La sala d’attesa del Pronto soccorso di Macerata
di Luca Patrassi
Pronto Soccorso, ultima frontiera. Segnali discordanti quelli che arrivano in questi giorni, ma è possibile che la situazione possa finalmente volgere verso il sereno stante il fatto che al concorso da dieci posti per l’assunzione di medici hanno risposto in 18. Andiamo con ordine. La direzione aziendale insiste nel mantenere aperti tutti i reparti di Pronto soccorso (Macerata, Civitanova e Camerino – San Severino) e i Punti di primo intervento esistenti nel territorio provinciale pur essendo evidenti le falle nelle piante organiche.
Ieri all’albo pretorio dell’Ast è apparsa una determina di affidamento di un incarico professionale per poco meno di due mesi a un medico di base specialista in Neurologia per la copertura dei turni nel Punto di primo intervento dell’ospedale di Recanati. Due turni settimanali da sei ore l’uno, il costo è di 60 euro l’ora. La motivazione: «In considerazione delle difficoltà riscontrate a livello nazionale di procedere al reclutamento mediante le procedure ordinarie di medici specialisti con rapporto di lavoro dipendente,.. è stata confermata fino al 31 dicembre 2023, la possibilità per le aziende ed enti del servizio sanitario nazionale, di conferire incarichi di lavoro autonomo, anche di collaborazione coordinata e continuativa, a medici specialisti e non ovvero in quiescenza».
Peraltro da anni in alcuni Pronto Soccorso i turni sono coperti dai medici a gettoni chiamati per il tramite delle cooperative con appalti milionari. Il ricorso ai medici delle coop provoca riflessi negativi nel personale dipendente Ast per l’enorme differenza di retribuzione e sulla qualità del lavoro, come rilevato di recente dall’ex direttore medico della Ast Carlo Di Falco. Per tornare alla buona notizia, c’è l’ammissione dei candidati al concorso per dieci posti a tempo indeterminato di dirigenti medici di Medicina di Urgenza. Gli ammessi al concorso sono 18, una specialista, sette specializzandi e dieci inseriti nella graduatoria – introdotta con una norma sostenuta dal governo Meloni – del personale medico, che alla data di pubblicazione del decreto, nel periodo intercorrente tra il 1° gennaio 2013 ed il 30 giugno 2023, abbia maturato, presso i servizi di emergenza-urgenza del Servizio sanitario nazionale, almeno tre anni di servizio. Quindi almeno sulla carta dovrebbe arrivare una risposta all’emergenza esistente nei Pronto Soccorso, a meno di rinunce finali.
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