«L’epidemia si diffonde rapidamente
e la carica virale è molto più forte»

MACERATA - Romano Mari, presidente dell'Ordine dei medici, fa il punto sulla situazione coronavirus spiegando la sua esperienza personale: «Mi fa impressione questa rapidità e questa grande massa di persone infette. Gli assembramenti tra parenti contribuiscono a questa diffusione. E gli effetti che abbiamo visto a marzo e aprile li vedremo tra qualche settimana»

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Romano Mari nel suo studio con tutti i dispositivi di protezione (foto di Fabio Falcioni)

 

di Federica Nardi

«Arrivo adesso da una visita domiciliare da una famiglia con il Covid e sto andando a farne un’altra a un’altra famiglia tutti con il Covid con genitori e figli infettati. La situazione è davvero critica e si sta aggravando». Il virus corre in provincia e i medici di base, come Romano Mari, sono i primi a rincorrerlo casa dopo casa. Bardato come necessario con tutti i dispositivi di protezione Mari ha al momento, su 1500 mutuati, 9 casi di Covid accertati e altrettanti “contatti stretti” come familiari da seguire. Ma ci sono anche positivi che sfuggono ai dati (quelli di oggi parlano di 380 nuovi casi nelle Marche, 109 nel Maceratese). «In questo momento ci sono famiglie con sintomi da Covid ma senza tampone, per cui non entrano nelle statistiche – dice Mari -. Ho un certo timore perché mi rendo conto che la malattia è molto più diffusa di quello che dicono i dati. Si diffonde in situazioni anche difficili da rintracciare. Tra i contatti più frequenti sono i pranzi fatti in casa oppure gli assembramenti delle feste, come quelle di comunione e cresime che ci sono state ultimamente. Gli assembramenti tra parenti contribuiscono a questa diffusione».

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I primi pazienti trasferiti ieri al Covid hospital di Macerata

Quando c’è stata la prima ondata «ho avuto abbastanza casi ma più diluiti. Adesso nell’arco di una settimana mi trovo ad avere contatti con più di 11 persone positive che devo seguire. Comincia a essere un impegno grande. Ho anche fatto qualche segnalazione all’Usca per esigenze che non riesco a soddisfare. L’epidemia si sta diffondendo con una celerità maggiore che in precedenza. La carica virale, secondo me, è molto più forte dell’altra volta. La malattia però è la stessa. E gli effetti che abbiamo visto a marzo e aprile li vedremo tra qualche settimana soprattutto tra le persone anziane e chi ha altre patologie. Mi fa impressione questa rapidità e questa grande massa di persone infette».

Il confronto con l’Ufficio prevenzione «è costante ma nemmeno loro riescono più a fare l’indagine epidemiologica. Ci vuole tempo e non riescono neanche loro. Come del resto non riescono a fare in rapidità i tamponi di controllo. Ma non perché non vogliono ma perché ci sono difficoltà reali. Adesso il personale è stato un po’ ampliato. Ma la questione in questo momento è cogente. Non si può temporeggiare nelle certificazioni o nelle esecuzioni dei tamponi per dichiarare i pazienti guariti».

La burocrazia, al pari del medici, insegue l’epidemia. Anche se «gli esami, una volta richiesti, vengono soddisfatti. Abbiamo la grande capacità di laboratori privati come Avis e Salus Villalba che essendo accreditati ci aiutano. Domenica ad esempio ho chiesto di poter fare alcuni tamponi urgenti a domicilio e il laboratorio della Salus mi ha soddisfatto. Anche i tamponi rapidi che sono adesso sul mercato sono più specifici e attinenti e nella maggior parte dei casi se un test rapido è positivo anche il tampone molecolare lo sarà».

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Un drive-in test a Civitanova

Mari esprime comunque delle perplessità sulla prospettiva che siano i medici di base a fare tamponi nei loro studi. «Dobbiamo fare molta attenzione – dice il medico -. I nostri studi spesso sono in ambiti condominiali e di altri edifici. Già abbiamo una certa affluenza per le normali patologie e in questo periodo c’è la gran massa di pazienti per le vaccinazioni. Per cui è difficile riuscire a evitare assembramenti. Per ovviare ad esempio ho anche ampliato l’orario di studio. Ma ora ci mettiamo anche i test rapidi? A  farli ci va chi pensa di avere una patologia, che si sente poco bene. Quindi attenzione perché si potrebbe così far contagiare qualcun altro. Test rapidi e tamponi vanno fatto in perfetta sicurezza. In luoghi adeguati anche a questo o in modalità come il drive-in. Se la mia Asl me lo chiede sono disposto, ma in un posto adeguato. Farlo negli ambulatori mi sembra un po’ azzardato, anche se ancora non sappiamo nulla né come ci dobbiamo comportare».

E la app Immuni sta funzionando? «Immuni non funziona molto – ammette Mari -, perché il paziente oltre ai dati deve dare anche il nulla osta. Noi abbiamo tanti anziani e sono pochi quelli che usano lo smartphone».

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