Pittella: “Voglio un partito che decide
e che poi presenta il rendiconto”

Il candidato alle primarie nazionali del Pd a Macerata presenta la sua proposta "europeista e federalista". Definisce demenziale la regola del 3 su 4

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Paolo Micozzi, Gianni Pittella, Teresa Lambertucci e Irene Manzi

di  Gabriele Censi

Un veloce blitz marchigiano e maceratese alla ricerca di consensi per superare il primo scoglio in vista delle primarie dell’otto dicembre: “Questo partito deve decidere, prendere posizioni e portarle avanti, fino ad oggi abbiano parlato di regole e di iscrizioni, è ora dei contenuti”. Lo dice Gianni Pittella, candidato alla segreteria nazionale del Pd, che oggi è stato a Macerata per presentare la sua proposta. Ad accoglierlo il segretario cittadino Paolo Micozzi,  la neo segretaria provinciale Teresa Lambertucci, il consigliere regionale Angelo Sciapichetti e la deputata Irene Manzi, nessuno di questi ha fatto il cosiddetto endorsement a suo favore ma lui si presenta fiducioso e crea grande attenzione nel suo intervento. Pittella si descrive  come un europeista, forte della sua esperienza di vicepresidente del Parlamento Europeo, e  meridionalista, sono lucane le sue origini. “Sono qui per chiedervi una mano- si rivolge ai colleghi di partito presenti- perché  per una regola demenziale solo 3 su 4 possono andare al voto dell’otto dicembre, e lo decideranno al primo turno gli iscritti.” Il candidato si dice ottimista per questo primo passo nonostante sondaggi  che, non potendo contare su un’anagrafe degli iscritti aggiornata, definisce “falsi e inaffidabili. La mia contabilità forte di una esperienza trentennale mi dice che ho fondate possibilità”.

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Angelo Sciapichetti, Paolo Micozzi e Gianni Pittella

I temi che elenca sono la riforma fiscale che deve spostare  il peso delle tasse dal lavoro manifatturiero alla finanza;  le spese militari: “una difesa comune europea ci farebbe risparmiare miliardi da destinare all’istruzione”; i giovani: reddito di cittadinanza, contratti generazionali, erasmus, aiuti alle coppie; i 4,6 milioni di poveri: precari esodati, disoccupati. Poi ancora la collocazione nel Pse del partito, un paese unitario, la parità di genere e i diritti contro tutte le discriminazioni anche sessuali: “Credo che un bambino di un orfanotrofio starebbe certo meglio con una coppia che si ama, anche se omosessuale”. “Il partito – continua – oggi è troppo romano-centrico, lo vorrei federale e aperto alle altre realtà del territorio. I fondi Ue 2014-20120 saranno gestiti dalle macroregioni, non possiamo rischiare di perdere l’opportunità. Oltre alle primarie servono le ‘doparie’ per avere il rendiconto di quello che fa ogni singolo rappresentante nelle istituzioni o in altri incarichi. Desidero un partito che restituisca la felicità di fare la politica”.

Sul governo si dichiara contrario alle larghe intese e nel merito: “Letta, che io stimo, ha fatto poco perchè condizionato dalle vicende personali di Berlusconi. Sulla legge di stabilità, credo che per essere incisivi servono 10 miliardi in un anno nel cuneo fiscale. La mia idea di welfare è offrire opportunità, con formazione, educazione  e ricerca”.



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