Maxi frode sull’Iva:
sgominata organizzazione criminale
Indagate 30 persone, 11 ai domiciliari

GHOST TAX - E' l'operazione condotta dalla Guardia di finanza di Macerata e coordinata dalla procura in sette regioni. Oltre 150 militari hanno effettuato 51 perquisizioni. Coinvolti imprenditori e professionisti, la base a Recanati. Disposto il sequestro di oltre 41 milioni

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Da sinistra: il comandante provinciale della Guardia di Finanza Amedeo Gravina, il procuratore Giovanni Giorgio e il comandante del Nucleo di polizia tributaria Andrea Magliozzi

 

di Gianluca Ginella

(foto di Fabio Falcioni)

Undici arresti (nove quelli eseguiti) su ordine di custodia cautelare ai domiciliari e decine di perquisizioni in diverse regioni d’Italia con sequestri per equivalente per 41 milioni di euro: è l’operazione Ghost tax della Guardia di finanza di Macerata che prende in esame una elaborata frode fiscale la cui architettura nasce a Recanati. È lì che ha lo studio uno degli arrestati, Fabrizio Fava, avvocato e commercialista 57enne, ritenuto uno dei vertici di un presunto sodalizio che nel giro di un anno e mezzo (a partire dal 2016 e fino a oggi) avrebbe ottenuto, secondo le indagini, profitti illeciti milionari.

operazione-finanza-ff-6-325x217Tutto è iniziato da un accertamento all’interno di una azienda avvenuto circa un anno fa. Da quella i finanzieri del Nucleo di polizia economico finanziaria, diretti dal colonnello Andrea Magliozzi, si sono spostati a controllare un’altra azienda ed è cominciata una indagine inseguendo crediti Iva venduti a persone (circa 200) che in questo modo evitavano di pagare buona parte dei debiti con l’erario. Coinvolti nel presunto sodalizio 4 avvocati (solo Fava del Maceratese) e poi 6 commercialisti (uno è di Montelupone, un altro è di Porto Sant’Elpidio), consulenti, legali rappresentanti di aziende. Trenta in tutto gli indagati, tra loro anche prestanome a cui venivano intestate aziende che erano cardine del presunto meccanismo illecito. Infatti tutto partiva da aziende, reali, che da anni erano in attività. Ditte che però negli ultimi anni erano in crisi e vicine alla chiusura. E’ a quel punto della vita delle aziende che i titolari venivano contattati dal sodalizio, composta anche da persone esperte, capaci di andare a individuare le aziende appetibili.

operazione-finanza-ff-3-325x217«La ditta veniva rilevata e intestata a un prestanome, oppure, se il titolare era d’accordo, lo si manteneva e poi veniva delocalizzata» spiega il colonnello Andrea Magliozzi, che comanda il Nucleo di polizia economico finanziaria di Macerata. La frode, presunta dagli inquirenti, stava nel costruire un credito d’Iva grazie ad operazioni inesistenti per poi mettere l’azienda in liquidazione e rivendere i crediti ad un costo del 20-50 percento rispetto al valore (normalmente il costo per acquistarlo si aggira sull’80% del credito). Grazie alla presenza nel sodalizio di professionisti, le dichiarazioni presentate dalle aziende venivano certificate, «ma abbiamo constatato essere fittizie perché basate su operazioni inesistenti» spiega Magliozzi. Per trovare persone interessate all’acquisto del credito d’Iva si mettevano in moto professionisti legati all’organizzazione che andavano a caccia dei clienti che volevano compensare i debiti tributari. Sono mille le operazioni ricostruite dalla Guardia di finanza e 200 le persone che avevano acquistato i crediti d’Iva e sul cui conto sono in corso indagini «certamente è strano che non abbiano sospettato che qualcosa non andasse acquistando crediti Iva proposti al 20% del loro valore anziché all’80%» dice Magliozzi. Il sodalizio aveva il suo fulcro a Recanati ma si allargava a Puglia, Campania, Lazio, Lombardia, Veneto dove oggi sono state eseguite perquisizioni e arresti. Sequestrati beni per equivalente per 41 milioni di euro: 18 immobili, 20 veicoli, bloccati 240 conticorrenti. Sotto sequestro anche denaro contante (a uno degli indagati sono stati trovati in casa 200mila euro). In manette, su ordine di custodia cautelare ai domiciliari spiccato dl Gip Domenico Potetti, questa mattina sono finiti, oltre all’avvocato Fava, anche altri tre presunti promotori: Francesco Curtosi, commercialista di Porto Sant’Elpidio, Vincenzo Luigi Chirolli, avvocato, foggiano, Rocco Fabiano, pure lui di Foggia. In manette anche cinque presunti associati: Graziano Paolo Mongiello, avvocato di Foggia, Luca Chiti, avvocato di Montecatini, Giammario Moriconi, commercialista di Montelupone, Giuliano Giorgetti, recanatese, dipendente di un ufficio contabile, Vittorio Console, commercialista foggiano. La contestazione è, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata alla indebita compensazione e alla dichiarazione fittizia per creare credito Iva. Per altre due persone è in corso l’esecuzione della misura cautelare. «L’ipotesi accusatoria è che ci sia una organizzazione specializzata in un sofisticato meccanismo di frode fiscale. Siamo all’interno dei crimini detti “dei colletti bianchi” – dice il procuratore Giovanni Giorgio –. Esprimo il mio apprezzamento verso le colleghe che hanno seguito le indagini (i pm Micaela Piredda e Margherita Brunelli, ndr) e al Nucleo di polizia economico finanziaria che hanno condotto indagini per portare alla luce gravi illeciti fiscali». «Il fenomeno delle frodi fiscali mette a serio rischio l’economia nazionale» ha detto il colonnello Amedeo Gravina.

(aggiornamento delle 14,44)

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