In riferimento alla lettera dei residenti di via Garibaldi (leggi) interviene il Rettore dell’Università di Macerata, Luigi Lacchè:
“Apprendo da un articolo pubblicato su Cronache maceratesi di un assembramento di giovani nell’androne di Palazzo Torri in Via Garibaldi, con l’intento di raccogliere, durante la sera del 1 giugno, consensi per i prossimi referendum, distribuendo vino e ascoltando musica ad alto volume. Tale azione non è stata autorizzata in nessun modo dal rettore né da altre autorità accademiche. Come è noto, Palazzo Torri non è di proprietà dell’Ateneo. Nel Palazzo trovano sede un Dipartimento e una Biblioteca che la sera del 1 giugno erano ovviamente chiusi, come ogni altra sede universitaria. E’ evidente che l’attività proposta non aveva nulla a che fare con l’Università né, probabilmente, con i suoi studenti. Né basta essere iscritti all’Università per avere titolo ad usare i suoi locali che vengono dati solo sulla base di una precisa motivazione e previa individuazione di responsabili e organizzatori. Le eventuali giustificazioni addotte non hanno quindi alcun fondamento.
Dispiace che gli studenti universitari di Macerata siano scambiati con non meglio individuati studenti e additati come pericolosi sovvertitori della quiete pubblica. Proprio il recente Festival degli studenti universitari, organizzato con intelligenza ed efficacia dalle libere associazioni studentesche, ha confermato che quando agli studenti si dà voce il loro diritto di cittadinanza viene esercitato con compostezza, tranquillità e spirito costruttivo. Tutto si è svolto con la massima serietà e senza alcun problema. Segno che proprio l’integrazione degli studenti è la via per ridare al centro storico di Macerata una condizione di vivibilità e di sviluppo.
Sono convinto che la città di Macerata e la sua Amministrazione siano pienamente consapevoli del rilievo sociale, economico e culturale dell’Ateneo e che, altrettanto, sia possibile una convivenza costruttiva e ben ordinata. L’Ateneo non chiede altro che poter valorizzare quelle risorse inestimabili che sono i nostri giovani che studiano e vivono il periodo universitario con impegno. Macerata è una città universitaria e di ciò bisogna prendere atto, nel rispetto di tutti”.
***
Intanto, una ragazza (J. M.) presente alla festa scrive a Cronache Maceratesi replicando così al gruppo di residenti di via Garibaldi:
“Sono arrivata alle 20 perchè prima ero a lavoro, c’erano diverse persone, bella atmosfera, ho chiacchierato con quelli che erano presenti, ho ballato un pò di twist e bevuto una birretta, poi si spegne la musica e decidiamo di smontare tutto perchè ormai eravamo rimasti in pochi, passa anche la prima pattuglia ma vedendo che ce ne stavamo andando e che era tutto tranquillo se ne sono andati, poi dopo neppure cinque minuti sono arrivati due signori di cui uno con un mattarello di un metro che lo agitava davanti le nostre facce intimandoci di andarcene di lì e con loro c’era una signora che ci faceva le foto; gli abbiamo detto che ce ne saremmo andati ma loro niente, continuavano ad urlarci in faccia sempre con questo mattarello in mano, e francamente io era spaventata, ma non solo io!
Sono poi arrivati i carabinieri ma questi continuavano ad urlare come matti, ma nel frattempo si sono preoccupati di portare via il bastone.
Quando i carabinieri sono arrivati era tutto pulito perchè giustamente come ho detto prima ce ne stavamo già andando, al contrario di quanto scritto nella lettera! I carabinieri hanno fatto il loro lavoro chiedendo a tutti di andare via di lì! Io so solo che i veri vandali non eravamo noi , ma loro che si sono presentati con un’arma e ci hanno scattato foto!
p.s. Non c’erano fiumi di alcool, ve lo posso assicurare, e nessuno urinava in giro come detto perchè il bagno c’era! Chi erano quei signori non ne ho idea so solo che mi hanno spaventata!”
***
Aggiornamento delle ore 19.55
Scrive Marco Pioli, studente universitario, facoltà di lettere:
Sono uno studente della Facoltà di Lettere e filosofia dell’Università di Macerata che ha trascorso l’intera giornata del primo giugno scorso presso le sedi didattiche del Dipartimento di Ricerca letteraria, filologica e linguistica (DIPRI), in quanto giorno di esami. La sera uscendo intorno alle 19.00 dalla biblioteca ho deciso di partecipare all’evento promosso da alcuni studenti universitari maceratesi, una delle tante attività che da tempo si organizzano presso quei locali dell’Ateneo, per stimolare il confronto tra popolazione studentesca e società civile su tematiche di interesse collettivo: riforma universitaria, diritti civili, lavoro e beni comuni, quali l’acqua e le risorse naturali appunto. Tutto come al solito si è svolto nel rispetto dei limiti propri di una sede universitaria, che mi risulta siano stati concessi in autogestione dal Direttore di Dipartimento, diversi mesi fa, proprio per portare avanti questo tipo di iniziative. In passato avevo infatti partecipato ad alcune proiezioni ed incontri pubblici, proprio in quegli spazi. Alla fine dell’incontro quando oramai i ragazzi organizzatori stavano ripulendo e sgombrando i locali – lavori di pulizia ai quali non nascondo di avere partecipato anche io per affetto e solidarietà verso i miei colleghi – e quando le porte erano state appositamente chiuse, fanno irruzione prepotentemente due uomini e due donne (il portone se non inchiavato si apre dall’esterno con una semplice spinta). I primi iniziano a urlare e inveire verso il gruppo, spacciandosi per residenti di un Palazzo e ci costringono a lasciare i locali sotto minaccia. Le due signore nel frattempo scattavano foto prese dall’euforia di documentare non so quali scelleratezze, se per un momento escludiamo quelle dei loro accompagnatori. Segnalo infatti che uno dei due uomini è entrato munito di mattarello, che mi risulta essere arma impropria soprattutto se si considera che ci trovavamo in una sede universitaria. Mi sono reso conto ad un certo punto di trovarmi nel mezzo di una “ronda” illegale e minacciosa della integrità della popolazione studentesca maceratese. Mi stupisce che il Magnifico Rettore, senza informarsi sui fatti, presumibilmente, abbiamo rilasciato tempestivamente questo tipo di dichiarazioni. L’atto dovrebbe essere considerato nella sua gravità e meriterebbe da parte delle istituzioni universitarie e cittadine una ferma condanna onde evitare ulteriori atti scellerati di presunta giustizia fai da te.
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati
sono pienamente d’accordo con il rettore!
Mi chiedo come mai nel precente intervento di una parte dei “residenti di via Garibaldi” Guido Garufi Capogruppo IDV, sempre pronto a sostenere con le sue mozioni la compagine di cittadini inermi di fronte al degrado della città non abbia, come suo solito deciso di far valere le proprie ragioni contro il gruppo di studenti facinorosi.
Già da vari articoli si è autoeletto portavoce della parte lesa ma forse, nel momento in cui bisogna decidere da che parte stare, se con i cittadini in rivolta o con gli studenti, fare il leader populista non è più tanto conveniente. Come dire: non si può essere populisti tanto facilmente nel momento in cui il popolo è diviso, meglio questa volta dare un colpo al cerchio e uno alla botte e fingere di non aver notato l’accaduto? O forse gli studenti, tra l’altro in azione per far valere i sacrosanti dirittti di un’acqua pubblica, sostenuti anche dal suo partito, non glielo perdonerebbero?
Ho assistito quella sera, passando lungo la via, alla scena di cui si parla nell’articolo ( e prima ancora nel comunicato che narrava l’accaduto). Ho visto con i miei occhi una festa che si svolgeva all’interno dell’androne di Palazzo Torri e sinceramente mi ha stupito che potesse essere organizzata nell’ambito dell’università: la sala di cui parlano gli studenti si trova all’interno del palazzo, ma non è certo “l’entrata del palazzo stesso”! Ho visto anche i due residenti entrare, ma di certo non stavano agitando un mattarello: erano solamente molto arrabbiati per aver trovato all’interno di casa loro gente in preda all’alcool (molti farneticavano frasi senza senso, inveivano contro questi cittadini e i bottiglioni li ho visti anch’io: erano vuoti!!) Cerdo proprio che anche i carabinieri sopraggiunti avranno constatato che il vino era già scorso a fiumi! Mi ha più che altro colpito notare che da un momento all’altro i ragazzi abbiano effettivamente tolto tavoli e vettovaglie in tutta fretta: evidentemente erano state chiamate le forze dell’ordine e loro lo avevano sentito! Evidentemente hanno ragione quando nel comunicato gli abitanti scrivono che l’autorizzazione non c’era e il Rettore lo conferma! A maggior ragione, sempre il Rettore, parla di sede universitaria presente all’interno del palazzo, ma conferma anche che la sera del 1 giugno tale sede era ovviamente chiusa, come ogni altra sede universitaria. Allora perchè gli studenti hanno infilato in fretta e furia tavoli e tutto il resto in questa aula, che era invcece aperta?? I residenti del centro storico sono consapevoli che non tutti gli studenti dell’Università di Macerata sono così (per non aggiungere aggettivi…) ma proprio per non travolgere il buon nome di quanti studiano e dell’ente che permette loro di studiare, questi eventi sovversivi e caotici vanno bloccati!
Mi sfugge l’opportunità del riferimento a Guido Garufi. Esso riferimento, infatti, apparentemente tenta di tirare in ballo un pronunciamento dell’amico scrittore, mentre dall’altro evita accuratamente – anch’esso commento – di prendere posizione a riguardo del fatto in oggetto.
Non dubito che non sia facile prendere una posizione netta. Non essendo affetto da manicheismo, anche io evito di farlo, non evitando tuttavia di pronunciarmi a riguardo. Primo, perché residente da sempre in centro storico (anche se non in Via Garibaldi); secondo perché già studente universitario e già giovane di questa soporifera città. Che venti, venticinque anni fa, lo era ancora di più: e qualunque rumore (fosse anche una voce più alta dei decibel consentiti) a tarda ora, riceveva in contraccambio secchiate d’acqua dalle finestre più alte. Ricordo nettamente che ne fecero le spese anche la grande Franca Valeri e, non ultimo, anche il sottoscritto; ma quella volta ne fu causa la potente e tonante voce lirica di un mio amico che – non dopo le 22:30 – aveva pensato bene di intonare il “Nessun dorma” in fondo a Corso della Repubblica. Finì in risata.).
Sì: all’epoca ancora non era spuntato il fenomeno televisivo funariano, ancora la rivendicazione dei diritti non era giunta allo stato patologico – mi sia permesso di dirlo – a cui progressivamente l’hanno condotta i talk show. Certo, non potevamo tirare due calci al pallone né in piazza ma nemmeno sul piazzale dei Giardini Diaz. Praticamente non potevamo fare nulla che disturbasse il sonno dei concittadini, e così – rassegnati – speravamo in un loro trasferimento in massa alla Rocca di Pitino.
Che voglio dire con questo? Semplice: che NON SI PUO’ IMPEDIRE TOUT COURT AI GIOVANI DI ESSERE GIOVANI, E NEMMENO AGLI STUDENTI DI SOGNARE CHE LE LORO RIVOLTE IDEALI SIANO IN GRADO DI CAMBIARE IL MONDO CHE INVECE NON CAMBIERA’ DI UNA VIRGOLA.
Contemporaneamente, sono invecchiato. Quantomeno sono cresciuto, sono più prossimo ai cinquanta che ai quaranta e dunque figurarsi ai trenta o ai venti. La grazia avuta in sorte dal destino di stare sempre in mezzo ai giovani mi ha impedito di invecchiare di testa e di dimenticarmi come eravamo noi. Ma tuttavia sono cresciuto: e non dubito che certe notti, quando alle tre sciami ululanti di fanciulle in fiore attraversano le nostre strade, la tentazione di riattivare (questa volta io dall’alto) il sistema efficace del secchio d’acqua, talvolta mi sfiora. Penso infatti a chi il giorno dopo si alza all’alba per andare al lavoro, e soprattutto a chi abita ai primi piani, se io – che sto all’ultimo – vengo sistematicamente svegliato da quel trambusto fastidioso. Penso anche allo specchietto retrovisore che mi accingo a cambiare per la terza volta, dal momento che qualcuno, altrettanto sistematicamente, si prende la briga di fracassarmelo nel cuore della notte (nemmeno l’anatema dei sette anni di sfiga ha più potere di frenare la mano del fracassatore).
Anche questi accidenti fanno parte del gioco, per chi resiste a vivere nel cuore sempre più spento (quanto a residenti, non quanto a frequentatori) della città. Però c’è un limite a tutto. E con questo voglio anche dire che NON E’ POSSIBILE CHE TUTTE LE NOTTI TRA IL GIOVEDI’ E LA DOMENICA DEBBA ESSERCI IL SABBAH. Si è passati dall’ostracismo feroce verso le esuberanze anche minime della nostra gioventù al lassismo più tollerante verso questa nuova gioventù (della serie che la mia generazione ha “beccato” prima e, a ruoli invertiti, subisce anche ora; non solo la mia, ovviamente; ma di fatto è così).
E allora, in definitiva, IN MEDIO STAT VIRTUS.
Rompere le palle a chi dorme, in maniera simpatica, qua e là eccessiva (ma solo qua e là) è a mio dire lecito e finanche naturale. Mandiamo a Pitino, finalmente, i pallosi che forse per avarizia evitano di comprarsi i tappi per le orecchie; ma alle tre di notte andate a dormire anche voi, studenti. Sennò il giorno dopo che studiate??
@ Filippo Davoli:
la mia posizione la può agevolmente capire dal commento che ho fatto al comunicato propagandistico di una parte dei residenti di via Garibaldi. Comunicato rintracciabile cliccando il link “leggi” all’inizio di questo stesso articolo. Mi stupisce che le sfugga l’opportunità del riferimento a Guido Garufi poichè in altre discussioni, a cui lei stesso ha partecipato più volte, lo stesso si è espresso in difesa dei residenti, firmandosi sempre come Guido Garufi, capogruppo IDV.
Quindi appare non solo opportuno ma anche logico aspettarsi un commento anche relativo a questo avvenimento altrimenti qualche maligno potrebbe pensare che il silenzio sia dovuto al fatto che gli studenti stavano organizzando una sensibilizzazione nei confronti della partecipazione al referendum, posizione sostenuta anche dall’IDV. Quindi forse questa volta non è poi così facile prendere la consueta posizione che ho già definito populista.
maxkz tu sei l’unico a negare che i “residenti” brandissero un mattarello e dipingi un tranquillo aperitivo come un evento “sovversivo e caotico”. a certe persone il vino fa girare la testa soltanto a parlarne, evidentemente.
Caro Ribechi,
trovo un po’ esagerato accusare di populismo chi tenti di difendere i diritti dei residenti ad essere rispettati nelle loro esigenze di riposo nelle ore notturne. Né penso che la motivazione che salva gli studenti possa essere quella di star lavorando per la sensibilizzazione referendaria. Molto di più, invece, ritengo che il fatto stesso di essere giovani necessiti la possibilità di più ampie aperture. Ma parimenti gli eccessi vanno repressi: se vale – e deve valere – per il residente esagitato che brandiva il mattarello, altrettanto deve valere per gli aficionados della movida dediti alla “cura” delle autovetture in sosta, dei portoni e delle vetrine.
Sennò qui in centro, tra l’immondizia per la gioia delle pantegane, le buche e i dissesti cronici del pavè, la fuga degli ultimi residenti-resistenti, il calo (programmatico?) dei posti auto residenziali e l’aumento (programmatico?) dei permessi concessi, basta uno schiamazzo notturno reiterato per scatenare le ire.