Processo per il tesoretto Garufi, fatti prescritti per l’ex consigliere comunale (il reato di ricettazione è stato riqualificato) e assolta la coimputata. Il processo si è concluso questo pomeriggio a otto anni di distanza dai fatti contestati. La vicenda riguardava il rinvenimento di circa 100mila euro in una cassetta di sicurezza, intestata a Luisa Mirella Bruni, che doveva rispondere di favoreggiamento reale. Per l’accusa Guido Garufi e Bruni, sua amica, avrebbero aiutato Giuseppe Garufi (tragicamente scomparso il 25 ottobre del 2013) ad occultare profitti illeciti che sarebbero derivati da presunte appropriazioni fatte in qualità del tutore del terzo fratello, Mario.
A Guido Garufi veniva contestato il reato di ricettazione perché dalla Bruni avrebbe ricevuto il denaro alla quale in precedenza l’aveva consegnato. La scorsa settimana l’avvocato Federico Valori, legale di Garufi, aveva chiesto al giudice la riqualificazione del reato in incauto acquisto. Il procuratore Giovanni Giorgio si è associato alla richiesta. Oggi, nel riqualificare il reato, il giudice Federico Simonelli ha prosciolto, per intervenuta prescrizione, Garufi. I difensori di Bruni, gli avvocati Gabriele Cofanelli e Giulia Leonardi, hanno invece chiesto che la propria assistita venisse assolta nel merito, rinunciando alla prescrizione. Il giudice, dopo un’ora di camera di consiglio, è uscito con una sentenza di assoluzione per l’imputata. «Avendo seguito sin dall’inizio questa particolare vicenda giudiziaria e pertanto avendo maturato la convinzione che la mia cliente fosse innocente – commenta l’avvocato Cofanelli -, non potevamo che accogliere questa assoluzione con un profondo senso di soddisfazione per un epilogo che, per certi profili, ci è parso anche di assoluto coraggio ad opera di chi ha dovuto giudicare una storia umana di indubbia complessità».
Sulla sentenza di prescrizione, l’avvocato Valori spiega: «Abbiamo fatto questa richiesta di riqualificazione del reato e concluso in quel modo per chiudere una vicenda che prima che giudiziaria è stata umana e funestata da una gravissima tragedia. Questo processo – continua il legale – costituiva una grande fatica per Guido Garufi, gli rievocava una tragedia immane. Siamo lieti della conclusione che pone una pietra sopra una ben più dolorosa vicenda umana».
(Gian. Gin.)
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Debbo e voglio ringraziare, pubblicamente, il mio avvocato Federico Valori, come professionista e ancora di più come amico. Sono legato alla sua famiglia,al padre Mimì e a sua madre, docente di Liceo, che sostitui ai tempi, come direbbe Leopardi, della mia “giovanezza”. Ancora il mio apprezzamento e stima per il Signor Procuratore della Repubblica, dottor Giovanni Giorgio e per il Signor Giudice, dottor Federico Simonelli. Il mio apprezzamento parte da motivi etici e stilistici e di delicatezza, consapevole, comunque, della Legge. Alludo sia alla complessità della materia trattata e più in particolare alle circostanze che nel lontano 2012, mi videro indirettamente coinvolto nella scomparsa di mio fratello Giuseppe, per gli amici Pino. Lui, penso, preferì, togliendosi la vita, fuggire e, forse, essere giudicato altrove. Nell’articolo degli amici di Cronache leggo del Consigliere Garufi. Voglio qui dire che di essere stato Consigliere non ne faccio un vanto, persino ai tempi. Non è il mio “Sigillo”. Sono sempre stato uno “scriba” o un critico letterario, non so con quali risultati. Con affetto, Guido.