Daniela Corsi
di Federica Nardi
Daniela Corsi, nuova dirigente del Dipartimento Emergenza Urgenza dell’Area vasta 3, non ha tra le sue priorità replicare a chi accusa la direttrice Asur Nadia Storti di averla scelta per giochi politici e territoriali. Classificata seconda, con due punti di distacco dal primo della terna Ermanno Zamponi, Corsi (che è anche primaria della Rianimazione di Civitanova) è stata nominata per un ruolo di rilievo in un momento cruciale dell’epidemia da Coronavirus. Anche se dopo l’uscita del consigliere regionale Romano Carancini la dirigente si è sfogata su Facebook: «Smettetela di usare noi professionisti per le vostre guerre di basso livello – scrive Corsi -. Quando si sceglie un capo dipartimento a differenza di un primario i criteri sono diversi e pertanto invito, prima di blaterare, a documentarsi. Siamo medici e lavoriamo per il bene della comunità».
Corsi spiega a Cm la scelta di aprire il Covid hospital, non prevista se non come ultimo step nel Piano pandemico: «Siamo tutti d’accordo nel voler tenere gli ospedali puliti perché devono continuare a svolgere la mansione di risposta alle programmazioni ordinarie. La popolazione deve stare tranquilla». Lunedì è il giorno ormai quasi certo per accogliere i primi 28 pazienti nella Fiera di Civitanova. A livello regionale c’è ancora carenza di rianimatori e per questo l’assessore Saltamartini «ha avuto l’idea di chiamare anche i medici militari. Non è da escludere». La situazione pandemica, dice Corsi, «è a un bivio. Nessuno ha la certezza di come andrà. Al momento però, a differenza dell’ultima volta, siamo più attrezzati».
Corsi, la sua nomina ha scatenato una serie di polemiche. L’ultima accusa è del consigliere regionale ed ex sindaco di Macerata Romano Carancini.
«Io faccio il medico e non mi interesso di politica. Lascio la risposta ad altri, non entro in questi giochi. Mi devo impegnare in questo momento, tra l’altro molto difficile, perché devo gestire due ospedali, compreso il Covid hospital».
Una nomina di rilievo in ogni caso, in un momento di emergenza.
«È una cosa che chiaramente mi gratifica molto e mi porta sempre più ad impegnarmi in questa situazione. Per cui chiaramente sento il peso di una forte responsabilità ma nello stesso tempo mi carica ancora di più in quello che devo svolgere. Ringrazio chi ha riposto fiducia in me, senza nulla togliere a nessuno. Perché le polemiche insorte le ritengo molto sterili. Zamponi è un grande professionista ma apparteniamo a due aspetti dell’emergenza diversi. Lui ha competenza su quella territoriale io su quella intra ospedaliera, che si integrano. È una persona con la quale abbiamo sempre collaborato tutti e continueremo a collaborare».
il Covid hospital
Quando riaprirà il Covid hospital di Civitanova, a che punto siete?
«Come logistica siamo messi bene, stiamo perfezionando i turni dei medici e degli infermieri. C’è un grosso impegno da parte di tutti a collaborare. Sia da parte degli anestesisti dell’Area vasta 3 e ora dobbiamo attendere il contributo degli Ospedali riuniti di Torrette».
Contributo che l’ultima volta, pur in condizioni diverse, non c’era stato.
«Non penso per cattiva volontà ma per problematiche organizzative».
Lunedì è un’ipotesi fattibile per la riapertura?
«Sì, sarà questione di vedere se mattina o pomeriggio. Lo riapriamo per alleggerire i Pronto soccorsi dove sono ricoverati i pazienti da semi intensiva. Siamo tutti d’accordo nel voler tenere gli ospedali puliti perché devono continuare a svolgere la mansione di risposta alle programmazioni ordinarie. Nella prima ondata questo non è stato possibile perché sia Camerino che Civitanova sono diventati ospedali Covid. Questa volta grazie alla fiera riusciremo ad evitare che si ripeta la stessa cosa. Ci stiamo adoperando per questo. È importante che la popolazione stia tranquilla».
Com’è la situazione dell’epidemia?
«Ci troviamo di fronte a un bivio. Una situazione controllabile al momento ma nessuno ne ha la certezza. Ci auguriamo che non precipiti ulteriormente la situazione. La certezza assoluta non ce l’abbiamo, l’abbiamo visto nel corso dell’estate quando si era detto che il virus era superato. Stiamo lavorando per contenere la situazione ed evitare di “sporcare” gli ospedali».
Daniela Corsi, Alessandro Maccioni (ex direttore di Av3) e Francesca Marchesani nel maggio scorso all’arrivo del primo paziente nel Covid hospital di Civitanova
Quanti posti ci sono nel Covid hospital e quanti saranno occupati?
«Il Covid hospital ha 84 posti letto. Ne verranno attivati 28 iniziando con la semi intensiva. In tutto ci sono tre moduli di intensiva e tre di semi intensiva, questi ultimi in gestione alla dottoressa Marchesani. Quelli di terapia intensiva invece ce l’ho in gestione io. Ogni modulo ospita 14 posti letto».
Nell’Area vasta 3 sono stati ampliati i posti letto nel frattempo?
«Nell’Av3 non sono previsti letti fuori dalla Fiera da occupare con il Covid. Tutte le Aree vaste nel Piano pandemico avevano l’ampliamento di posti letto, noi come Av3 invece nessun ampliamento perché abbiamo il Covid hospital. Quindi le nostre rianimazioni ospedaliere al momento sono solo no Covid».
Non assisteremo a riconversioni lampo di ospedali insomma, come l’ultima volta.
«Assolutamente no. E qui nasce questa scelta di aprire il Covid hospital, che devia un po’ dal Piano pandemico perché veniva considerato come ultima risorsa. Invece la riapertura è stata scelta appositamente per evitare che gli ospedali venissero contaminati».
C’è ancora una situazione di sotto organico?
«L’incremento del numero dei rianimatori non c’è stato purtroppo. Dall’assessore regionale Saltamartini è partita l’idea di chiamare anche i medici militari e di coinvolgerli. Non è da escludere, noi siamo d’accordo ma non abbiamo ancora informazioni. Stiamo valutando anche l’utilizzo di specializzandi dell’ultimo anno di anestesia per supportarci insieme a medici esperti nel lavoro quotidiano ospedaliero (non nel Covid hospital). Nel Covid hospital la figura che deve operare deve essere il rianimatore. Non possiamo inventarci altre figure, il rianimatore è fondamentale».
Qual è il dato per comprendere il livello di guardia?
«I ricoveri delle terapie intensive. Nella prima parte dell’epidemia non c’era nessun passaggio intermedio. Il paziente arrivava in ospedale in una situazione già grave. Per questo abbiamo dovuto chiudere gli ospedali e trasformare tuti i posti letto in intensiva. Ora è diverso: c’è un’organizzazione territoriale nettamente migliorata grazie alle Usca. Così i pazienti non li facciamo arrivare in ospedale se non è necessario. A domicilio si possono fare anche radiografie ed emogas. Un aiuto molto importante per ridurre l’afflusso a livello ospedaliero. La malattia inoltre si sta manifestando in una forma che coinvolge più le semi intensive, cioè i pazienti hanno bisogno di una ventilazione che non è invasiva. Ora vediamo come evolve questa volta. Noi comunque siamo attrezzati».
I materiali di protezione per il personale questa volta ci sono?
«Abbiamo tantissimi Dpi. Non è come l’altra volta. Questa volta c’è stata tempestività e organizzazione per evitare di ritrovarci come nella prima parte dell’epidemia».
A livello di controlli invece come funziona?
«Il personale viene controllato con prelievi di routine di sierologico, in genere ogni 15-20 giorni. Se qualcuno può essere stato a contatto con un positivo (ad esempio familiari), subito vengono effettuati i tamponi. Il controllo è fatto molto bene sul personale».
Quanto personale serve per ogni modulo del Covid hospital?
«Per una terapia intensiva di 14 posti letto ruotano nove anestesisti. Per una semi intensiva invece ci sono 8 medici di cui 4 anestesisti rianimatori e 4 tra pneumologi e infettivologi».
Il Covid hospital è una struttura extra ospedaliera, ci sono problemi in questo senso per l’assistenza ai pazienti?
«Quando siamo stati lì, anche se solo con 3 pazienti, abbiamo sperimentato la “macchina”. Non c’è rischio perché abbiamo un servizio di radiologia sempre presente. Ci siamo organizzati con sacrificio di tutti per garantire il massimo dell’assistenza ai pazienti. Abbiamo dei consulenti e uno stretto collegamento con il laboratorio analisi. Il paziente viene trattato come all’interno dell’ospedale».
«Nomina Corsi non mi compete Carancini? Se la sanità non funziona è colpa del suo partito»
Daniela Corsi a capo dell’Emergenza La scelta di Nadia Storti agita le acque
Ottima scelta !!! Buon lavoro Dottoressa !!! Grazie !!
È necessario non depredare gli altri ospedali di personale..negando le cure a chi è sacrificabile!.. Questo è necessario!
OTTIMO
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati
Senz’altro non partono da sprovveduti. Hanno già avuto esperienza sul campo col primo assalto Covid. Vedo nella foto che insieme alla Corsi e a Maccioni c’è anche la dott. Francesca Marchesani, una firma nella sua specializzazione, che – credo – abbia già affrontato in prima linea il Covid.
Giusto prendere medici laddove ce ne sono, pure dall’Esercito, se necessario. I politici che hanno governato la Regione Marche e l’Italia dovrebbero domandarsi, prima di guardare il fuscello nell’occhio della Corsi e di Saltamartini, se la mancanza di medici non sia stata una loro colpa. Lasciamo, comunque, il passato al passato.
Sono stato, con la mia debole voce, da sempre e fin dall’inizio un sostenitore del Covid Center secondo Bertolaso. Perchè sentivo dai medici esperti che il Covid sarebbe ritornato alla “rinfrescata”, termine usato da Garibaldi per dire che occorreva ripartire per la battaglia al di fuori del clima torrido estivo. Evidentemente il Covid usa la tattica guerrigliera garibaldina, amando il clima fresco e freddo.
Di sicuro i responsabili della Sanità non devono aver ascoltato gli scienziati che ho ascoltato io, se ben poco hanno fatto per essere preparati al Covid della “rinfrascata”.
Non so quanto gli scienziati abbiano capito di questo Covid. Mesi fa qualcuno diceva che era un “coso” già presente nei maiali da anni, e che si era trasmesso ai Cinesi, grandi produttori mondiali di maiali esportati in tutto il mondo, soprattutto in Germania. Dove fu trovato in una macelleria di carne. Di quali animali non fu detto… Era una macelleria di carne suina proveniente dalla Cina?
Guardiamo al tempo presente, senza pregiudizi tra i denti.
Mentre riverso sulla Dottoressa Corsi e sugli altri medici la mia fiducia, mi impegno a rispettare le regole che i medici consigliano per salvarmi – a Dio piacendo – dal Covid e per non trasmetterlo così agli altri concittadini.
Bisogna sempre puntualizzare cheche ne dica qualcuno….tutti gli attori all’ interno di certe storie nel bene e nel male sono a conoscenza….uno degli ultimi concorsi all’ interno dell’ asur è stato intimato ad un concorrente di non presentarsi ….certi dirigenti non dovrebbero nemmeno fiatare ….