione magistrale considerato che hanno fatto le capriole politiche per il centro commerciale Civita Park a Civitanova.