Da sinistra il consigliere regionale Pierpaolo Borroni l’assessore regionale alla sanità Filippo Saltamartini, il presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli, il sindaco di Civitanova Fabrizio Ciarapica e la consigliera regionale Elena Leonardi
di Laura Boccanera
Bozza del piano socio sanitario con telemedicina, superamento del digital divide, trasformazione delle case della salute in case di comunità e potenziamento degli ospedali. Un “reset” che dovrebbe far ripartire la sanità marchigiana su quei binari di efficienza, servizi e professionalità e con tempi spediti. Questo quanto emerso dall’incontro che l’assessore alla sanità Filippo Saltamartini ha organizzato oggi pomeriggio a Civitanova per ascoltare dai primari dell’ospedale le necessità, le lacune e quanto di migliorabile c’è. Per l’occasione erano presenti molti medici ospedalieri e dirigenti: a partire dalla direttrice generale Nadia Storti, dalla responsabile del covid hospital Nadia Mosca e poi i primari, tra gli altri la dirigente del pronto soccorso Rita Curto, Francesco Alesiani dell’ematologia, Clelia Perfetti del laboratorio analisi, Filiberto Di Prospero primario di ginecologia ed ostetricia, Cesare Carlucci dell’otorinolaringoiatria e poi i sindaci del territorio, oltre a Fabrizio Ciarapica il sindaco di Recanati Antonio Bravi, la collega di Potenza Picena Noemi Tartabini, Rolando Pecora di Montelupone e Angela Barbieri di Montefano. Tra i relatori anche i consiglieri regionali Pierpaolo Borroni e Elena Leonardi.
Arrivato al termine il presidente Francesco Acquaroli impegnato in Umbria (leggi l’articolo). L’assessore Saltamartini ha illustrato la finalità degli incontri che si stanno svolgendo su tutto il territorio regionale per acquisire dagli addetti ai lavori le criticità su cui intervenire nel prossimo piano socio sanitario. Dopo aver illustrato il dietrofront sul progetto dell’ospedale unico ha specificato la distinzione fra presidi di primo e secondo livello. Nel maceratese sono 3 gli ospedali di primo livello, Camerino, Macerata e Civitanova, ma per corrispondere agli standard ad ognuno manca qualcuna delle 14 specializzazioni che dovrebbero avere per legge. «Noi ci siamo assunti la responsabilità di dire non facciamo gli ospedali unici ma teniamo questi e li potenziamo».
Poi il passaggio cruciale sulla sanità del territorio: «Il piano nazionale di ripresa e resilienza investe sui muri ma non mette un centesimo sul personale – ha proseguito l’assessore Saltamartini e questo è il punto dolente della sanità. E sarà il punto politico nazionale su cui giocheremo alcune battaglie importanti». Una di queste la riforma dell’ordinamento dei medici di medicina generale che è stato deliberato dalla conferenza Stato regioni e che prevede per le nuove assunzioni che i medici di famiglia non siano più convenzionati, ma assunti dall’Asur così da poter svolgere attività anche nelle strutture come case di comunità. La timeline con la quale l’assessorato vuole operare il reset è fitta: «fra un mese termineremo la campagna di ascolto dei presidi di primo livello, poi andremo nei comuni con gli ospedali di comunità: Matelica, Treia, Tolentino, Recanati. Dopo di che proporremo la bozza del piano socio sanitario e in seguito aderiremo al Pnrr e alla riforma delle case della salute in case di comunità. Da una settimana inoltre abbiamo deliberato il sistema di cure domiciliari Covid. Le Asur mettono a disposizione medici delle Usca professionali per chi non deve essere ospedalizzato e anche farmaci ospedalieri e anticorpi monoclonali». Numerosi gli interventi degli addetti ai lavori che hanno presentato alcune problematiche irrisolte dei loro reparti, dall’ematologia di Civitanova, fiore all’occhiello con una mobilità attiva da fuori provincia pari al 40%, alla mancanza di un servizio di onco fertilità o ai posti letto di neonatologia che non vengono riconosciuti dalla Regione. Il dottor Carlucci ha posto l’attenzione sulla necessità di terminare i piani ancora non completi dell’ospedale di Civitanova per collocare reparti come sale operatorie, dialisi e nefrologia e recuperare servizi persi come l’oncologia o la farmacia. Stefano Mancini del sindacato Cimo ha ricordato come l’onere della fiera Covid sia ricaduto soprattutto sui medici di Civitanova e dell’area Vasta 3 apportando quindi uno svantaggio all’utenza ospedaliera e ai servizi di questo ospedale. Dopo aver ascoltato tutte le proposte l’assessore Saltamartini ha ringraziato la platea per «l’alta qualità delle proposte ascoltate, è stato uno degli incontri più proficui per l’elaborazione di un piano – ha detto in chiusura – un anno fa ci è stato dato un mandato sulla base della nostra decisione di non fare più ospedali unici. Ci sono questioni che sono aperte, come la carenza dei medici, dovremmo liberalizzare per qualche anno le professioni mediche, investire su borse di studio e superare il tetto di spesa. Siamo tra le regioni con il minor numero di decessi in relazione ai ricoveri, le professionalità ci sono ma bisogna riorganizzarle. Dobbiamo resettare il modello esistente e riformare la sanità e con tre miliardi è possibile farlo». In chiusura il presidente Francesco Acquaroli ha ricordato l’importanza delle linee guida che la regione intende applicare: «sembrano discorsi filosofici ma non è così – ha riferito – l’integrazione fra struttura ospedaliera e territorio è prioritaria. Invito tutti a non pensare per campanili e non creare frizioni sul territorio, ma collaborare nell’ottica del miglioramento dei servizi. Il nuovo piano socio sanitario sarà fondamentale per scrivere la sanità del dopo pandemia, è in ballo tenore di vita e la salute dei cittadini».
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L’assessore, tra le righe, ha evidenziato che l’attuale sistema ospedaliero sta funzionando : ” Siamo la regione con il mimor numero di decessi per numero di ricoveri, le professionalità ci sono”. Allora perché cambiare, invece di incrementare questa qualità?
“L’assessore che menava il can per l’aia”. Per questo verrà ricordato Saltamartini che da un anno parla , parla e parla senza mai arrivare al dunque.
1. Quando un incontro simile negli altri ospedali di av3 in particolare a Macerata per ascoltare le esigenze di tutti i presidi?
2.Si intuisce di un presunto modello Marche: ignorare le direttive statali e spendere senza rispettare i bacini d’ utenza definiti su standard di sicurezza (l’Europa che dirà?). Perché sperimentare un sistema che non insiste altrove? Come si finanziano reparti ridondanti? Dove si trova il personale? Come lo si convince a lavorare in micro-primi livelli dove non si avranno mai bacini d’utenza che permettano un confronto e un expertise pari a quello degli ospedali che rispettano gli standard?
Potenzia 3 primi livelli?
Positivo aver ammesso che agli ospedali “presunti” di primo livello mancano pezzi (cosa che fino a poco fa mi sembra negasse) ma molto negativo illudere di poterne avere 3 in un territorio di 320.000 abitanti. Non è realistico, sostenibile ed è proprio errato per i pazienti e per gli operatori.