«Imprenditori e operai i veri ‘draghi’ d’Italia
Io candidato per il Parlamento? Non ci penso
Però invito tutti a non disertare le urne»

GABRIELE MICCINI della Giessegi di Appignano smentisce le voci che lo vorrebbero candidato della Lega alle Politiche del 25 settembre: «Il mio primo desiderio è che non si ritorni alla frammentazione attuale, quindi che vinca una coalizione coesa: è il centrodestra a rispecchiare questa prospettiva. Ecco cosa dovrebbe fare il nuovo governo»

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Gabriele Miccini

di Giovanni De Franceschi 

«I veri draghi d’Italia sono gli operai, gli autotrasportatori, gli imprenditori. Io candidato con la Lega? Non ho nessuna intenzione, però invito tutti ad andare a votare per avere un governo forte e stabile». Sono le parole dell’imprenditore Gabriele Miccini, che guida la Giessegi di Appignano. In questi giorni, dopo la caduta del governo, lo scioglimento delle Camere e l’inizio di una campagna elettorale lampo, il suo nome era stato accostato alla Lega come possibile candidato per il Parlamento. I partiti devono far presto a completare le liste, in vista del voto del 25 settembre, e anche a livello locale si sente l’esigenza di un profondo rinnovamento della classe dirigente. Per questo alcune voci hanno parlato dell’imprenditore come possibile candidato. Ma lui smentisce categorico: «Non ho nessuna intenzione di farlo, per mille motivi – spiega – Innanzitutto perché uno non può fare tutti i lavori del mondo, già portare avanti un’azienda in queste condizioni è faticoso, più ho tante altre attività da seguire, per cui non ci penso proprio. Né ho avuto un’offerta da qualcuno, offerta che se mi venisse rivolta comunque rifiuterei. Ciò non toglie che continuerò a dire quello che penso, anche più di prima».

Ed ecco cosa pensa Miccini, innanzitutto del prossimo futuro. «Il mio primo desiderio – spiega – è che non si ritorni alla frammentazione attuale, quindi che vinca una coalizione coesa. Adesso il centrodestra rispecchia di più questa prospettiva quindi sono propenso a favorire questo scenario a invito tutte le persone a votare. Perché spesso sono propri i più sfiduciati a non andare a votare, ma se poi non si va a votare, il rischio è di ritrovarci come prima. Anche perché chi vota a sinistra di solito non manca l’appuntamento con le urne. Io penso che chi difende le imprese, difenda anche gli operai. Quello che mi auguro è che il centrodestra non inizi a litigare come al solito, spero riescano a mettere persone in gamba nei settori importanti, che siano in pochi a decidere e in pochi a parlare, perché più parlano con una voce univoca e meglio è per tutti».

A differenza del pensiero di qualcuno, per l’imprenditore la caduta del governo non è stato necessariamente un male. «Alla fine – continua – è stato meglio così, tanto in ogni caso la campagna elettorale sarebbe comunque iniziata a desso e sarebbe terminata a maggio-giugno prossimi. Quindi avremmo sentito i politici parlare per mesi con le solite litanie, invece così la campagna elettorale sarà breve e per noi italiani è molto meglio. Oltre a questo, devo dire che l’azione del governo Draghi non è che si sia distinta particolarmente nel sostegno alle imprese e all’intera popolazione. Per aziende come la nostra, per esempio, ha fatto poco niente per alleviare l’aumento indiscriminato dei costi energetici: 200mila euro di credito d’imposta in tre anni, onnicomprensivo dei contributi Covid e del credito d’imposta sull’aumento delle spese pubblicitarie. E il nostro incremento di spesa pubblicitaria è stato proprio di 200mila euro negli ultimi tre anni (come ha dimostrato carte alla mano, ndr)».

gabriele-miccini1-325x222«Inoltre – aggiunge – noi a giugno 2021 abbiamo speso quasi 84mila euro di energia elettrica, quest’anno nello stesso periodo siamo arrivati a 188mila euro. Nei primi sei mesi di quest’anno il conto tra energia elettrica e gas-metano è arrivato a oltre 1,5 milioni di euro, quasi un milione in più dell’anno scorso. Questo per far capire quanto quei 200mila euro in tre anni siano niente, una roba talmente insignificante che era meglio se non ci fosse stata proprio. Infine – sottolinea – si paventano spread alle stelle e borsa in profondo rosso con la caduta del governo, niente di tutto questo. Perciò posso dire che i veri draghi in Italia sono gli operai che guadagnano 1.500 euro al mese e ne danno altri 1.700 allo Stato. Sono gli autotrasportatori martoriati dal caro gasolio. Sono gli imprenditori che, nonostante tutto, riescono ancora a mandare avanti le aziende e a pagare stipendi. Non certo chi oggi si propone come novello statista. Penso a Calenda che adesso ha lanciato il Patto repubblicano ma da ministro è riuscito a vendere il Mercatone Uno alla Shernon di Malta, un’azienda con 10mila euro di capitale sociale fallita dopo sei mesi. Un fallimento che ha mandato a casa 1.500 persone e creato innumerevoli problemi alle aziende fornitrici, tra cui la Giessegi, che deve avere ancore 2 milioni».

E cosa dovrebbe fare il nuovo governo per invertire la rotta? «Innanzitutto – spiega Miccini – direi che oggi un’alternativa alla fine immediata della guerra in Ucraina non c’è. Avrei preferito che Draghi, Macron e Scholz, insieme a Zelensky, che per me pensa di essere in film visto che ormai si mostra solo con la t-shirt da militare e Putin, fossero andati in un campo di battaglia così da capire che la guerra non serve a nessuno. C’è bisogno di un maggior impegno diplomatico per arrivare al cessato il fuoco e bisogna smettere di inviare le armi in Ucraina. Certo che bisogna essere atlantisti e filo Nato, ma prima bisogna pensare al bene dell’Italia e così non lo stiamo affatto facendo. Perché adesso abbiamo un paese più indebitato, con molte imprese che rischiano di chiudere a causa di costi divenuti insostenibili. Io ho un un agriturismo e prima spendevamo 2mila euro al mese di elettricità adesso siamo arrivati a 6mila e così chiunque ha un’attività. Come è possibile pensare che si possa continuare a lungo?». «Inoltre – aggiunge l’imprenditore – bisogna mettere mano alla questione sicurezza con un nuovo ministro degli Interni, perché c’è troppa criminalità e il Paese sta sbandando. Sul versante rifiuti occorre realizzare i termovalorizzatori dove servono, mentre dal punto di vista energetico bisogna ragionare in un’ottica di energie alternative ma sul medio-lungo periodo. Perché non dimentichiamo che al momento non rappresentano ancora un’alternativa valida ai combustibili fossili, manca tutto un sistema, se si pensa che noi noi stiamo finendo di installare 1.300 kw di fotovoltaico sul capannone ma l’Enel non è in grado di ricevere neanche un kw di quello che produciamo in surplus».

E infine due “mali” endemici del nostro Paese: tasse e burocrazia. «Lo diciamo da una vita che occorre ridurre il cuneo fiscale – ricorda Miccini – ma almeno nel breve periodo bisogna arrivare a togliere le tasse dagli scatti di livello dei dipendenti, così che quei soldi finiscano tutti in busta paga. E bisogna anche rivedere il Reddito di cittadinanza, parte di quei soldi destinarli magari ai Comuni, che sono gli unici a sapere chi è realmente in difficoltà sul territorio. Così come vanno rivisti il bonus Facciata, che si introduca almeno la regola che per accedervi bisogna avere già chi ti sconta il credito di imposta; e il bonus 110 che ha fatto che ha fatto schizzare alle stelle i costi produzione e invece favorire sviluppo edilizio sta condannato anche tutti quelli che avrebbero voluto costruire qualcosa a proprie spese, come nel mio caso. Per quanto riguarda la burocrazia infine, ripeto ancora una volta, occorre accorciare tempi sulle richieste di qualunque attività uno voglia fare. Chi presenta una qualsiasi domanda deve avere la certezza di ricevere una risposta in tempi rapidi e certi, con regole uguali in tutta Italia. Queste sono tutte riforme che si potrebbero fare a costo zero e subito: ecco cosa mi aspetto dal nuovo governo».



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