«Il nuovo ospedale si farà:
indietro non si torna»

MACERATA - Il sindaco Sandro Parcaroli: «Lo stop non è contemplato. In campagna elettorale con Acquaroli abbiamo fatto un sopralluogo alla Pieve e deciso di andare avanti col progetto». L'ex assessore Sciapichetti alla Regione: «Giù le mani, l'iter è a buon punto e deve proseguire»

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Il sopralluogo di Sandro Parcaroli e Francesco Parcaroli alla Pieve lo scorso agosto

di Luca Patrassi

«Il nuovo ospedale di Macerata si fa, io lo voglio fare, il governatore Francesco Acquaroli ha sempre detto di volerlo fare. Non è cambiato nulla, non mi risulta. Non scherziamo, a Macerata lo stop al nuovo ospedale è un’ipotesi che nemmeno voglio prendere in considerazione». Il sindaco Sandro Parcaroli usa parole chiare e nette, poi scherza anche: «Mi lego a quel bellissimo campo di girasoli che ho visto alla Pieve. In campagna elettorale con Acquaroli eravamo andati a fare un sopralluogo ed abbiamo deciso di andare avanti. Il problema riguarda gli ospedali unici di altri territori della regione tipo Ascoli-San Benedetto e Pesaro, non Macerata che ha un ospedale vecchio di cinquanta anni e deve esserne realizzato uno nuovo. Ripeto, non scherziamo sul nuovo ospedale di Macerata: sono il sindaco, l’ospedale voglio vederlo realizzato. Con qualunque procedura, chiavi in mano o non in mano purché si faccia un’opera importante per il capoluogo di provincia. Ripeto: l’ospedale si fa, per me non è cambiato niente ed anche per la Regione. Non si torna indietro in alcun modo». Il primo cittadino maceratese non prende nemmeno in considerazione l’ipotesi che la Regione possa valutare il cambio di rotta: «Macerata ha una struttura ospedaliera obsoleta, vecchia di 50/60 anni che non può andare avanti: l’unica soluzione è il nuovo ospedale».

In difesa dell’ospedale provinciale, oggi pomeriggio è intervenuto il consigliere regionale Romano Carancini che ha criticato la giunta Acquaroli. Come lui, anche l’ex assessore Angelo Sciapichetti chiede che non si cancelli ciò che finora è stato fatto: «Dopo poco più di trenta giorni di governo stanno già scoppiando le prime contraddizioni.

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Angelo Sciapichetti

Sono già iniziati i primi scontri nella maggioranza. Sugli ospedali Acquaroli non si capisce bene di cosa parli o meglio, lancia segnali di fumo, dice: “fino a quando sarò io il presidente non si faranno ospedali unici”. In verità nessuno nella nostra provincia ha mai parlato di ospedale unico ma di ospedale provinciale. La risoluzione della Lega approvata ieri in Consiglio regionale sulla revoca della delibera che individuava il sito per la nuova struttura ospedaliera dell’Area vasta 5 e il contemporaneo scontro (tanto da richiedere la prima verifica di maggioranza) sull’ospedale di Muraglia di Pesaro, non lascia presagire niente di buono per Macerata. Non provino a fare un passo indietro sull’ospedale provinciale di Macerata perché scateneremo l’inferno. Dovranno fare i conti con tutti i maceratesi. Giù le mani – ammonisce Sciapichetti –. Le procedure sono avviate, l’iter è a buon punto, e bisogna andare avanti con determinazione. Ora se ne sono capaci, debbono portare a termine il processo amministrativo che noi abbiamo portato avanti con determinazione e convinzione. Noto invece con piacere che da circa un mese è cambiato l’atteggiamento spavaldo e bellicoso usato durante la prima fase della pandemia dell’assessore alla sanità Saltamartini. Adesso non può (come ha sempre fatto in passato), addossare la responsabilità agli altri. Non basta più invocare ad ogni pie’ sospinto la meritoria opera dell’esercito, adesso è chiamato a dare risposte, deve risolvere problemi non facili che si scontrano con la carenza di un personale (medici ed infermieri) che non si trova facilmente sul mercato del lavoro o se si trova, va a scoprire (come nel caso degli infermieri) servizi essenziali come quelli prestati nelle case di riposo. Oggi, se volessimo ripagarlo con la sua stessa moneta (chi non ricorda le sue assurde ed offensive dichiarazioni del marzo scorso?) potremmo accusarlo della situazione difficile che si è creata in tante case di riposo, ma noi non lo facciamo perchè ci rendiamo conto della drammaticità del momento dovuta ad una pandemia che non ha precedenti, anzi, abbiamo già detto che siamo disponibili, (se richiesto) a fare volontariamente la nostra parte».

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