Macerie a Caldarola (foto di dicembre 2017)
«Che i riflettori sulle zone terremotate si fossero spenti ormai da tempo è cosa nota, purtroppo però le ultime vicende politiche fanno pensare a periodo ancora difficili per i nostri territori». E’ questa l’amara constatazione del sindaco di Caldarola Luca Maria Giuseppetti alla vigilia del terzo anniversario del sisma che il 24 agosto 2016 ha irrimediabilmente stravolto le vite di migliaia di persone e devastato un gioiello di paese come Caldarola. Pochissimo è cambiato in questi 36 mesi: la ricostruzione ferma al palo e le poche promesse che nel tempo gli amministratori erano riusciti a strappare sono rimaste in molta parte disattese.
Luca Maria Giuseppetti
«Ciliegina sulla torta, con totale disinteresse verso il territorio – continua Giuseppetti – in questo periodo di ferie anche gli uffici preposti hanno ridotto il personale, lasciando pagamenti e liquidazioni fermi nei già polverosi cassetti con diverse ditte che attendono il risarcimento dei lavori di messa in sicurezza già eseguiti da tempo. E’ così che si vuole aiutare la micro economia locale? Per rendere la situazione sempre più difficile vengono a volte cambiate le normative in corso d’opera, alcune con valore retroattivo, per creare confusione e ulteriori lungaggini. In tema di rendicontazione si sente spesso dire che i Comuni devono accelerare la presentazione delle domande perché i soldi ci sono, ma ogni volta viene cambiato qualcosa, le domande rigettate e vengono richiesti sempre più dettagli e cavilli che praticamente rendono impossibile il già articolato lavoro degli uffici comunali. A tale riguardo il personale più volte richiesto dai piccoli comuni per sopperire alle esigenze post sisma è tutt’ora sottostimato per la mole di lavoro che hanno dovuto affrontare a causa alle numerose certificazioni richieste, burocrazia molto più complessa del terremoto del ‘97. Inoltre, la famosa “zona franca “sarà prolungata per 5 o meglio 10 anni nei comuni colpiti dal sisma, o dobbiamo rimanere in questo stato di incertezza che sicuramente non ci aiuta?». E così che il sindaco arriva alla domanda centrale: «per riportare Caldarola al suo antico splendore, uno tra i borghi più belli ed importanti delle Marche per patrimonio storico, artistico e culturale, occorrerà aspettare decenni? Non è concepibile – aggiunge – che in una società così evoluta ed innovativa non si riesca a ricostruire un piccolo tesoro di meno di 2000 abitanti (attualmente causa sisma scesi a poco più di 1600) e aspettare tempi biblici. E’ una vergogna per un paese che si chiama Italia. Ogni giorni sono i sindaci a metterci la faccia e le responsabilità personali, ma non tutti i cittadini sono consapevoli che abbiamo le mani legate e purtroppo questa situazione di incertezza politica mette ancora di più in secondo piano i territori terremotati. Queste incognite sconfortano le persone, ma non mi stancherò mai di sottolineare che le Marche hanno delle perle rare di inestimabile valore, soprattutto nell’entroterra, noi siamo il cuore dell’Italia e non meritiamo di essere gettati via come un giocattolo rotto. Concludo, di contro, con un grazie di cuore alle tante persone, associazioni e Comuni che con affetto e senso di solidarietà, grazie alle numerose donazioni, ci hanno permesso di ripartire con le più elementari attività, fino a giungere alla costruzione di strutture essenziali ed importanti per la ripresa della vita sociale, come la nuova scuola, la sala polifunzionale Tonelli, il municipio e diverse strutture aggregative, tutte frutto del cuore delle tante persone. E’ questa la vera Italia».
Maurizio Mangialardi
Grossomodo gli stessi concetti espressi dal presidente regionale dell’Anci e sindaco di Senigallia Maurizio Mangialardi. «A una prima fase di gestione dell’emergenza affrontata con modalità e risorse adeguate è seguito una ricostruzione post-sisma che è molto lontana dalla sua conclusione. Il pensiero in questi tre anni – ha aggiunto Mangialardi – è sempre stato volto a ridare dignità ad un territorio che necessitava della massima attenzione da parte delle istituzioni dello Stato. Aver ridotto il ruolo delle Regioni a semplice organo consultivo, aver bypassato i sindaci puntando su un centralismo che non ha previsto le necessarie risorse umane per affrontare tutte le situazioni riconducibili alla ricostruzione pubblica e privata, al mantenimento dei servizi e all’adeguamento infrastrutturale, ha fatto perdere a molti cittadini la fiducia nelle istituzioni. Personalmente non posso biasimarli ma, come Presidente dell’Anci regionale con incarichi nazionali, posso garantire che in tutti i contesti nazionali, riunioni, convegni, assemblee, coordinamenti e tavoli ai quali sono stato chiamato in questi 3 anni, ho sempre fatto riferimento alla necessità di far sì che la ricostruzione fosse al centro dell’agenda politica». Da qui l’appello finale: «Il mio appello – conclude Mangialardi – è quello di risolvere le questioni politiche al più presto e legittimare un governo che torni ad occuparsi finalmente di questo tema. Da tre anni aspettiamo risposte: abbiamo atteso abbastanza».
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