Da sinistra: Piero Giustozzi, storico, Alberto Morresi, presidente del Centro Studi San Claudio al Chienti, Don Giovanni Dichiara e Domenico Antoniozzi, collaboratore del professor Carnevale
Alberto Morresi illustra le caratteristiche dell’Abbazia a un gurppo di turisti
di Marco Ribechi
Rilanciare la storia della valle del Chienti partendo dall’Abbazia di San Claudio, anche con la collaborazione degli industriali della zona. Altro che nuovi centri commerciali. Questa è l’ambiziosa proposta del Centro Studi San Claudio al Chienti che proprio nella valorizzazione dell’importante monumento vede la possibilità di approfondire la conoscenza di un patrimonio storico e archeologico quasi perduto e un volano turistico per tutto il territorio. Il primo passo è stato ripulire e riaprire il piano superiore dell’Abbazia, per renderlo fruibile ai tanti turisti. Proprio in questo ambiente il 6 luglio alle 21 si terrà la conferenza “Il paesaggio storico nella valle del Medio Chienti”. Tra i relatori Gilberto Pambianchi, dell’università degli studi di Camerino e Fabio Pallotta, geoarcheologo, ospite il professor Giovanni Carnevale. «La valle del Chienti da sempre è stata abitata e ha rappresentato un fulcro economico e commerciale interessantissimo – spiega Alberto Morresi, presidente del centro studi – mentre si pensa alla costruzione di ulteriori centri commerciali che dovrebbero valorizzare il territorio qui abbiamo un parco archeologico sommerso da portare alla luce». Si tratta dei 680 metri quadrati di reperti già scavati tra il 1980 e il 1982, poi coperti di nuovo e mai resi visitabili: «Cercavano le rovine dell’antica Pausola – aggiunge Morresi – invece hanno trovato quelli della Scola Palatina che dopo essere stati riportati alla luce sono di nuovo caduti nell’oblio. Se si organizza il parco archeologico il centro studi potrebbe occuparsi della sua cura».
Domenico Antoniozzi mostra il registro delle firme
Recentemente proprio grazie al centro studi è stato riaperto il piano superiore dell’Abbazia che ora è visitabile dai turisti: «E’ stato ripulito e riordinato – spiega Domenico Antoniozzi, collaboratore del professor Carnevale – lo abbiamo arredato con elementi in ferro battuto e ora il nostro registro di presenze è pieno delle firme e dei commenti dei turisti. Questa estate inoltre verranno molti visitatori tedeschi perchè un famoso industriale della zona, molto interessato alle tesi sulla Francia Picena, porterà gruppi organizzati accompagnati da guide di Aachen». Ma il monumento non può restare aperto solo per volontà dei volontari del centro studi: «Serve del personale addestrato e competente – aggiunge Piero Giustozzi, storico del centro studi – non si può affidare l’apertura di un edificio unico al mondo all’azione di pochi volontari. Il comune di Corridonia deve farsi carico di questa responsabilità. Qui ritroviamo tutta la storia d’Europa, dalle rovine romane fino all’alto Medioevo,può essere un polo turistico unico».
L’area archeologica della Scola Palatina, scavata e poi ricoperta
Il sogno del centro studi è che i comuni della valle dialoghino tra loro per creare un grande parco archeologico che comprenda oltre a San Claudio anche l’Abbadia di Fiastra, Santa Maria a Piè di Chienti, la villa romana di Morrovalle. Un vero e proprio circuito che permetta ai turisti di scoprire tante bellezze che però oggi sono ancora celate o poco conosciute. D’accordo anche il parroco di San Claudio, Don Gianni Dichiara: «La zona archeologica è molto importante. Tanti turisti che passano qui mi fermano e mi chiedono di Carlo Magno, restano colpiti e affascinati da questo luogo». Intanto, grazie alla riapertura del piano superiore, il 30 giugno proprio Don Gianni vi ha celebrato il primo matrimonio con l’utilizzo di tutte le strutture in ferro battuto donate dal centro studi.
Il piano superiore allestito per un matrimonio
L’Abbazia di San Claudio
Una turista firma il registro delle presenze
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati
Il sindaco NELIA CALVIGIONI aveva visto giusto sull’importanza dell’Abbazia di San Claudio come Cappella Palatina di Carlo Magno. Infatti inaugurò la lapide posta sulla tomba di Carlo Magno, dette la cittadinanza onoraria al professore (anche in archeologia) GIOVANNI CARNEVALE, con l’amministrazione comunale che avrebbe partecipato alla realizzazione di un documentario a dimostrazione della vera Storia di Aquisgrana. Poi, “qualcuno” della politica fece ritirare i fondi raccolti. Pure i fondi che erano pronti per la ricerca della tomba di Carlo Magno furono fatti poi negare. Sappiamo pure da chi.
A San Claudio si gioca una partita europea che parte da Federico Barbarossa e continua fino ad oggi. Si chiama Sacro Romano Impero. Noi del Centro Studi diciamo, con documenti alla mano, che Aquisgrana e il Sacro Romano Impero di Carlo Magno era qui. I Tedeschi dicono che Aquisgrana e il Sacro Romano Impero era da loro, ad Aachen. Ma non hanno trovato uno straccio di prova. Noi qui le abbiamo riportate dalle pietre dell’Abbazia di San Claudio. Che non si possono distruggere…
E ad Aachen vanno a visitare la Cappella Palatina (falsa) e le ossa di Carlo il Grosso, non di Carlo Magno, circa due milioni di persone all’anno… Con una politica turistica chiara fatta dalla politica e dagli addetti ai lavori, una parte di costoro potrebbero venire a San Claudio, con beneficio socioeconomico per tutta la zona e i paesi circonvicini.
Mi auguro adesso che l’amministrazione Cartechini si renda conto della ricchezza che abbiamo a portata di mano. Intanto, invece che passeggiare il 6 luglio per le vie di Corridonia con la Notta Gialla, potrebbe mandare l’assessore al turismo alla conferenza di illustri professori universitari che si terrà nella chiesa superiore dell’Abbazia. Io andrò alla conferenza, poiché, seppure la Notte Gialla mi piaccia, credo fermamente che un maggiore interesse per Corridonia Montolmo sia quello di fare un passo avanti verso il riconoscimento che l’Abbazia di San Claudio sia la Cappella Palatina di Carlo Magno e che quindi Aquisgrana era qui, a contatto con il Papato, Costantinopoli e barriera per la conquista saracena, e non nelle nebbiose terre lontane della Germania a controllare le scorrerie dei Vichinghi.
Vede quanto siete superficiali…Qualcuno che conosca il tedesco (non mi sembra il caso né di don Carnevale visto che prende anche questo svarione oltre all’ormai noto “im Ornat”)saprebbe che Carlo Magno nella lingua teutonica è appunto “Karl der Große”. Voi confondete “Große” che significa “Grande” con “Grosso /Grasso” che in tedesco è “Dike”. E piazzate Carlo il Grosso ad Aquisgrana mentre lo stesso venne sepolto nell’monastero di Augia, sull’isola di Reichenau del lago di Costanza. E come questo, tutto il resto…
Errata corrige (refuso): Karl der “Dicke”