Cancelli chiusi, senza preavviso, allo stabilimento petriolese della Aeffe, azienda leader nella produzione di calzature da donna. Ieri mattina i dipendenti, circa 70, si sono ritrovati improvvisamente senza lavoro.
Dalla morte del patron Alberto Fermani, il 22 novembre 2012, in seguito ad una malattia (leggi l’articolo), la situazione finanziaria dell’azienda, ora in mano al figlio Matteo è andata via via peggiorando con un notevole calo del fatturato e maggiori difficoltà nella riscossione.
Non ci sono al momento certezze sul futuro dell’azienda: si parla della possibilità che venga rilevata , i vertici assicurano la tutela dei dipendenti che però non si sentono sicuri di cosa accadrà. Non ci sono comunque stipendi arretrati.
L’Aeffe fondata da Fermani che aveva aperto un piccolo laboratorio per poi trasformarlo negli anni in un colosso, da 50 anni vendeva scarpe in venti Paesi del mondo e aveva diversi store dal Giappone all’Islanda.
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Certo in Cina esportiamo beni di lusso, ma importiamo tante altre cose.
Chissà se è stato intelligente favorire poche aziende lussuose, a discapito di centinaia e centinaia che si trovano in difficoltà e a migliaia che hanno chiuso…
Che peccato!
E intanto noi aspettiamo la famosa ripresa che il governo ci ha promesso ” campa cavallo che l’erba cresce”….se fallisce una azienda favolosa come quella di Fermani allora si sta veramente in fondo al barile…. E non penso la colpa sia del figlio,comunque 70 dipendenti non sono uno scherzo .onore alla memoria del Sign Alberto Fermani ed alla famiglia.
Non ci voleva, peccato!
Che macello ragazzi!!!
altri disoccupati
Sta morendo tutto… siamo tutti senza lavoro… Letta deve andare a casa, ma prima legge elettorale per non far andare ancora su i soliti!!!!!!!!!
In 50anni il grande padre Alberto ha creato una azienda calzaturiera da fare invidia che produceva scarpe artigianali( fatte a mano) di gran lusso…. purtroppo con la sua morte ci hanno messo meno di un anno per farla chiudere.
nn va bene così!!!
Nn ci credo è impossibile!!
ma è semplice, aprirà da un altra parte vi pare chi chiude un marchio come quello? Mi spiace ovviamente per i dipendenti ma quale imprenditore produrrebbe più in Italia? Iva al 22% costo del lavoro il più alto d’Europa, tasse su tasse, guardia di finanza che ti corre dietro, ispettorato del lavoro sempre pronto a farti le multe, perché uno deve rimanere in Italia? Può andare in Bulgaria, in Svizzera, in Lussemburgo, ecc… ecc.. ma signori bisogna che ci svegliamo l’Italia grazie ai nostri pagliacci di politici è alla rovina, se non andiamo a Roma e li buttiamo tutti via a calci in culo e non ritorna una classe politica come quella degli anni ’50 l’Italia fra qualche anno non ci sarà più. Ma secondo voi è una logica in fatto di recessione aumentare le tasse? Ma uno come le paga?
sul commento del sig. valentini “altri disoccupati” qualche cog….e ha messo il pollice giu’ ..non capisco , cosa doveva scrivere “stasera festaaaa!!”..???..come si chiamano quelli che rimangono senza lavoro?…diversamente occupati??….
Dall’inizio dell’anno ormai non si contano più le aziende che hanno chiuso. Il costo degli operai per un’azienda italiana è diventato insostenibile. Le tasse pesano come macigni. La domanda è calata drasticamente. Detto questo gli operai che fanno??? picchettano le aziende che chiudono, dando la colpa agli imprenditori e spalleggiando i sindacati… andare a picchettare a Roma no è???
Non ho parole, ho conosciuto Alberto e credo che questa disfatta non sarebbe accaduta con lui….
Lo conoscevo anche io e sono d’accordo con te…..
Storie già sentite..chi ha il pane non ha i denti..
@renzo1953: un commento del genere merita davvero un plauso….. ma alla stupidità.
Ci hanno messo meno di un anno? chi? cosa? come? visto che è cosi sicuro che la colpa sia del passaggio generazionale, allora argomenti, e non spari sentenze.
Tutti buoni a puntare il dito contro il figlio ….!!!! Fate schifo razza di pecore.
Sembra facile parlare al di fuori di 1 ditta di lavoro ma lo sapete quanti cose ci sono dietro ???
Chiudere una attività oggi non sempre è facile con 1 volume di lavoratori poi mi sembra ben gestita
intanto ai dipendenti con le mesate sono apposto e in regola come dicono …….
I sepolcri imbiancati stanno piangendo i morti affogati, ma per gli imprenditori e gli operai in agonia, per l’Italia intera che sta morendo il Papa, la Boldrini, la Kyenge e tutta la casta di magnaccia non ha lacrime.
Caro Alberto, ci siamo sempre stimati reciprocamente. Adesso sto soffrendo per il lavoro di una vita andato in fumo e per il futuro nero di 70 lavoratori. Ai figli dico: coraggio. Ma se il governo e tutta la casta politica non si mettono in testa di difendere il lavoro e i lavoratori della piccola e megia industria e dell’artiginato, ossatura dell’Italia lavoratrice, qui, tra breve tempo, vedremo tanti responsabili politici scappare dall’Italia e migrare all’estero ove campare con i soldi messi da parte con tanti anni di onesto e disinteressato servizio istituzionale.
Una persona non molto tempo fa mi disse le ditte un tempo chiudevano per i debiti accumulati, oggi le ditte chiudono per i creditori che non pagano.
Dopo quarant’anni, fino a martedì scorso, sono stata dipendente di Alberto Fermani e vi assicuro che non avrei mai voluto lavorare da nessun’altra parte. Sono delle persone stupende. Matteo si è molto impegnato per mandare avanti l’azienda, avrà fatto anche degli errori, ma sicuramente è stato malconsigliato. Un mio personale ricordo va ad Alberto Fermani che è stata una grande persona.
Condivido con Elena Ceschini prima sorella poi collega di lavoro per 24 anni, i sentimenti di affetto e stima per la famiglia Fermani, hanno dato prima lavoro a nostra madre poi ha noi , abbiamo condiviso anni di crescita e momenti di crisi.
I commenti negativi e inappropriati che ho letto in queste pagine non rispecchiano neanche lontanamente la realtà,come me la pensano molti altri colleghi. Rinnovo la stima cresciuta negli anni per la famiglia Fermani.
La famiglia Fermani si è contraddistinta per la loro intelligenza imprenditoriale e per la loro attenzione (spesso oltre il proprio interesse personale) verso i dipendenti ed il tessuto sociale del territorio.
Matteo Fermani da alcune stagioni portava avanti un progetto di crescita e rinnovamento, per dare ad un marchio affermato e di altissima qualità come “ALBERTO FERMANI” ulteriore lustro nel mondo.
La crisi generale, soprattutto interna, dove i consumi stanno a zero e forse consigli non del tutto ponderati hanno messo in difficoltà un azienda STORICA e ricca di CAPITALE SOCIALE, un marchio ECCELLENTE ed AFFERMATO, una dipendenza SPECIALIZZATA e PROFESSIONALE…ma tutta la comunità petriolese sa bene che la famiglia Fermani metterà al centro delle decisioni il bene dei lavoratori oltre che dell’attività.
dove arriveremo
niente è per tutta la vita…
Alberto non avrebbe mai voluto fare ciò…