di Alessandra Pierini
(Foto servizio di Guido Picchio)
Una vera “maestra” ha dato questa sera consistenza al tema del Macerata Opera Festival 2012 “Allievi e maestri”. In platea si è seduta infatti, Raina Kabaivanska, il soprano che in oltre cinquant’anni di carriera ha calcato i più importanti templi della lirica mondiale a fianco di illustri colleghi riscuotendo sempre ampli consensi di pubblico e di critica per l’eccellenza della sua arte. Il suo arrivo con grande discrezione, quasi in punta di piedi, non poteva passare inosservato ed è stato il direttore artistico Francesco Micheli, per la prima volta da quando è a Macerata meno sicuro di sé e quasi timoroso davanti al colosso della lirica, a fare gli onori di casa. «Voglio debuttare nella Lucia di Lammermoor» ha detto Raina Kabaivanska, dolcissima e sorridente, spiazzando Micheli per poi rassicurarlo che stava scherzando, lo ha poi incoraggiato, complimentandosi per la scelta di puntare sui giovani, lo ha baciato, quasi materna, augurandogli il rituale “in bocca al lupo”. Emozionata la risposta di Micheli: «Le sue parole sono una benedizione». La Kabaivanska cantò più volte allo Sferisterio, fu Mimì nella Bohème del 1977 e proprio per la Bohéme ha deciso di arrivare a Macerata. «Il teatro è tale e quale, non è cambiato niente – ha detto – ma essere qui è una grandissima gioia. Ho vissuto qui serate indimenticabili, compresa quella in cui il sangue fu vero quando spararono al povero Fabio Armiliato (nel 1995 il tenore, in una Tosca fu colpito dal plotone alle gambe ndr). Con lo Sferisterio ho avuto una lunga storia d’amore che continua con i miei allievi questa sera». Con grande ironia, a chi le chiede un autografo, risponde: «Sì, per 5 euro per poi concedersi con gioia».
Dopo aver spiccato il volo con le cinture di sicurezza ben allacciate, grazie all’intramontabile Traviata degli Specchi di Svoboda (leggi l’articolo), la navicella spaziale MOF guidata da Francesco Micheli ha iniziato dà questa sera ad avventurarsi in un’orbita in cui aumentano le incertezze e i maestri passano il testimone ad allievi giovani, coraggiosi e desiderosi di sperimentare e mettersi in gioco anche rischiando qualcosa in più. E a proposito di rischi, grossi nuvoloni e un’allerta meteo della Protezione Civile, ha tenuto con il fiato sospeso organizzazione e pubblico fino all’ingresso allo Sferisterio.
Romano Carancini e Antonio Pettinari, in un clima molto più sereno rispetto a ieri, quasi complici, hanno dato il benvenuto all’ingresso salutando gli intervenuti con sorrisi e strette di mano. Nel tempio della lirica evitano di parlare di politica ma all’arrivo del senatore Mario Cavallaro, Pettinari non ha resistito: «Mario – ha detto – che dobbiamo fare» facendo riferimento alla decisione governativa di tagliare la Provincia di Macerata.
Dopo anni di assenza è tornato al Macerata Opera Festival anche Enrico Bracalente, titolare della Nero Giardini, per un anno main sponsor del festival dal quale se ne andò sbattendo la porta. Il suo ritorno allo Sferisterio fa ben sperare per un riavvicinamento al mondo culturale maceratese anche se Bracalente si affretta a precisare: «Con l’aria che tira bisogna stare calmi, ci sono altre priorità e interessi e vanno curati gli investimenti per lo sviluppo. Io sono stato un po’ maltrattato allo Sferisterio e da Confindustria per cui ho deciso di dedicarmi a tempo pieno all’azienda e alle strategie di crescita ma mai dire mai».
Punta ai giovani la Bohème che il regista Leo Muscato ha ambientato nell’ambito delle rivolte studentesche della Parigi a cavallo tra la fine degli anni ’60 e l’inizio dei ’70, caratterizzata dallo stesso fervore culturale e rivoluzionario, con piazze stravolte e cariche di tensioni contrapposte (guarda l’intervista). Per farlo ha collocato Mimì a lavoro in una fabbrica e si è affidato alla scenografa Federica Parolini che ha proposto un loft in cui i bohemien vivono e ricreato un locale di quegli anni, una specie di Disco-Momus con cubi zebrati e camicie colorate e utilizzato diversi artifici che hanno animato il dibattito tra puristi e avanguardisti, tra amanti della tradizione e innovatori ma anche tra semplici spettatori.
Domani allo Sferisterio è il giorno di Carmen, messa in scena da Serena Sinigaglia, seconda regista donna nella storia dello Sferisterio (dopo Maria Sofia Marasca nel 1969). Entra nel vivo il Festival Off, la neonata rassegna che completa l’offerta culturale di Macerata Opera. Anche per domani il meteo promette tempesta e la temutissima acqua potrebbe abbattersi sull’opera quindi bisognerà anche domani attendere le 21 con gli occhi rivolti al cielo.
Carmen sarà la protagonista anche fuori dall’Arena. Alle 12, agli Antichi Forni, Angelo Foletto, critico de La Repubblica, con la giovane regista dell’opera serale presentano “Se tu m’ami, peggio per te”. Appuntamento inserito nel calendario degli Aperitivi Culturali, curato da Sferisterio Cultura.
Alle 19 torna “Pomeridiana”, rassegna organizzata da Adam Accademia. Da venerdì alla domenica, i cortili offrono le loro mura a un evento che narri uno dei personaggi protagonisti dei titoli del Macerata Opera Festival. Quello di Palazzo Buonaccorsi è dedicato alla Traviata, il cortile di Palazzo Ciccolini tratteggia le figure de “La Boheme”, mentre il cortile Municipale è riservato a Carmen. Domani (domenica 22), l’opera di Bizet vivrà tra le letture di Meri Bracalente, sul ritmo flamenco della chitarra di Giovanni Brecciaroli e la danza di Elvira Pardi.
Il Festival Off, il cui main sponsor è F.lli Simonetti, proseguirà martedì con una giornata “young” per bambini e ragazzi.
(Domani la recensione della Bohème a cura di Maria Stefania Gelsomini)
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Grande Kabaiwanska. L’ho amata da morire, proprio sul palcoscenico dello Sferisterio, dalla prima volta che ci entrai: era il 1972, mi ci portò mio padre coi suoi amici carpigiani. Non mancai più: e da quella M.me Butterfly vidi i più grandi: Franco Corelli, Fedora Barbieri, un Luciano Pavarotti ancora magro, Domingo, Carreras, la Caballé, Marilyn Horne, S. Milnes, J. Pons, Sesto Bruscantini, Renato Bruson, e poi ancora lei, la grande Raina, che tornava spesso a cantare a Macerata, e ogni volta si ripeteva il miracolo, l’incanto. Erano gli anni magici della gestione Perucci e poi di Micio Proietti. Al pianoforte, in prova, c’era un giovane ma già talentuosissimo Enrico Reggioli (oggi caro amico).
Da spettatore divenni comparsa, dall’adolescenza in poi. Ricordo un’infinità di piacevolissimi aneddoti, e numerose amicizie… sì, può essere un buono spunto per un prossimo corsivo.
Ampio servizio su La Bohème
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@Davoli
In quegli anni, mi sembra fino al 1982, arrivarono compagnie straniere dall’Europa dell’est. Mi ricordo di aver visto in Arena opere come Elettra, Kovancina (lì davvero eravamo 4 gatti…), per la prima volta Il Flauto Magico e soprattutto un emozionante Tahnäuser.
Mi permetto di dare un suggerimento a te e a CM di parlare anche di queste produzioni.
Una compagnia era la Staatsoper di Berlino Est.
Elettra (se non ricordo male mi sembra che fosse il 1984?), la mia “prima” allo Sferisterio
Con i proiettori che mandavano le scritte in alto sul muro per far capire cosa cantassero… Opera “difficile”, cantanta in tedesco.