Il calendario di Mussolini in un’edicola di Civitanova
di Giacomo Gardini e Laura Boccanera
In uniforme di guerra o con la mano tesa nel saluto fascista, in bella mostra o meno nelle edicole di Macerata e Civitanova, Benito Mussolini gode ancora di buona popolarità tra i calendari in vendita. Profilo scultoreo nel mese di dicembre, sguardo gentile e premuroso a febbraio, mentre in agosto sfoggia la daga romana con l’immancabile mento volitivo. Il Duce, anche nel 2019, vanta una piccola ma fedele comunità di ammiratori e patiti, che tra ottobre e novembre acquistano il suo almanacco per esporlo in casa durante l’anno. Lo confermano gli edicolanti di Macerata e Civitanova che abbiamo sentito oggi. Intanto l’associazione Giustitalia sostiene di aver avuto segnalazioni da ex partigiani da tutta Italia per denunciare la vendita del calendario, «comprese le Marche e in particolare Macerata – dichiara Alessandro Romano, legale rappresentante – dove alcuni sono rimasti indignati per aver visto il calendario esposto in un locale pubblico della città».
Lorenzo Marconi, presidente provinciale Anpi, non è al corrente di queste segnalazioni ma invoca leggi che dovrebbero regolare casi come questi: «Di nostalgici mussoliniani ce ne sono – ammette -, è innegabile. Il problema sta nel fatto che si permetta la circolazione di materiale simile: la libertà di pensiero c’entra ben poco, questa è apologia del fascismo. I commercianti, pur consapevoli, sono innocenti: la colpa è della distribuzione nazionale. L’Anpi si è già mossa in passato su questo fronte – conclude Marconi – e lo stesso farà anche quest anno».
Francesco Lattanzi
A tracciare un quadro sommario sulle dinamiche editoriali di questo genere di almanacchi è Francesco Lattanzi, proprietario dell’edicola in via Gramsci: «Ogni anno riceviamo svariati assortimenti: cambiano le immagini, le misure o magari l’impaginatura». Pose diverse, stessa sostanza. «Per quanto mi riguarda, ne ho sempre venduti – ammette Lattanzi -. Dalle otto alle dieci copie ogni anno. Si tratta ogni volta degli stessi clienti, affezionatissimi. Qualcun altro, invece li regala, soprattutto nel periodo natalizio».
Leonardo Pazzelli
Lo conferma anche Leonardo Pazzelli, della tabaccheria in corso Cavour, quando ricorda che «negli ultimi due anni buona parte delle copie è rimasta invenduta, soltanto una ha lasciato il negozio, proprio a ridosso delle festività del Natale». «Sono soprattutto anziani – spiega il giovane proprietario -, nostalgici orgogliosi, che spesso ne sfogliano le pagine per rivivere le atmosfere e le vicende dell’epoca». Mentre parliamo, un uomo sulla settantina entra in negozio e, compreso il succo del nostro discorso, inizia a recitare a memoria il discorso di Mussolini a piazza Venezia. Leonardo scoppia a ridere e ci racconta che invece quest’anno ha venduto immediatamente l’unica copia del calendario che gli è arrivata in negozio: «Stavo scartando il pacco della distribuzione, quando questa signora entra e lo acquista senza pensarci due volte. L’ho praticamente venduto dalla cassa, senza avere neanche il tempo di esporlo. Vanno alla grande anche i volumi sulla storia del “Duce”».
Giada Mariani
Verrebbe da chiedersi se si tratti di un fenomeno in crescita o di una parabola costante negli anni. Giada Mariani, proprietaria dell’edicola in via Garibaldi non ha dubbi, «le percentuali di vendita di calendari come questo rimangono intatte nel tempo». «Si tratta pur sempre di cifre irrisorie – ammette la titolare – e non credo cambino sulla base di tendenze politiche del momento: chi acquista questo genere di articoli, lo fa per una questione di devozione nei confronti del personaggio storico. Stesso discorso per il Che, eterno secondo, anzi terzo, almeno tra i miei clienti. Il primato delle vendite spetta a Frate Indovino, che si conferma ogni anno al primo posto tra i calendari più richiesti».
Franco Cantarini
A raccontarci un simpatico aneddoto sugli almanacchi che ritraggono Mussolini è Franco Cantarini, storico proprietario della rivendita lungo le Scalette: «Pur avendolo in esposizione, non l’ho mai venduto. Un’unica copia ha lasciato questa edicola, con una storia che ancora mi fa ridere. Un cliente si è presentato per comprarlo. Incuriosito, gli ho chiesto il perché: mi ha risposto che almeno così avrebbe risparmiato sulla bolletta. Ci avrebbe pensato il “Duce” a fare luce».
Tra clienti che vanno e vengono, c’è anche chi fa dei calendari con personaggi storici una questione di principio, di fede quasi “calcistica”, come racconta Ivana Bettucci, della tabaccheria in piazza della Libertà: «Tempo fa avevo esposto sia l’almanacco del Che che quello del Duce. Erano posizionati vicini ma, per via dei chiodi al muro, uno era più in alto, l’altro più in basso. Un cliente, dopo aver visto Mussolini più in alto, mi ha rimproverata, ha girato i tacchi e non è più tornato. Li vendo sempre tutti – spiega la titolare -. Ce ne sono di tantissimi tipi, addirittura con cd musicali inclusi: è una tendenza che va avanti da anni ormai. Il target? Mai venduti ai giovani, soprattutto anziani o cinquantenni».
Edicola Pescheria a Civitanova
E anche a Civitanova qualche nostalgico c’è. Il calendario di Mussolini già negli anni passati campeggiava sulle vetrine al fianco di gattini e ricette, Padre Pio da un lato e il Duce dall’altro. Un binomio blasfemo solo al pensiero, ma non per il merchandising. E in tutta la città, tra novembre e gennaio un centinaio di copie vengono vendute. Ogni edicola almeno ne tiene 3/4 e quasi nessuna li rimanda indietro. Nelle quattro principali edicole della città, quelle in centro abbondano anche gli aneddoti legati ai calendari: «a chiederli maggiormente sono gli anziani – commenta la titolare dell’edicola di piazza XX Settembre. Al momento ne è arrivato uno, lo esponiamo sul lato con gli altri, ma tra la fine dell’anno e l’inizio del nuovo se ne vendono tre o quattro». La copia, a 5 euro e 95 centesimi sta lì, in bacheca, proprio di fronte a Palazzo Sforza.
L’edicola in piazza a Civitanova
«Per cultura e sensibilità me ne guarderei bene da venderli, ma arrivano e alla fine c’è sempre qualche cliente che li compra. Li espongo lì dietro insieme agli altri, ma non è che lo metto bene in evidenza – commenta Micaela Paci dell’edicola Punto d’incontro di fronte all’area portuale -. Il cliente tipo? Di tutti i tipi, non sono né esaltati né anziani che hanno visto la guerra, c’è di tutto. Anche giovani, anche se un po’ confusi. Un anno un ragazzo mi chiese se avevo il calendario di Mussolini, gli dissi che era sul retro e poteva prenderlo e venne a pagare con in mano quello di Che Guevara. “Guarda che proprio non è la stessa cosa” – gli dissi – evidentemente non aveva ben chiaro chi fosse Mussolini. Ultimamente sto vendendo copie anche del Primato Nazionale e dell’allegato del Giornale CultureIdentità». Qualche copia in meno, ma comunque legate ad affezionati che lo acquistano tutti gli anni anche nelle altre edicole alla tabaccheria del Corso, nell’edicola della famiglia Piscitelli se ne vende una copia, sempre allo stesso che la richiede: «Siamo in fase di trasloco e l’abbiamo esposta qua (dietro alla porta in basso), ma solo perché il cliente che ce l’ha chiesta ha detto che sarebbe passato a prenderlo – commenta Pasquale Piscitelli – non se ne vendono tante, al massimo 2 all’anno». Stesse copie anche all’edicola della stazione dove tra settimanali e libri, in fondo spuntano i calendari. Il font fascista si intravede con la scritta “Storia del Duce”, sul tavolo dei libri anche M Il figlio del secolo di Antonio Scurati, vincitore del premio Strega, così se proprio qualcuno volesse approfondire.
(foto Falcioni e De Marco)
Edicola in via Gramsci a Macerata
"il problema sta nella difficoltà di leggere i numeri sottosopra"
Ognuno ha i suoi gusti!!!
Vincenzo Coppola pessimi e sbagliati .. da dementi e fomentatori di odio uno schifo
Laura Turoni è pur sempre un diritto.
La particolarità è che ha l’anello per appenderlo sotto
Maria Paola Capponi il Sabato sarà segnato in rosso o in nero?
Per chi non lo sapesse il 19/09 il parlamento europeo (stranamente) ha deciso che anche il comunismo come il fascismo non va tollerato quindi fra poco sta falce e sto martello li dovete mettere in cantina. Era ora.
Il problema è chi ha paura della storia del suo paese. "storia".
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…”Il problema sta nel fatto che si permetta la circolazione di materiale simile”…no, certo, bisognerebbe solo concedere la vendita del calendario di quel brav’uomo di Che Guevara, un vero santo, direi, perché, come dice pure la canzone, evviva il comunismo e la libertà, si, di alcuni!! gv p.s.: quindi, morale, vietare la circolazione di materiale simile e, perché no, anche la circolazione delle idee, si, quelle non condivise da certe parti, perché bisogna combattere il fassismo…eh!!!!
In momenti come questi, in cui l’Anpi manifesta il suo pensiero, mi domando quale sia la mission.
Non sono ne fascista ne antiebraico (anzi sono ammiratore di israele e degli/delle israeliani/e) ma il calendario del Duce l’ho sempre comprato e sempre lo comprerò.
…signor Capogrossi, mi perdoni, ma più che in cantina, io consiglierei di metterli (gli attrezzi) in un altro posticino, ma non si può dire, c’è il politicamente corretto, si, come il caffè, che poi, ovviamente, non è più caffè!! Ovviamente faranno un po’ male, soprattutto la falce, direi, ma che ci vuol fare, chi è causa del suo mal, pianga se stesso, anche perché molti altri hanno pianto già abbastanza. gv
Un conto sono i libri sul duce e sulla storia del fascismo , che anzi si dovrebbero leggere per conoscere la storia di quel periodo per chi non l’ha vissuta , un conto sono i calendari con le varie pose di Mussolini perché questi ultimi rientrano pienamente nel pensiero apologico del fascismo condannato dalla nostra costituzione !!
Si tratta evidentemente di ‘apologia’, ma il vero problema è soprattutto “Culturale”! Fino a quando la “Democrazia” si mostrerà nelle corrotte e indecenti vesti che da almeno tre decenni indossa, il(ridicolo) mito di un DUCE sarà difficile da cancellare. Io, che ho vissuto quel periodo, non vorrei mai più riviverlo perché, oltretutto, non voglio essere obbligato al pensiero … “Unico”!
I commenti di Paciarelli e Tamburrini dicono quasi tutto quello che c’è da dire sull’argomento. Sul periodo storico probabilmente riferito alla guerra, sul mito che resiste, quel che ne dice la Costituzione che scritta dopo gli eventi bellici non poteva che condannare il fascismo e che guardava al futuro che per certi versi si è magari mostrato anche peggio del periodo precedente la guerra, almeno nel numero dei corrotti che circolano nell’ambiente politico fissato in trent’anni in un commento, anno più in meno non di certo. Ma è sul mito di Mussolini che vorrei riflettere e non su quello che detestava giustamente i gerarchi e che lì avrebbe odiati anche oggi e né del Mussolini depresso, sconfitto e tradito dai suoi. Ah, dimenticavo i libri e anche i tanti documentari che trattano l’argomento sono sicuramente da leggere e da vedere tanto per sapere di chi si parla quando appunto è Mussolini il soggetto. Da non perdere sarebbero anche gli inserti di Libero di qualche anno fa con riportate sue lettere e particolari della sua vita di padre.. Ma al di là di tutto questo, vorrei fare solo una piccola comparazione tra il Duce e quelli che oggi sono fascisti, dicono di esserlo o non dicono di esserlo ma lo sono, sempre se sanno di che cosa stiano parlando. Che cos’hanno in comune con il Duce? Se il mito resiste è perché Mussolini era dotato di una personalità che ammaliava, convinceva, incitava, insomma si faceva amare mostrando di se, nella mimica, nei discorsi, un modo di fare che giustamente lo portò ad essere il Duce osannato e amato che fu. Non da tutti però e questi glielo ricordarono al calare del sipario sulla tragedia. Sappiamo come è andata a finire, o almeno quello che ci è stato raccontato e ancora oggi non del tutto chiaro. Ma adesso se volessimo comparare il Duce a tutti quelli che gravitano attorno all’idea di fasciamo da riportare nuovamente e per non so quale motivo a sostituire una democrazia sì malata ma che dovrebbe essere curata e riportarla perlomeno a quegli ideali che si erano posti i padri costituenti di cui io considero solo i primi dieci articoli, importanti e sempre lettera morta. Il resto è solo corollario tecnico, che importanti lo saranno di sicuro se non un certo ducetto di campagna non avrebbe voluto abolire provando a diventare lui la “ luce “ degli italiani e che ancora brancolando nel buio non si arrende alla mancanza totale di carisma, ma quello vero non quello che ritiene di avere giocando tra stupidità varie e che trovano stranamente o troppo spiegabilmente proseliti in piena crisi d’identità. Tolto di torno questo piccolo biforcuto individuo amico dei ricchi e delle banche passiamo avanti e torniamo al Duce o meglio a qualcuno che potrebbe assomigliargli e cercare di convincere nuovamente gli italiani che fascismo è bello. Non è che adesso mi posso mettere a prenderne uno alla volta di conosciuti o meno conosciuti i quali ,a volte pur appartenendo a partititi o movimenti diversi si sfidano a dimostrare a chi è più carismatico dell’altro. Se fossi un regista e dovrei rifare un film su Mussolini, dopo essermi guardato attorno tra politici , ideologhi se ce ne sono da non confondere con nostalgici che non possono avere nostalgia per un amore non vissuto e i tanti soldati che si sentono fascisti più per aggregazione sociale, magari per andare a Predappio o per far una cena conviviale tra camerati, vedrei solo tanta sciatteria imparagonabile ad una sola mimica facciale mussoliniana. Dovrei rivolgermi ad un attore professionista, visto che nell’ammasso non troverei assolutamente niente, Al massimo qualche faccia da cattivo, più adatta ad un western, anzi no li sarebbero simpatici mentre coloro che impersonano il dittatoriello odierno sono tutti antipatici, spesso logorroici e se non parlano non perdono buone occasioni. E a tutti costoro, invece di dire “Dio, Patria e Famiglia” consiglierei : “ Lavoro, Casa e di conseguenza anche famiglia”. Visto che sono scarsi anche come slogan uno ve lo do io: Dio è morto, il Duce no.
E’ evidente che si tratta di feticci autoerotici di grande comicità perchè gli stessi consumatori non sanno quello che fanno, non sono autocoscienti d’essere rivoluzionari sessualmente molto più che politicamente.
…al di là dei commenti “contro”, soprattutto per quanto riguarda l’aspetto “culturale ” della cosa, e che erano prevedibilissimi e scontati (da quale pulpito, poi, ma del resto, per chi ancora non lo sapesse, la cultura l’hanno inventata loro, è cosa arcinota, oltre che arci e basta, però, e pensate un po’ come sono messi…), quel che mi ha meravigliato di più è stato il commento di una edicolante, pare, che ad un cliente ha replicato, sul “confronto” tra il calendario del Duce e quello di Che Guevara, be’, magari si informi, “non sono proprio la stessa cosa”!! Certo, che non siano proprio la stessa cosa, può essere un fatto, o magari un fattaccio (meglio due, molto meglio…), chissà, però, se lei, l’edicolante, si è mai ben bene veramente informata…mah, io non credo, oppure si è informata, come sostiene qualche commentatore, a senso unico, si, più unico che raro, per sfortuna nostra e, in definitiva, di tutti!! gv
Poichè il linguaggio consente di credere di pensare a delle cose, laddove ci si limita a dirsi e a ripetersi dei nomi…
Anpi a quando il calendario?
sbaglio o il parlamento europeo ha stabilito che fascismo e comunismo sono equiparati per i crimini commessi ?
strano perché in Italia le solite correnti democratiche filo europeiste non si adeguano a questa visione storica, continuando a credere che il male sia stato causato solo dal fascismo.
la cosa divertente è che se in quel negozio avessero venduto simboli e calendari del periodo comunista nessuno avrebbe detto niente, tantomeno scritto articoli,anzi magari gli avrebbero anche dato un premio alla cultura storica al titolare dell’edicola.
Per Principi. Può citare la fonte relativa all’equiparazione, magari indicando il link? Grazie.
Per Pavoni. C’è una celebre frase di Linneo che recita “Se non conosci il nome, muore anche la conoscenza delle cose” (lat. Nomina si nescis, perit et cognitio rerum).
https://it.blastingnews.com/curiosita/2017/07/hitler-consumava-abitualmente-un-certo-tipo-di-droga-ecco-quale-e-perche-001831023.html
Il fascismo non era un calendario, non c’è nulla di fascista nel comprare un calendario. Drogarsi invece è un atto fascista perchè è una forma di violenza… forse è troppo difficile da capire per gli antifascisti da operetta…